Scritti
 
Scritti vari
I testi riportati in questa pagina non necessariamente mi trovano totalmente concorde. Ritengo comunque che offrano spunti di ricerca e di approfondimento interessanti. Nel caso di loro utilizzazione, si prega di citare la fonte e l'autore.
Elenco scritti

1) Le biotecnologie
2) Tesla
3) Invenzioni
4) Omeopatia
5) L'automobile di Tesla
6) Reich ed Einstein
7) Lo strano caso riguardante un lama
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Daniela Forti
Le biotecnologie

Abbiamo la terra non in eredità
dai genitori, ma in affitto dai figli
Detto indiano


Quando viene usato il termine “biotecnologie”, alla maggior parte delle persone viene alla mente qualche cosa al contempo di misterioso e di meraviglioso: un corpo di conoscenze scientifiche e tecniche, incomprensibili ai più, che sarebbero in grado di risolvere innumerevoli problemi compreso quello, specie nella loro applicazione all’agricoltura, della fame nel mondo. Le cose, nonostante il bombardamento di tutti i mezzi di informazione, non stanno in questi termini.
In primo luogo occorre sgomberare il campo da un equivoco ricorrente, alimentato dai sostenitori acritici dell’ingegneria genetica: secondo costoro la critica alle biotecnologie sarebbe la conseguenza di un atteggiamento antiscientifico ed antistorico. In realtà, non si tratta di vagheggiare ritorni impossibili ad un’agricoltura di altre epoche storiche. Si tratta, in realtà, di fare una critica scientificamente fondata a delle metodiche che possono (e lo sono già) essere foriere di gravi danni. Entriamo ora nel merito della questione.
L’etimologia del termine biotecnologie indica semplicemente delle tecniche utilizzate dall’uomo per influenzare i processi biologici naturali per poterne ricavare un vantaggio. In questo senso, dunque, l’uomo ha sempre utilizzato questo genere di interventi; da quelli più semplici (trasformazione del latte in burro e formaggio, dell’uva in vino, della farina in pane) a quelli più complessi come gli incroci genetici di piante ed animali. Quindi, il modo in cui l’uomo si procura il cibo da quando non si è più accontentato di raccolta dei frutti spontanei della natura e di caccia, secondo l’etimologia del termine, è biotecnologico.
Così facendo, certamente la natura viene modificata. Del resto l’umanità non potrebbe progredire senza modificare la natura che, a sua volta, provoca modificazioni sulla specie umana. Da molto tempo, ormai, le cose sono diverse in tutti i campi: la natura non viene semplicemente modificata, viene sistematicamente violata in vista di un profitto immediato (senza nessuna attenzione per gli effetti futuri) con conseguenze devastanti sull‘ambiente e con pericoli tanto maggiori quanto più sono potenti ed invasivi i sistemi usati.
Oggi per biotecnologie si intende un’insieme di tecniche di modificazione del patrimonio genetico di esseri viventi che vanno ad agire in maniera profonda con effetti amplificati e, sul lungo periodo, sconosciuti.
Le tecniche che vengono usate nel campo della biotecnologie sono sostanzialmente due: l’ingegneria genetica e la clonazione.
L’ingegneria genetica consiste nel modificare l’informazione genetica dell’organismo vivente che si vuole modificare, sostituendo parti di DNA con altre prelevate da organismi appartenenti a specie diverse: gene di topo nel tabacco per combattere l’assuefazione dei parassiti ai pesticidi, gene di pesce nei pomodori per aumentarne la conservabilità; gene di medusa su piante per renderle luminescenti, geni di batteri inseriti su piante per renderle velenose agli insetti ecc. ecc. Si va anche ben oltre, inserendo geni umani su maiali o su batteri. In questa maniera si ottiene un nuovo organismo, quasi uguale a quello di partenza, ma con un nuovo carattere particolare che lo diversifica.
La trasformazione dell’organismo viene indotta nel nucleo di una singola cellula che successivamente viene fatta riprodurre fino a creare un nuovo organismo che viene detto geneticamente modificato (OGM)o transgenico. Secondo i sostenitori della tecnica, questo non sarebbe altro che il miglioramento genetico tradizionale, nel quale si incrociano varietà diverse fino a ottenere un organismo migliorato, con l’unica differenza che il processo è molto accelerato. In realtà, con l’ingegneria genetica è possibile superare quelle barriere insormontabili che la natura pone tra le varie specie viventi e, soprattutto, tra la specie umana e le altre.
La clonazione, invece, non è altro che la moltiplicazione di un individuo, o di una cellula, producendo più individui perfettamente identici; infatti se non si passa attraverso la riproduzione sessuata, il patrimonio genetico non si modifica, teoricamente, mai. La pecora Dolly è un caso famoso di clonazione animale.
La tecnica della clonazione non è nuova: infatti è stata adottata con le piante legnose da migliaia di anni con i sistemi della talea, dell’innesto e della margotta. La novità è l’applicazione della tecnica agli animali superiori ed all’uomo. Anche in questo caso, vengono superate delle barriere naturali normalmente insormontabili. Infatti, la natura rende replicabili con il metodo della clonazione solo le piante e alcuni animali inferiori (il lombrico tagliato in due, per esempio, che dà vita a due nuovi individui).Con le nuove tecniche invece si può clonare praticamente tutto.
Gli animali clonati debbono essere sottoposti a massicci trattamenti farmacologici che, nel caso fossero usati per l’alimentazione, verrebbero assorbiti da coloro che se ne alimentassero. Questi animali, infatti, sono deboli e, quindi, si deve supplire con i farmaci alla loro intrinseca debolezza;(un animale clonato, esposto in una fiera, è morto di cancrena fulminante per essersi ferito con il filo spinato del recinto).
I sostenitori delle biotecnologie elencano i vantaggi che esse comporterebbero: piante molto più produttive e nutrienti, che non richiedono l’impiego di fitofarmaci; alimenti che si conservano più a lungo, riducendo gli sprechi; animali anch’essi più produttivi, produzione di farmaci a basso costo grazie a piante, animali o microrganismi modificati; animali che sviluppano organi o tessuti compatibili con i nostri, da utilizzare per trapianti; terapia di malattie genetiche, intervenendo direttamente sulle cellule difettose modificandole e così via.
La questione in realtà è un’altra e cioè se si sapranno usare queste tecnologie correttamente o se, come già avvenuto in passato, gli effetti saranno ben diversi da quello che ci si proponeva.
Un tentativo di intervento massiccio nell’agricoltura venne fatto negli anni ’60. Si selezionarono alcune varietà di riso, grano e granturco ad alto rendimento e con tempi di crescita molto brevi che resero possibile raddoppiare o triplicare i raccolti. Queste varietà si affermarono rapidamente, provocando la nascita di un nuovo mercato che prese il nome di “rivoluzione verde”. Il seme, selezionato artificialmente, alla seconda generazione perdeva le sue caratteristiche ed i contadini furono obbligati a comprare ogni anno le sementi dalle ditte che li producevano. Inoltre, non fu più possibile usare i sistemi tradizionali di coltivazione perché solamente usando dosi massicce di fertilizzanti e pesticidi le piante rendevano secondo le aspettative. Quindi ciò che venne fatto passare per la soluzione alla fame, in realtà fece aumentare il numero di affamati in quanto molti contadini si indebitarono per pagare le sementi ed i prodotti chimici e persero le loro terre. C’è da aggiungere che il rendimento, apparentemente più alto delle nuove piante, era, considerato il costo derivante dall’uso massiccio di prodotti chimici, in realtà più basso. Inoltre, la “rivoluzione verde” ha provocato quasi del tutto la scomparsa delle specie territoriali e dei sistemi agricoli locali concentrandosi esclusivamente sulla monocultura. Non è inutile notare che, prima dell’introduzione massiccia della monocultura, l’Africa era autosufficiente dal punto di vista alimentare e che il dramma della fame per il 20% della popolazione mondiale è stato provocato proprio dall’applicazione di quelle tecniche che si proponevano(?)di ridurlo.
Oltre a ciò, man mano che i contadini passavano ad utilizzare le nuove sementi e dove i campi venivano ampliati, si spazzavano via piante selvatiche che dimoravano in terreni contigui e che spesso si incrociavano spontaneamente con le coltivazioni, rafforzandole.
Le specie territoriali erano delle varietà sviluppate dai contadini, nel corso degli anni, utilizzando processi di selezione dettati dall’esperienza. Ogni specie territoriale era la più adatta al suolo ed al microclima; inoltre era più resistente agli agenti patogeni presenti sul posto. Il lavoro che la natura aveva fatto in millenni, insieme all’opera dell’uomo, venne così quasi completamente distrutto in pochi decenni.
Per quanto riguarda le sementi OGM, le industrie fanno in modo che il seme sia sterile con l’introduzione del gene “terminator” oppure che sia riutilizzabile (seme “Traitor”) solamente in presenza di una sostanza chimica venduta dalla stessa ditta che vende le sementi ed i pesticidi.
Analizziamo ora alcuni aspetti particolari.
Facciamo l’esempio di una pianta modificata con l’introduzione di una tossina proveniente da un batterio. In questo caso, gli insetti non si ciberanno della pianta e quindi non sarà necessario fare uso di insetticidi. Ammettendo anche che la produzione sia superiore, in poco tempo gli insetti svilupperanno ceppi resistenti a quella tossina, ripresentandosi quindi la necessità di usare i pesticidi. Inoltre le piante modificate, incrociandosi spontaneamente con piante infestanti, trasmetteranno le loro caratteristiche a quelle piante che diventeranno più resistenti a loro volta. In tutti e due i casi le piante diventeranno velenose non solo agli insetti che si vuole combattere ma a tutti, anche agli insetti utili che favoriscono l’impollinazione.
Ma c’è anche un altro effetto ben più pericoloso e già visto quando si è parlato della “rivoluzione verde”: l’ulteriore riduzione della biodiversità. Prima esistevano decine di varietà di mele, oggi ne esistono tre; esistevano centinaia di varietà di mais, oggi ne esistono poche decine e molto simili tra loro. Va anche detto che, per quanto riguarda la qualità nutrizionale delle nuove varietà di piante transgeniche, a prescindere dai casi numerosi ed acclarati di contenuti addirittura tossici che ogni giorno aumentano di numero, queste non sono affatto superiori. Dati attendibili chiariscono, per esempio, che la percentuale di proteine nella soia “RR” è di gran lunga inferiore rispetto alle varietà tradizionali; particolare che la ditta produttrice di sementi (la Monsanto) aveva tenuto nascosto alla Food and Drug Agency degli Usa.
Parliamo ora degli effetti degli alimenti OGM sulla salute umana.
Molte varietà di alimenti transgenici sono modificate in modo da poter resistere al trattamento con i diserbanti. Queste sostanze hanno evidenti e dimostrati effetti oncogeni. In questo modo la loro presenza nell’ambiente e nelle falde acquifere provocherà un aumento dei tumori. Il problema è stato risolto per decreto, aumentando la soglia di tollerabilità (in alcuni paesi fino a dieci volte)!
Non è possibile inoltre conoscere in maniera esatta come un organismo modificato si comporti . Si è visto ad esempio che una patata modificata con DNA di bucaneve e con DNA di un virus del cavolfiore usata per alimentare delle cavie ha prodotto in queste danni agli organi vitali e abbassamento delle difese immunitarie. Il ricercatore che ha fatto casualmente questa scoperta presso un laboratorio in Gran Bretagna è stato licenziato. Normalmente, infatti, non si fanno nemmeno ricerche sugli effetti di questi alimenti. E’ il pianeta stesso che funge da laboratorio e noi siamo le cavie. Conosceremo gli effetti solamente tra dieci o venti anni. Allora sarà troppo tardi.
Un altro fattore di rischio è legato al consumo di carni di animali che, pur non essendo essi stessi organismi transgenici, sono però nutriti con alimenti OGM. Si è già visto con il caso della “mucca pazza” cosa avviene quando vengono infrante le barriere tra le specie animali (erbivori nutriti con carne). Cosa accadrà con animali transgenici, nutriti con alimenti transgenici ed imbottiti di antibiotici, ormoni ed altro ancora?
Infine, per ultimo ma non ultimo, sussiste il pericolo derivante dall’inquinamento genetico. Questo è quello peggiore perché sfugge ad ogni controllo (ammesso che le aziende produttrici di sementi OGM vogliano controllare qualcosa). Gli uccelli, gli insetti,il vento hanno, ormai da tempo, trasportato il polline transgenico in giro per l’ambiente, e cioè sui campi non trattati con OGM. In questo modo piante normali sono state contaminate e hanno prodotto semi che contenevano i geni alterati. Questo DNA, come si diceva sopra, non è controllabile in alcun modo e le piante contaminate possiamo ritrovarcele sulla tavola senza saperlo. Per esempio, qualche anno fa venne ritirato dal mercato il mais OGM “Starlink” (usato in America per la produzione dei “tacos”) perché molti consumatori avevano accusato gravi problemi di salute. Ebbene, la molecola modificata è stata ritrovata in altri mais. Inoltre, diverse ricerche hanno evidenziato in maniera incontestabile che i geni utilizzati per modificare le coltivazioni hanno anche saltato spontaneamente le barriere di specie: nell’intestino delle api che si trovavano nelle vicinanze di campi con OGM è stato trovato il gene di resistenza agli erbicidi; nei polli è stato trovato DNA modificato di mais; analogamente per le mucche da latte. Se ne deduce che, mentre il DNA delle piante non modificate non poteva migrare neppure verso altre piante, il DNA delle piante transgeniche è estremamente instabile ed ha la facoltà di combinarsi con quello degli organismi viventi (vegetali ed animali) con i quali entra in contatto con tutto ciò che, imprevedibilmente, ne consegue.
Occorre dunque divenire ben coscienti di tutto ciò, senza sognare impossibili ritorni all’Arcadia, e diffondere questa consapevolezza. Non si può trattare il pianeta come se fra cento anni la specie umana non dovesse più esistere.
E’ necessario rispettare il ritmo ed i tempi della natura perchè la perfezione della natura risiede nel non essere perfetta e, se viene violata, prima o poi si vendica.
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Nikola Tesla
Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.

Nikola Tesla (Smiljan, Croazia, 9 o 10 luglio 1856 - New York, 7 gennaio 1943), nome di battesimo Nikolaj, fu un fisico, inventore e ingegnere elettrico serbo-statunitense.

