SALA I:  

RICERCA DELL'ARMONIA E DELLA PERFEZIONE NELL'UNITA' DEL SUO OPERATO...

Ciò che realmente separava Leonardo sia dai grandi “investigatori” della natura, sia dai mistici e dai maghi, fu la sua coscienza artistica. Al pari dei maghi e degli scienziati di quell’epoca egli credeva nell’esistenza di una suprema Armonia che governa ogni cosa ma, diversamente da loro, attribuiva al pittore la capacità di riprodurre visibilmente questa Armonia e i suoi effetti. Nel suo “Trattato della Pittura”, Leonardo parlava della pittura come di uno strumento magico, in quanto evoca emozioni e sentimenti, e contemporaneamente di uno strumento scientifico, perché riproduce forme e dimensioni tangibili.

Scriveva il Vasari: “. . rizzatosi il Re e presoli la testa per aiutarlo, lo spirito suo che divinissimo era, conoscendo non poter avere maggiore onore, spirò in braccio a quel Re.”

Questa scena di Leonardo che muore tra le braccia del Re di Francia è considerata dal Vasari un gesto simbolico che riassume in sintesi il ritratto dell’artista: la somma potenza terrena e il genio quasi divino, il pittore sublime che è insieme un filosofo eccezionale e un mago. Ma lo stesso Vasari non tenta neppure di capire che cosa poi Leonardo intendesse per pittura.

E’ necessario pertanto riaccostarsi a Leonardo cercando di capirlo aldilà di una diffusione aneddotica, o di una frammentarietà del personaggio ritrovandone il fantastico e misterioso disegno unitario della sua opera eccezionale.

Il pittore è accanto all’ingegnere, al ricercatore, all’esperto che va notomizzando tutto, ed è il disegno del pittore che scava oltre nelle cose, che va un po’ più in là e un po’ più a fondo. Le migliaia di pensieri dei suoi manoscritti trovano nel disegno, nella pittura che li accompagna, quel compimento che considera tutte le qualità delle forme: mare, siti, piante, animali, erbe, fiori.

E veramente questa è la scienza.

Nel magico punto di unione fra questa scienza e quella pittura Leonardo volle collocare il suo segreto, che solo chi riuscirà a ricomporre l’unità dell’opera sua i suoi manoscritti e le sue “pitture”— riuscirà a svelare.....

Leonardo Platone

Leonardo amava la natura, l'osservazione, la scienza ed aveva una infaticabile volontà di ricerca: egli voleva perseguire in modo scientifico la conoscenza razionale dell'universo... e la ricerca sul suo  universo è stata trasfusa nel Cenacolo, che si rivela una miniera di notizie, di curiosità e di scoperte. La struttura teorica del Cenacolo è costruita soprattutto secondo gli insegnamenti di Platone, Socrate, Enoch, gli Esseni, Giovanni Evangelista, San Girolamo, Gioacchino da Fiore, Nicola Cusano, Ficino...

NICOLA CUSANO .(1401-1464) :Filosofo e Matematico

FU IL PRIMO NEOPLATONICO DEL 400

Nome italianizzato del filosofo e matematico tedesco Nikolaus Krebs. Studiò diritto a Heidelberg e Padova dove si addottorò nel 1423, e in teologia a Costanza. Partecipò al Concilio di Ba-silea, componendo, in quell'occasione, il "De concordantia Catholica" (1433), in cui sosteneva l'unità della Chiesa Cattolica e la concordanza di tutte le fedi Cristiane.

