" Grazie per l'amore che mi dai e che ho tanto bisogno di avere. Grazie ancora per l'amore che prendi e che ho tanto bisogno di darti"

 

 

PENSIERI SFUGGENTI DI

RICORDI DEL PASSATO

         

     I bordi della finestra sembravano una grande cornice, e al di là dei vetri, leggermente appannati dai respiri faticosi che l'uomo emetteva, il giorno pian piano scompariva.    Che sensazione di tristezza.

Oramai gran parte del suo tempo lo trascorreva seduto di fronte al davanzale ad osservare, con gli occhi intetriti e stanchi e con rassegnazione, quasi solamente le sue mani, scarnite per la vecchiaia, poggiate sulle ginocchia tremolanti che non riuscivano più a dare stabilità al suo corpo malandato.

Buontempone.

Un tempo lo era stato davvero. Adesso gli tenevano compagnia solamente i ricordi, che senza connessione logica gli rimbalzavano per la mente, a volte strappandogli un sorriso altre ancora dei rimpianti. I ricordi erano tanti; quelli belli pochi. Ma si rendeva conto che il tempo, che tutto consuma, è solamente l'esistenza in momenti diversi, e la direzione opposta del tempo sono i ricordi, e i ricordi del passato lo aiutavano a dimenticare le sofferenze che viveva.

Riviveva le scene dei tempi trascorsi: quella volta che andò a comperare, per adornare la sua stanza, un' effigie, e una gli era particolarmente piaciuta e gli spiegarono che si trattava di un putto, e lui volendo suscitare l'ilarità dei presenti, agitando le mani in un gran gesticolare a voce alta disse: "PIU' GRANDE. NE VOGLIO UNO PIU' GRANDE. INSOMMA NON AVETE UN PUTTANO". E giù a ridere.

Ma di puttana c'è solo la vita, che trascina il tuo culo per terra dopo averti fatto assaporare la bellezza della gioventù. Ti regala le cose più belle e poi te le lascia guardare da lontano senza darti la possibilità di potertele godere; che devasta le tue membra, ti priva delle forze e ti innalza ad esempio per tutti coloro che pensano la vita senza fine.

E lui la vita ancora l'aveva, quella ancora sì. Gli era rimasta solo quella, spoglia di ogni cosa, e questa cosa gli pesava. Perché lui non l'avrebbe meritato, rimanere da solo così, dopo un'esistenza vissuta tra la gente e con la gente, consumata. "

Si ...lo so che a Te non interessa niente altro che l'anima,... "pensò alzando gli occhi al cielo, "..ma vorrei sapere che te ne fai! e poi sarà un tuo diletto, ma questi sprechi umani mi sembrano un eccesso: deformità, sofferenze. Non si potrebbe attenuare un po' questo tuo accanimento? tanto a Te, penso, non costa nulla." Abbassò gli occhi e pensò: " Il nulla siamo noi; e di più io."

A tutti manca qualcosa, ma a più di qualcuno manca tutto, ma il più delle volte la gente se ne fotte, e si fa fautore per quel qualcosa che gli manca, di tremendi lutti.

"Noi siamo quelli che la vita la subiamo, altro che essere felici." No lui la felicità non l'aveva mai cercato perché convinto che felice non lo è nessuno, anche se a volte basta una donna, e lui di donne ne aveva avute tante. A tornare indietro ne vorrebbe solo una. Una e per sempre. Gli amici gli avevano sempre detto: " Non rovinare la tua gioventù con il matrimonio." E dopo: "Chi vuoi che ti pigli, sei vecchio". Aveva sempre sentito gli amici, ma ora sentiva la solitudine, e ne sentiva troppa, e la solitudine ti uccide.

La condensa sui vetri gli ricordava la pioggia; la pioggia e l'arcobaleno. Sì. Perché la vita è piena di colori da cogliere, da godere. E gli ricordava le lacrime. Le lacrime di tutta quella gente che ha subito i1 furto, la distruzione, 1'aggrigimento del proprio arcobaleno; la vita non la trovi al supermercato.

Al supermercato di sotto, lui, amava guardare gli scaffali, tutto quel ber di dio, e la gente, e ogni cosa. Con fatica si alzò dal suo posto, scese le scale con sofferenza e vi si recò. Si mise a guardare, si guardò attorno, le marche: tutte nomi di santi; g1i pareva di stare in paradiso. Poi guardava i prezzi e ricadeva all'inferno, passando dal purgatorio del suo portafoglio.

E le commesse: attraenti, sorridenti, accoglienti; e la gente, e i carrelli pieni e quelli vuoti; e i bambini, e le grida. Poi d'improvviso, in mezzo a quella confusione, si sentì svenire, lentamente si accasciò, poi cadde al suolo mentre, prima di essere avvolto dal silenzio, sentì una voce gridare: "CORRETE E' MORTO"; e da quel momento si sentì più vivo.

 

© Erestino Mangone
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         Dettagli del libro

  • Titolo: La foglia

  • Autore: Mangone Erestino

  • Editore: Libroitaliano

  • Data di Pubblicazione: 2002

  • Collana: Narratori moderni

  • ISBN: 887355394X

  • Pagine: 48

  • Reparto: Narrativa italiana

 

 

 

 

          

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