Biografia
Figlio di due inventori e dotato di una prodigiosa memoria visiva, che gli permetteva di progettare senza calcoli e ricordando elementi già assemblati in precedenza, Tesla è considerato uno dei geni dimenticati del XX secolo: inventore dei dispositivi per sfruttare la corrente elettrica alternata, il motore elettrico senza spazzole, le onde radio, del telegrafo senza fili, della turbina idraulica cuore delle centrali idroelettriche, dei primi impieghi sia bellici che civili della teoria delle onde, una delle parti fondamentali della fisica moderna.

Famoso un suo esperimento di trasmissione della corrente elettrica senza fili, riducendo i costi di trasporto dell'energia (senza tralicci né chilometrici cavi): pose un'antenna lontana 50 Km da una torre alta e piena di lampadine che riuscì a illuminare a distanza con un segnale potente trasmesso senza fili; ciò costituì la prova che le onde sonore e i segnali che viaggiano nello spazio vuoto sono energia (luminosa o sonora) a tutti gli effetti al pari di quella prodotta nelle centrali.

Non utilizzò commercialmente i suoi brevetti di cui s'impadronirono la General Electric per la trasmissione dell'energia e Thomas Edison, inventore della lampada ad incandescenza e miliardario fondatore della omonima multinazionale americana. Secondo alcuni, buona parte del suo lavoro e degli scritti di una vita furono, subito dopo la sua morte, sequestrati e dichiarati top secret dall' FBI.

Teorizzò per primo l'elettrosmog, ossia gli effetti tumorali dovuti della trasmissione elettrica e dei campi elettromagnetici in generale, ancora oggi argomento di discussione. Egli credeva di averlo eliminato utilizzando microonde, oggi invece al centro del dibattito sui campi elettromagnetici dei cellulari e che una trasmissione dell'energia via etere senza fili non avrebbe prodotto tali conseguenze, o le avrebbe contenute in un effetto simile a quello del campo magnetico terrestre.

Ipotizzò nella trasmissione senza fili un'alternativa al trasporto via cavo e una fonte illimitata di energia a ogni latitudine; individuò nella polarità del campo magnetico terrestre (polarità opposte fra Artide e Antartide) la fonte di correnti elettriche lineari che viaggiano nel vuoto, sfruttabili dalla terra mediante antenne opportunamente posizionate ed utilizzabili, nella sua ipotesi, come arma potente per accumulare e sprigionare ovunque enormi concentrazioni di energia.

Un'applicazione civile fu un automobile a motore elettrico con batteria ricaricata in continuazione da un'antenna che entrava in sintonia con la risonanza di Schumann, o pulsazione del pianeta Terra (scoperta negli anni '30), intorno agli 8 hertz.Una valigia come quelle dei ricevitori radio a bassa frequenza rimodulava la corrente alternata del campo magnetico terrestre(tono puro o onda quadra) in corrente alternata che serve alle batterie, dando un'energia gratuita in quantità illimitata. Tesla riuscì a trattare anche la corrente come informazione che si replica indefinitamente; le valvole termoioniche usate in tv o radio odierne adattano l'informazione del segnale alla maggiore potenza del dispositivo. Il segnale radio è già energia, ma da solo è troppo debole per vederlo o sentirlo (nell'aria non si vede e non si sente). Occorre attaccare tv o radio a un'alimentatore elettrico, perché l'informazione si amplifica, ma l'energia no. Tesla aveva superato questa differenza.

In omaggio ad un ideale di pace cercò un'arma di difesa a basso costo, disponibile per chiunque, compresi i Paesi poveri e tecnologicamente arretrati, in grado di fermare qualunque dispositivo nemico aereo o terrestre. Egli verificò che un cannone che spara onde a bassa frequenza avrebbe compromesso la funzionalità dei dispositivi elettronici (non però delle componenti meccaniche, che comunque sono in numero ristretto quanto più è evoluta la tecnologia).

Tale esperimento sarà ripreso da Guglielmo Marconi durante il fascismo. Tutt'oggi è noto che un'onda come quelle dei cellulari interferisce fortemente con i dispositivi di un aereo.

Solo nel giugno del 1943, cinque mesi dopo la sua morte, la Corte Suprema degli Stati Uniti in una sua decisione, (caso 369, 21 giugno 1943) riconobbe che Tesla aveva per primo inventato la trasmissione di onde radio.

Tutt'oggi, si riconosce ancora a Marconi l'invenzione della radio, perché questi per primo inviò un segnale oltreoceano in cui era contenuta informazione, mentre quella di Tesla era solo una trasmissione di energia.

Riconoscimenti
Poiché fu il primo a studiare le applicazione del magnetismo in ricordo del suo genio dimenticato fu intitolata dall'Accademia universitaria una delle unità di misura del campo magnetico. Oggi però è più diffuso il gauss (G), legato al Tesla dalla relazione 1 G = 10-4Tesla.


Miti su Tesla
Esistono diverse fonti in cui si fa riferimento a esperimenti segreti del Dipartimento della Difesa americano che avrebbero avuto luogo nella prima metà del ventesimo secolo e che vedrebbero Tesla come protagonista. La posizione ufficiale della comunità scientifica è che si tratti di leggende alimentate dalla genialità di Tesla e dai suoi legami con le forze armate degli Stati Uniti. L'esempio più celebre è il Philadelphia experiment (a cui è anche ispirato un film ononimo). Esso avrebbe avuto luogo nel 1943. Durante l'esperimento la nave della marina americana U.S.S. Eldridge sarebbe stata trasportata istantaneamente da Philadelphia a Norfolk. La nave sarebbe anche diventata invisibile sia a occhio nudo che ai radar, ed episodi di temporanea invisibilità sarebbero anche occorsi ai membri dell'equipaggio nei mesi successivi. Un'analoga leggenda vorrebbe che la esplosione di Tunguska sia stata causata da un esperimento di Tesla.

Ricavato da "http://it.wikipedia.org/wiki/Nikola_Tesla"
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IDEE, INVENZIONI, BREVETTI





di Bernardo Iovene
( Report) Tratto dalla puntata di: giovedì 5 novembre 1998 ore 23:00 - Rai 3


SPEAKER
Un lucchetto, un pedale per aprire il bidone dell’immondizia, il videocitofono, l’ascensore di casa. Questi oggetti non hanno all’apparenza niente in comune, eppure c’è un attestato che li riunisce in un’unica categoria: il brevetto di invenzione.

MILENA GABANELLI in studio
Buonasera. Oggi parleremo di brevetti e di invenzioni: due cose diverse in quanto l’invenzione non è tutelata mentre il brevetto è la patente di paternità. Anche se poi vedremo che le cose non sempre sono così tranquille. I brevetti, per esempio, nella fase di transizione, nel periodo in cui devono essere approvati, rischiano di essere copiati. I brevetti possono essere anche ostacolati, specialmente quando la loro diffusione lederebbe, in qualche modo, degli interessi consolidati.
Ma prima di entrare in questo intrigo, Beba Nerò ci racconterà tutte le caratteristiche che deve avere un’invenzione per essere brevettata e, inoltre, quanto costa un brevetto. Ci mostrerà, insomma, tutto l’iter che va dall’idea fino alla sua diffusione sul mercato e vedremo che, più l’idea è semplice, e più si vende bene.

SPEAKER
Verrebbe da chiedersi: ma queste cose chi le ha inventate e soprattutto come ha fatto l’inventore a trasformare una semplice idea in un prodotto vero e proprio? Non so di preciso cosa sia questo ma se qualcuno lo ha prodotto significa che è stato brevettato (su immagini di un oggetto).
Un’invenzione per essere brevettata deve arrivare all’ufficio centrale di Roma. Nella banca dati dell’ufficio vengono depositate ogni anno circa 13.000 richieste di brevettazione. Dal tappino del dentifricio, alla macchina industriale più sofisticata, dallo scolapasta, alla pianta modificata geneticamente. Possono essere depositate sia invenzioni straordinarie che oggetti di grande fantasia ma di nessuna utilità.

VOCE FUORI CAMPO DI UN UOMO (su disegno di brevetto)
Oppure questo sistema in caso di morte apparente. La persona che è stata tumulata per errore tira una corda e segnala che è ancora viva. Per fortuna grazie anche alle prese d’aria previste nella bara!

SPEAKER
E quindi che caratteristiche deve avere un prodotto per diventare un brevetto?

MARIA GRAZIA DEL GALLO – Dir. Ufficio Brevetti – Roma
Deve essere un ritrovato nuovo, originale, suscettibile di applicazioni industriali e lecito.

SPEAKER (su immagini della plastica che avvolge un’audiocassetta)
Il brevetto non è che una forma di monopolio e questo non è poco. Grazie ad esso, ad esempio, l’inventore di questo comune modo di scartare un pacchetto, è diventato miliardario cedendo i diritti ad una azienda americana. E se si può diventare ricchi con un’idea del genere, immaginate i proventi che si possono ricavare dal monopolio di oggetti come i CD, l’antenna parabolica o un particolare farmaco.
Depositare un brevetto non è facile come sembra: l’inventore deve disegnarlo e documentarlo accuratamente, senza trascurare nessun particolare perché gli esaminatori, per concedere lo sfruttamento del monopolio dell’invenzione, devono essere in grado di riprodurla. Ma la cosa più importante è verificare che effettivamente nessun altro abbia già depositato lo stesso brevetto.

IVANA PUGLIESE – Esaminatrice d’invenzione
L’esame tecnico viene effettuato in base alla classificazione da persone del ramo. Io sono una farmacista quindi mi occupo più di invenzioni chimiche.

SPEAKER
Vedete anche se ci sono invenzioni uguali?

IVANA PUGLIESE – Esaminatrice d’invenzione
No perché noi non facciamo l’esame di novità. In Italia non si fa l’esame di novità.

SPEAKER
L’esaminatore controlla che l’idea sia brevettabile ma non verifica se nella banca dati esista o meno qualcosa di simile.
Per questa ragione molto spesso i singoli inventori, come le grandi aziende, si rivolgono ai mandatari ovvero figure professionali che si occupano della documentazione del brevetto e verificano che non ce ne sia un altro uguale.

CORRADO MODUGNO – Mandatario
Quando l’azienda o l’inventore lo richiede facciamo delle ricerche brevettali cioè andiamo a vedere nelle banche dati tutti i brevetti che possono anticipare delle caratteristiche che sono oggetto del brevetto. E’ importante l’informazione brevettuale perché rende possibile sapere cosa fa la concorrenza, che cosa sta sviluppando.

SPEAKER
Ovviamente depositare un’idea costa. Per i venti anni della durata del monopolio sul brevetto l’inventore deve pagare le tasse.

IVANA PUGLIESE – Esaminatrice d’invenzione
Un brevetto in Italia costa pochissimo. Da un minimo di 315.000 lire fino ad un milione al ventesimo anno. E’ chiaro che se ci si rivolge al consulente il costo aumenta.

SPEAKER
Una volta consegnata all’Ufficio Brevetti di Roma l’invenzione è segregata. Nessuno può conoscerne il contenuto: deve subito passare all’Ufficio Brevetti dell’Esercito che valuta se il progetto può essere utilizzato per scopi militari.

TEN. COL. EMILIO CASALE – Ufficio Brevetti dell’Esercito
Possiamo vedere se tra le invenzioni presentate ne esistono alcune che potrebbero avere dei riflessi di interesse per la Difesa.

SPEAKER
Se l’Esercito è interessato ad un qualsiasi prodotto lo espropria e ne assume il monopolio di produzione. Internet e i raggi infrarossi, per esempio, sono brevetti americani utilizzati dall’Esercito e messi sul mercato più di 10 anni dopo la data del loro deposito.
La stessa radio di Marconi, prima di entrare nelle nostre case, è stata utilizzata a fini militari. Dopo 90 giorni il progetto ritorna al terzo piano, al vaglio degli esaminatori. Se l’esito sarà positivo l’inventore potrà disporre di un brevetto e per circa 20 anni avrà il monopolio del suo prodotto, qualora un’azienda volesse commercializzarlo.

CORRADO MODUGNO – Mandatario
Adesso come adesso non esiste più Leonardo Da Vinci, l’inventore dell’aeroplano. La maggior parte dei brevetti sono piccole modifiche di qualcosa di già esistente oppure trasferimenti di tecnologia da un settore all’altro.

SPEAKER
Per esempio?

CORRADO MODUGNO – Mandatario
La maggior parte dei brevetti nel campo dell’automobile è relativa all’applicazione dell’elettronica in quel settore.

MILENA GABANELLI in studio
Effettivamente oggi le invenzioni si fanno nei modernissimi centri di ricerca, nei laboratori attrezzati che hanno fondi adeguati e che hanno anche la capacità di muovere un certo indotto. Non si chiamano nemmeno più invenzioni ma ricerca. All’inventore solitario, se proprio va bene, rimane al massimo la patente di estroso.
E di questi estrosi Bernardo Iovene ne ha trovati tre. Vivono fuori dal mondo, hanno tutti una certa età e nei loro laboratori si trovano tracce di brevetti che risalgono a 40 anni fa e che riguardano oggetti che usiamo tutti i giorni.
Non si tratta, ovviamente, di furto di brevetto ma di invenzioni successive che però potrebbero aver trovato ispirazione proprio là. Come il caso, per esempio, della macchina che fa 100 chilometri con tre litri, invenzione di questi giorni, di cui troviamo traccia di brevetto che risale, addirittura, al ’40.
Insomma in questo mondo complicato, in realtà, il furto esiste e le difficoltà, come vedremo, sono dovute anche ad una sorta di discriminazione.

VOCE FUORI CAMPO DELL’AUTORE
Sulla via per Viterbo, a Sutri, in un castello che ospitava i processi della Santa Inquisizione, vive con la sua fondazione l’Ing. Marcello Creti.
Dagli anni ’30 fu definito il più giovane inventore del mondo, infatti solo a 7 anni aveva già inventato il tappo a corona e la bambola parlante e per 50 anni ha vissuto dei centinaia di brevetti che suo padre, ottimo commercialista, seppe sfruttare.

MARCELLO CRETI – Inventore (su immagini di sue invenzioni)
Questo è il primo modello dell’Instamatic fatto da me e questo il primo modello realizzato dalla KodaK. Qui abbiamo la segreteria telefonica a valvole inventata da me e la segreteria telefonica moderna.

VOCE FUORI CAMPO DELL’AUTORE
Questo lo ha fatto lei?