GLI ESSENI.....I pitagorici dell'Ebraismo

Gli Esseni, affondando le loro radici nell'Ebraismo, erano cultori della geometria e molte delle loro figure sono sia amuleti che potenti oggetti di  meditazione iniziatica per cui Filone li definisce i Pitagorici dell'Ebraismo. Un'altra analogia tra Cabalisti ed Esseni è l'adorazione del Sole, che entrambe le scuole assunsero a principale simbolo della loro teologia anche se, come affermò San Gerolamo, gli Esseni adorarono tutti gli astri ribadendone l'identificazione coi Cabalisti. Ed è proprio in questo aspetto che è possibile trovare la chiave per capire il sistema del Dupuis che indica in Cristo il Sole e negli Apostoli i 12 segni dello Zodiaco; la chiave rappresenta l'affinità tra Cristiani ed Esseni e tra questi e i Cabalisti."."Gli Esseni nell'elaborazione della loro dottrina esoterica avevano adottato un calendario solare di 364 giorni, diverso da quello lunisolare in uso nell'ambiente farisaico".

Cabbala è il termine tradizionale più comunemente usato per indicare il patrimonio degli insegnamenti esoterici del Giudaismo e del misticismo giudaico, sviluppatosi durante il Medioevo a partire dal secolo XII. La Cabbala è un fenomeno assolutamente unico, e non deve essere ritenuta identica a ciò che nella storia della religione viene chiamato “misticismo”. In realtà essa è allo stesso tempo esoterismo, teosofia ed applicazione di entrambi alla risoluzione di problemi esistenziali.Il secondo elemento nella Cabbala è quello della teosofia, che si propone di penetrare i misteri dell’operare divino e di comprendere le relazioni tra la vita divina da una parte e la vita dell’uomo e della creazione dall’altra.

Molti cabbalisti concepivano la Cabbala come una sorta di rivelazione primordiale che era stata concessa ad Adamo o alle prime generazioni e che resisteva a nuove rivelazioni, fatte di tempo in tempo, e all’oblio, quando la tradizione era stata dimenticata o interrotta. Questa forza inesauribile della sapienza esoterica continuò ad agire in opere apocrife come “1l Libro di Enoch”, fu posta ancora in risalto nello “Zohar”, e servì quale base per la diffusione dell’insegnamento cabbalistico.

Venne largamente accettata la nozione che la Cabbala fosse la parte esoterica della Legge Orale data a Mosè sul Sinai.

La Cabbala è l’applicazione sperimentale dell’esoterismo biblico ai problemi della vita: è quindi esoterismo ebraico, applicato ai problemi quotidiani.

Leonardo e la sua scuola

Nella Firenze dei Medici era in auge la scuola neoplatonica. una corrente di pensiero che optava per un atteggiamento di vita contemplativo per cui ogni intervento nelle cose della realtà quotidiana andava evitato. Erano stati riscoperti gli antichi e rivalutata la loro mitologia, la loro mistica.

Se una parte dei valori sostenuti dai neoplatonici, come il loro gusto per l’armonia del mondo classico, colpì sicuramente Leonardo è altrettanto certo che una delle loro regole fondamentali lo vedeva decisamente contrario. Per tutta la vita egli infatti lottò contro la barriera che nella filosofia neoplatonica divideva le arti “liberali” da quelle meccaniche. Per arti liberali si intendevano ~e espressioni del pensiero indirizzate verso la pura contemplazione della verità.

Queste “arti”, come la filosofia o le lettere, erano ritenute superiori a qualsiasi arte o mestiere che si esp rimesse in forme, cose concrete, materiali. Le arti meccaniche,

considerate “vili”, prevedevano un intervento sul la fatica fisica, la dimestichezza con attrezzi e l’architettura, la ingegneria rientravano nelle arti loro manualità, erano considerate di secondaria evidentemente accettare questa concezione che conoscenza del mondo.

PITAGORA INTRODUCE NELL'ESOTERIEMO L'ELEMENTO SCIENTIFICO

‘Tutte le cose sono numeri”, predicavano i pitagorici: l’unità è concepibile come un punto, il due la linea, il tre la superficie (triangolo), il quattro il solido (piramide). Dietro l’apparente varietà e disordine del mondo, si nasconde una struttura numerica e geometrica semplice e razionalmente conoscibile. L’idea che la matematica sta alla base del sapere, in quanto in grado di scoprire la realtà fisica, verrà ereditata da Platone, poi dalla filosofia medievale e infine si trasmetterà alla scienza moderna. Lo stesso Galileo affermava che il libro della natura è scritto in lingua matematica e i caratteri sono triangoli, cerchi ed altre figure geometriche.

