Dicono di noi...
Bluesound
L'atomo è quasi
vuoto
L'atomo è quasi
vuoto
L'atomo è quasi
vuoto
L'atomo è quasi
vuoto
Una stanza che ne contiene almeno
altre dieci Un rosso violaceo che trascolora fino a diventare trasparenza,
per poi tingersi di toni cupi e crepuscolari. Non è esatto dire che
“amore”, letto al contrario, non significa nulla perchè significa eroma.
E quelle descritte sopra sono alcune delle immagini che la loro
musica può suggerire a chi la ascolta. L’occasione di sentirli dal vivo si
è presentata sabato 30 marzo a Bozombo, locale di Longara, che si distingue
per il nutrito calendario di proposte musicali cosiddette “alternative”. Una musica che non passa
inosservata, come sottolinea Federica Gonzato, basso e voce del gruppo. In
effetti qualche misteriosa forza cattura nostra attenzione e rende più
intrigante l’ascolto.Il suono, mai uguale a se stesso,
serpeggia, muta in continuazione, percorre strade inaspettate e ci sorprende
proprio nel momento in cui abbassata la guardia, il cervello si assesta su
melodie che sembra riconoscere. E proprio sul “noise”, sui rumori che si
sviluppa la ricerca musicale degli eroma.Il gruppo ha già al suo attivo
buoni riconoscimenti nei settori musicali specializzati: una terza posizione
nella classifica finale dell’edizione 1999 del MEI concorso nazionale di
musica underground per etichette indipendenti. L’obbiettivo di sperimentare
in forma diversi livelli della creazione musicale del gruppo, come la
scrittura delle partiture musicali e l’esecuzione stessa dei brani; quest’ultima
si avvale spesso di accattivanti effetti di distorsione, ottenuti con la
chitarra elettrica. Sembra chiaro dunque che il desiderio e la curiosità di
forzare i limiti del già sentito del già codificato spingono il gruppo a
dare un senso molto profondo al creare musica.“Oramai la musica
contemporanea, di più facile fruizione, si serve di linee melodiche
semplici che assomigliano a dei mantra, a preghiere recitate”- è ciò che
afferma la voce del gruppo, Massimo. Il ritornello, solitamente
ingrediente irrinunciabile di ogni canzone che voglia sopravvivere ai brevi
minuti della sua durata, è ciò che gli eroma hanno sempre rifiutato sin dal
primo disco autoprodotto, “L’atomo è quasi vuoto”. Mai interessati, dunque,
a conformarsi alla classica struttura della canzone, senza peraltro rendere
i loro componimenti refrattari, impenetrabili alla comprensione del
pubblico…in sostanza, la melodia non è latitante! Una filosofia e un modo di operare
che non restano soltanto negli intendimenti del gruppo ma diventano realtà
di musiche circolari. Il suono, è l’attore principale sul palcoscenico di
Bozombo, un flusso continuo, inarrestabile, quasi ipnotico in brani come
“Alieno” o “P.V.N.”. Le parole, in tutta questa attenzione per le sensazioni
sonore? Intimiste, incisive, delicate e affilate allo stesso tempo.
Un’occasione per ascoltare soluzioni musicali davvero non comuni: è ciò che
ha perso chi al concerto non c’era.
Baal-Zebub
Baal-Zebub
Baal-Zebub
PO BOX 52.4 (Wallace Records)
eroma.
18 Kurt si rifà alle atmosfere di "Disarm" degli Smashing Pumpkins.
Stupenda.
Quarta
fermata: PO BOX52 n°4 eroma/Yellow Capra/Lendormin/Hogwash Percorso
nella rarefazione, nella sospensione e nel nascondiglio della propria mente.
eroma, sottili trame elettro-acustiche parlate e accompagnate,
immagini lente come il panorama al bordo dell'autostrada. Sono
ragnatele le dilatate atmosfere neo-psichedeliche degli eroma, che
senza timore si mostrano fragilissimi e mostrano il fianco. Voto: 7/8.
