Lazise da vedere
Lazise, tra Bardolino e Peschiera, deriverebbe il proprio nome da "laceses", che significa "luogo lacustre". Di chiara impronta medioevale è il suo nucleo più antico, circondato dalle mura erette dagli Scaligeri nel sec. XIV e il cui grazioso scenario è dominato dal castello. Angoli pittoreschi sono la piazza V. Emanuele e il porticciolo, ancora animato dalle barche dei pescatori. Vi si affacciano case e portici con bar, ristoranti e negozi che si susseguono poi anche lungo i caratteristici vicoli. Due sono le frazioni del Comune: Pacengo e Colà. La vita economica, un tempo basata quasi esclusivamente sulla pesca e sull'agricoltura, in particolare sulla coltura della vite e dell'olivo, è oggi centrata sul turismo, che fa di Lazise una delle mete preferite della "Riviera degli olivi". Numerosi sono gli alberghi, i
residence, gli appartamenti, gli affittacamere, i campeggi; non mancano i locali tipici dove si possono gustare i piatti a base di pesce di lago, l'olio extra vergine e i vini del Garda veronese.
Il Castello
Eretto alla fine del sec. IX a difesa delle incursioni degli Ungari, più volte rimaneggiato e fortificato, è uno dei castelli gardesani meglio conservati. Ha pianta quadrata, con cinque torri e il mastio. Ai due ingressi, nell'alto del mastio, sono ancora visibili gli stemmi, seppur fatti scalpellare dall'imperatore Massimiliano, di Bartolomeo e Antonio della Scala. "La giustizia del mondragòn la ghe dà torto a chi g'ha rasòn" diceva la gente di Lazise commentando lo stemma con il drago che campeggiava sulle mura: un proverbio che prova la diffidenza verso il potere esercitato con la forza. Il castello è compreso nel parco della villa
Bernini.
La chiesa dei Santi Zeno e Martino
Citata per la prima volta in un documento del 1295, fu dedicata a S. Zeno, protettore della chiesa veronese, delle acque e della pesca. Riedificata dalla fine del Settecento su progetto prima dell'architetto Luigi Trezza, poi di Francesco Ronzani, custodisce la pala di San Martino (1828), di C. Dusi, e la Via Crucis (1831), di P. Testoni; le statue sul frontone della facciata sono di A. Spiazzi.
La chiesa di S. Nicolò
Eretta sul porto nel sec. XII dagli Originari e dedicata a S. Nicolò da Bari, venerato nel Medioevo come protettore delle scuole e dei naviganti, ampliata nella seconda metà del sec. XVI, divenne nel tempo magazzino, teatro, caserma, abitazione, cinematografo. Ritornata al culto nel 1953, anche come Sacrario dei Caduti in guerra, reca sull'esterno della parete settentrionale l'affresco trecentesco della Madonna in trono con il Bambino. Durante la stagione turistica estiva è oggi riservata al culto evangelico.
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