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C'è nudismo e nudismo, facciamo chiarezza!

Autore: Emanuele Cinelli
Data pubblicazione: 31 marzo 2009

La lingua italiana è una delle lingue più ricche di vocaboli, però non è sempre possibile chiamare le cose con termini specifici e non è infrequente che un'unica parola venga utilizzata per fare riferimento a situazioni anche fortemente diverse. E’ proprio il caso del nudismo, e allora andiamo a fare chiarezza, tenendo conto che è discorso assai complesso, che tra un estremo e l’altro ci stanno infinite variazioni, che non è possibile esaminare tutti i casi specifici ma ci si dovrà necessariamente limitare a trattare solo alcune situazioni, diciamo, di base, quelle situazioni che sono più chiaramente definibili e che meglio si distaccano tra loro. C’è anche da dire che trattasi di discorso assai lungo e volendolo esaminare con una certa precisione e un discreto livello di approfondimento sarà necessario suddividerlo in più interventi, il primo, questo, introduttivo che va a individuare ed elencare gli usi che abbiamo definito base, gli altri che entreranno nel merito di ogni singolo e specifico utilizzo base.

Quali sono le situazioni di base per le quali si utilizzano le parole nudismo e nudista?

1)      Naturismo

2)      Nudismo

3)      Nudismo trasgressivo

4)      Nudismo esibizionista

Ci aggiungo alcune situazioni che spesso dalla società tessile vengono confuse con il nudismo o che vengono attribuite al nudismo, pur essendo invero preesistenti al movimento nudista e figlie dei tabù introdotti dalla società tessile stessa, ovvero conseguenza del tessilismo e non del nudismo:

5)      Esibizionismo

6)      Edonismo sessuale

7)      Autoerotismo pubblico

8)      Violenza sessuale

Situazioni che andrò ad analizzare sotto l’unica voce di alterazioni alla sfera sociale-sessuale.

Partiamo proprio da quest’ultima situazione, le alterazioni alla sfera sociale-sessuale, che, di fatto, è quella che più si allontana dalla vera visione del nudismo e dalla sua stessa ideologia: il nudo non indissolubilmente legato al sesso.

Le alterazioni alla sfera socio-sessuale

Come detto queste situazioni non hanno in realtà nulla a che vedere con l’ideale originario del nudismo, vi sono spesso accomunate dalla società tessile e dai media per un’errata interpretazione delle cose, nonché, a volte e troppo di sovente, per maliziosi e tendenziosi giochi di convenienza e scoop giornalistico.

Esibizionismo, edonismo sessuale, autoerotismo pubblico, violenza sessuale sono tutti atteggiamenti che preesistevano alla nascita del pensiero naturista/nudista, non si possono pertanto in nessun modo attribuire al nudismo. Purtroppo i soggetti che praticano tali attività, eccetto la violenza sessuale, hanno trovato sulle spiagge nudiste il modo di mascherarsi ed esercitare le loro alterazioni con un’apparente maggiore tranquillità e sicurezza. Se, però, approfondiamo di più l’argomento e le diverse situazioni, possiamo capire perché alla fine la realtà è ben diversa da quello che sembra e che taluni affermano.

Ovviamente non prendo in considerazione nessuna attività che venga praticata in luogo privato e nella riservatezza, che di fatto non possono considerarsi alterazioni della sfera socio-sessuale e non formano atti di violenza su nessuno.

Pur nella contestualizzazione comune che vede gli esibizionisti operare in luoghi pubblici, l’esibizionismo si applica secondo due correnti di pensiero: coloro che si esibiscono d’innanzi ad altri consenzienti e coloro che si esibiscono d’innanzi a persone ignare e non consenzienti. Il primo caso possiamo accomunarlo a quello dell’edonismo sessuale e potrebbe al limite sfociare nel nudismo esibizionista; il secondo caso è invece quello più tipico e riportato da sempre in centinaia se non migliaia di barzellette e aneddoti. Coloro che praticano tale attività godono, ovviamente, delle reazioni di stupore, d’indignazione, di paura che possono indurre nelle loro vittime; ma che stupore, indignazione, paura possono indurre in chi pratica il nudismo ed è abituato a vedere le persone nude? Ecco che costoro di certo non andranno a praticare su di una spiaggia nudista, pertanto non si può affermare che le strutture nudiste siano un ricettacolo di esibizionisti, questi sono piuttosto attratti dai luoghi più o meno oscuri frequentati da tessili: cinema, discoteche, ritrovi per fidanzati (camporelle) e via dicendo.