GLI
EROMA PROFUMANO DI SUCCESO I n formazione a tre (Federica, Ilaria e Massimo) gli eroma dal vivo a Radio Sherwood: rock abissale, da un recesso dell'anima raggiunto, alla fine, dalla luce. Aggiungete un "ri - canto" dei Joy Division, con un brivido in seconda battuta.(6/7/2005) Dionisio Capuano (Blow Up)
Una stanza che ne contiene almeno
altre dieci Un rosso violaceo che trascolora fino a diventare
trasparenza, per poi tingersi di toni cupi e crepuscolari. Non è esatto
dire che "amore", letto al contrario, non significa nulla perchè
significa eroma. E quelle descritte sopra sono alcune delle immagini che
la loro musica può suggerire a chi la ascolta. L’occasione di sentirli
dal vivo si è presentata sabato 30 marzo a Bozombo, locale di Longara,
che si distingue per il nutrito calendario di proposte musicali
cosiddette "alternative". Una musica che non passa inosservata, come
sottolinea Federica Gonzato, basso e voce del gruppo. In effetti qualche
misteriosa forza cattura nostra attenzione e rende più intrigante
l’ascolto. Il suono, mai uguale a se stesso, serpeggia, muta in
continuazione, percorre strade inaspettate e ci sorprende proprio nel
momento in cui abbassata la guardia, il cervello si assesta su melodie
che sembra riconoscere. E proprio sul "noise", sui rumori che si
sviluppa la ricerca musicale degli eroma. Il gruppo ha già al suo attivo
buoni riconoscimenti nei settori musicali specializzati: una terza
posizione nella classifica finale dell’edizione 1999 del MEI concorso
nazionale di musica underground per etichette indipendenti. L’obbiettivo
di sperimentare in forma diversi livelli della creazione musicale del
gruppo, come la scrittura delle partiture musicali e l’esecuzione stessa
dei brani; quest’ultima si avvale spesso di accattivanti effetti di
distorsione, ottenuti con la chitarra elettrica. Sembra chiaro dunque
che il desiderio e la curiosità di forzare i limiti del già sentito del
già codificato spingono il gruppo a dare un senso molto profondo al
creare musica. "Oramai la musica contemporanea, di più facile fruizione,
si serve di linee melodiche semplici che assomigliano a dei mantra, a
preghiere recitate"- è ciò che afferma la voce del gruppo, Massimo. Il
ritornello, solitamente ingrediente irrinunciabile di ogni canzone che
voglia sopravvivere ai brevi minuti della sua durata, è ciò che gli
eroma hanno sempre rifiutato sin dal primo disco autoprodotto, "L’atomo
è quasi vuoto". Mai interessati, dunque, a conformarsi alla classica
struttura della canzone, senza peraltro rendere i loro componimenti
refrattari, impenetrabili alla comprensione del pubblico…in sostanza, la
melodia non è latitante! Una filosofia e un modo di operare che non
restano soltanto negli intendimenti del gruppo ma diventano realtà di
musiche circolari. Il suono, è l’attore principale sul palcoscenico di
Bozombo, un flusso continuo, inarrestabile, quasi ipnotico in brani come
"Alieno" o "P.V.N.". Le parole, in tutta questa attenzione per le
sensazioni sonore? Intimiste, incisive, delicate e affilate allo stesso
tempo. Un’occasione per ascoltare soluzioni musicali davvero non comuni:
è ciò che ha perso chi al concerto non c’era.
Vicenza. Domani sera si terrà un evento del tutto particolare dedicato ad una
delle più singolari e affascinanti personalità della letteratura europea, Arthur
Rimbaud. Lo spettacolo, intitolato Le soleil quitte ces bords (il sole
diserta queste sponde), ruota attorno ad una composizione in musica ed immagini
ispirata alla biografia del celebre poeta francese nato nel 1854 e morto nel
1891, artefice di una breve e intensa produzione poetica concentrata tutta fra
il 1870 e il 1878. Il lavoro nasce dalla collaborazione tra i musicisti del
gruppo eroma e gli artisti Fabio Ferrando e Manuel Baldini. eroma, band
formatasi nel 1997 e che al proprio attivo ha tre album autoprodotti,
un’importante produzione Wallace Records e una costante attività live, è formato
da Federica Gonzato (baso e voce), Giulio Pastorello (chitarra elettrica e Korg
electribe) e Massimo Fontana (chitarra). Per l’occasione eroma darà vita ad
un’esibizione a metà strada fra rock, noise e psichedelia, dialogando con il
materiale video ispirato alla vita di Rimbaud a firma di Fabio Ferrando e Manuel
Baldini. Realizzato in occasione della partecipazione al festival torinese “Blog
on Rimbaud” tenutosi nel magio scorso, Le soleil quitte ces bords viene
proposto in anteprima a Vicenza, nel Capannus, uno spazio per “accadimenti
contemporanei” che, dopo i recenti eventi (…) si apre nuovamente al pubblico con
questo primo appuntamento autunnale. La performance sarà introdotta dalla voce
