ALDISS: il bambino robot

di Brian W. Aldiss

Elaborazione e Adattamento per TEATRO

di Tito di Blasi

 

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I Personaggi

Monica Swinton –

Henry Swinton –

David -

Teddy Bambolotto

L’Orso

L’Amicane

Danzatori

Aldiss

Postino

 

Soggiorno con tavolino da salotto, due poltrone, una scultura futurista nell’angolo, grande schermo per video conferenze e paesaggio virtuale. Nell’angolo c’è David, gioca sul pavimento con carta e matita sotto lo sguardo compiaciuto dell’Amicane, il cane robot.

 

Il sistema di regolazione della finestra video conferenza riporta l’immagine di un giardino con alberi e cespugli di rose a colore variabile.

Monica Swinton entra in salotto, accende l’audio della finestra virtuale: una leggera musica si diffonde nella stanza e accompagna la canzone di Monica Swinton che si muove a passo di danza, spolverando e sistemando l’arredo.

- Sai David – dice rivolta al suo bimbo che gioca nell’angolo con carta e matita – Molti anni fa si giocava in grandi giardini con alberi e viali fioriti, si correva su tappeti d’erba, si raccoglieva la frutta direttamente dalle piante, si facevano passeggiate nei boschi, ci si tuffava nelle acque fresche e trasparenti di laghi e fiumi incontaminati, e ci si poteva sdraiare al sole sulla riva del mare senza il pericolo di mareggiate improvvise o tempeste magnetiche. (Sospira, poi allunga una mano verso la finestra, coglie una rosa virtuale color zafferano e la porge a David)

Tieni, David, non è un incanto? Ah, se tu vedessi le rose reali, sono ancora più belle sai, un giorno… un giorno, forse, quando ci trasferiremo a Nereo, andremo insieme a visitare l’oasi naturale di Gartenland, ti piacerà, ne sono certa, ci sono fiori reali di ogni specie, … e un profumo…!

Cos’è Nereo?

E’ il nostro asteroide, vi sono scuole di alta specializzazione ed è ricchissimo di risorse… su Nereo si coltivano soltanto cose naturali…

Quando andrò a scuola?

Tu non hai bisogno di scuola, David… Tieni, prendi la rosa!

 

David alza gli occhi e sorride senza rispondere. Prende il fiore, poi attraversa di corsa la stanza e scompare dietro la poltrona dove è disteso l’Amicane: questi agita la coda e si rotola sul pavimento.

Monica segue David e vede che ha gettato la rosa nella vasca delle navi radiocomandate: è seduto nell’acqua coi sandali ai piedi.

 

David, perché fai il cattivo così, sai che non devi stare nell’acqua, può essere perticoloso… vieni subito qui a cambiarti scarpe e calze!

 

David, mogio e contrariato, si mette a sedere sulla poltrona, si lascia levare scarpe e calze, ma quando Monica fa per prendere l’asciugacapelli, sguscia via nel silenzio della casa verso la sua cameretta. (esce dal retro)

 

Che ti prende, David, non hai mai avuto paura dell’asciugacapelli…

Vado da Teddy, vado da Teddy…

 

Monica Swinton, forme aggraziate e occhi luminosi, va a sedersi sulla poltrona accomodando elegantemente le membra. Il tempo le sta appollaiato sulle spalle con l’accidia maniacale che riserva ai bambini, ai pazzi e alle mogli i cui mariti sono lontani a migliorare il mondo.