 

LA CABBALA FIORENTINA

A Firenze, all’interno dell’Accademia Platonica, finanziata dai Medici, si sviluppò una ricerca cristiana sulla Cabbala. Gli studi portarono alla scoperta che la Cabbala era una rivelazione divina originale, oscuratasi nel tempo, e che,recuperata, aiutava a comprendere non solo gli insegnamenti di Pitagora, di Platone e degli orfici, ma anche i segreti della fede cattolica. Il fondatore di questa scuola cristiana della Cabbala fu il celebre prodigio-Giovanni Pico della Mirandola (1463/1494).Pico iniziò i suoi studi cabbalistici nel 1486 —Leonardo era giù a Milano— e quindi non vi fu senz’altro un diretto scambio con Pico ma al suo ritorno in Firenze, nel 1500, Leonardo venne sicuramente a conoscenza di questi studi (3).

LO SEFER YEZIRAH

Il più antico testo ebraico di cosmogonia e di cosmologia onto e filogenetica è lo “Sefer Yezirah” (Libro della Creazione).

La sua brevità (meno di 2000 parole complessive nella versione più lunga), il suo stile oscuro e nel contempo laconico ed enigmatico, la sua terminologia, non trovano paralleli in altre opere su temi affini. Lo Sefer Yezirah ci è pervenuto in due versioni: una più breve, che appare in moltissime edizioni come libro vero e proprio; oppure una versione più lunga che talvolta viene pubblicata come appendice. Entrambe le versioni esistevano già nel X secolo e lasciarono la loro impronta in numerosi manoscritti di carattere speculativo o esoterico. Il tema centrale è uno stringato discorso sulla cosmologia e la cosmogonia come atti creativi divini, espressi sotto forma immaginativa di chiara origine mistica. Il forte legame tra il libro e le speculazioni ebraiche sulla sapienza divina è evidente fin dall’inizio, poichè afferma che Dio creò il mondo per mezzo di “32 vie segrete della sapienza”. Queste 32 vie, definite come “dieci Sephiroth beli mah” e le “22 lettere elementari” dell’alfabeto ebraico, sono presentate come le fondamenta dell’intera creazione. Il capitolo 1 tratta delle Sephiroth e gli altri cinque della funzione delle lettere. Apparentemente, il termine Sephiroth è usato nel senso esclusivo di “numeri”, benché, impiegando un termine nuovo, l’autore sembri alludere a principi metafisici o a fasi della creazione del mondo. L’autore pone in risalto, per quanto ambiguamente, il carattere mistico delle Sephiroth, descrivendole dettagliatamente e discutendo il loro ordine gerarchico. Almeno le prime quattro emanano l’una dall’altra. La prima è lo spirito del Dio Vivente.

Le dieci Sephiroth corrispondono ai dieci pianeti, suddivisi in 4 gerarchie. I gerarchia:

Nettuno, Urano, Saturno; Il gerarchia, chiamata Jehova: Giove, Marte, Sole; III gerarchia:

Venere, Mercurio, Luna; IV gerarchia: Terra.

(Dalla prima Sephirah promana, mediante la condensazione, “uno Spirito da un altro”; cioè dapprima vi è l’elemento primordiale del calore e da esso si separa il fuoco; da esso: fuoco ed aria, dall’aria: aria ed acqua; dall’acqua: acqua e terra.

In principio c’è il calore (Saturno), poi segue il fuoco (Giove), poi ancora l’aria e la luce (Sole) e infine l’acqua (Luna) e il solido (Terra). Il Libro della Creazione tratta di 4 sistemi solari, che si manifestarono come fuoco, come gas, come acqua e infine come solido —ed è il nostro attuale— e tutti soggetti alle leggi filogenetiche.

Per gli Ebrei Dio creò il mondo neI 3671 a.C., ma la data è cosmologica e indica che fu generato con la collaborazione del fuoco, dell’aria, dell’acqua, e della terra, ponendo Saturno, Giove, Sole e Luna come fasi culminanti della filogenesi.