L’edonismo sessuale, ovvero l’elevazione del godimento sessuale a unica finalità delle propria vita e, nel caso specifico, alla pratica delle attività sessuali in pubblico, può certamente trovare collocazione sulle spiagge nudiste e nelle altre situazioni di nudismo, nessuno lo vuole negare. Resta però il fatto che, come dimostrato in apertura, tali atteggiamenti non sono conseguenza del nudismo, ma in questo trovano solo il modo per nascondersi. In un ambiente in cui tutti sono nudi diventa più facile mostrarsi e valutare la merce da altri offerti. D’altra parte non è vero che sia più facile compiere le attività sessuali dato che i nudisti non apprezzano che si frequentino i loro posti  per finalità sessuali, specie se le attività sessuali sono preposte all’attuazione pubblica, ossia nel luogo stesso di pratica del nudismo. Per questo in genere si formano zone ben distinte, anche se talvolta limitrofe tra loro: una frequentata da soli nudisti, l’altra frequentata da soli ricercatori di sesso. E’ vero che non è facile distinguere le due zone, ma di questo non si può farne colpa al naturismo e al nudismo, che, quando possibile, cercano di allontanare le persone sospette e tentano di tenersi alla lontana dai ricercatori di sesso.

L’autoerotismo pubblico è in tutto e per tutto assimilabile al discorso fatto per l’edonismo sessuale, l’unica differenza è che tali soggetti sono spesso più sollecitati ed eccitati da chi non li accetta piuttosto che da chi li accetta e quindi solo in parte si auto esiliano nelle zone dedicate all’edonismo sessuale. Che dire …  per metterla in ironia: almeno spariscono dalle spiagge tessili dove sono comunque presenti da sempre (anche se meno visibili)!

Il discorso della violenza non è da prendersi nemmeno in considerazione, non esistono notizie di violenze sessuali perpetrate in ambienti a frequentazione nudista, ma avvengono sempre e solo nell’ambito di ambienti tessili, mi spingerei a dire, senza nessuna pretesa di scientificità, che la visione del nudo possa inibire il violentatore. Certo è che la violenza, come tutte le altre alterazioni socio-sessuali sono assolutamente sconosciute nelle comunità nudiste e lo erano nelle popolazioni allo stato primitivo che, per l’appunto, non davano al nudo una valenza imprescindibilmente sessuale.

Il nudismo trasgressivo

Abbiamo visto come le alterazioni alla sfera socio-sessuale nulla abbiano a che fare con il nudismo e che non ne sono la conseguenza ne diretta ne indiretta, caso mai il nudismo può essere un valido e importante aiuto alla loro cura e, se diventasse pratica comune e ampiamente diffusa, alla loro scomparsa.

Passiamo ora a parlare di quelle situazioni per le quali la parola nudismo viene anche utilizzata con correttezza semantica e formale, ma dal punto di vista culturale e storico sono situazioni assai distanti da quello che è il significato originale dato al termine nudismo; iniziando dal nudismo trasgressivo.

Di recente coniazione e in rapida diffusione i termini “nudismo trasgressivo” e “nudismo esibizionista” contribuiscono a distinguere situazioni sostanzialmente differenti, situazioni che si basano su una “filosofia” alquanto diversa e devonsi pertanto tenere ben distinte: il nudismo fine a se stesso (nudismo), il nudismo con finalità sessuali (nudismo trasgressivo) e il nudismo praticato al solo scopo di esibire se stessi e godere di tale esibizione (nudismo esibizionista).

Parlerò ampiamente in seguito del nudismo fine a se stesso, qui mi interessa solo evidenziare che la parola nudismo senza nessun’altra aggiunta non deve intendersi, per motivazioni storiche, in senso generale e generico ma deve intendersi riferita solo ed esclusivamente al nudismo fine a se stesso, al nudismo praticato al solo scopo di liberarsi dall’ottenebrazione delle vesti, di permettere al corpo di respirare liberamente e di vivere alla massima intensità la natura e le percezioni che la stessa ci trasmette.