MARCELLO CRETI – Inventore (su immagini di sue invenzioni)
Certo, è uno dei miei brevetti.
Qui, per esempio, c’è il primo modello di Lunasik, il misuratore di luce per fare le fotografie. Questo è il modello vecchio, andava a batterie. Adesso il Lunasik è un apparecchietto molto ridotto.
Lì ci sono dei vecchi modelli di alogene fatte da me.
Ora le faccio vedere un apparato che ha la caratteristica di mandare energia elettrica a distanza, senza fili. Un sistema che irradia l’energia ed è in grado di accendere subito tubi fluorescenti, di far camminare piccoli motorini. Con questi hanno fatto degli apparecchi pubblicitari; in Svizzera li hanno utilizzati nei bar.
Questo preleva le onde cerebrali e le porta sugli schermi. Lei si mette là dentro, pensa ad un cane e sullo schermo appare l’immagine di un cane. Vengono captate le energie cerebrali e vengono inviate sugli schermi.

MARCELLO CRETI – Inventore (su immagini di barattoli di vetro contenenti serpenti)
Questa è un’altra esperienza per far si che l’animale o la pianta che cresce non abbia più il freno che ne limita il volume, per cui un serpente di questa grandezza diventa così, un colosso, un animale enorme.
Di questi ce ne sono anche vivi: nel nostro parco troverà dei pesci che da piccoli sono diventati animali di 5, 6, 7 chili. Hanno però un arco di vita molto corto ed un potere proteinico molto basso perché l’energia è distribuita nella massa.

VOCE FUORI CAMPO DELL’AUTORE
Tutte le invenzioni di Creti, dall’elettronica, alla chimica, alla fisica sono frutti di disegni fatti di buon mattino fin dall’età di 7 anni. Il padre li faceva analizzare da esperti e quindi brevettare e commercializzare. Questo disegno per esempio è il juke box. Come lo aveva chiamato lei?

MARCELLO CRETI – Inventore
Cambiadischi automatico. Pensi che per quello lì mi hanno dato un premio di 10.000 lire, nel 1939 o ’40.

VOCE FUORI CAMPO DELL’AUTORE
Dalla morte del padre l’ingegnere, così lo chiamano i suoi collaboratori, non brevetta più nulla.

MARCELLO CRETI – Inventore (immagini di articoli su quotidiani d’epoca)
Questa è una macchina che fa 48 chilometri con 1 litro di benzina. Ancora non l’hanno messa in circolazione, probabilmente per motivi di interesse. Comunque adesso la stanno realizzando.

VOCE FUORI CAMPO DELL’AUTORE
Quanti anni fa l’ha inventata?

MARCELLO CRETI – Inventore (immagini di articoli su quotidiani d’epoca)
Nel ’40.

VOCE FUORI CAMPO DELL’AUTORE
Dall’invenzione di Creti, effettivamente, di anni ne sono passati quasi 60 e la prima macchina che fa 100 chilometri con 3 litri esce proprio in questi giorni. Ma nel repertorio di Creti c’è dell’altro.

MARCELLO CRETI – Inventore (immagini di articoli su quotidiani d’epoca)
Questo è il telefono vivavoce. E’ stato esposto a suo tempo, era chiamato l’amplitele Creti.

VOCE FUORI CAMPO DELL’AUTORE
Quanti anni fa l’aveva inventato?

MARCELLO CRETI – Inventore (immagini di articoli su quotidiani d’epoca)
Nel 1938. Il brevetto del cellulare è del 1940. Qui mi vede mentre sto parlando dalla strada. Cosa succede oggi? Quando si presenta un brevetto se questo ha un valore relativo, basso, passa inosservato ma se il brevetto è di una certa importanza ne vengono subito a conoscenza, prima ancora che sia concesso, le grosse fabbriche le quali, ovviamente, trovano la strada per averne una copia. In seguito, quando si scopre che il brevetto copre l’operato di una certa fabbrica, l’inventore protesta e ne nasce una discussione legale che può durare anche molti anni. Se dopo un certo numero di tempo, 1,2 10 anni, la fabbrica che ha costruito il prodotto si accorge che i diritti erano di un’altra persona, fa una valutazione di quello che valeva il brevetto all’epoca in cui era stato depositato. Se viene condannata dal tribunale civile liquida l’inventore e tutto finisce qui.

VOCE FUORI CAMPO DELL’AUTORE
Ma quanti sono gli inventori in Italia ed è vero questo furto da parte delle industrie?

ALESSANDRO MASCIOLI – Pres. Associazione Nazionale degli Inventori
Le nostre indagini statistiche determinano che dovrebbero essere attivi in questo momento circa 13000 inventori, cosiddetti ricercatori tecnologici isolati.

RODOLFO SCOGNAMIGLIO –Traduttore scientifico
Quando si deposita un brevetto, le multinazionali o le grandi industrie hanno degli informatori all’interno dei vari uffici brevetti. Mediante un escamotage è possibile simulare che la stessa invenzione è stata già realizzata anni prima, cambiando denominazione, frasi. Risulta così che queste invenzioni siano state già depositate da altri. In realtà si tratta di un vero e proprio furto.

VOCE FUORI CAMPO DELL’AUTORE
Indagando più a fondo scopriamo che questa è una prassi che ha radici consolidate.

RENATO GIANNETTI – Università di Firenze
Questa cosa è già accaduta alla fine dell’800 quando, in due casi, inventori come gli italiani Pacinotti e Meucci trovarono ambedue due innovazioni importanti: la dinamo e il telefono. Entrambe le innovazioni non vennero tuttavia sfruttate da loro ma dalle grandi imprese perché i brevetti, che ne permettevano lo sfruttamento, furono acquisiti da Gram, un ingegnere francese e, nel caso di Antonio Meucci, da Bell che è uno dei fondatori della Western Electric, una delle più grandi compagnie telefoniche che operano tutt’oggi nell’area delle telecomunicazioni.

VOCE FUORI CAMPO DELL’AUTORE
I grandi hanno sempre mangiato i piccoli. Ma noi abbiamo il vizio, quando è possibile, di verificare tutto. Infatti abbiamo chiesto, invano purtroppo, udienza all’ufficio brevetti della FIAT che pare, ma non è sicuro, sia il più grande in Italia. Alla Ferrari, invece, sono stati molto più disponibili.
Le risulta che le grandi industrie abbiano degli informatori negli uffici brevetti?

STEFANO GIORGINI – Ricerca e sviluppo – Ferrari
Indubbiamente la grossa industria ha la possibilità di conoscere ciò che tutto il mondo sta facendo nei grandi settori. Quindi ha la possibilità di accedere a società di consulenza che possono tenerla informata ad un livello sicuramente altissimo. A questo punto è ovvio che la grossa industria è avvantaggiata rispetto al singolo individuo ma è solo una questione di capacità di mezzi che possono mettersi in campo. Non vedo dei problemi strutturali. Almeno per quanto ne so io.
VOCE FUORI CAMPO DELL’AUTORE
L’ultima invenzione brevettata della Ferrari è il cambio marce delle auto di Formula 1 applicato alle auto da strada. Il pilota ha la possibilità di cambiare senza togliere le mani dal volante e senza togliere il piede dall’acceleratore.
Come riuscite a tutelare la segretezza di queste invenzioni?

STEFANO GIORGINI – Ricerca e sviluppo – Ferrari
Noi stiamo molto attenti. Contiamo molto sulle persone che lavorano con noi, sulla riservatezza dei fornitori che collaborano con noi e che sviluppano questi sistemi e, devo dire, che questa volta ha funzionato abbastanza bene. Siamo arrivati primi.

VOCE FUORI CAMPO DELL’AUTORE
Perché, c’è qualche volta che non funziona, c’è qualche commercio interno, qualche spia?

STEFANO GIORGINI – Ricerca e sviluppo – Ferrari
Qui da noi direi non tanto ma comunque si sa come è fatto il mondo.

VOCE FUORI CAMPO DELL’AUTORE
Come è fatto questo mondo, allora, potrebbe dircelo il direttore dell’ufficio italiano brevetti.
Ci dicono che nell’ufficio brevetti ci sono degli informatori delle industrie. E’ vero o no?

CRISTIANO DI CARLO – Dir. Ufficio Brevetti di Roma
Informatori nel senso che cercano di rubare le idee? Questo non posso né smentirlo né confermarlo. La sala del pubblico è aperta a tutti quelli che hanno interesse nell’ambito dei brevetti quindi è possibile….

VOCE FUORI CAMPO DELL’AUTORE
Per cui c’è una rapina delle invenzioni?

CRISTIANO DI CARLO – Dir. Ufficio Brevetti di Roma
Diciamo che è possibile.

VARIE IMMAGINI DI INVENZIONI

VOCE FUORI CAMPO DELL’AUTORE
Ma quanto costa realmente un brevetto?

CRISTIANO DI CARLO – Dir. Ufficio Brevetti di Roma
Chi vuole depositare un’invenzione deve semplicemente spendere 315.000 lire più due marche da bollo da 20.000 lire.

VOCE FUORI CAMPO DELL’AUTORE
Quanto le è costato questo brevetto?

CRISTIANO DI CARLO – Dir. Ufficio Brevetti di Roma
Io sono a ¾ della strada e sono intorno ai 25 milioni.

VOCE FUORI CAMPO DELL’AUTORE
Come mai ha speso 25 milioni per depositare un brevetto.

INVENTORE
Io ho fatto una prima azione che prevedeva un brevetto a livello nazionale e ho speso 1.025.000 lire. E poi, siccome il brevetto non dava sufficienti garanzie, ho pensato di estenderlo al brevetto europeo dove mi viene richiesta una spesa di 18 milioni.

VOCE FUORI CAMPO DELL’AUTORE
E se vuole andare in Giappone?

INVENTORE
Sono altri 6 milioni. Quindi: 1 milione più 18 milioni + 6 milioni fa 25 milioni.

VOCE FUORI CAMPO DELL’AUTORE (su immagini di invenzioni)
Se un brevetto rimane solo italiano, secondo la legge internazionale, dopo un anno può essere utilizzato nei paesi in cui non è stato depositato. Estenderlo al mondo tecnologico è dunque una necessità che costa decine di milioni.

MARCELLO CRETI – Inventore
Tutte queste sono cose commerciabili, cose che camminano. Una fascetta fluorescente sul piede del ciclista di notte, ad esempio, tutte cose semplici. Se va sul complicato trova delle difficoltà.

VOCE FUORI CAMPO DELL’AUTORE
E parliamo allora di invenzioni cosiddette complicate e vediamo che tipo di difficoltà troviamo.
Nel 1974 in un paese sul Lago di Garda, due ricercatori, il prof. Omero Speri e l’architetto Piero Zorzi, in questo laboratorio rimasto intatto dalla loro morte, mettono a punto un motore a fusione fredda e depositano il brevetto.
Il motore, utilizzando una forma di energia che ne incrementava il movimento, poteva addirittura sostituire la benzina. A questo punto Speri e Zorzi contattano vari centri di ricerca per far conoscere la loro invenzione. Finché vengono invitati, in un modo mai chiarito, da alcune aziende ed enti esteri. Come poi sono andate le cose ce lo raccontano i figli.

MICHELANGELO SPERI
Il loro viaggio più importante in questo cammino è stato in Israele.

VOCE FUORI CAMPO DELL’AUTORE
Gli israeliani erano interessati?



MICHELANGELO SPERI
Gli israeliani erano interessati alla scoperta della fusione fredda, chiamata adesso così, chiamata allora fusione termonucleare.

VOCE FUORI CAMPO DELL’AUTORE
Anche perché loro non hanno il petrolio…

MICHELANGELO SPERI
Probabilmente anche per quel motivo. Di fatto furono invitati in Israele presso le università di Tel Aviv e di Haifa per presentare i loro studi.

VOCE FUORI CAMPO DELL’AUTORE
Erano contenti di andare in Israele a presentare queste idee?

MICHELANGELO SPERI
Diciamo che li accompagnava un doppio stato d’animo. Da una parte la soddisfazione che qualcuno li aveva ascoltati. Dall’altra la preoccupazione di non essere stati invitati tranquillamente. Avevano una sorta di disagio…

VOCE FUORI CAMPO DELL’AUTORE
Non sapevano neanche se sarebbero tornati….

MICHELANGELO SPERI
Beh, Oddio, la paura c’era perché era un contesto estero. Ritornati dal viaggio decisero comunque di non continuare più gli studi, poiché probabilmente ne avevano percepito la gravità.

VOCE FUORI CAMPO DELL’AUTORE
Cosa sia successo realmente, come scrivevano i giornali dell’epoca, rimane avvolto nel mistero. Speri e Zorzi si fermarono e nessuno parlò più del motore a fusione fredda, almeno fino al 1989, quando due americani, Fleishman e Pons, dichiararono al mondo che la fusione fredda era possibile. Cioè che con l’acqua si poteva avere un’energia pulita, inesauribile e a bassissimo costo. Dopo un breve entusiasmo, però, tutto venne smentito.
La verità sulla fusione fredda, se funziona o no, è difficile da conoscere. Quello che si sa è che la paternità della scoperta è americana mentre, fin dai primi anni ’80, il chimico Renzo Boscoli e il fisico del CNR Roberto Monti, già sostenevano che la fusione nucleare era possibile alle basse temperature ma vennero ignorati. Ne troviamo traccia in un solo giornale: il Sole 24 Ore, che scriveva: "molti elementi, di fatto, fanno ritenere che la fusione fredda sia stata quantomeno pensata in Italia e almeno fin dal 1974. Nell’articolo si fa riferimento a Speri e a Zorzi, al chimico Renzo Boscoli e al fisico Roberto Monti. Ai nostri non restò altro che applaudire.

RENZO BOSCOLI – chimico inventore
Io ho battuto le mani e ho detto che era una cosa ottima, una cosa possibile. Quando tutti dicevano no non è possibile… Allora c’era una specie di astio tra fisici e chimici. Loro erano due chimici e quindi…
VOCE FUORI CAMPO DELL’AUTORE
Di sicuro, se la fusione fredda funzionasse, potrebbe avere enormi ripercussioni sull’economia mondiale ma poiché, secondo la scienza ufficiale, saremmo di fronte ad una enorme balla, non ci sono investimenti e quindi la ricerca va avanti in piccoli laboratori quasi clandestini e sparsi nel mondo.

VOCE FUORI CAMPO DELL’AUTORE (su immagini di dispositivo ecologico per i gas di scarico)
Dalle forme di energia alternative passiamo ai dispositivi ecologici. Questo esempio che vediamo lo abbiamo trovato al Salone delle Invenzioni di Reggio Emilia. Il fumo nero della marmitta, attraverso questo rudimentale ma efficace depuratore, sparisce completamente. Mica male!

VOCE FUORI CAMPO DELL’AUTORE
Ma torniamo a Boscoli. Questa è la strada che porta alla sua modesta casa nella campagna ferrarese. Tra le tante invenzioni che, per un motivo o per l’altro, non gli hanno portato ricchezza, c’è anche un attivatore catalitico.
Leggo da un suo brevetto che lei ha fatto un attivatore catalitico della combustione per i motori a combustione interna.