 

Che me ne faccio di tutte queste comodità – si lamenta rivolta all’Amicane – abitiamo in un quartiere sopraelevato, uno dei più scik della città, ma non possiamo aprire la finestra perché le case sono una addosso all’altra e l’aria puzza… abbiamo la finestra virtuale a stagioni variabili, gli elettrodomestici a comando di voce, il cane robot (gesto verso l’Amicane)… ma io mi sento sola… e il mio bel corpicino si sta rinsecchendo… presto avrò anche superato l’età per fare figli…

 

Quasi meccanicamente, allunga una mano e varia la lunghezza d’onda della finestra. Il giardino svanisce e una voce elettronica commenta le immagini:

"Ora potete ammirare il centro cittadino, il palazzo dei convegni e il grande salone dell’ultimo piano dove i direttori della Shynthank stanno consumando una pantagruelica colazione ufficiale per festeggiare il lancio del nuovo robot. Alcuni invitati indossano le maschere faccia di materiale plastico che quest’anno vanno di gran moda".

 

Guarda come si ingozzano i signori direttori e le loro belle mogli, e sono tutti snelli e magri nonostante quella esagerazione di cibo che si sono tirati addosso…

 

La voce elettronica continua a commentare: "Henry Swinton, amministratore delegato della Synthank, sta per fare un discorso. Ci colleghiamo direttamente con la sua voce". Henry Swinton prende la parola:

 

Innanzitutto permettetemi di salutare mia moglie che segue da casa la presentazione del nostro primo robot a intelligenza programmata. La giornata di oggi, infatti, segna per la nostra compagnia un autentico balzo in avanti. Sono passati quasi dieci anni da quando lanciammo sul mercato mondiale le nostre prime forme di vita sintetica. Tutti sapete quanto successo abbiano riscosso, specialmente i dinosauri in miniatura. Ma nessuno di loro aveva intelligenza. Sembra paradossale che in questa fase e in quest’epoca noi possiamo creare la vita e non l’intelligenza. Il prodotto che rappresenta il nostro fiore all’occhiello, il verme solitario Croswell, vende più di tutti essendo di gran lunga il più stupido…

 

Risate e battimani dal pubblico.

 

Senti come ridono… non hanno capito nulla… se questo è vivere…

 

Monica si alza e aumenta il volume dell’audio.

 

Ti abbraccio, Monica, fra meno di un’ora sarò da te… Voi, cari amici, potrete rimanere qui dopo la conferenza… il buffet resterà aperto finché non avrete consumato tutte le prelibatezze naturali preparate per voi dai nostri cuochi italiani…

 

Trascinando la sua cartella, David rientra nel salotto, gira furtivamente intorno al lato della stanza insieme a Teddy, il bambolotto robot, e va a sedersi vicino al tavolino: tira fuori dalla cartella carta e matita e si mette a disegnare. Teddy cammina rigidamente e va a sedersi in poltrona.

Monica Swinton riporta la finestra virtuale alle immagini del giardino fiorito, non vuole che David ascolti la trasmissione. Poi infila una mano in tasca e tira fuori una scatoletta, l’apre, prende quattro pastiglie di colore diverso, ne inghiotte una e porge le altre a David, Teddy e all’Amicane: i tre protestano e fanno espressioni disgustate, ma poi acconsentono.

 

Su, masticatele bene e ingoiate – dice Monica con voce suadente - l’integratore proteico ci preserva dalle carenze del metabolismo… lo so, fanno schifo, ma i cibi naturali sono ormai introvabili e non ce li possiamo permettere…

 

La voce elettronica annuncia:

 

"Attenzione, è l’ora del relax: per mantenere in forma il vostro apparato psicofisico, vi consigliamo di concentrarvi sui movimenti di Tajiquan che vi proponiamo. Tre esperti elettronici di Thai Chi busseranno fra qualche istante alla vostra porta".

Monica Swinton apre l’uscio e fa entrare i tre ginnasti-robot: sintonizza la finestra virtuale sul paesaggio di una piazza e, mentre l’audio trasmette una delicata antica musica cinese, inizia a muoversi lentamente seguendo i gesti dei tre robot.

(circa dieci minuti di Tajiquan : Celestina, maestro e altro allievo).