Se ci si vuole riferire allo stare nudi per mostrare il proprio corpo ad altri con il preciso e unico, o comunque predominante, scopo di stabilire il contatto visivo necessario alla valutazione e alla scelta delle persone con cui potersi poi unire per finalità sessuali,  beh allora alla parola nudismo è opportuno associare un aggettivazione che ne vada a specificare e delimitare il significato. L’ideale sarebbe quello di non usare nemmeno la parola nudismo, ma di fatto le persone stanno nude, indi praticano nudismo e risulta alquanto difficile trovare un termine differente (sarebbe come voler trovare un termine specifico per tutte quelle persone che da tessili frequentano locali e spiagge con il preciso scopo di “cuccare”, alias trovare qualcuno con cui fare sesso). Per altro chi non voglia alterare i fatti per malizia o interesse credo possa benissimo comprendere la differenza che ci passa tra una parola da sola e una parola aggettivata.

A questo punto, però, dobbiamo anche fare un’ulteriore distinzione, ovvero distinguere tra coloro che poi il sesso lo vanno a praticare in privato o in luoghi pubblici particolarmente isolati (la classica e tessilissima camporella) e coloro che invece lo praticano in pubblico, ovvero direttamente sulla spiaggia o nei suoi immediati dintorni, ma in ogni caso senza preoccuparsi della presenza di persone estranee e non consenzienti, anzi, queste possono anche essere la ciliegina sulla torta (combinando trasgressione ed esibizionismo) .

I nudisti trasgressivi che praticano sesso in privato credo non vadano nemmeno trattati in questa sede: alla fine fanno esattamente quello che tutti fanno; come facciano sesso e con chi lo facciano sono affari assolutamente loro e non è corretto metterci naso.  E’ comunque bene comprendere che rappresentano una piccola parte dei nudisti, che raramente risultano molesti e non più (anzi molto meno) di quanto lo possano essere i tessili  quando vanno a “caccia” di compagnia sessuale, che un tessile difficilmente verrà avvicinato, che a chi è nudo il massimo che possa capitare è di vedersi fare la corte, che basta un “no, grazie” per allontanarli, che non fanno altro che fare quello che tantissimi tessili giovani e meno giovani fanno sulle spiagge tessili, nelle discoteche, nei bar, nelle piazze, eccetera.

Quelli che praticano sesso in pubblico sono coloro che apportano al nudismo le peggiori e più accese critiche. E’ bene comprendere che sono una minoranza dei nudisti, che solitamente tendono a raggrupparsi in zone specifiche, che sono facilmente identificabili, che è possibile evitare d’incrociarli, che si tengono lontani dalle zone frequentate da famiglie, che un tessile difficilmente verrà avvicinato, che a chi è nudo il massimo che possa capitare è di essere invitato a partecipare ai “festini” e basta un “no, grazie” per allontanarli, che il movimento nudista è assolutamente contrariato dalla loro presenza e li allontana, per quanto possibile fare, dalle proprie zone, ma soprattutto è bene comprendere che … con le finalità del nudismo costoro non hanno nulla a che vedere.

In conclusione, il nudismo trasgressivo ha in comune con il nudismo solo l’atteggiamento dello stare nudi, ma si distingue nettamente per luoghi, metodi e finalità, gli unici a non distinguere correttamente le due cose sono i fomentatori, i (falsi) perbenisti e i giornalisti a caccia di scoop; costoro citano nei loro discorsi o esibiscono in televisione o sulle riviste scene di nudismo trasgressivo (se non addirittura di sesso comune, quale gli incontri nel club privè, che proprio nulla hanno a che fare con il nudismo e con i luoghi del nudismo) al solo scopo di denigrare artificiosamente il nudismo, spesso anche alterando volutamente la realtà o, comunque, riportandone solo quelle parti che a loro convengono e ignorando tutte le altre che smonterebbero i loro “castelli di sabbia”.

Il nudismo esibizionista

Se coloro che praticano il nudismo come approccio al sesso fatto pubblicamente sono una delle principali fonti di critiche verso il nudismo da parte del mondo tessile, coloro che lo praticano al solo fine di esibire se stessi  sono una delle principali motivazioni di discussione nell’ambito stesso del movimento nudista.