RENZO BOSCOLI – chimico inventore
Il vantaggio è quello di aumentare la potenza, di diminuire i consumi, di poter adoperare delle benzine più magre, di poter eliminare il piombo.

VOCE FUORI CAMPO DELL’AUTORE
Perché è un’invenzione utile questa?

RENZO BOSCOLI – chimico inventore
Non è utile a quelli che fanno la benzina. Questo lo dico subito.
Conservo ancora una lettera che mi inviò il commendatore Ferrari al quale avevo offerto questo prodotto. Dissi che in questo modo potevamo aumentare la velocità anche del 10%, perché c’era la possibilità di sfruttare meglio la benzina.

VOCE FUORI CAMPO DELL’AUTORE
E questa è la risposta in cui leggiamo i ringraziamenti e la precisazione che il regolamento della Formula 1 impone l’uso di carburante commerciale e quindi ogni additivo, anche un catalizzatore, è vietato. Firmato: Enzo Ferrari.
Cosa può succedere ad una persona che fa un invenzione utile che va contro qualche grosso interesse?

RENZO BOSCOLI – chimico inventore
O la fanno fuori, ma quella è una cosa pesante perché dopo ci vuole il funerale, oppure il silenzio, ignorare che esiste quell’individuo. Il silenzio è il peggiore dei mali. Non se ne parla: basta, finito.



RODOLFO SCOGNAMIGLIO – Traduttore scientifico
Vi sono molti inventori che sono giunti alla conclusione che, scindendo l’acqua in idrogeno e ossigeno, lasciando libero l’ossigeno ma trattando particolarmente l’idrogeno, ottengono del carburante per benzina silenzioso, non inquinante, del costo tra le 10 e le 14 lire a litro. Questo è quanto si è detto però ogni volta che arriva qualche informazione di questo genere tutto viene tacitato.

VOCE FUORI CAMPO DELL’AUTORE
Ma chi è che mette a tacere queste cose?

RODOLFO SCOGNAMIGLIO – Traduttore scientifico
Si sa, no? Ci sono sette sorelline che sanno il fatto loro.

RENATO GIANNETTI – Università di Firenze
L’opposizione si svolge attraverso tutti gli strumenti possibili ed immaginabili che vanno dal tentativo di acquistare il brevetto, e quindi di mettere nel cassetto la possibilità di sviluppare l’innovazione come è accaduto diverse volte. Ricordo per esempio che quasi tutte le grandi società automobilistiche posseggono brevetti di alimentazione dei motori attraverso cellule solari e quasi tutte le società elettriche posseggono brevetti relativi alla fusione a freddo, ma non li utilizzano perché preferiscono sfruttare ciò di cui godono al momento. Questa è una delle tecniche utilizzate per ostacolare i nuovi entranti. Altre sono di natura anche più rozza e aggressiva.

VOCE FUORI CAMPO DELL’AUTORE
E a questo proposito rivediamo una curiosità. Il neon è un’invenzione degli anni ’30 ma per la sua diffusione ha dovuto aspettare gli anni ’50. Perché, si diceva, faceva male alla vista.

EMILIO CAMPOS – Responsabile oculistica – Università di Bologna
Non esiste una prova che faccia male, considerando che la differenza che può esistere tra il neon e la lampadina è che il primo da’ una certa continuità di illuminazione mentre l’altra un certo sfarfallio. Io penso che non ci sia nessun motivo di evitare la luce al neon, che io utilizzo anche nel mio ufficio.

VOCE FUORI CAMPO DELL’AUTORE
Ma allora per quale motivo girava questa voce falsa che ne ritardò la commercializzazione?

RENATO GIANNETTI – Università di Firenze
I produttori di lampadine, beneficiari quindi di un monopolio e di un brevetto leader nel campo dell’illuminazione, fecero il possibile per ostacolare la diffusione della nuova forma di illuminazione, fino a praticare un vero e proprio falso in termini di propaganda sostenendo che il neon fosse una luce innaturale che danneggiava gli occhi mentre, dal punto di vista ottico, è vero esattamente il contrario.
La Mazda fu costretta a far aumentare i consumi del neon perché in questa maniera riuscì a superare l’ostilità delle società che vendevano energia elettrica e quindi a diffondere ugualmente l’innovazione.

VOCE FUORI CAMPO DELL’AUTORE
In sostanza, l’azienda che ha inventato il neon, per riuscire a immetterlo sul mercato, ha dovuto inserire un dispositivo che aumentasse il consumo di corrente.
Ma veniamo adesso ad un’altra storia di paternità e furto di invenzioni. Nel 1948 il giovane Boscoli, alla notizia di un aereo sparito nel nulla, progettò una radio boa, una vera e propria scatola nera con qualcosa in più: richiami radio, galleggiante e arpioni di bloccaggio. Boscoli spedì il progetto finito all’Ambasciata americana a Roma.

RENZO BOSCOLI – chimico inventore
Mi hanno risposto che non era una cosa che li interessava direttamente.

VOCE FUORI CAMPO DELL’AUTORE
Due mesi dopo Boscoli vide riprodotto il suo progetto sulla rivista Scienza Illustrata. Ad una richiesta di informazioni il direttore della rivista rispose a Boscoli che la notizia era stata ripresa da una rivista americana.

RENZO BOSCOLI – chimico inventore
Allora ho riscritto all’Ambasciata americana e questa volta mi hanno risposto che i miei disegni erano rimasti nel loro archivio, che nessuno li aveva toccati e che non era improbabile che la mia stessa idea fosse venuta anche a qualche loro tecnico.
Oggi, dopo anni e anni da quel mio lavoro, quando cade un aereo, la scatola nera va in fondo al mare e i sommozzatori devono andare a cercarla. Tramite il galleggiante, invece, con il suo "bip bip", potrebbe essere subito ritrovata.

VOCE FUORI CAMPO DELL’AUTORE
Il suo progetto prevedeva il galleggiante. Se l’hanno copiata l’hanno copiata anche male.

RENZO BOSCOLI – chimico inventore
E’ pacifico che l’hanno copiata male. Le conseguenze le vediamo anche oggi: dobbiamo andare a cercare una cosa in fondo al mare. Se cade con l’aereo e questo prende fuoco la scatola nera addirittura può bruciare!

VOCE FUORI CAMPO DELL’AUTORE
Quanti brevetti ha fatto nella sua vita?

RENZO BOSCOLI – chimico inventore
Ne ho fatti almeno il triplo o il quadruplo di quelli che portano il mio nome.

VOCE FUORI CAMPO DELL’AUTORE
Tanti non portano il suo nome?
RENZO BOSCOLI – chimico inventore
No. Il primo brevetto, per esempio, sul silicone, ha fatto il salto perché avevo preparato tutto. Io non mi potevo muovere dal laboratorio e uno dei miei collaboratori si offrì di andare alla Camera di Commercio. Mi disse che, in caso, io sarei andato per firmare. In seguito mi disse che aveva presentato il brevetto e che aveva firmato lui. Come hai firmato tu? Tu vendi stoffe, come fai a fare il brevetto del silicone?
Ne venne fuori una baruffa che non finiva più….

VOCE FUORI CAMPO DELL’AUTORE
Il silicone poi è stato commercializzato?

RENZO BOSCOLI – chimico inventore
Per Dio!

VOCE FUORI CAMPO DELL’AUTORE
Mi sarebbe piaciuto filmare il Sig. Boscoli al lavoro nel suo laboratorio ma i due collaboratori, speriamo diversi dai precedenti, me lo hanno vietato tassativamente perché, pare, stia per fare una grossa scoperta.
Noi chiaramente gli facciamo tanti auguri.
L’ultima storia che vogliamo raccontare è quella del ricercatore Ighina, 90 anni, aiutante di Marconi. Di Marconi tutti sappiamo che a 20 anni inventò la radio. Ma poi? Marconi, spiega Ighina, aveva scoperto l’energia attraverso la forma a spirale del guscio della lumaca.

PIERLUIGI IGHINA – Assistente di G. Marconi e ricercatore
Girando a destra, noi possiamo capovolgere la lumaca. Va sempre a destra ma capovolgendola va a sinistra. E quindi noi viviamo dentro a questa riflessione di energia.

VOCE FUORI CAMPO DELL’AUTORE
Dal sole parte una spirale gialla. Dalla terra, invece, una spirale blu. Proseguendo gli studi di Marconi, Ighina ha determinato che l’incontro dell’energia solare, positiva, e dell’energia terrestre, negativa, forma la materia. La pulsazione di questo incontro è l’atomo magnetico.

PIERLUIGI IGHINA – Assistente di G. Marconi e ricercatore
L’atomo magnetico prende l’energia solare e si apre, prende quella terrestre e si chiude. Questa è la vita nostra. Pulsare sempre, tutto pulsa.
Quello che non pulsa non vale niente.

VOCE FUORI CAMPO DELL’AUTORE
Tutti gli esperimenti di Ighina sono basati sul ritmo di energia solare e terrestre. Attraverso questo ritmo si possono rigenerare cellule vive, neutralizzare terremoti, allontanare e avvicinare le nuvole.

PIERLUIGI IGHINA – Assistente di G. Marconi e ricercatore
Mamma mia, cosa vuol dire l’energia, eh?
PIERLUIGI IGHINA – Assistente di G. Marconi e ricercatore (mostrando un’apparecchiatura)
Ecco, questa è la valvola dei terremoti. Antisismica. Che cos’è il terremoto? Il terremoto è nato con gas compresso. Se noi andiamo in bicicletta, affinché non scoppi la gomma, dobbiamo metterci la valvola. No? E così anche questo fa lo stesso. Tale e quale, ma non lo vogliono capire. E allora io sono della lega di chi se ne frega. Peggio per loro, no?

VOCE FUORI CAMPO DELL’AUTORE
E lei ci può provare che attraverso questa valvola si evita il terremoto?

PIERLUIGI IGHINA – Assistente di G. Marconi e ricercatore
Si, se ho ancora i giornali glieli porterò: a Modena è venuto il terremoto, a Faenza è venuto il terremoto e a Imola niente.

VOCE FUORI CAMPO DELL’AUTORE
Lei l’ha proposta a qualcuno questa valvola?

PIERLUIGI IGHINA – Assistente di G. Marconi e ricercatore
A tutti.

VOCE FUORI CAMPO DELL’AUTORE
E cosa le hanno risposto?

PIERLUIGI IGHINA – Assistente di G. Marconi e ricercatore
Che se ne fregano.

VOCE FUORI CAMPO DELL’AUTORE
Perché?

PIERLUIGI IGHINA – Assistente di G. Marconi e ricercatore
Perché gli costerebbe troppa fatica. E poi non ci credono.

VOCE FUORI CAMPO DELL’AUTORE
Lei ha mai provato a brevettare una sua invenzione per commercializzarla?

PIERLUIGI IGHINA – Assistente di G. Marconi e ricercatore
Non serve.

VOCE FUORI CAMPO DELL’AUTORE
Perché non serve?

PIERLUIGI IGHINA – Assistente di G. Marconi e ricercatore
Perché se lo sanno lo fanno tutti. Perché frenare una cosa che posso divulgare a tutti per farla adoperare?

VOCE FUORI CAMPO DELL’AUTORE
Allora adesso ci sono le nuvole in giro. Lei cosa farà?
PIERLUIGI IGHINA – Assistente di G. Marconi e ricercatore
Ecco, si vede la rotazione.

VOCE FUORI CAMPO DELL’AUTORE
No, non c’è ancora!

PIERLUIGI IGHINA – Assistente di G. Marconi e ricercatore
(su immagini delle nuvole)
Come no, guarda là! Non vedi che ruota?

VOCE FUORI CAMPO DELL’AUTORE
Ighina dice che le nuvole sono in rotazione. In effetti si comincia a vedere uno spiraglio.

PIERLUIGI IGHINA – Assistente di G. Marconi e ricercatore
Guarda come si apre, sopra l’elica! Non lo crede nessuno.

VOCE FUORI CAMPO DELL’AUTORE
Dopo 10 minuti lo spiraglio si allarga.

PIERLUIGI IGHINA – Assistente di G. Marconi e ricercatore
(su immagini delle nuvole)
Vedi che si apre tutto? Puoi dire che non è vero?

VOCE FUORI CAMPO DELL’AUTORE
Dopo appena mezzora il cielo sopra all’elica di Ighina è ormai completamene aperto, letteralmente spaccato in due. Sarà un caso? Chi lo sa? Sta di fatto che tutti quelli che sono venuti qui hanno sempre visto la stessa cosa: le nuvole che si aprono.
Lei potrebbe far piovere dove c’è la siccità praticamente.

PIERLUIGI IGHINA – Assistente di G. Marconi e ricercatore
Ma non vogliono.

VOCE FUORI CAMPO DELL’AUTORE
Risolverebbe il problema della siccità nel mondo.

PIERLUIGI IGHINA – Assistente di G. Marconi e ricercatore
Ci ho provato, ho mandato questa idea in Africa. Sa cosa mi hanno detto? Se la prenda e la porti via perché noi guadagniamo sulla mancanza di acqua.

VOCE FUORI CAMPO DELL’AUTORE
Ma Ighina, come ama sottolineare, se ne frega. La soddisfazione lui la trova da altre parti: per esempio nello stupore e nella meraviglia dei bambini di fronte al cielo che si apre sopra la sua elica.

PIERLUIGI IGHINA – Assistente di G. Marconi e ricercatore
E’ la più grande soddisfazione della mia vita.
MILENA GABANELLI in studio
Giuliano Preparata, buonasera. Lei è docente di fisica alla Statale di Milano, lavora con Fleishman alla fusione fredda in uno di quei pochi laboratori sparsi per il mondo, in qualche modo, insomma, lei è dentro le istituzioni. Che cosa pensa di questi 3 arzilli vecchietti che abbiamo appena visto?

GIULIANO PREPARATA – Università Statale di Milano
Io sono molto colpito dalla vivacità intellettuale di queste persone, anche molto anziane. Personalmente, avendo visto nella mia vita tante credenze sfatate, sono portato a dare credito a costoro.

MILENA GABANELLI in studio
Quindi non sono dei ciarlatani?

GIULIANO PREPARATA – Università Statale di Milano
Assolutamente. Non hanno nessun aspetto della ciarlataneria. Sono persone che probabilmente hanno scoperto delle cose nuove, incomprensibili all’interno della visione generalmente accettata della fisica, e che dovrebbero essere guardate con grande interesse e grande simpatia perché potrebbero aprire degli scenari nuovi.