Finita la danza-ginnastica i tre salutano secondo il rito cinese Tajiquan ed escono muovendosi in sincronismo perfetto. Monica si siede in poltrona e legge una rivista a immagini virtuali.

David gioca ancora un poco con carta e matita poi smette di scrivere e comincia a far rotolare la matita su e giù per la ribalta del tavolino. Poi chiama ad alta voce Tedyy:

 

Vieni un po’ qua Teddy !

 

Il bambolotto Teddy sta sulla poltrona, con un libro ad immagini animate e un soldatino di plastica tra le zampe. Il modello fonico della voce del suo padrone lo attiva e lui si alza a sedere.

 

Teddy, non so cosa scrivere, vieni un po’ qua! – gli dice David.

 

Scendendo dalla poltrona, il bambolotto Teddy cammina rigidamente fino ad abbracciare la gamba del bambino. David gli fa posto accanto a sé.

 

Fin’ora che cosa avevi scritto?

Scritto: – David prende il foglio e lo fissa attentamente – Cara mamma, spero che adesso tu stia bene. Ti voglio tanto bene.

 

Segue un lungo silenzio, poi il bambolotto dice.

 

E’ bello. E’ lì, dagliela.

Non è ben fatto. Lei non capirà.

 

All’impulso del bambolotto, un piccolo computer passa in rassegna tutte le possibilità.

 

Perché non lo scrivi coi pastelli?

 

Al silenzio di David, il bambolotto ripete:

 

Perché non lo scrivi coi pastelli?

 

David guarda la finestra virtuale.

 

Teddy, sai a cosa pensavo? Come si fa a distinguere le cose reali da quelle che non lo sono?

 

Teddy sfoglia il repertorio delle alternative.

 

Le cose vere sono buone.

Mi domando se il tempo è buono. Non credo che a mamma il tempo piaccia molto. L’altro giorno – oh! tanti giorni fa – ha detto che il tempo la lasciava indietro. Ma il tempo è reale, Teddy?

Gli orologi ti danno il tempo, gli orologi sono reali. Mammina ha degli orologi, quindi a mammina devono piacere. Ha un orologio al polso, vicino al quadrante direzionale.

 

David aveva cominciato a disegnare un jumbo jet sul retro della lettera.

 

Ti piace il mio jumbo, Teddy? – glielo mostra, poi, dopo un momento di silenzio, riprende a dire - Io e te siamo reali, vero, Teddy?

 

Gli occhi del bambolotto guardano il bambino senza esitazione.

 

Io e te siamo reali, David.

Tu sei uno specialista in tranquillizzazioni, Teddy. Io non sono bravo, Teddy. Scappiamo via!

Tu sei un bravissimo bambino. La tua mammina ti vuole tanto bene.

 

David scuote lentamente la testa:

 

Se mi vuol bene perché non posso parlare con lei?

Stai facendo lo sciocco, David, mammina si sente sola, è per questo che ha te!

No, lei ha papà. Io ho soltanto te, e mi sento solo.

 

Teddy gli dà un buffetto sulla testa.

 

Se stai tanto male, è meglio che ritorni dallo psichiatra…

Io lo odio quel vecchio psichiatra, mi fa sempre pensare che non sono reale… - poi continua – Teddy, io credo che mammina e papà siano reali, vero?

Fai proprio delle domande sciocche, David. Nessuno sa che significhi veramente "reale".

Andiamo a prendere un altro fiore da tenere sul cuscino quando andrò a dormire. Così morbido e bello mi ricorda mammina… Vieni, andiamo in giardino…

 

Il bambolotto lo segue per quanto le tozze zampette glielo consentono, ma Monica Swinton lo blocca, chiama una volta suo figlio e poi rimane lì, indecisa. Sul tavolino ci sono dei pastelli. Obbedendo a un impulso improvviso, va alla scrivania e trova decine di pezzi di carota. Su molti ci sono delle scritte nella maldestra calligrafia di David. Ogni lettera è di un colore diverso. Nessun messaggio è finito:

