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Museo d'Arte Antica del Castello Sforzesco

Sala VII o del Gonfalone

La scultura tra il XVI e il XVIII secolo e gli arazzi

Il soffitto di questa sala è ornato da ramoscelli con fiori e frutti; vi è configurata due volte lo stemma dei reali di Spagna, mentre nelle lunette compare la divisa araldica dei Figueroa accoppiata con la scacchiera degli Alvarez o degli Ximenes. La sala, nel progetto dello studio BB-PR Architetti Associati (1956) dedicata prevalentemente agli arazzi e un tempo destinata ad ambiente di rappresentanza del Comune di Milano, è dominata ora dalla presenza del Gonfalone cinquecentesco. Le prime notizie relative al progetto per il gonfalone risalgono al 1546, quando la Magnifica Città di Milano, nella persona del Vicario e dei Dodici di Provvisione, con il contributo dei Paratici, incaricava per la gestione economica dell’opera Filippo Candiani e per l’esecuzione il noto ricamatore milanese Gerolamo Delfinone.Tale impresa non dovette sortire in nessun esito, giacché nel 1563 l’operazione ripartì da capo, con il pagamento di un acconto ai pittore cremasco Carlo Urbino, ma anche in questo caso non si arrivò ad alcun risultato concreto. Finalmente sono documentati nel 1565 pagamenti al pittore Giuseppe Arcimboldi per i “primi disegni”, ed al suo “compagno” Giuseppe Meda per la realizzazione definitiva del modello del gonfalone. Sempre nel 1565 è documentato l’affidamento dell’incarico per l’esecuzione dell’opera ai ricamatori Scipione Delfinone, figlio di Gerolamo, e Camillo Pusterla. il gonfalone fece la sua prima apparizione in pubblico I’8 settembre 1566, in occasione della festa del Duomo di Milano, e fu benedetto da San Carlo Borromeo. Dal punto di vista compositivo, il Gonfalone recupera lo schema celebrativo degli archi di trionfo eretti in onore degli imperatori romani: in questo caso si celebra Sant’Ambrogio, raffigurato con lo staffile e il pastorale, ai cui piedi stanno due soldati riversi. L’arco a tutto sesto presenta sui due lati quattro episodi della vita del Santo, da sinistra, dall’alto in basso: il Miracolo delle api (presagio della sua santità), Ambrogio ferma Teodosio all’ingresso del tempio dopo l’eccidio di TessaIonica, Una vergine tenta di far cadere Ambrogio durante il Concilio di Sirmio, Omaggio ad Ambrogio degli ambasciatori di Fritigilde, regina dei Marcomanni (convertita da Ambrogio). Completano l’ornamentazione dell’arco vari elementi decorativi di gusto antiquario, vasi, clipei, angeli che suonano la tuba, timpani con aquile ad ali spiegate, ed inoltre cartelle, volute, maschere e cornici manieriste. Entro una cornice ovale, alla sommità dell’arco è raffigurata la Fede, come una figura femminile seduta accanto alle tavole della Legge, che porta il calice (Eucarestia) e la croce (sacrificio di Cristo). Nei pennacchi, invece, entro clipei sono raffigurati i Santi Gervasio e Protasio, i martiri ritrovati da Ambrogio e con lui sepolti sotto l'altare della basilica ambrosiana.