Alcuni studiosi hanno ritenuto che due distinte dottrine cosmogoniche sostanzialmente diverse vennero fuse nel libro, e furono unite da un metodo simile alla teoria neopitagorica, molto diffusa nel Il e nel III secolo prima dell’era cristiana. Tutti gli esseri reali nei quattro stati della materia, nei corpi celesti, nel tempo e nel corpo dell’uomo furono tratti a esistenza tramite l’interconnessione delle 22 lettere, e soprattutto mediante le “231 porte”, cioè le combinazioni delle lettere in gruppi di due.

Nei capitoli 3-5, le 22 lettere base sono divise in tre gruppi, secondo lo speciale sistema fonetico dell’autore. Il primo contiene tre matrici: alef (aria), mem (fuoco), schin (acqua), che a loro volta rappresentano la fonte dei tre elementi menzionati come punti di riferimento e che permettono la comprensione del testo, e dalle quali derivò tutto il resto. Queste tre lettere hanno inoltre un parallelo nelle tre stagioni dell’anno (secondo un sistema che si trova in diversi autori greci ed ellenistici) e nelle tre parti del corpo: la testa, il torace e lo stomaco. Il secondo gruppo consiste di sette lettere “doppie”, tutte consonanti che hanno un suono duro o dolce a seconda che vengano

scritte con o senza dagesh (bet, gimmel, dalet e kaf, phe, resh, tau). La presenza della lettera resh in questo gruppo ha dato origine a varie teorie. Per mezzo delle lettere “doppie” furono creati i sette pianeti, i sette cieli, i sette giorni della settimana e i sette orifizi del corpo (occhi, orecchi, narici, bocca); inoltre, esse alludono agli opposti fondamentali nella vita dell’uomo.

Le 12 rimanenti lettere “semplici” corrispondono a quelle che l’autore considera come le principali attività dell’uomo: i 12 segni dello zodiaco nella sfera celeste, i 12 mesi, e le 12 principali membra del corpo. Inoltre, egli dà anche una visione fonetica delle lettere completamente diversa, a seconda dei cinque punti della bocca in cui vengono articolate (gutturali, labiali, velari, dentali e sibilanti).

Le combinazioni di queste ‘lettere di base” contengono le radici di tutte le cose e inoltre esprimono il contrasto tra bene e male.

C’è un nesso evidente tra questa cosmogonia linguistico-mistica che ha stretti paralleli nella speculazione astrologica, e una magia basata sul potere creativo delle lettere e delle parole. Anzi si potrebbe affermare che lo Sefer Yezirah parla delle lettere con cui furono creati il cielo e la terra, allo stesso modo che il Talmud attribuisce a Bezalel la conoscenza delle loro combinazioni. Da questo punto scaturiscono le idee connesse alla creazione del golem mediante una recitazione ordinata di tutte le possibili combinazioni di lettere creative. Che lo Sefer Yezirah mirasse inizialmente a idee magiche di questo tipo è oggetto di opinioni divergenti ma sicuramente le combinazioni di lettere sono combinazioni di numeri, cioè percentuali in peso di elementi costituenti ogni sostanza.

DURANTE LA PASQUA DEL 2007 IL PONTEFICE BENEDETTO XVI HA DICHIARATO CHE LA CENA AVVENNE SECONDO IL CALENDARIO ESSENICO .....E LEONARDO COME FACEVA A SAPERLO? SE GIA' LO AVEVA DETTO NEL SUO CENACOLO?

Se osserviamo infatti il cenacolo di Santa Maria delle Grazie possiamo individuare una  suddivisione, della sala dipinta, in due parti: una d' ombra e l'altra di luce.