MILENA GABANELLI in studio
Ma la storia dell’elica che apre il cielo, per esempio, nessuno ci crede…

GIULIANO PREPARATA – Università Statale di Milano
Come nessuno crede: lì c’era un cielo assolutamente nuvoloso, parte quest’elica e il cielo si apre. Secondo me questo è un fatto reale. Il fatto che uno non ci creda vuol dire che non ha gli strumenti per capire come ciò avvenga, ma questo invece di portare alla ridicolizzazione di chi propone certe cose dovrebbe condurre lo scienziato vero, curioso, a darsi da fare per vedere cosa manca nella visione che viene generalmente accettata per poter, una volta che questi fenomeni siano stati riprodotti senza molti dubbi, riportarli nell’ambito della razionalità scientifica.

MILENA GABANELLI in studio
Quindi lei dice che quando non ci sono strumenti per capire il fenomeno, non ci si crede. Funziona così?

GIULIANO PREPARATA – Università Statale di Milano
Si, secondo la teoria delle percezioni: se noi non ci aspettiamo una certa cosa, potremmo anche avere davanti un elefante e non percepirlo come tale ma pensare che sia una montagna grigia, per esempio.

MILENA GABANELLI in studio
Lei, rispetto a questi signori che ne sono fuori, è nell’istituzione. Oggi il ricercatore autonomo che ha una grande idea, magari anche di forte interesse sociale, come può accedere ai fondi della ricerca?

GIULIANO PREPARATA – Università Statale di Milano
Praticamente non ha nessuna chance. Cerchi di immaginare che Archimede Pitagorico arriva ad una grande agenzia creata per fare un certo numero di cose come risolvere il problema dell’energia, della struttura dei materiali ecc. Questo signore dice "io ho risolto questo problema". Ma come? Qui ci sono migliaia di persone che, anno dopo anno, si celebrano in conferenze, che quando possono riempiono le prime pagine dei giornali sui loro grandi risultati, sui geni che hanno trovato, sulle macchine che hanno costruito. Sono quasi sempre tutti americani: ogni tanto c’è qualche italiano che ha la fortuna di essere aggregato a questi gruppi e di venire valorizzato.
Arriva Archimede Pitagorico e dice che le cose non si fanno così. E gli altri che fanno? E’ arrivato il Messia? Non è questo ciò che succede.

MILENA GABANELLI in studio
Ma allora sbagliano tutti. Se l’iter è questo, e non solo italiano, qualcosa di giusto ci sarà?

GIULIANO PREPARATA – Università Statale di Milano
La scienza, nel corso di questo secolo, è diventata un fatto socio-economico importantissimo cosa che non era all’inizio di questo secolo. All’inizio del secolo l’accademia non contava nulla., In Europa c’erano al massimo una decina di cattedre di fisica teorica, oggi ce ne sono decine di migliaia. Vuol dire che essenzialmente, dopo la seconda guerra mondiale, con il fatto che i fisici hanno mostrato alla società che facendo una bomba atomica avevano risolto il conflitto mondiale, è venuta fuori l’idea che la scienza fosse un importantissimo elemento del funzionamento di una società.

MILENA GABANELLI in studio
Ma questo è vero.

GIULIANO PREPARATA – Università Statale di Milano
Il vero aspetto della scienza, che poi provoca tecnologia, è che è filosofia naturale e investigazione della natura. Io dico spesso ai miei studenti che l’investigazione della natura, la ricerca della verità scientifica, non può essere una carriera, deve essere una sorta di missione.

MILENA GABANELLI in studio
Se Einstein vivesse oggi, cosa succederebbe?

GIULIANO PREPARATA – Università Statale di Milano
Einstein, che pubblicò nel 1905 3 lavori fondamentali che innescarono tre rivoluzioni scientifiche, era stato sbattuto fuori dal Politecnico Federale di Zurigo e si lavorava come esaminatore federale dell’ufficio brevetti di Berna. Einstein aveva 27, 28 anni, inviò i suoi lavori che furono pubblicati. Se Einstein fosse vivo e mandasse dall’uffifio federale dei brevetti di Berna, al Phisical Review, a Nature, a Science, non verrebbe sicuramente pubblicato, senza il minimo dubbio.
MILENA GABANELLI in studio
Cosa dovrebbe cambiare nel modo di gestire la scienza?

GIULIANO PREPARATA – Università Statale di Milano
Occorre destinare una piccola percentuale, il 5% o meno, dei fondi statali alle ricerche non accademiche, non convenzionali.
Questi inventori che abbiamo visto potrebbero accedere a dei fondi. Il 5% dei fondi statali sono una piccola fetta che non toglie nulla alla scienza ufficiale ma potrebbero contribuire a dare un enorme impulso a queste persone che hanno idee nuove. Ma se noi andiamo a chiedere all’accademia di dare a costoro la possibilità di distruggere il monopolio dei grandi, non glielo daranno mai.

MILENA GABANELLI in studio
La ringrazio per essere stato con noi. Buonanotte.
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UN TENTATIVO DI SPIEGAZIONE SCIENTIFICA DELL'EFFETTO DI UN RIMEDIO OMEOPATICO
(Lavoro svolto da Luca Speciani in occasione di un convegno sui rimedi naturali in agricoltura e zootecnia, tenutosi a Vignola - MO nel 1993).

Il farmaco omeopatico non esplica un'azione "di massa" come la maggior parte dei farmaci conosciuti, ma "di messaggio". Infatti e' noto che il veicolo (sia esso acqua, alcol, lattosio) non contiene piu', se non in dosi infinitesimali, il principio farmacologico di partenza.
Che tipo di messaggio riesca a trasmettere, e perche' abbia un'azione cosi' diversa dai consueti farmaci, non e' tuttavia del tutto chiaro.
Il rimedio omeopatico presenta infatti numerose peculiarita':
- Agisce a livello centrale, indipendentemente dal sito di somministrazione
- Agisce immediatamente, ben prima del tempo teoricamente necessario alla diffusione delle sue molecole
- Non varia il suo effetto variandone le dosi
- Varia il suo effetto variandone la potenza di dinamizzazione (maggior potenza piu' e' diluito)
- Viene alterato da alte temperature
- Non ha alcuna azione se il rimedio non e' indicato
- Ha un'azione non solo fisica ma anche psichica Sulla base delle piu' recenti sperimentazioni, e appoggiandosi sui contributi teorici di alcuni scienziati, e' oggi possibile ipotizzare con una certa attendibilita' quale sia la modalita' d'azione del farmaco omeopatico.
In campo medico il problema viene del tutto aggirato attraverso l'uso di "materie mediche", che sono dei veri e propri manuali che identificano il rimedio piu' adatto, sulla base dell'insieme dei sintomi presentati dal paziente. Le materie mediche hanno origine strettamente sperimentale, e si basano sul principio che il simile si cura col simile. Tuttavia nulla dicono sul modo attraverso cui il rimedio esplica la sua azione.
In realta' il farmaco omeopatico va ad interferire con i delicati meccanismi di regolazione biologica degli organismi viventi, in modo scientificamente ancora non definito.
Tale definizione risulta molto difficile, perche' la scienza non e' ancora riuscita a spiegare completamente i processi di regolazione degli organismi viventi (ne', da solo, e' in grado di farlo il DNA). E' quindi attraverso una ipotesi sui modi di regolazione ed organizzazione della materia vivente che si cerchera' di spiegare l'azione del rimedio omeopatico, e piu' in generale del rimedio di messaggio (soft laser, magnetoterapia, agopuntura, psicoterapia).
ILYA PRIGOGINE E LE STRUTTURE DISSIPATIVE
Tra le peculiarita' della materia vivente, vi e' senza dubbio quella di essere molto distante dall'equilibrio termodinamico. Un individuo adulto, ma anche un'ameba o un protozoo, hanno un'organizzazione interna di gran lunga superiore a qualsiasi aggregato molecolare privo di vita. L'uomo e l'ameba seguono infatti un progetto (talora influenzato da variabili esterne), che ne regola il numero di dita, la dimensione delle membrane cellulari, il colore dei capelli o del citoplasma, la grandezza di accrescimento finale. Questo progetto sviluppa un sistema ordinato e non caotico, che porta all'uomo adulto e all'ameba, invece che ad un ammasso indifferenziato di carne o di molecole.
Un sistema ordinato ha, in quanto tale, valori di entropia molto bassi (l'entropia misura il livello di disordine di un sistema), e tende percio' continuamente verso un'entropia maggiore (come una miscela di sostanze diverse che, riscaldate, si mescolano in modo sempre piu' caotico). Il cibo di cui ci nutriamo, e i prodotti della fotosintesi per i vegetali, rappresentano il consumo di "ordine" che dobbiamo svolgere per mantenere questo stato di ordine lontano dall'equilibrio termodinamico cui tendiamo per legge di natura.
Ilya Prigogine, premio Nobel per la chimica 1977, ha identificato la caratteristica della materia vivente, di essere una struttura dissipativa.
Le strutture dissipative sono sistemi aperti (cioe' non isolati termodinamicamente) che mantengono il loro stato di non-equilibrio termodinamico grazie ad una continua dissipazione di energia verso l'esterno. L'ordine prodotto da questa dissipazione, genera nuovo ordine e nuova organizzazione (strutture autocatalitiche), ma se il flusso di energia si interrompe o diminuisce, la struttura puo' collassare, e non ritornare piu' allo stato iniziale (irreversibilita').
Un esempio elementare di struttura dissipativa e' una pentola d'acqua piena di pasta. Il calore della fiamma dapprima agitera' caoticamente le molecole di acqua e di pasta. Poi, da un certo livello di energia in su, i moti all'interno della pentola si faranno piu' regolari, e seguiranno uno schema ordinato e non piu' casuale. Tale ordine, lontano dall'equilibrio termodinamico, viene ottenuto a spese del continuo flusso di energia che sfugge verso l'alto, fuori dalla pentola.
L'uomo e' un sistema dissipativo, in grado di mantenere uno stato di non-equilibrio termodinamico, a spese di un flusso di energia continuo che nasce dal cibo ingerito (che viene "disorganizzato" ed espulso) e che deve essere continuamente dissipato. Il consumo di questa energia avviene (oltre che per il movimento) anche per la regolazione interna dei processi vitali, che mantengono l'individuo in uno stato di ordine lontanissimo dalla naturale tendenza all'entropia.
Alcune macromolecole organiche, che presentano (come il DNA) determinate caratteristiche, sono delle eccellenti strutture dissipative, in grado cioe' di dissipare energia sotto forma di vibrazioni ordinate della medesima frequenza.
La regolazione dei processi vitali avviene (si pensa) grazie a vibrazioni "coerenti" di micro strutture dissipative presenti all'interno dell'organismo. In special modo acqua e macromolecole organiche. Per comprendere come cio' possa avvenire, e' necessario definire una "vibrazione coerente".
FROELICH E LE VIBRAZIONI COERENTI
Froelich e' un fisico noto soprattutto per i suoi studi sulla superconduttivita'. Ha pero' costruito un modello teorico riguardante le vibrazioni coerenti dei sistemi biologici, i cui sviluppi sono estremamente importanti.
Una molecola che presenti conformazione dipolare (cioe' abbia una parte della stessa dotata di carica elettrica), se eccitata da una fonte di calore, vibra in modo caotico, cioe' le vibrazioni nelle diverse direzioni tendono ad annullarsi.
Se pero' l'energia fornita e' superiore a una certa soglia, e puo' scaricarsi continuamente, i dipoli iniziano tutti a vibrare con la stessa frequenza, in fase, in modo coerente.
Come nelle strutture dissipative previste da Prigogine, dunque, si genera uno stato ordinato, lontano dall'equilibrio termodinamico.
Froelich chiama questi moti "vibrazioni coerenti", e ne identifica i sistemi biologici (in particolare le loro macromolecole con forti momenti dipolari, come il DNA, i fosfolipidi di membrana, l'actina) come portatori.