Se, infatti, i primi sono facilmente individuabili, questi ultimi, escludendo di fatto coloro che si esibiscono fuori dall’ambito nudista che vanno intesi come esibizionisti (e basta) e sono già stati considerati parlando delle alterazioni alla sfera socio-sessuale, spesso passano inosservati a chi non conosce le abitudini e gli atteggiamenti del nudista. Per meglio dire, il tessile e il nudista novello fanno fatica a distinguere un nudista da un nudista esibizionista e tendono ad accomunare le due cose arrivando talvolta a considerare tutti i nudisti degli esibizionisti: per un tessile comprendere come ci si possa mettere nudi per il solo piacere di starci, senza motivazioni di esibizione o di carattere sessuale, è forse la cosa più difficile.

Allora, come riconoscere e distinguere un nudista esibizionista? Quali sono le principali forme di nudismo esibizionista?

La più semplice e diffusa è rappresentata da coloro che stanno per ore e ore in piedi, fermi e immobili, nel bel mezzo della spiaggia o, più tipicamente, sulla battigia, ove possono fingersi interessati e impegnati al bagnarsi i piedi, le gambe o parte del corpo (raramente se non mai li si vede in acqua a nuotare).

Poi troviamo coloro che passeggiano avanti e indietro per la spiaggia, senza sosta e, anche qui, per ore e ore. Sembrano anime senza pace ne riposo condannate al continuo errare. Risultano meno evidenti di chi sta fermo, ma possono essere ancor più fastidiosi dal punto di vista della pace e del relax, specie su spiagge strette ove nel loro errare sono costretti a passare vicinissimi alle persone ferme, inondandole di sabbia o di acqua.

Infine ci sono quelli che, standosene tranquilli al loro posto stesi sull’asciugamano o passeggiando con apparente noncuranza, si toccano con atteggiamento voluttuoso e sensuale cercando di suscitare negli spettatori, vittime di tale esibizione, chi reazioni di stupore, chi di eccitazione, chi ambedue le cose. Qui, però, siamo in una situazione di confine con il nudismo trasgressivo già esaminato.

I nudisti esibizionisti finiscono inevitabilmente con il richiamare l’attenzione dei tessili, specie nelle zone di confine tra spiaggia tessile e spiaggia nudista o dove innanzi la spiaggia ci sia un intenso traffico nautico, ma è proprio corretto associare questa forma di esibizionismo, diciamo, “leggero” alla presenza più o meno importante di nudisti e alla creazione di luoghi in cui praticare il nudismo?

Iniziamo da una considerazione molto, molto banale: l’esibizione di se stessi e del proprio corpo è uno degli aspetti più radicati nella società moderna, la società dell’apparire. Tutto, dall’abbigliamento ai profumi, dagli accessori agli atteggiamenti, viene studiato e indossato al preciso proposito di richiamare, più o meno coscientemente, l’attenzione su di se. Ecco che tale “esibizionismo” tessile inevitabilmente si riporta pari pari nella pratica del nudismo in chi è alle prime esperienze o in chi proprio non riesce a liberarsi del concetto edonistico di se stesso e del corpo.

Forte però è la resistenza e l’opposizione all’esibizionismo da parte del movimento nudista, ovvero di coloro, e sono molti, che hanno abbandonato totalmente il concetto oggettistico del corpo e praticano il nudismo proprio come forma di considerazione soggettiva del “se” e del “gli altri”: non più oggetti da esibire, da guardare e/o da usare, ma piuttosto essenze e presenze che completano l’armonia del vivere in natura.

Considerazioni, queste ultime, che portano ad altre osservazioni di tipo consequenziale:

1)      è assolutamente scorretto e ingiusto incolpare il nudismo per l’esistenza e la diffusione dell’esibizionismo, in qualsiasi forma lo si voglia vedere;

2)      l’esibizionismo nudista è eredità del pensiero e dei modi del mondo tessile;

3)      la pratica del nudismo, in particolare quello comunitario, per sua concettualità e pratica tende a eliminare l’esibizionismo.

