Dr. Ottonello Massimo - Genova (Italy)

 
 
 
 
 
 
 
 
 
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Aggiornato al 25/06/2011
by GECSI sas 

Patologie anorettali.

RAGADI

- Caratteristiche

- I sintomi

- Diagnosi

- Trattamenti

- Terapia chirurgica

EMORROIDI

MARISCHE, PAPILLE ANALI

RAGADI ANALI

CISTI PILONIDALE

PRURITO ANALE

CONDILOMI ANALI


 


La ragade anale è una soluzione di continuo localizzata nel canale anale distale, nella maggior parte dei casi localizzata nel piano mediano posteriore, pur potendosi riscontrare anche anteriormente, soprattutto nella donna. Tutte le età possono essere interessate da questa patologia, con un picco d’incidenza tra la terza e la quarta decade. La causa esatta che porta alla formazione delle ragadi rimane ancora oscura, anche se si conoscono alcuni fattori predisponenti quali le aniti, la diarrea, l’abuso di lassativi antrochinonici, (fattore chimico), e cause batteriche. Determinante nella formazione delle ragadi è senza dubbio la stipsi, che determina l’emissione di feci dure e voluminose, che possono essere responsabili dell’instaurarsi di piccole lesioni superficiali. Anche i traumi locali, quali l’utilizzazione di cannule per clisteri, manovre digitali anali, o il coito anale sono fattori spesso presenti nell’anamnesi dei pazienti affetti da tale patologia. 
Accanto a queste forme di ragadi così dette primitive, se ne conoscono anche delle secondarie, come quelle che insorgono conseguentemente ad interventi chirurgici sul canale anale, o quelle che si osservano in casi di morbo di Crohn o di proctocolite ulcerosa.

Sintomi:
la ragade anale costituisce in proctologia una delle cause più frequenti di dolore e sanguinamento. 
Il dolore
si manifesta all’inizio e durante la defecazione ed è acuto, lacerante e molto intenso. Quindi si placa per qualche minuto, per ripresentarsi per una durata di tempo variabile, con caratteristiche di dolore urente, che a volte raggiunge un tale picco di intensità da impedire ai pazienti la defecazione e, nei casi estremi, porta ad una stipsi secondaria. Il dolore in tre tempi è tipico della ragade. L’entità del dolore è dovuta alla caratteristica localizzazione della soluzione di continuo al di sopra dello sfintere anale interno, che diventando ipertonico (spastico) produce un dolore intenso. 
Il sanguinamento
è caratterizzato dalla presenza di sangue rosso vivo, presente come una striatura intorno alle feci o sulla carta igienica. Raramente l’emorragia è cospicua da provocare anemizzazione. Nei casi di ragadi secernenti (sierose), si può avvertire la sensazione di ano umido e prurito anale. Nelle forme cronicizzate si può rilevare la presenza di una marisca sentinella, ovvero di una plica cutanea, per lo più ispessita ed infiammata, localizzata sul margine anale, sotto la ragade. Un altro aspetto caratteristico della ragade cronica è la presenza di una papilla anale ipertrofica sovrastante la lesione stessa. Inoltre, se la sintomatologia dolorosa è protratta nel tempo, non è rara la comparsa di uno stato ansioso e/o depressivo. 

Una possibile complicanza è l’evoluzione verso la formazione di un piccolo ascesso perianale, che a sua volta può evolvere in fistola.

Diagnosi:
La diagnosi differenziale
va posta con le ulcere anali nel M. di Crohn e nella proctocolite ulcerosa, con il cancro anale ulcerato, l’ulcera sifilitica e tubercolare, le lesioni ragadiformi nella malattia di Bowen, il m. di Paget, il Lichen Planus, le lesioni iatrogene (nei traumi da manovre endoscopiche, legature elastiche troppo basse, cannule da clisteri), da introduzione di corpi estranei, da radioterapia, da lesioni da grattamento, da soluzioni di continuo che si manifestano come conseguenza di terapie antibiotiche protratte.

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TRATTAMENTO

Il primo approccio nella terapia della ragade anale è essenzialmente medico, e si basa soprattutto sulla dieta ricca di fibre associata ad una adeguata idratazione (bere almeno 2 litri di acqua/24 h.); la cura dell’igiene locale mediante semicupi giornalieri ripetuti con acqua tiepida e l’utilizzazione di adeguate soluzioni detergenti neutre; l’uso di pomate anestetiche e favorenti la cicatrizzazione, o pomate alla nitroglicerina; l’impiego di dilatatori anali che opportunamente lubrificati, vanno inseriti nel canale anale, onde ridurre lo spasmo sfinteriale interno, con benefici effetti sulla cicatrizzazione della ragade. 
La durata della terapia con i dilatatori è di almeno un mese.

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TERAPIA CHIRURGICA

La terapia chirurgica è indicata nei casi in cui il trattamento medico non abbia sortito effetti positivi, o dopo una recidiva successiva ad un periodo di guarigione, o in casi di dolore acutissimo che costringe il paziente ad assumere massicci dosaggi di analgesici senza o con poco beneficio, con il conseguente instaurarsi di una stipsi ostinata. L’intervento chirurgico d’elezione consiste nella sfinterotomia laterale interna parziale, modulata in relazione all’entità dello spasmo muscolare, e può essere eseguita in anestesia locale o locoregionale. L’escissione della ragade va eseguita solo in casi sospetti per neoplasia o malattia di Crohn.

 
 
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