MAURO TOSONI (Il Gazzettino, 2 luglio 1991)
E' con la storia di "Neuterio della lontra" che lo scrittore fornese Ermes Dorigo regala alla letteratura del Novecento l'ultimo della schiera degli inetti

 "Neuterio della lontra" è l'ultimo discendente, infatti, della schiatta degli inetti di cui è popolata la letteratura del Novecento, e quella mitteleuropea in particolare. Gli è padre il fornese, tolmezzino d'adozione, Ermes Dorigo che ce ne racconta la storia - ma forse sarebbe più giusto parlare di groviglio di accadimenti senza tempo - in un elegante volumetto edito in Udine da Campanotto nel novembre 90.
Come gli inetti sveviani, come Zeno soprattutto, Neuterio è un irresoluto totale: Pirandello direbbe "inetto a tutto".
Inetto al matrimonio, inetto alle convenzioni, inetto alla vita associata e al lavoro, egli è riuscito a realizzare il sogno di Pascoli, ed ha trovato un nido, meno poetico, perché si tratta di un monolocale ammobiliato, ma pur sempre un nido, dove si è rinchiuso - Dorigo dice "intanato" - assieme a una lontra, cui dedica ogni sua residua energia vitale per aiutarla a scampare dalla morte certa, cui il degrado ambientale la destina.
Animale simbolo, questa lontra, forse proiezione dell'aspirazione estrema di Dorigo a tornare nell'umido della placenta, ma anche, più scopertamente, presagio della fine imminente che attende quel che in noi rimane di umanità.
Ed è proprio questo "inlontrarsi" - per dirla alla Dorigo - che imprime una svolta alla "storia": sfrattato a causa dell'acqua che la lontra rovescia sul pavimento e fa cadere al piano di sotto, Neuterio inizia un lungo viaggio che ha per destinazione i fiumi Foglia e Metauro, nei pressi di Urbino, dove, a quanto assicura il WWF, la lontra troverebbe il suo "habitat" ideale.
Così Neuterio, indeciso a tutto, decide di fare almeno una cosa: salvare la lontra.
Questo viaggio psicanalitico ci rivela l'essenza del dramma, una personalità scissa, schizofrenica quasi, che emerge dal racconto di due identità parallele: quella di Neuterio e quella dell'alter ego N.N.
Una schizofrenia che assume connotati di catastrofe, se la si riporta, come fa Dorigo, alle dimensioni più ampie della scissione linguistica e culturale che coinvolge il Friuli: Neuterio "alla frontiera delle due lingue che coabitavano in lui" non riesce a trovare un'identità, "non si riconosceva né in quel soggetto né in quell'oggetto", così finisce per rinchiudersi ancor più a riccio.
Una materia. come si vede, che avrebbe potuto con facilità impregnarsi della gravità del dramma, se Dorigo, che scrive dopo il terremoto e Chernobyl, ma anche dopo la caduta del muro di Berlino, non l'avesse relativizzata con un linguaggio ironico che riporta tutto alle sue dimensioni reali: nonostante tutti gli sforzi compiuti per annichilirlo, l'uomo tira avanti, magari scisso, magari senza correr dietro ai "lanternoni" di Mattia Pascal, ma pur sempre in cerca di qualche briciola di verità.

 

"Una prosa fittissima che non concede alcun respiro"

Marosia Castaldi

"Un lavoro solido e ponderato con innesti volponeschi, alteranti e irrequieti, sgomenti e ironici, che animano e irrobustiscono la compattezza della pagina"

Ercole Bellucci

"L'intonazione lirica fa constatare una volta di più che è la poesia madre dell'essenziale, è la vita stessa. L'andamento, i neologismi con i loro guizzi ironici fanno di questo lavoro una cosa bella e importante"

Beno Fignon

 

 
di prossima pubblicazione
il romanzo
IL FINIMENTO DEL PAESE
con prefazione di

Mario Rigoni Stern