In base alla misurazione della lunghezza di entrambe si può osservare che dividendo la zona di luce in SEI parti uguali, risulterà che la zona d' ombra sarà divisibile in DODICI parti uguali: tale situazione sta ad indicare, secondo la teoria astronomica del Profeta Enoch, che il Sole, nel  periodo in cui avveniva quella Pasqua, sorgeva nel 1° settore a Est sotto il segno dei Pesci per 42 giorni (numero corrispondente ai cassettoni del soffitto: 7X 6) mentre tramontava nel 1° settore a Ovest per altri 42 giorni.(calcolo astronomico che avveniva proprio grazie al calendario essenico)*

(*) La discussione sul numero dei cassettoni è comunque aperta poichè secondo la restauratrice Pinin Brambilla la settima fila di cassettoni non è visibile se non parzialmente, ciò non ne cancella l'esistenza. Se una fila inizia e se ne vede solo una piccola parte non si può chiaramente affermare che non fosse nelle intenzioni dell'autore non considerarla. La piccola parte visibile potrebbe voler significare una minor valutazione del tempo di riferimento al cenacolo: non più 42x30 = 1260 ma 37/38/39/40 x 30. Su questo aspetto sto approfondendo uno studio che presto sarà documentato.

Il Numero 42 nella Kabala indica non certo casualmente........

                                  "LA MORTE DELL'AMICO".

Naturalmente il numero dei cassettoni del soffitto, a cui avevo già in precedenza fatto riferimento, può essere dedotto dalla prosecuzione dello  strano gioco prospettico presente nella Cena, e dovrebbe corrispondere a 72, pari a 6X12, .......cioè al rapporto dimensionale del Cenacolo (spazio) e alla divisione fra parti in luce e parti in ombra (il tempo), sommati alla quinta dimensione (la Saggezza, o Dimensione Proibita così come le definì Socrate).

Secondo Enoch, 72 erano anche le lingue della terra e i Principi dei reami. E inoltre il "6" indica, nella Kabala, l'unione-amore, mentre il "12" rappresenta il Regno - Saggezza ma è anche il numero di Giuda.

Nella lettura del Cenacolo, di questo Universo di simboli, non è stato semplice attribuire i segni corrispondenti ad ogni Apostolo: questa è avvenuta per mezzo della Kabala, della relazione astrologica fra segni d'aria, d'acqua, di terra e di fuoco, ed in base, soprattutto, alla divisione che lo SEFER-YEZIRAH (il grande libro Ebraico della Creazione) fa, tra lettere amiche e nemiche, tra lettere vitali e inerti.

E' poi curioso notare che una suddivisione degli Apostoli per terzine, come quella proposta da Leonardo, era già stata effettuata attorno all'anno 1200 su un bassorilievo del portale centrale della Cattedrale gotica di Chartres. Sempre in base alle terzine degli Apostoli ed ai relativi segni zodiacali, sono stati attribuiti i pianeti corrispondenti alle sette lettere simmetriche (doppie) e distribuite nel modo seguente: cinque pianeti doppi e due (il sole e la luna) singoli.

I legami stagionali si è potuto individuarli attraverso alcune linee (4) ritmiche che uniscono i segni zodiacali appartenenti alle stagioni stesse, queste sono in relazione anche con i colori delle vesti, con la creazione dei mesi e delle parti del corpo umano. 

Nella disposizione degli Apostoli è da notare che il Cristo si trova fra Giovanni che è del segno dei Pesci (un'era che dopo 2000 anni sta per concludersi), e Tommaso che è del segno dell'Acquario (un'era questa che sta, invece, per iniziare): il primo è contrassegnato dal 19° segno, cioè la CIAF, un segno che unisce, mentre il secondo dal 18° segno, cioè il SADE', un segno che divide.

Si deve forse interpretare questo accostamento come una precisa previsione leonardesca di un'imminente (nell'era dell'Acquario) unione o frattura spirituale e materiale e quindi di un'Apocalisse?.