 

< Mia cara mammina, cosa provi veramente, mi vuoi bene come io ne voglio a te?>

< Cara mammina, io voglio tanto bene a te e a papà e il sole splende>

< Cara mammina, Teddy mi sta aiutando a scriverti. Io voglio tanto bene a te e a Teddy>

< Mammina cara, sono il tuo solo e unico bambino e ti voglio tanto bene che delle volte…>

< Cara mammina tu sei davvero la mia mammina e io odio Teddy…>

< Cara mammina, sono io il tuo vero bambino non Teddy e ti voglio bene ma Teddy>

< Cara mammina, questa è una lettera solo per dirti quanto ma proprio tanto>

 

Monica Swinton scoppia a piangere poi si avvicina a Teddy:

 

Teddy, per caso David te lo aveva detto che andava in giardino?

 

I circuiti cerebrali del bambolotto erano troppo semplici per la circonvenzione:

 

Mhm.. sch… nos.. sin no… Sì, mammina!

Perché non me lo hai detto subito?

Non lo so, mammina.

Me lo hai tenuto nascosto… è come avermi detto una bugia!

Sì mammina.

Piantala di chiamarmi mammina… perché David mi sfugge? Non avrà paura di me, spero?

No, lui ti vuole molto bene.

Perché non riusciamo a comunicare, allora?

… David non è andato in giardino, David è di sopra.

 

La risposta la blocca:

 

Perché perdo tempo con questa macchina… dovrei invece prendere David fra le braccia e stringerlo forte come fa ogni mamma amorosa con il proprio figlio… Non ne posso più …

 

Ritorna allo schermo video conferenza per seguire il marito lungo il tragitto del rientro a casa, e vede Henry sull’uscio che sta per entrare. E’ con lui un giovane elegantemente vestito, l’Umano di Servizio sintetico, il suo regalo per Monica.

 

Monica! Ehi Monica! – chiama Henry ad alta voce.

Lei gli getta le braccia al collo baciandolo ardentemente sulla guancia e sulle labbra. Henry resta di stucco. Quando si scosta per guardarla, nota che il suo volto emana luce e bellezza. Erano mesi che non la vedeva così appassionata. Istintivamente la stringe più forte.

Amore, che è successo?

Oh, è meraviglioso rivederti, caro!

Anch’io sono felice di rivederti, cara. Lo so che ti senti sola, sappi però che resterò a casa tutta la settimana: abbiamo presentato il progetto del nuovo super robot. Stiamo per lanciare una nuova forma di vita intelligente: un Umano di Servizio a grandezza naturale. Che non solo è dotato di intelligenza, ma ne è dotato in misura controllata. Ascolta: Ti piace questa casa, Aldiss? – domanda rivolgendosi all’Umano di Servizio.

Le rose, a volte, soffrono di batteriosi del susino – risponde il robot.

Queste rose sono garantite indenni da qualsiasi imperfezione.

E’ sempre consigliabile l’acquisto in garanzia, anche se costano qualcosa di più…

- Grazie per l’informazione – conclude freddamente Henry – le forme di vita sintetica datano meno di dieci anni, i più vecchi androidi meno di sedici: le pecche dei loro sistemi sono ancora in corso di perfezionamento. Un passo alla volta… - poi si rivolge a Monica - Hai sentito, cara?… Per il futuro, progetteremo altri modelli maschili e femminili con un design più avanzato: saranno anche collegati alla Rete Mondiale delle Informazioni, così, tutti nella nostra casa, potremo usufruire di un equivalente di un Einstein! A questo punto l’isolamento individuale sarà sconfitto per sempre. Questo ne è il prototipo: la password per attivarlo è Aldiss, è il mio regalo per te…

Io non voglio un robot, io voglio un bambino, un bambino vero! Un bambino da allattare e far crescere con le mie cure, da tenere fra le braccia e cantargli la ninna nanna, insegnargli a parlare e a camminare, che faccia cacca e pipì nei pannolini, che si ammali, che pianga e faccia i capricci, che metta i dentini uno alla volta e mi sorrida… voglio un bimbo nostro, un bimbo da amare…

 

Monica Swinton sta per mettersi a piangere, ma in quel momento squilla il campanello, un suono di frequenze atoniche dissonanti.