Il Nudismo

In sostanza ne ho già definito l’essenza nei paragrafi precedenti, vuoi parlandone direttamente, vuoi per esclusione derivata dalla definizione e dall’analisi di cosa non è nudismo pur essendo talvolta, in particolare dai media, definito come tale. Apparentemente, quindi, parrebbe non esserci più molto da dire, scopriremo invece che sul nudismo c’è ancora molto da trattare.

Iniziamo riprendendo e ripetendo la definizione storica e, pertanto, corretta e attendibile del Nudismo, quello con la N maiuscola, quello senza aggettivazioni aggiuntive, ovvero quello che viene praticato non come preludio alle attività sessuali o come esaltazione del se e del proprio corpo, ma solo e semplicemente come condizione fine a se stessa, come esigenza fisiologica (eliminazione del fastidio e dei danni fisici provocati dalle vesti, ripristino delle capacità di autoregolazione termica del corpo, eccetera) e psicologica (liberazione dalle limitazioni mentali proprie del tessilismo, superamento degli stereotipi costruiti dal mondo tessile, rinuncia alla valutazione degli altri, liberazione dall’autovalutazione ipercritica, eccetera),  come stato naturale e originario (l’uomo era nudo e si è vestito solo per proteggersi dal freddo e dalle intemperie, si nasce nudi, i bambini non hanno problemi a stare nudi, i bambini preferiscono stare nudi anziché vestiti, i bambini sono più spontanei e si muovono meglio da nudi che da vestiti).

Il Nudismo, quindi, nasce da specifiche e forti esigenze fisiche e psichiche, per poi arrivare a diventare uno stile di vita; il nudista inizialmente pratica solo in determinate circostanze (ad esempio solo in spiaggia), ma presto arriva a stare nudo ovunque sia possibile, e ovviamente consentito, starci: casa, spiaggia, montagna, piscina, sauna, eccetera. E’ l’effetto di non ritorno che tutti i nudisti conoscono bene: provato una volta a stare nudi, la sofferenza dello stare vestiti diventa immediatamente palese e si inizia ad aspettare impazientemente la prossima occasione in cui potersi spogliare.

Ovviamente i nudisti non sono avulsi dalle esigenze fisiologiche sessuali, anche loro, come tutti, hanno un’attività sessuale che si sviluppa secondo le normali e usuali regole del mondo tessile, riservatezza compresa. A tal proposito, però, nel mondo nudista si possono individuare alcune differenti correnti di pensiero e di atteggiamento: negazionismo, oscurantismo  e realismo.

I negazionisti si pongono come obiettivo quello di dare del nudismo l’idea di un mondo assolutamente ascetico e casto; un mondo dove il sesso apparentemente non esiste, dove le persone al sesso non pensano e rifiutano qualsiasi cosa possa anche lontanamente richiamare le attività sessuali. Ecco che costoro non ammettono che negli ambienti nudisti si possano pubblicamente tenere i benché minimi atteggiamenti di tenerezza di coppia (anche una semplice carezza o un bacio possono essere intesi come provocatori), non ammettono l’esposizione di immagini che possano dare l’idea di richiamo o esposizione sessuale (ad esempio foto di persone parzialmente vestite, foto di donne in mutandine, con calze nere e reggicalze), anche una semplice erezione spontanea  (non è frequente, anzi è raro, ma succede) può determinare l’allontanamento di una persona dalla comunità.

Gli oscurantisti vedono le attività sessuali come attività collaterali da non negare ma, al contempo, da tenere comunque nascoste e relegate ai margini del mondo nudista; le tenerezza tra le coppie sono ammesse a patto che si limitino nel tempo e nello spazio, le immagini devono essere di persone interamente nude o interamente vestite, l’erezione spontanea va nascosta e vissuta come una reazione innaturale.