(Solari ha sviluppato questi riferimenti simbolici e mistici al Cenacolo nel suo ultimo libro "Gioconda il volto e l'anima" dove sono state date delle risposte alle provocazioni proposte dal libro di Dan Brown, "il Codice Da Vinci")*

Il punto dove sento di dissentire profondamente da Dan Brown riguarda l’identificazione di Giovanni con la Maddalena come d’altra parte ha già manifestato la Chiesa Cattolica. A mio avviso può essere plausibile collegare l’apparente ambiguità di Giovanni alla ricerca di perfezione attraverso l’unione dei complementari e degli opposti (uomo e donna).

Già nel 1990 avanzai questa ipotesi invitando a considerare attentamente un’opera di A.Durer “Il Cristo fra i Dottori”. Il Cristo imberbe ha una forte rassomiglianza col Giovanni della Cena che qui viene rapportato ad un dottore il cui volto è riconducibile ad uno dei famosi studi di fisiognomica di Leonardo (bellezza e giovinezza = bruttezza e vecchiaia). Un rapporto questo sottolineato dall’incrocio delle mani dei due personaggi disposte secondo il simbolo cabalistico dell’Aleph, il cui significato è proprio il principio d’unione degli opposti e dei contrari per il superamento delle dualità ed il raggiungimento della perfezione.

Questo messaggio è presente nel Cenacolo e in molte opere leonardesche (Gioconda, S.Giovanni, il Bacco,..)

-In quanto alle lettere V o M, che secondo Brown si possono osservare dall’allontanamento di Giovanni da Cristo, fa proprio sorridere per la forzatura frutto dell’inventiva di Brown; la spaccatura o distanza fra Cristo e Giovanni intende raffigurare la tendenza di Cristo a proseguire un cammino orientato dall’indice di Tommaso (che è presente anche nel Leonardo Platone della Scuola d’Atene dipinto da Raffaello) lasciando in disparte Giovanni che si protende verso Giuda e Pietro che gli sussurra qualche parola (se proprio vogliamo usare la fantasia di Brown possiamo pensare ad uno strano connubio fra Giovanni e Giuda che Pietro cerca di interrompere). Questo legame Giuda-Giovanni troverebbe anche alcuni riscontri e conferme in un’opera di Quentin Metsys (il contratto di nozze) riconducibile ad un probabile pasticcio ottenuto da vari disegni leonardeschi, già in passato creduto autografo, dove una figura simile a quella di Giovanni abbraccia romanticamente un personaggio molto vicino a quelli degli studi di fisiognomica di Leonardo, simile ad un dottore del Cristo di Durer ma vestito da donna.

Se consideriamo poi lo schema astrologico del Cenacolo possiamo notare come Giovanni rappresenti il segno e/o la costellazione dei pesci mentre Tommaso quella dell’acquario.

Il passaggio da una costellazione all’altra è legato al  fenomeno, ben noto a Leonardo, della precessione degli equinozi; tale fenomeno prevede che dopo i 2160 anni dell’era dei pesci ci sarà l’avvento dell’era dell’acquario considerata dai profeti la nuova età dello spirito, dell’armonia e della perfezione.

La spaccatura fra Giovanni e Cristo propone di riflesso l’unione fra i due diversi paesaggi presenti nelle due aperture alle loro spalle mentre non è ancora identificabile quella alle spalle di Tommaso (il mio ultimo libro propone proprio uno studio relativo a quelle due aperture e al nuovo paesaggio del Cenacolo con l’individuazione di alcuni elementi fondamentali per la comprensione del Cenacolo).

Quindi questa V non ha nulla a che fare col Graal come suggerito da Brown nè con la maternità o col matrimonio fra Cristo e Giovanni (o Maddalena). Al massimo indica l’esistenza di un amore che Giuda manifestava per Giovanni.

Un aspetto che invece condivido con Brown è, a proposito dei messaggi dei simboli occultati da Leonardo nelle sue opere, la presenza in questi di significati esoterici e cabbalistici. A mio avviso esistono numerosi motivi per credere ad un rapporto profondamente esoterico di molti simboli utilizzati da Leonardo anche nello stesso Cenacolo di cui nel 90 scrissi nel libro de “Gli Arcani Occultati” e nel recente “Leonardo, Piona e il Cenacolo”.

 

 

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