Monica Swinton esce e va ad aprire. Si sentono voci dall’uscio: poi Monica lancia un urlo di gioia. Riappare con un foglio in mano, seguita da un portalettere robot:

 

E’ meraviglioso Henry – urla gettandogli le braccia al collo.

Si ripete la scena dei baci e abbracci appassionati.

Per amor del cielo, Monica, che cosa c’è di meraviglioso?

 

Legge di sfuggita l’intestazione della copia fotostatica che ha in mano: Ministero per la Demografia. Si sente impallidire, un subitaneo assalto di emozione e speranza.

 

Monica, oh no! Non dirmi che hanno estratto il nostro numero?

Sì, amore mio, sì, abbiamo vinto la lotteria mensile della procreazione! Possiamo procedere da subito a concepire un bambino!

Urrà! Juh!…. dai qua, voglio leggere!

< Circoscrizione Groenlandia Nord, 3° periodo lunare dell’anno 2898.

A Monica ed Henry Swinton: autorizzazione a procreare n° 12/898.

Come lorsignori ben sanno, la pressione demografica è temporaneamente sotto il livello di guardia e pertanto questo Ministero per la Demografia ha deciso di autorizzare alla procreazione, mediante estrazione a sorte, una coppia senza figli che abbia presentato regolare domanda entro e non oltre il 50° periodo lunare dell’anno 2895. Siamo lieti di comunicarVi che la sorte del 3° periodo lunare di quest’anno Vi ha favorito e che il concepimento del primo figlio potrà avvenire con decorrenza immediata. Con le nostre congratulazioni.>

 

Henry e Monica si mettono a saltare e a ballare: il discomusik elettronico capta il ritmo del ballo e scelglie una canzone del secondo millennio: Banana Both di Harry Belafonte (oppure una canzone di Jovanotti).

Henry esce e va in cucina a prendere una bottiglia di Crysler-Moet & Schandon, schampagne naturale del ’50, lo versa nelle coppe e brinda insieme a Monica, poi estrae dalla tasca una scatoletta e la mostra a Monica:

 

- Guarda, l’ho preso al buffet della conferenza, è caviale naturale! Vedi Monica? l’Umano di Servizio cade proprio a proposito, sarà un bell’aiuto per te, con tutto quello che avrai da fare…

E di loro due che ne facciamo ? – chiede Monica, indicando Teddy e David.

Non c’è problema – risponde Henry euforico - gli facciamo una bella ottimizzazione al centro utilità di sistema e li teniamo con noi… ti faranno compagnia…

David è così strano… ma ormai mi ci sono abituata…

 

Continuano a ballare: al suono della musica l’Amicane attiva il suo sensore acustico e, agitando la coda, si unisce alla coppia e comincia a ballare: i suoi movimento sono meccanici a scatti.

Teddy prende David per mano e lo invita a ballare: i loro movimenti sono molto schematici, ma ben coordinati.

 

Hai sentito, Teddy, ci vogliono ottimizzare…

Sì, David, così non soffri più…

 

L’Umano di Servizio si avvicina ad Henry e chiede tutto cerimonioso:

 

Posso ballare anch’io, signore?

Certo, Aldiss, balla anche tu! Balliamo tutti… Urra!

 

L’Umano di Servizio aziona l’alternatore ritmico e balla come un umano reale: la sua è una danza da professionista di insuperabile bravura.

A quel punto si mette a ballare anche il postino robot.

 

Al ritmo di Banana Both si chiude il sipario.

 

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