L'esistenza di queste vibrazioni specifiche e' stata dimostrata da esperimenti di Webb (1980) con gli spettri Raman e con le microonde (1975).
Il modello di Froelich prevede dunque vibrazioni coerenti, a patto che il sistema sia in grado di dissipare tutta l'energia ricevuta. Cio' avviene piu' o meno cosi': una biomolecola gigante (DNA) riceve energia dall'esterno (cibo, respirazione, ATP), e si attiva deformandosi (idratandosi) con l'eccitazione di una certa frequenza di vibrazione. Altra energia, altra frequenza di vibrazione. Ad un certo punto la frequenza raggiunta sara' uguale a quella di alcune molecole circostanti, che entreranno in risonanza e vibreranno in modo coerente, attraendosi anche a grande distanza. In tal modo si e' aperto un valido canale di dissipazione. Molecole affini dal punto di vista delle frequenze di vibrazione saranno attratte in prossimita' del DNA e, polimerizzando, genereranno nuove molecole, che a loro volta innescheranno ulteriori vibrazioni o reazioni chimiche (come enzimi), contribuendo alla regolazione dell'attivita' cellulare e dell'intero organismo. Alla fine del processo, se l'organismo e' unicellulare, le vibrazioni saranno di entita' tale da spaccare il sistema, e la cellula si dividera' (moltiplicandosi). Se l'organismo e' pluricellulare, vi sara' una fase giovanile in cui vi saranno molte divisioni cellulari (accrescimento) e poche vibrazioni andranno a "nutrire" l'insieme degli apparati. Seguira' poi una fase di maturita' in cui tutto l'eccesso energetico verra' assorbito dalle funzioni di regolazione dell'organismo, e non si avra' piu' crescita.
Una rigidita' del DNA che ne impedisse o ostacolasse la vibrazione, bloccherebbe le funzioni di regolazione interne dell'organismo. Sostanze cosiddette "intercalanti forti", cioe' in grado di legarsi chimicamente ai due lati dell'elica del DNA, hanno attivita' antibiotica (uccidono), in quanto ne bloccano l'attivita' vibrazionale (come un piolo in una scala). Sostanze "intercalanti deboli", che cioe' ostacolano ma non bloccano l'attivita' vibrazionale, sono cancerogene. Cio' e' in perfetto accordo con l'ipotesi psicosomatica del cancro di L.O.Speciani, che ha statisticamente dimostrato essere il cancro null'altro che la normale crescita cellulare in assenza di controllo e regolazione da parte dell'organismo. Quel controllo che verrebbe a mancare essendo ostacolata l'attivita' regolativa delle vibrazioni coerenti del DNA a causa delle sostanze intercalanti.
Anche la teoria degli oncogeni, sebbene di stretta derivazione allopatica, trova una sua spiegazione alla luce di quanto premesso. Infatti e' noto che il DNA attiva effettivamente solo una frazione molto piccola dei geni posseduti. Una alterazione delle frequenze di vibrazione della molecola (sia dovuta a squilibri biologici, sia a sostanze intercalanti deboli) ha l'effetto (deleterio) di attivare frazioni genetiche normalmente inattive, che generano la crescita abnorme e sregolata (rispetto al "progetto") che chiamiamo cancro.
UNA RETE DI CONTROLLO IMMANENTE
Questo intenso gioco di vibrazioni coerenti, che consentono all'organismo una situazione di squilibrio termodinamico (ma di perfetto equilibrio biologico) grazie a continui flussi di energia in entrata (cibo) e in uscita (movimento, attivita', vibrazioni), rappresenta quindi una rete di comando e di regolazione immanente alla materia vivente.
Una serie di considerazioni sviluppate dal fisico E. Del Giudice, relativamente alla propagazione delle vibrazioni di Froelich all'interno dell'organismo, ci convince del fatto che essa avvenga attraverso "filamenti" di liquido polarizzati e di sezione piccolissima. Tali filamenti, che hanno il compito di fare da "autostrade" per le vibrazioni coerenti nel citoplasma, verrebbero addirittura rivestiti (come veri e propri cavi elettrici) da altre molecole attratte dalla carica elettrica dei filamenti dipolari.
Ricerche di Porter et al. col microscopio elettronico ad alto voltaggio, hanno evidenziato questo reticolo interno al citoplasma, chiamato citoscheletro, che altro non e' se non il rivestimento dei "filamenti" di acqua polarizzata di Froelich.
L'esistenza anche nella cellula vegetale di fori nella parete cellulare (porocanali) per consentire a filamenti di citoplasma di costituire collegamenti tra le cellule denominati plasmodesmi, altro non e' che l'ulteriore conferma della sostanziale identita' tra tutti i sistemi viventi.
Queste reti di comunicazione, del tutto indipendenti dai normali canali umani (sistema nervoso, circolazione sanguigna), potrebbero coincidere con i meridiani dell'agopuntura, dell'agopressione, delle tecniche di massaggio profondo, che connettono parti del corpo apparentemente del tutto slegate, talvolta con effetti terapeutici profondissimi.
La presenza di un campo elettromagnetico coerente caratteristico in ogni forma vivente era peraltro gia' stato dimostrato negli anni sessanta dalle ricerche di Saxton-Burr con elettrodi, e dagli splendidi resoconti fotografici d'oltrecortina dei coniugi Kirlian. Oggi finalmente possiamo dare una spiegazione plausibile a quei fenomeni sperimentali stupefacenti.
AZIONE DEL RIMEDIO OMEOPATICO
Il rimedio omeopatico si ottiene per diluizione e succussione di una sostanza di partenza. La sostanza di partenza determina la specificita' di vibrazione del rimedio, mentre l'agitazione ripetuta della soluzione fornisce l'energia necessaria ad innescare i moti di Froelich.
Per quanto concerne il meccanismo di trasmissione della vibrazione al veicolo, trovo molto interessante la teoria dei "clatrati" di Vithoulkas ed al., che identifica nelle molecole d'acqua a piu' stretto contatto con le molecole della sostanza di partenza, i responsabili della trasmissione. Ogni successiva diluizione aumenta la frequenza di vibrazione del veicolo idroalcoolico, che fa da trasmettitore del messaggio iniziale di vibrazione.
L'azione del farmaco non e' quindi altro che la somministrazione all'organismo di una vibrazione coerente di Froelich che, se simile o coincidente alla vibrazione coerente carente o assente nell'organismo malato, la riattiva in modo efficiente e duraturo. Una volta reinnescato, il processo vibrazionale prosegue per lungo tempo, ammesso che non si ripresentino le cause che l'avevano temporaneamente disattivato.
Ecco spiegato perche' l'azione del farmaco omeopatico e':
- di messaggio (trasmette vibrazioni, non sostanze chimiche)
- immediata (si trasmette tramite "filamenti")
- profonda (riattiva vibrazioni spente in tutto l'organismo)
- individuale (frequenze diverse non hanno effetto)
Hahnemann sosteneva, su base teorica, che il simile si curasse col simile ma non con l'uguale. I nosodi, e i rimedi isopatici (rimedi preparati a partire da parti malate, o dalle stesse sostanze delle quali si prevede o teme l'intossicazione), secondo l'interpretazione fino a qui data, sono perfettamente in grado di fornire la vibrazione necessaria, al pari del simillimum omeopatico.
Ma qual'e' la logica attraverso cui si giustifica la somministrazione di un rimedio o di un nosode? Perche', piu' precisamente, l'omeopatia classica ritiene una sostanza che causa gli effetti A, B e C, in grado di curare gli stessi effetti una volta diluita omeopaticamente?
Credo che una spiegazione si possa tentare alla luce di quanto finora detto.
Supponiamo che un eccesso della sostanza X provochi su un organismo sano l'insorgere di macchie sull'epidermide. Spesso avviene che anche una carenza della sostanza X provochi il medesimo sintomo. Questo significa che in molti casi la malattia dipenda non da carenza od eccesso, ma da una sensibilizzazione dell'organismo a quella sostanza. In altre parole ad una incapacita' di farne un uso corretto, come se l'eccesso ne avesse alterato il normale metabolismo.
Alterare il metabolismo di una sostanza, puo' significare, alla luce di quanto visto, inibire una certa gamma di frequenze di vibrazione di Froelich, tipiche di quella sostanza. Ecco che l'azione del rimedio omeopatico sara' proprio quella di fornire all'organismo malato le onde di Froelich specifiche che si erano "addormentate", grazie all'estrazione di queste (del loro messaggio) con la diluizione e succussione del rimedio.
Il nosode e il rimedio isopatico, sono pertanto i rimedi piu' semplici dal punto di vista logico per l'organismo malato, perche' curano la tossicita' di sostanze in eccesso o velenose, riattivando il metabolismo normale di quelle sostanze grazie alla somministrazione all'organismo delle vibrazioni specifiche che si erano disattivate.
Una volta compresa la logica isopatica (la piu' facile da applicare in agricoltura o veterinaria), risulta evidente la dinamica d'azione anche per l'omeopatia classica. Le materie mediche infatti individuano ogni rimedio grazie a un insieme di sintomi diversi contemporanei. La malattia in corso puo' dipendere da una somministrazione di sostanze tossiche, piuttosto che da un infreddamento, da uno shock psichico, o da una carenza affettiva dell'infanzia. L'omeopatia (indipendentemente dalle cause) individua sostanze, le cui vibrazioni specifiche di Froelich siano in grado di riattivare quelle vibrazioni tipiche dell'uomo sano, che i sintomi che il corpo denuncia mostrano essersi temporaneamente "addormentate". Somministrando al paziente un concentrato di quelle vibrazioni, il rimedio riattiva le vibrazioni naturali, riaggiustando il metabolismo di quei mediatori/regolatori vibranti (non sappiamo quali) che corrispondono pero' perfettamente alla patologia in corso.
LE POTENZE DI DINAMIZZAZIONE
Una curiosita' dell'omeopatia che colpisce i neofiti e' data dal fatto che rimedi piu' diluiti abbiano maggiore potenza curativa.
Se si considera correttamente che la succussione del veicolo e' un processo di energizzazione, alla luce delle ipotesi viste, l'interpretazione non e' difficile. S'e' visto infatti come la macromolecola organica che vibra coerentemente grazie alla fornitura di energia del cibo (o dei prodotti della fotosintesi), al crescere del fenomeno assume diversi livelli di vibrazione coerente. Una alterazione patologica puo' corrispondere all'alterazione di un determinato livello di vibrazioni nella macromolecola "malata". L'effetto curativo corrisponde in tal caso al ripristino di quel livello di vibrazione, e non vi sarebbe per livelli inferiori.
Ecco che l'operazione di succussione di Hahnemann rende piu' potente il rimedio proprio perche', attraverso una energizzazione sempre maggiore del veicolo vibrante, fa raggiungere alla soluzione quella frequenza (frequenza=energia, in accordo con Planck) esattamente corrispondente, o comunque superiore, rispetto a quella minima necessaria.
E' curioso quindi che venga curato cio' che non c'e', e non cio' che c'e'. Ovvero che la malattia rappresenti sempre una carenza di controllo e regolazione, anche se il sintomo presentato e' in forma di eccesso (gonfiore, cancro, indigestione, espulsione, eczema, febbre ecc.).
Sforzandoci di considerare la malattia per quello che e' (carenza di regolazione), e mettendo a confronto questa ipotesi con tutti i casi reali possibili, si potranno trarre utili elementi di cura per ogni organismo vivente, e precisi indirizzi di ricerca in campo sperimentale, ben sapendo che la strada da percorrere e' ancora lunga, e che quindi e' bene fare il tratto piu' breve nella direzione giusta.