Il realisti rimettono al loro giusto posto le attività sessuali, ribadendo il concetto di naturalezza e spontaneità delle cose, promulgando che la vita nel mondo nudista non è in tal senso diversa da quella nel mondo tessile: il sesso è una parte importante della vita, non l’unica, non la predominante, ma, come oggi riconosciuto e testimoniato da molte ricerche in ambito sociologico e psicologico, assolutamente imprescindibile e fortemente condizionante sulla qualità di vita in generale. Il realismo nudista mantiene un costante parallelismo con il mondo tessile, acquisendone in tempo reale le variazioni nella visione del sesso e delle attività sessuali: nel momento che tutti ne parlano liberamente, anche nell’ambiente nudista non serve nasconderlo e ben vengano le carinerie e le tenerezza tra le coppie, anche quelle un attimo più spinte (tipo accarezzarsi il sedere, cosa che oggi si vede pubblicamente fare da tantissime coppie tessili), si accettino le immagini anche con un piccolo richiamo sessuale nei termini e nelle modalità con cui le stesse vengono utilizzate nell’ambito tessile comune (ironia, gioco, eccetera), si considera normale l’erezione spontanea che non va esibita ma nemmeno nascosta, semplicemente ignorata.

Altra differenziazione di pensiero e atteggiamento riguarda l’accettazione o meno di persone tessili nell’ambito nudista. Ci sono coloro che assolutamente non ammettono che nelle località nudiste ci sia chi sta vestito, ci sono coloro che lo ammettono senza limitazione e, infine, coloro che lo ammettono ma vi pongono un limite che può essere temporale, quantitativo o qualitativo (solo per i primi giorni, solo se parente o amico di un nudista, solo la sera o comunque per freddo, solo slip o solo maglietta).  Qui invero il discorso si fa alquanto complesso perché ci sono sempre e comunque una lunga serie di considerazioni da fare, seguono le principali:

1.       Ambiente libero o struttura nudista?
Nel primo caso le tre correnti di pensiero si evidenziano e differenziano nettamente; personalmente sono a favore della terza soluzione: vestiti si ma solo entro certi limiti;
nel secondo caso tutti diventano un attimino più intransigenti dal momento che ci si chiede perché mai una persona dovrebbe accedere ad una struttura nudista se non si vuole assolutamente mettere nuda!
Esiste il caso particolare degli ambienti “clothing optional”, ovvero quegli ambienti dove i vestiti (costume)sono facoltativi, dove nudisti e tessili sono fra loro mescolati e convivono in pacifica armonia. Tali ambienti sono la naturale rappresentazione del concetto di tolleranza reciproca, rappresentano quello che dovrebbe essere lo stato comune di tutti gli ambienti, quello che personalmente spero possa diventare il futuro delle spiagge (e non solo) italiane (ovviamente in attesa che tutti tornino ad essere  nudisti).

2.       Basse temperature
La sensibilità alla temperatura è cosa molto variabile da persona a persona e anche nella stessa persona gli stati fisici (affaticamento, malessere, eccetera) possono provocare variazioni di adattabilità e termoregolazione. Ecco che diventa difficile poter dare un criterio unico e comune, nemmeno il concetto di maggioranza può essere applicato, ma va necessariamente lasciata ampia libertà decisionale ad ogni singolo individuo (che è libero di non volersi ammalare). C’è da dire che la pratica del nudismo tende a migliorare la capacità di termoregolazione e nel tempo si avverte sempre meno sia il freddo che il caldo.

3.       Intemperie
Il discorso è molto simile a quello fatte per le basse temperature e valgono le stesse conclusioni.

4.       Mestruazioni
Se gli uomini hanno il problema delle erezioni spontanee, le donne hanno quello delle mestruazioni; in genere si ammette che in questo periodo le donne indossino gli slip del costume, c’è però da precisare che si può comunque evitare ricorrendo, come invero fanno diverse nudiste, agli assorbenti interni.

5.       Attività sportive
C’è la falsa idea che solo alcune attività sportive possano essere praticati da nudi, in realtà è stato dimostrato che qualsiasi attività sportiva non solo può essere praticata stando nudi, ma l’atleta ne trae anche giovamento: migliore traspirazione, maggiore libertà di movimento, minore surriscaldamento del corpo e, quindi, minore trasudazione con conseguente minore effetto di raffreddamento all’interruzione dell’attività. Anche l’uso di attrezzi ginnici non è limitativo: sudando meno la protezione di un semplice foglio di carta (tipo quello che usano oggi i medici per i lettini da visita) può risultare più che sufficiente, in ogni caso anche da vestiti è richiesta e necessaria la protezione di un asciugamanino, si tratta eventualmente di usarne uno un poco più grande. Anche gli sport che prevedono contatto fisico si possono praticare da nudi: il nudista tende a curare meglio la pulizia del corpo e non si vede quale timore possa esserci verso il contatto di due corpi totalmente nudi.

