CLAUDIO MAGRIS (dalla Presentazione a Neuterio della lontra

"... Chi non ha un vero senso dell'infinito, lo imita e spaccia le sue cosette finite per esso; chi ha il senso dell'eterno, sa che deve dimorare nel proprio tempo, nella sua limitatezza e nella sua transitorietà, proprio per rispetto verso l'eternità, mentre chi non ha il sentimento di quest'ultima ne parla continuamente, bestemmiandola, ma atteggiandosi a suo sacerdote. I falsi sacerdoti dell'eterno solidarizzano, sotto sotto, con i gigioni della negazione, di cui hanno bisogno per recitare la loro parte di custodi del positivo, ma non perdonano a chi sa che lottare ed amare esigono pena e dolore ma non desiste dalla lotta e dall'amore, a chi vive sino in fondo la propria limitatezza per essere fedele all'infinito. 
I sonnambuli non ameranno il Suo linguaggio scabro e irto, la Sua verità aspra e sgradevole, la Sua esigenza di una legge e il Suo cammino attraverso il deserto verso una legge.
Neuterio della lontra è una favola radicale dell'assenza, della non-esistenza che risucchia e dissolve nel nulla, nell'acqua, tutte le incrostazioni di cui è fatto e in cui consiste l'io. Non è, credo, l'apologia e nemmeno la rassegnata o compiaciuta denuncia di una dissoluzione, ma piuttosto l'apologo di una resistenza alla dispersione. Man mano che s'inoltra nel suo viaggio, l'individuo si accorge di essere, almeno in gran parte, provvisorio, un recipiente di ciò che la storia, la società, la lingua e il caso hanno accumulato, un deposito o una stratificazione di residui, anche di scorie e rifiuti, di elementi minimi e marginali. Giustamente la motivazione del premio che è stato assegnato al racconto parla di "N.N.", di un qualcuno ignoto, senza generalità precise, che può aspirare al massimo ad essere un non-nessuno.
Questo io ha ben poco con sé e anche questo poco sembra sgretolarsi via via, la realtà diviene grottesca ma anche questo grottesco appare consueto, quotidiano, grigio e anonimamente normale, perché manca, è venuto a mancare qualsiasi punto di riferimento o termine di paragone in base al quale qualcosa - una figura, una situazione, un evento - possa essere percepito e giudicato come grottesco..."