Luca Speciani
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L’automobile spinta dall’etere di Nikola Tesla
Di Igor Spajic - tratto da Nexus Gold maggio-giugno 2005

La città di Buffalo, nel nord dello stato di New York negli USA, fu silenziosa testimone di un fatto straordinario nel corso di una settimana durante l'estate del 1931. Nonostante la depressione economica avesse compromesso la produzione e i commerci, la città nondimeno rimaneva una fucina di attività. Un giorno, tra le migliaia di veicoli che ne percorrevano le vie, una lussuosa automobile si fermò accanto, al marciapiede presso il semaforo di un incrocio. Un passante notò come si trattasse di una berlina Pierce-Arrow ultimo modello, coi fari che s'integravano con grazia nei parafanghi nel tipico stile di questa marca. Quello che caratterizzava l'auto in quella fredda giornata estiva era l'assoluta assenza di emissione di vapore o fumi dal tubo di scarico. Il passante si avvicinò al guidatore e attraverso il finestrino aperto commentò l'assenza di fumi dallo scarico. Il guidatore ringraziò il passante per i complimenti sottolineando che era così perché l'automobile "non aveva motore".
Questa dichiarazione non è stravagante o maliziosa come potrebbe sembrare. C'era una certa verità in essa. Infatti, la Pierce-Arrow non aveva un motore a combustione interna; aveva invece un motore elettrico. Se l'autista si fosse preoccupato di completare la sua spiegazione al passante, avrebbe potuto dirgli che il motore elettrico non era alimentato da batterie - da nessun tipo di "carburante".
L'autista era Petar Savo, e nonostante stesse guidando quell'auto non era il responsabile delle sue incredibili caratteristiche. Queste erano il lavoro dell'unico passeggero, un uomo che Petar Savo conosceva come uno "zio": non altri che il genio dell'elettricità Nikola Tesla (18 56-1943).
Negli anni '90 del 19' secolo Nikola Tesla aveva rivoluzionato il mondo con le sue invenzioni per sfruttare l'elettricità, dandoci il motore elettrico a induzione, la corrente alternata (AC), la radiotelegrafia, il radiocomando a distanza, le lampade a fluorescenza ed altre meraviglie scientifiche. In realtà fu la corrente alternata polifase di Tesla e non la corrente continua di Thomas Edison ad inaugurare la moderna epoca tecnologica.
Tesla non rimase a dormire sugli allori ma continuò a fare scoperte fondamentali nei campi dell'energia e della materia. Scoprì i raggi cosmici decenni prima di Millikan e fu il primo a sviluppare i raggi-X, il tubo a raggi catodici e altri tipi di valvole.
Comunque, la scoperta potenzialmente più significativa di Nikola Tesla fu che l'energia elettrica può essere propagata attraverso la Terra ed anche attorno ad essa in una zona atmosferica chiamata cavità di Schumann. Essa si estende dalla superficie del pianeta fino alla ionosfera, all'altezza di circa 80 chilometri . Le onde elettromagnetiche di frequenza estremamente bassa, attorno agli 8 hertz (la risonanza di Schumann, ovvero la pulsazione del campo magnetico terrestre) viaggiano, praticamente senza perdite, verso ogni punto del pianeta. Il sistema di distribuzione dell'energia di Tesla e la sua dedizione alla free energy significavano che con l'appropriato dispositivo elettrico sintonizzato correttamente sulla trasmissione dell'energia, chiunque nel mondo avrebbe potuto attingere dal suo sistema.
Lo sviluppo di una simile tecnologia rappresentava una minaccia troppo grande per gli enormi interessi di chi produce, distribuisce e vende l'energia elettrica.
La scoperta di Tesla finì con la sospensione dell'appoggio finanziario alle sue ricerche, l'ostracismo da parte della scienza ufficiale e la graduale rimozione del suo nome dai libri di storia. Dalla posizione di superstar della scienza nel 1895, Tesla nel 1917 era virtualmente un "signor nessuno",, costretto a piccoli esperimenti scientifici in solitudine. Nei suoi incontri annuali con la stampa in occasione del suo compleanno, una figura sottile nel cappotto aperto di stile anteguerra avrebbe annunciato ai giornalisti le scoperte e gli sviluppi delle sue idee. Era un triste miscuglio di ego e genio frustrato.
Nel 1931, Nikola Tesla compì 75 anni. In una rara dimostrazione di omaggio da parte dei media, la rivista Time gli dedicò la copertina e un profilo biografico. L'anziano ingegnere e scienziato appariva emaciato anche se non sofferente, i suoi capelli ancora di un nero lucido e lo stesso sguardo lontano nei suoi occhi di sognatore.
Le Auto Elettriche Rimangono Indietro
All'inizio del ventesimo secolo, per le automobili elettriche le prospettive erano luminose. Futuristi come Jules Verne avevano anticipato veicoli elettrici alimentati da batterie che erano meccanicamente più semplici, silenziosi, inodori, facili da adoperare e con meno problemi di qualunque automobile con motore a benzina.
Nell'automobile con motore a benzina occorreva regolare la valvola a farfalla, l'anticipo dell'accensione, pompare sull'acceleratore e far girare il motore con una manovella. In un'auto elettrica bastava soltanto girare una chiave e premere l'acceleratore. Rilasciando l'acceleratore l'auto rallentava immediatamente.
Se necessario, in un'epoca in cui vi erano poche officine per auto, un normale elettricista poteva eseguire la manutenzione del semplice motore a corrente continua. Non vi era olio da cambiare, né radiatore da riempire, né pompe della benzina o dell'acqua da sistemare, nessun problema di carburazione, nessuna marmitta che si arrugginiva, nessun differenziale o trasmissione da controllare, e nessun inquinamento! Il grasso e l'olio erano limitati a un paio di cuscinetti a sfere del motore elettrico e ad alcuni raccordi del telaio.
Per le loro consegne i grandi magazzini impiegavano camion elettrici. I medici iniziarono a recarsi alle visite al domicilio dei pazienti con “l’elettrica”, sostituendo il proprio cavallo e calesse con qualcosa di altrettanto semplice da mantenere. Le donne preferivano le auto elettriche per la facilità di guida. Poiché le vetture elettriche erano limitate in velocità e autonomia dalle loro batterie, diventarono popolari come trasporti cittadini.
Al di fuori delle città, le strade dell'America di allora erano così primitive che diventarono riservate ai veicoli con motore a combustione interna, più veloci, con autonomia maggiore e in rapido progresso. Così, negli USA vi fu una specie di età dell'oro per i veicoli elettrici dopo che il resto del mondo iniziò ad abbandonarli. Detroit Electric, Columbia, Baker, Rauch & Lang e Woods furono le principali aziende tra quelle che producevano questo tipo di veicoli elettrici; si svilupparono nella loro nicchia di mercato con una serie di carrozzerie formali, spesso eleganti.
Il tallone d'Achille delle vetture elettriche, comunque, fu sempre la densità energetica delle sue batterie, ovvero la sua scarsità. Le batterie erano dei tipo al piombo, pesanti e ingombranti, e sottraevano molto spazio prezioso. Il peso eccessivo riduceva la maneggevolezza e limitava le prestazioni, anche per gli standard di quegli anni. I veicoli elettrici non potevano superare i 70- 80 Km/h , poiché a queste velocità la batteria si poteva distruggere in un attimo. Spunti attorno ai 60 Km/h si potevano sostenere per tempi brevissimi, e la tipica gamma di velocità dei percorsi era di 25- 35 Km/h . Le batterie richiedevano ricariche ogni notte e l'autonomia massima superava difficilmente i 160 chilometri . Nessun costruttore di veicoli aveva mai installato un generatore elettrico di corrente continua, che avrebbe potuto restituire piccole quantità di energia alle batterie mentre il veicolo era in movimento, aumentandone così l'autonomia. Vi furono promesse su future potenti batterie innovative sin dai tempi di Edison, ma alla fine non se ne vide traccia.
Non appena la velocità e l'affidabilità delle automobili a benzina migliorarono, le auto elettriche furono abbandonate e rimasero le preferite dai pensionati e dalle signore anziane. L'introduzione della messa in moto elettrica nelle auto a benzina mise il chiodo finale alla bara delle auto elettriche.
La Comparsa di Nikola Tesla
Negli anni '60 un ingegnere aeronautico di nome Derek Alilers incontrò Petar Savo e sviluppò una lunga amicizia con lui. Durante il loro sodalizio durato dieci anni, Savo gli parlò del suo illustre "zio" Nikola Tesla e delle sue realizzazioni negli anni '30. (Savo era un giovane parente di Tesla anche se non un nipote, ma si riferiva a lui come "zio".)
Nel 1930 Nikola Tesla chiese a suo “nipote" Petar Savo di venire a New York. Savo (nato in Jugoslavia nel 1899, quindi 43 anni più giovane di Tesla) era stato nell'esercito austriaco ed era un esperto pilota, così colse fervidamente l'opportunità di lasciare la Jugoslavia (paese natale di Nikola Tesla). Si trasferì negli USA stabilendosi a New York.
Nel 1967, in una serie di interviste, Savo descrisse la sua parte nell'episodio dell'auto elettrica di Tesla.
Durante l'estate del 1931, Tesla invitò Savo a Buffalo, nello stato di New York, per mostrargli e collaudare un nuovo tipo di automobile che aveva sviluppato di tasca sua. Casualmente, Buffalo è vicina alle cascate del Niagara - dove era entrata in funzione nel 1895 la stazione idroelettrica a corrente alternata di Tesla che lo aveva innalzato al culmine della stima da parte della scienza ortodossa. La Westinghouse Electric e la Pierce-Arrow avevano preparato questa automobile elettrica sperimentale seguendo le indicazioni di Tesla. (George Westinghouse aveva acquistato da Tesla i brevetti sulla corrente alternata per 15 milioni di dollari all'inizio del 20' secolo.)
La Pierce-Arrow adesso era posseduta e finanziata dalla Studebacker Corporation, e utilizzò questo solido appoggio finanziario per lanciare una serie di innovazioni. Tra il 1928 e il 1933 l 'azienda automobilistica presentò nuovi modelli con motori ad 8 cilindri in linea e 12 cilindri a V, i futuristici prototipi Silver Arrows, nuovi stili e miglioramenti di tecnica ingegneristica. La clientela reagì positivamente e le vendite della Pierce-Arrow aumentarono la quota aziendale nel mercato delle auto di lusso, nonostante nel 1930 quest'ultimo fosse in diminuzione. In una situazione così positiva, progetti "puramente teorici" come l'auto elettrica di Tesla erano all'interno di questa sfera concettuale. Nella tradizionale mistura di arroganza e ingenuità dell'azienda, niente sembrava impossibile.
Così, per le sperimentazioni era stata selezionata una Pierce-Arrow Eight del 1931, proveniente dall'area di collaudo dell'azienda a Buffalo, nello stato di New York. Il suo motore a combustione interna era stato rimosso, lasciando intatti la frizione, il cambio e la trasmissione verso l'asse posteriore. La normale batteria da 12 volt rimase al suo posto, ma alla trasmissione era stato accoppiato un motore elettrico da 80 cavalli.
Tradizionalmente, le auto elettriche montavano motori a corrente continua alimentati da batterie, dato che quella continua è il solo tipo di corrente che le batterie possono fornire. Si sarebbe potuto utilizzare un convertitore corrente continua/corrente alternata, ma a quei tempi tali dispositivi erano troppo ingombranti per essere montati su un'automobile.
Il crepuscolo delle auto elettriche era già passato da tempo, ma questa Pierce-Arrow non venne dotata di un semplice motore a corrente continua. Si trattava di un motore elettrico a corrente alternata progettato per raggiungere 1.800 giri al minuto. Il motore era lungo 102 centimetri con un diametro di 76, senza spazzole e raffreddato ad aria per mezzo di una ventola frontale, e presentava due terminali di alimentazione indirizzati sotto il cruscotto ma lasciati senza collegamento. Tesla non disse chi costruì il motore elettrico, ma si ritiene che fu una divisione della Westinghouse. Sul retro dell'automobile era stata fissata un'antenna di 1,83 metri .
L’Affare "Etere-Arrow"
Petar Savo raggiunse il suo famoso parente, come quest'ultimo gli aveva chiesto, e a New York salirono assieme su un treno diretto verso il nord dello stato omonimo. Durante il viaggio l'inventore non commentò la natura dell'esperimento.
Arrivati a Buffalo, si recarono presso un piccolo garage dove trovarono la nuova Pierce-Arrow. Il Dr. Tesla sollevò il cofano e fece qualche regolazione sul motore elettrico a corrente alternata sistemato al suo interno. In seguito si recarono a predisporre gli strumenti di Tesla. Nella camera di un hotel delle vicinanze il genio dell'elettricità si mise a montare il suo dispositivo. In una valigia a forma di cassetta si era portato dietro 12 valvole termoioniche. Savo descrisse le valvole “di costruzione curiosa", sebbene in seguito almeno tre di esse siano state identificate come valvole rettificatrici 70L7-GT. Furono inserite in un dispositivo contenuto in una scatola lunga 61 centimetri , larga 30,5 e alta 15. Non era più grande di un ricevitore radio ad onde corte. Al suo interno era predisposto tutto il circuito elettronico comprese le 12 valvole, i cablaggi e le resistenze. Due terminali da 6 millimetri di diametro e della lunghezza di 7,6 centimetri sembravano essere le connessioni per quelli del motore.
Ritornati all'auto del l'esperimento, misero il contenitore in una posizione predisposta sotto il cruscotto dalla parte del passeggero. Tesla inserì i due collegamenti controllando un voltmetro.
"Ora abbiamo l'energia", dichiarò, porgendo la chiave d'accensione a suo nipote. Sul cruscotto vi erano ulteriori strumenti che visualizzavano valori che Tesla non spiegò.
Dietro richiesta dello zio, Savo mise in moto. “Il motore è partito", disse Tesla. Savo non sentiva alcun rumore. Nonostante ciò, coi pioniere dell'elettricità sul sedile del passeggero, Savo selezionò una marcia, premette sull'acceleratore e portò fuori l'automobile.
Quel giorno Petar Savo guidò questo veicolo senza combustibile per lungo tempo, per circa 80 chilometri attorno a Buffalo, avanti e indietro nella campagna. Con un tachimetro calibrato a 190 chilometri orari a fondo scala, la Pierce-Arrow venne spinta fino a 145 km/h , e sempre con lo stesso livello di silenziosità del motore.
Mentre percorrevano la campagna Tesla diventava sempre più disteso e fiducioso sulla sua invenzione; cominciò così a confidare a suo nipote alcuni suoi segreti. Quel dispositivo poteva alimentare le richieste di energia del veicolo per sempre, ma poteva addirittura soddisfare il fabbisogno energetico di un'abitazione - e con energia in avanzo.
Pur se riluttante, inizialmente, a spiegarne i principi di funzionamento, Tesla dichiarò che il suo dispositivo era semplicemente un ricevitore per una "misteriosa radiazione, che proviene dall'etere" la quale "era disponibile in quantità illimitata".
Riflettendo, mormorò che "il genere umano dovrebbe essere molto grato per la sua presenza".
Nel corso dei successivi otto giorni Tesla e Savo provarono la Pierce-Arrow in percorsi urbani ed extraurbani, dalle velocità estremamente lente ai 150 chilometri all'ora. Le prestazioni erano analoghe a quelle di qualunque potente automobile pluricilindrica dell'epoca, compresa la stessa Pierce Eight col motore da 6.000 cc di cilindrata e 125 cavalli di potenza.
Tesla raccontò a Savo che presto il ricevitore di energia sarebbe stato utilizzato per la propulsione di treni, natanti, velivoli e automobili.
Alla fine della sperimentazione, l'inventore e il suo autista consegnarono l'automobile in un luogo segreto, concordato in precedenza - il vecchio granaio di una fattoria a circa 30 chilometri da Buffalo. Lasciarono l'auto sul posto, ma Tesla si portò dietro il suo dispositivo ricevitore e la chiave d'accensione.
Questo romanzesco aspetto dell'affare continuò. Petar Savo raccolse delle indiscrezioni secondo le quali una segretaria aveva parlato delle prove segrete ed era stata licenziata. Ciò spiegherebbe un impreciso resoconto sulle sperimentazioni che apparve su diversi quotidiani.
Quando chiesero a Tesla da dove arrivasse l'energia, data l'evidente assenza di batterie, egli rispose riluttante: "Dall'etere tutto attorno a noi".
Alcuni suggerirono che Tesla fosse pazzo e in qualche modo collegato a forze sinistre e occulte. Tesla fu incensato. Rientrò assieme alla sua scatola misteriosa al suo laboratorio di New York. Terminò così la breve esperienza di Tesla nel mondo dell'automobile.
Questo incidente dell'infrazione nella sicurezza può essere apocrifo, dato che Tesla non disdegnava di utilizzare la pubblicità per promuovere le sue idee ed invenzioni, sebbene quando questi dispositivi mettevano in pericolo lo status quo dell'industria egli aveva ogni buona ragione per essere circospetto nei suoi rapporti.
L’azienda Pierce-Arrow aveva già toccato il culmine del suo successo nel 1930. Nel 1931 era in calo. Nel 1932 l 'azienda perse 3 milioni di dollari. Nel 1933 vi furono problemi amministrativi anche nell'azienda madre Studebacker che vacillò sull'orlo della liquidazione. L’interesse passò dall'innovazione alla pura sopravvivenza, e qui la Pierce-Arrow abbandona il nostro racconto.
Un mistero all'interno di un enigma
Circa un mese dopo la pubblicazione dell'episodio, Petar Savo ricevette una telefonata da Lee DeForest, un amico di Tesla e pioniere nello sviluppo delle valvole termoioniche. Egli chiese a Savo se i test lo avessero soddisfatto. Savo rispose con entusiasmo e DeForest lodò Tesla come il più grande scienziato vivente al mondo.
In seguito, Savo chiese a suo "zio" sugli sviluppi del ricevitore energetico in altre applicazioni. Tesla rispose che era in contatto con uno dei principali cantieri nautici per realizzare una nave con un dispositivo simile a quello dell'automobile elettrica sperimentale. Tuttavia, non gli si potevano chiedere maggiori dettagli dato che era ipersensibile riguardo alla sicurezza del suo dispositivo - e non si può dargli torto. In passato, potenti interessi avevano cercato di ostracizzare Tesla, ostacolando ogni suo sforzo per promuovere ed applicare le proprie tecnologie.
Chi scrive non è a conoscenza di alcun documento pubblico che descriva un esperimento nautico, o se quest'ultimo accadde. Non venne divulgata alcuna informazione.
Il New York Daily News del 2 aprile 1934 riportava un articolo intitolato "Il sogno di Tesla di un'energia senza fili vicino alla realtà", che descriveva un "esperimento programmato per spingere un'automobile utilizzando la trasmissione senza fili di energia elettrica". Questo successe dopo l'episodio e non vi era menzione di "free energy".
Nel periodo in cui l'automobile dovrebbe essere stata svelata, la Westinghouse Corporation , sotto la presidenza di F. A. Merrick, pagò per la sistemazione di Tesla al New Yorker, il più nuovo e lussuoso hotel di New York. In esso l'anziano scienziato visse gratuitamente per tutto il resto della sua vita. Tesla venne anche reclutato dalla Westinghouse per ricerche non ben specificate sulle trasmissioni senza fili ed egli interruppe le sue dichiarazioni pubbliche sui raggi cosmici.
Forse che la Westinghouse comprò il riluttante silenzio di Tesla sulle sue scoperte free energy? Oppure venne finanziato per proseguire dei progetti segreti talmente speculativi da non costituire una minaccia per il complesso industriale nell'immediato futuro? Cala il sipario su un mistero all'interno di un enigma.
Riferimenti
- Abram, Arthur, "The Forgotten Art of Electric-Powered Automobiles", The Cormorant, bollettino del Packard Club (data sconosciuta)
- Intervista di Derek Ahiers a Petar Savo, 16 settembre 1967 (dagli archivi di Ralph Bergstrasser)
- Childress, David H., The Fantastic Inventions of Nikola Tesla, Adventures Unlimited Press, Illinois , 1993, ISBN l932813-19-4
- Childress, David H. (ed.), The Tesla Papers, Adventures Unlimited Press, Illinois , 2000, ISBN 0-932813-86-0
- Decker, Jerry, "Tesla's Electric Car - The Moray Version", KeelyNet BBS, postato il 31 gennaio 1993
- Extraordinary Technology, vol. 1, nr. 2, aprile/maggio/giugno 2003
- Greene, A.C., "The Electric Auto That Almost Triumphed", Dallas Morning News, 24 gennaio 1993
- Nieper, Hans A., Revolution in Technology, Medicine and Society, MIT Verlag, Oldenburg, 1985, ISBN 3-925188-07-X (inizialmente pubblicato in Germania come Revolution in Technik, Medizin, Gesellschaft, 1981)
- Siefer, Marc I., Wizard. The Life and Times of Nikola Tesla, Birch Lane Press/Carol Publishing Group, NJ, 1996, ISBN 1-55972-329-7
- Seife, C., "Running on Empty", New Scientist, 25 aprile 1998
- Southward Car Museum Trust Inc., The illustrated Motor Vehicle Collection, Paraparaumu, Nuova Zelanda, ISBN 0-47305583-X
- TFC Books FAQ, http://www.tfcbooks.com/tesiafaq e Vassilatos, Gerry, "Tesla's Electric Car, KeelyNet BBS
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Movimento Reichiano Treviso