6.       Balli e altre attività ricreative
Purtroppo anche in diverse strutture (campeggi, villaggi) nudiste negli ultimi anni si nota la tendenza a vestirsi completamente per le attività ricreative serali (e non solo), quali i balli o i giochi di gruppo. E’ una tendenza assolutamente incomprensibile e per la quale valgono tutte le considerazioni già fatte ai punti precedenti, in particolare quelle relative alla temperatura e alle attività sportive.

Ecco, questo è il nudismo “vero” e metto tra virgolette la parola vero poiché non è formalmente corretto parlare di nudismo vero e nudismo falso, ma si dovrebbe parlare di nudismo e di … altro!

Ora avete tutte le informazioni necessarie per poter conoscere e riconoscere i nudisti dai non nudisti, per poter apprezzare le idee del nudismo, per avvicinarvi a questo mondo; poco importa se diventerete nudisti oppure no (anche se, ovviamente, io lo spero), importa che sappiate distinguere, che sappiate comprendere, che sappiate condividere, che sappiate convivere con la realtà nudista.

Il Naturismo

Parlando di nudismo e delle sue diverse interpretazioni non possiamo non esaminare il Naturismo.

Taluni ritengono il concetto naturista più evoluto di quello nudista, altri scindono nettamente le due cose e vedono nel Naturismo un qualcosa che al Nudismo ha solo aggiunto altri obiettivi e altre finalità (quelli del naturalismo, dell’ecologia, del vegetarianismo, dell’animalismo), senza per questo migliorarlo o peggiorarlo sotto l’aspetto, diciamo, filosofico. Di certo siamo in presenza di un qualcosa che supera l’aspetto puramente interpretativo del nudismo; il Naturismo, infatti, è un vero e proprio movimento sociale basato su regole comportamentali e obiettivi di vita tesi all’armonia con la natura. Ecco che la pratica della nudità non è più un fine, non è più l’obiettivo, ma diventa un mezzo per raggiungere gli obiettivi desiderati e, nel contempo, un’espressione degli stessi.

Difficile dire se sia nato prima il Nudismo o prima il Naturismo, di certo il Naturismo ha da sempre integrato in se stesso la pratica della nudità e il concetto di nudismo, risulta pertanto logico ritenere che le due cose abbiano quantomeno origine comune e analoga età.

Tralasciando gli episodi e gli avvenimenti da ritenersi preistorici, seppur interessanti e non indifferenti, i primi vagiti del movimento naturista si possono far risalire alla fine del XIX° secolo, quando in Germania venne fondato lo Jugendbewegung, movimento giovanile ai cui ideali si ispirarono i precursori del naturismo: Paul Zimmerman e Richard Ungewitter innanzi a tutti.

Nel corso dei primi trent’anni del ‘900 in Germania sorsero diverse Associazioni e vari campi nudisti, purtroppo l’avvento del Nazismo sciolse le Associazioni e distrusse le strutture, pur senza frenare del tutto le attività naturiste e, soprattutto, senza provocare la scomparsa dell’ormai maturo movimento naturista. Infatti, alla fine del secondo conflitto mondiale, nel giro di pochi anni si osserva al risorgere delle attività, delle associazioni e delle strutture naturiste: nel 1949 viene fondata la Deutscher Verband  fur Freikorperkultur (DFK - Federazione Naturista Tedesca) e negli anni immediatamente successivi nascono associazioni anche in molti altri stati europei.

Precursore del Naturismo italiano fu Ernesto Guido Gorishegg (1927).

Nel 1974 si tiene a Cap d’Agde, in Francia, il Congresso Internazionale del Naturismo e, nel corso dei lavori, viene coniata la definizione ufficiale e ancor oggi utilizzata e pubblicizzata dalle varie Associazioni Naturiste: “Il Naturismo è un modo di vivere in armonia con la natura, caratterizzato dalla pratica della nudità in comune, allo scopo di favorire il rispetto di sé stessi, degli altri e dell’ambiente”.