di Marco Cavalli. EROMA - La maschera mancina.Nascosti come un burattinaio dove i fili sono le corde degli strumenti. Eroma, anche il nome è travisato, quasi il pudore di leggerlo dalla parte giusta. Nel 1997 Federica Gonzato, Ilaria Ellero e Massimo Fontana, nella tipica formazione basso batteria chitarra elettrica, spengono La Macchina Di Werther, un mezzo ormai obsoleto, per avviare Eroma. Una ricerca anomala la loro, come camminare a lato della strada dove l’asfalto finisce. Quindi brani con una linea melodica definita, ma privi di ritornello: in questa maniera c’è la possibilità di incastri sonori e intrecci fra voce e strumenti che non tornano mai due volte, quindi afferrati subito o lasciati cadere. Una ricerca anomala e tutt’altro che appariscente. Laddove la posa atteggiante, l’ostentazione di testosterone, lo sfoggio di strumentazione firmata fa parte del bagaglio del rocker, gli Eroma imprimono al loro cammino il passo discreto della donna. Il materiale è lo stesso, un tappeto sonoro granitico, tuttavia reso fragile dalle melodie e dalle voci che non emergono mai sopra le onde dei brani, ma sono esse stesse onde. Aggiungiamoci una propensione all’arte e un certo gusto per la letteratura decadente, il risultato è di gran lunga diverso dalla giocosa cattiveria adolescente, è il rock stesso. Giusto per incorniciarli, immaginiamo che i Velvet Underground invitano nel salotto di Andy Warhol i Joy Division mentre alla tivù sta scorrendo un film di fantascienza interpretato dai Sonic Youth. Con queste coordinate sviluppano i tre primi albums autoprodotti, “Blue Sound”, “L’ Atomo è Quasi Vuoto” e “Baal Zebub”. L’etichetta bolognese Acqued8 inserisce tre loro brani in due differenti raccolte di gruppi emergenti, infine nel 2003 entrano con cinque brani nel vol. 4 delle famose raccolte PO BOX 52, curate dalla Wallace Records di Mirko Spino, un faro per il movimento sotterraneo italiano. Xabier Iriondo (ex Afterhours) il produttore. Il gruppo si avvale di collaborazioni occasionali, una sorta di progetto aperto, ecco allora Gi Gasparin, Nicola Frigo, Giulio Pastorello. Quest’ultimo, con il suo chitarrismo liquido ed abissale, darà vita alla seconda fase Eroma. 2004, Ilaria lascia il gruppo e con lei se ne va la batteria. Contemporaneamente, gli Eroma iniziano la collaborazione con Fabio Ferrando e Manuel Baldini, manipolatori e creatori di immagini. La stampa specializzata a differenza di quella locale coccola gli Eroma. Il mensile Blow Up li invita nel maggio 2005 ad un evento multimediale dedicato ad Arthur Rimbaud presso il castello di Rivara (To). Nasce “Le soleil quitte ces bords”. E questo è presente. Un dvd in edizione limitata (e ti sfido… confezione in stoffa cucita a mano) che tralascia l’opera letteraria concentrandosi sulla fuga del poeta maledetto seguendo i suoi deliri umani alla ricerca disperata di un qualcosa che alla fine, amputato nel corpo e nell’anima, troverà dentro di sé: una parola non pronunciabile. Le immagini sgranate e la tensione che cresce nei 42 minuti che guidano le sei situazioni di viaggio dell’artista, accompagnate da una mutazione sonora tra psichedelia, post rock, noise e space rock, con la definitiva scomparsa dei musicisti, ci conducono ad un concetto di arte che esula dalla mera esecuzione materiale. Tre strumenti a corda, sempre più fili per il burattinaio che li muove in una direzione ben precisa. Riuscire a pronunciare una parola con una mente mancina. Ci si maschera per gioco. A volte per pudore. Altre volte per essere migliori. O, più semplicemente, per essere noi stessi. Eroma. Amore. Corrado Randon, Kyos, febbraio 2006, numero 52
Gli eroma
sono stati tra gli audaci che hanno aderito a Blog on Rimbaud,
evento di passioni dissestate, contrattempi, contraddizioni e bellezza
(…) C’erano anche gli eroma, dunque eccovi altro nettare
all’assenzio. Torniamo sul luogo del delitto con un DVD d’impressionante
bellezza che sposa la nostra idea, risponde a quanto già noi ci siamo
chiesto qui e là e sempre abbiamo pensato di Rimbaud. Lucida
l’analisi di Massimo Fontana. C’è dunque ancora traccia
dell’inquietudine del giovane Arthur? Si direbbe di no; o, almeno,
questa deve essersi smarrita da qualche parte là, nelle buie notti
africane. Dal deserto, dall’allontanamento, dal silenzio del poeta (ri)partono
gli eroma insieme a Fabio Ferrando e Manuel Baldini
che hanno curato la parte “immagine”. Ed è suono-immagine centripeta.
Psichedelia lenta, sfibrata, iterativa nei suoi tratti più rock (Velvet
Underground, Pink Floyd e Windsor For the Derby) e ciò che
vedete incanta e inquieta. Riprese di riprese. Sembianze in bianco e
nero fino alla solarizzazione cromatografia, immagini di fluidi
(vulcano?) tra il coagularsi di sangue malato e il fluidificarsi,
fondersi degli acrilici di Richter. Primissimi piani di volti.
Un’inversione dei colori e i lapilli d’un’eruzione notturna diventano
neri insetti guizzanti in un lattice bianco-giallognolo. Al principio un
ectoplasma catodico, una nave, appare sullo schermo. Si parte. Il poeta
aveva già fatto silenzio. Se quello è il principio, gli eroma
proseguono oltre la fine. Scriveva “Rimbaud”: Il sole diserta queste
sponde e l’acqua di queste onde ghiacciate scuote il cervello,
portandovi buio. Non salvarmi Isabelle, lasciami marcire. La mia nave
sta partendo. Sono i primi tre quarti d’ora di quel viaggio.
Eternità fittizia. (voto: 8)
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