Noi del gruppo reichiano di Treviso non siamo in grado, lo confessiamo, di provare la validità scientifica e la fondatezza di tutte le teorie orgonomiche reichiane, mancandoci tra l'altro i mezzi tecnici e la competenza scientifica necessari (oltre ai mezzi economici).
Possiamo quindi anche accettare con riserva le teorie orgoniche di Reich, in attesa di una verifica scientifica seria che le confermi o le smentisca. Ma non possiamo accettare la tesi della pazzia di Reich, perché altro è dire che una teoria scientifica dev'essere verificata, altro è dire che si tratta di teorie pseudo scientifiche. Allora avevano ragione i tecnici della "Food and Drug Administration" che hanno portato all'incriminazione di Reich per truffa, con le conseguenti condanna e reclusione. Aveva ragione il sistema americano, quello stesso che ha ordinato il rogo di tutte le opere di Reich, quelle orgonomiche come quelle politiche e sociologiche, con intolleranza e fanatismo degni della Santa Inquisizione.
Galileo Galilei giustamente si lamentava perché nessuno dei suoi accusatori si era degnato di guardare dentro il suo cannocchiale. Reich, nell'America del 1957, denunciò una cosa analoga: tutti sostenevano che la sua era follia, ma nessuno si era degnato di sedersi dentro un accumulatore orgonico!
Ci troviamo di fronte ad un classico esempio di intolleranza ideologica, che non stupisce se viene inquadrato nella lunga serie di persecuzioni cui Reich fu soggetto nella sua esistenza. Egli è stato oggetto di un vero e proprio linciaggio morale da parte di ogni scuola, chiesa, setta o partito cui rifiutò di conformarsi.
Dobbiamo tenere presente che è stato espulso dalla Società Internazionale di Psicoanalisi, la quale ha provveduto a cancellare il nome di Reich dalla sua storia dopo essersi impadronita di alcune sue scoperte in fatto di terapia analitica.
La Società Internazionale di Psicoanalisi accusava infatti Reich, tra l'altro, di essere un comunista. L'anno dopo il partito comunista lo espelleva invece con l'accusa di essere un piccolo borghese.
Marcuse e Fromm si sono pure appropriati di alcune intuizioni reichiane, che poi hanno diluito e annacquato nelle loro opere, senza minimamente riconoscere il loro debito.
Dovette fuggire inoltre, attraverso cinque o sei paesi, dalla Germania alla Austria, alla Danimarca, Svezia, Norvegia e Stati Uniti, dove morì in prigione.
Tali persecuzioni non erano certamente dovute al fatto che Reich abbia o meno elaborato delle teorie pseudo scientifiche, ma per la coerenza e il vigor polemico con cui portò sempre avanti la sua lotta contro ogni tipo di autoritarismo e conformismo e per aver attaccato il tabù più profondo e radicato della sua società: quello sessuale.
Dobbiamo inquadrare la storia della follia di Reich in questo quadro: allora ci risulterà comprensibile che verosimilmente si tratta di una volgare calunnia, di una delle tante forme di persecuzione cui è stato oggetto.
Per entrare nel merito delle ricerche reichiane sull'energia vitale, detta energia orgonica, riteniamo interessante, tra gli altri, l'episodio dei rapporti di Reich con Einstein.
La storia di questi rapporti è ben raccontata nel citato libro di De Marchi, cui rinviamo il lettore, per un'informazione più dettagliata.
In sintesi si tratta di questo: nella ricerca di un riconoscimento e anche per ottenere la collaborazione di altri scienziati in un campo di ricerca che appariva vastissimo, Reich scrisse ad Einstein, esule in America a causa del Nazismo, per sottoporgli la sua scoperta. Einstein si dichiara interessato e i due si incontrano per un colloquio.
Le teorie di Reich sono confermate sperimentalmente (se dobbiamo credergli) da uno strumento da lui definito accumulatore orgonico, che, come dice il nome, serviva appunto ad accumulare l'energia orgonica. Il fatto che appariva straordinario e incredibile (infatti non si spiega se non con la teoria reichiana) era un aumento di temperatura che si verificava tra l'interno e la parete superiore dell'accumulatore.
Einstein riconobbe che, se questa condizione si verificava realmente, si sarebbe trattato di "una grossa bomba" ossia di un importante e rivoluzionaria scoperta scientifica.
Reich portò dunque un accumulatore orgonico in casa di Einstein, l'apparecchio fu installato nel sotterraneo della casa stessa. Il termometro segnava effettivamente quella famosa differenza di temperatura.
Einstein volle trattenere l'accumulatore per alcuni giorni. Dopo dieci giorni Reich riceve una lettera in cui la differenza di temperatura viene spiegata in una maniera piuttosto banale e sbrigativa.
La spiegazione suggerita ad Einstein da un suo assistente era che la maggior temperatura era dovuta al fatto che la casa era riscaldata e il sotterraneo no. Era logico quindi che sulla superficie superiore dell'accumulatore vi fosse una maggior temperatura, per essere detta superficie più vicina al soffitto.
Reich risponde con una chiara e netta confutazione di tale tesi, comprensibile anche ai non iniziati in materie scientifiche. Tra l'altro Reich invita a collocare l'accumulatore all'aria aperta e dichiara che la differenza di temperatura si sarebbe verificata comunque, anche se sull'accumulatore non incombesse alcun soffitto, né alcuna copertura calda o fredda, ne battessero su di esso raggi solari.
Proponeva inoltre tutta una serie di verifiche.
A questa lettera Einstein non si curò di rispondere, malgrado varie sollecitazioni.
Dopo un paio d'anni cominciò a circolare la voce che Einstein aveva controllato sperimentalmente le teorie di Reich, dimostrandone l'inconsistenza.
Poiché era vero che Reich aveva confutato la presunta, sommaria, dimostrazione di Einstein, i collaboratori di Reich (pazzi anche loro?) scrissero ad Einstein avvertendolo che sarebbero stati costretti a pubblicare tutto il carteggio Einstein-Reich, perché fosse ristabilita la verità dei fatti.
Einstein rispose sprezzantemente negando l'autorizzazione alla pubblicazione della corrispondenza (evidentemente Einstein si rendeva conto che non aveva fatto una bella figura) ed accusando Reich e i suoi collaboratori di voler sfruttare il suo nome per scopi pubblicitari.
Dopo una risentita, lucida e dignitosa protesta da parte di Reich, Einstein cambia tono e conclude: "Devo pregarla di trattare con discrezione le mie dichiarazioni orali e scritte, così come ho sempre fatto con le sue".
Reich generosamente si astenne, infatti, dal pubblicare quella corrispondenza. Così la voce che Einstein aveva dimostrato l'infondatezza delle teorie reichiane è ancora in circolazione, insieme a molte altre.
Un'ultima curiosità: il giudice che condannò Reich al carcere, prima di emettere la condanna, chiese una perizia psichiatrica. Ma i periti nominati dal Tribunale, rappresentanti di quella scienza ufficiale che ha decretato e decreta l'infondatezza delle teorie orgoniche, dichiararono che "l'imputato era perfettamente sano di mente".
È per questo che Reich finì in un carcere e non in un manicomio criminale.
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IL LAMA REINCARNATO CHE STUPISCE LA RUSSIA
Di Giampaolo Visetti (da “la Repubblica”, domenica 13 marzo 2005, p. 39)

MOSCA.
La testa, rasata, suda. Le mani, morbide, sono calde. Il cervello trasmette impulsi elettrici. Le unghie crescono. Il corpo perde e riacquista peso. La pelle, tesa, è elastica. Gomiti e ginocchia si muovono. Naso ed orecchi sono dove ognuno li ha. Gli occhi, intatti, stanno chiusi: qualcuno, raramente, nota le palpebre sollevarsi. Il cuore sembra pronto a riprendere il battito. Vene e arterie sono piene di sangue, di gelatinosa consistenza. Il lama Khambo Itighevolv è tornato. Prima di morire, nel 1927, lo aveva promesso. Ora i buddisti russi lo venerano come “il dio rinato”. Sette volte all’anno, nelle feste solenni, la sua cella nel monastero di Ivolghinskij, affacciato sul lago Baikal, si apre ai fedeli. A migliaia lasciano i villaggi dell’estremo Oriente e della Mongolia per accorrere a Ulan-Ude, in Buriazia. Non c’è posto per tutti. Attorno alla cassa di cedro protetta da una campana di cristallo, dove il corpo disteso 78 anni fa è riemerso seduto nella posizione del loto, possono sfilare 15.000 persone al giorno. Per quest’anno gli accessi, aumentati a 130.000, sono esauriti. Medici e scienziati di tutto il mondo non sanno spiegare il fenomeno. Nei laboratori si esaminano campioni di tessuti, capelli, cartilagini. Le radiografie confermano solo il mistero: gli organi di quella che fu la guida spirituale dei buddisti russi sono perfettamente conservati. Dove si ferma la ragione, accorre la fede. I monaci del “dazan” sono sicuri. Il lama Khambo, dopo aver raggiunto lo stato della “perfetta vuotezza”, è vivo. In lui si è reincarnato il primo capo della chiesa buddista, Pandito Khambo, lama Zajaev. Era nato nel 1702. Morì a 75 anni, promettendo agli allievi di tornare dopo altrettanti. Alla data stabilita, 1852, venne alla luce Khambo Itighelov. Visse altri tre quarti di secolo, confermando a sua volta il ritorno dopo un tempo corrispondente. Alla scadenza, tre anni fa, ha rispettato l’appuntamento. Da allora la vita, identificata con la “trasmigrazione dell’anima”, riprende a scuotere il suo corpo: mummificato pur senza aver subito alcun trattamento. Aveva lasciato il mondo in modo sorprendente. Nel 1917, mentre l’impero degli zar Romanov crollava sotto i colpi dei bolscevichi di Lenin, aveva rinunciato a governare la chiesa buddista. Per dieci anni Khambo Itighelov si era ritirato in un monastero. Sedeva immobile, solo nella cella: “Devo perfezionare – spiegava – il mio spirito”. Il 15 giugno del 1927 convocò i suoi discepoli. Chiese che recitassero per lui la preghiera dei defunti: “Auguri di bene per chi se ne va”. Gli allievi erano incerti. “Perché maestro – chiesero – dobbiamo recitare questi versi per lei che è sano e forte?”. Il lama sorrideva. Li pregò di tornare a guardare il suo corpo dopo 30 anni. Volle che venisse scritto che dopo 75 anni il suo spirito sarebbe stato nuovamente tra loro. Poi, dopo aver pronunciato da sé l’orazione funebre, smise semplicemente di respirare. Lo stupore, dominato dalla paura, ha impedito che venisse cremato. Fu messo nella terra, avvolto in un lenzuolo e cosparso di sale.
“Nel 1957 – racconta oggi la direttrice dell’istituto religioso a lui dedicato, Yanzhima Dabaevna – il lama Itighelov è stato esumato. Era intatto, non si è potuto bruciare come prescrive la legge buddista. Nel 2002 la conferma del miracolo. Pesava 37 chili, oggi oscilla sui 42”. Nessuno ha diffuso la notizia della mummia reincarnata. Si temeva che attorno al Maestro fiorisse un’ingiustificata idolatria. Poi, misteriosamente, decine e quindi centinaia di fedeli hanno iniziato a battere al portone del convento. “Chiedevano di Khambo – spiega la sua discendente – abbiamo dovuto prendere atto della verità”. Il fenomeno è stato contenuto fino a gennaio. Il centro di medicina legale del ministero della salute, assieme all’università di Mosca, esitavano a pronunciarsi. Quindi il verdetto choc: “Gli esami di laboratorio – scrive il professor Viktor Zvjagin – non hanno rilevato nei tessuti organici del corpo qualcosa che li distingue da quelli di una persona vivente”. Dieci giorni fa, su richiesta dei monaci, gli esami sono stati sospesi. Il “lama rinato” smette di essere un fenomeno scientifico e si consegna all’insondabilità della credenza. I buddisti dell’estremo Oriente russo, ma anche quelli sparsi lungo il confine cinese, giovedì hanno festeggiato, pregato e ringraziato. Al monastero sono stati fissati i giorni in cui, entro un anno, si potrà onorare il Maestro: 24 aprile, 23 maggio, 10 luglio, 27 settembre, 24 ottobre, 26 novembre, 29 gennaio 2006. “I dubbi sono fugati – dice l’attuale capo dei buddisti, Khambo lama Ajuscejev – gli esperimenti non servono più. Il lama Itighelov è come noi, solo in uno stato di assenza. La reincarnazione è compiuta”. I monaci della Buriazia ricordano così l’origine dell’enigma. La “mummia vivente”, appena onorata anche dall’attore Richard Gere, avrebbe raggiunto il livello di astrazione dal corpo descritto nel 1400 dal famoso lama Bogdo Zonkhavy. “E’ uno stato paranormale straordinario. Si ottiene attraverso lo svuotamento: un percorso spirituale ignoto, che consente di abbandonare e riacquisire il proprio corpo”. A provarlo, un vecchio verbale della locale guarnigione della polizia russa. “Il lama – si legge – nel pomeriggio correva a cavallo sulla superficie del lago Beloje, come fosse sul selciato”. Altri raccontano che fosse in grado di spostarsi fulmineamente: si riduceva ad un punto, riapparendo in un istante a un chilometro di distanza. Yanzhima Dabaevna ha scoperto che i magici poteri si sono rivelati al ritorno del maestro dopo vent’anni di studi alchimistici in Tibet. Il monastero, oggi cinese, è stato distrutto. Khambo Itighelov rimane l’ultimo custode del proprio segreto”.
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