Attualmente il Naturismo è praticato in buona parte del mondo, sebbene con differenti livelli di accettazione sociale.

-          Francia, Spagna, Croazia, Germania, Grecia, Finlandia, Svezia, Danimarca e Olanda riconoscono ufficialmente il Naturismo.

-          In Francia e nei Paesi Scandinavi le Federazioni Naturiste fanno parte dell’istituzione corrispondente al nostro Ministero della Cultura, Sport, Educazione Sociale e Giovanile.

-          In Spagna esiste una cittadina interamente nudista, El Fonoll (http://www.kadex.com/fonoll/), poco distante da Barcellona; moltissime spiagge sono “clothing optional”, ovvero su di esse il costume è facoltativo e i tessili convivono pacificamente con i nudisti, senza esigenze di separazioni più o meno simboliche; perfino nella centralissima spiaggia di Barcellona e nei giardini pubblici della stessa città è possibile praticare il nudismo.

-          Negli Stati Uniti d’America, paese notoriamente puritano, esiste una comunità che vive quotidianamente la nudità sociale, integrandosi perfettamente con la società tessile che li accetta, nudi, perfino alle assemblee cittadine; sono poi abbastanza diffuse manifestazioni nudiste in ambito metropolitano, tipo, ad esempio, le biciclettate; esiste una televisione nudista (http://www.rejectshame.com/index.html) che trasmette regolarmente servizi girati da giornalisti che operano stando nudi e non solo in ambito di strutture nudiste.

-          Nel Brasile esiste almeno una comunità che, senza isolarsi dalla società tessile, ha trasformato un villaggio naturista in una residenza fissa, Colina do Sol (http://www.colinadosol.com.br/english/.

-          In Europa sono presenti 1500 strutture nudiste.

Solo l’Italia ancora mostra un forte livello di reticenza nell’accettazione della presenza nudo-naturista e addirittura si muove in controtendenza con il resto del mondo: tre soli luoghi ufficialmente riconosciuti (ma si sta attentando alla sopravvivenza di almeno uno di questi), pochissime le spiagge in cui si tollera ufficiosamente il nudismo (si e no una decina in tutta Italia, ma per alcune la situazione si è fatta critica), altrettanto limitate le strutture naturiste (meno di dieci campeggi, una sola sauna e nessuna piscina), nulle le spiagge “clothing optional”.

Non è forse ora che anche l’Italia si allinei con gli altri paesi del mondo? Non è forse ora di rompere con gli ormai insulsi, inutili e incoerenti tabù del passato? Non è forse ora di ridare alla nostra vita la naturalità e la nudità (non solo fisica) dell’origine?

Perché tutto questo fastidio e questa reticenza verso la nudità? Perché nonostante un sondaggio della rivista FOCUS abbia registrato che l’80% degli Italiani non hanno nulla in contrario a che si pratichi il nudismo, al lato pratico sono pochissimi quello che lo praticano e questi devono spesso subire manifestazioni aggressive, denuncie, ironia, eccetera? Perché è così difficile accettare il proprio corpo per quello che è e non aver nessun timore a mostrarlo? Perché si deve imporre la visione tessile anche a chi è già riuscito a liberarsi dai condizionamenti del puritanesimo e vuole soltanto poter vivere in libertà la propria nudità e assaporare al meglio le sensazioni di benessere che la nudità provoca? Perché ci si deve trincerare dietro a false pretestuose affermazioni pur di negare la salubrità e il potere educativo della nudità comunitaria?

Perché, perché, perché …. Come chiusura di questo mio excursus sul nudismo e sulle sue interpretazioni vi lascio queste domande e spero vogliate provare a dare una risposta che sia obiettiva, libera e giusta!

Fonti e consigli bibliografici

·         "Il Corpo Nudo - Sociologia della nudità" Monia D'Ambrosio - Ed. Sylvia

·         "Il benessere del naturista" Rinaldo Rinaldi

·         "I bambini, il senso di vergogna e gli abusi" Paul M. Bowman - Traduzione Marco Freddi

·         "Neonaturismo - La rivista del naturismo consapevole" - CONAIT

·         "InfoNaturista - Rivista ufficiale della FENAIT" - FENAIT

 

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