POMPEIORAMA

archivio

Home Page

Che c'è di nuovo? 2    

Che c'è di nuovo?___________17 DICEMBRE 2000 ___________ORE 11___________Casina Pompeiana__________Villa Comunale di Napoli___________ Mario Codognato / Olaf Nicolai ___________Agnes Kohlmeyer / Petra Peter ___________Sergio Risaliti / Elisabetta Benassi ___________Adachiara Zevi / Enzo Umbaca


Elisabetta Benassi  

curriculum Elisabetta Benassi

altre immagini

   
Sergio Risaliti / Elisabetta Benassi

 

 

Senza essere documentaristica, e neppure romanzesca, l’opera You’ll never walk alone di Elisabetta Benassi, mette al centro di se stessa tutta la vita e la poesia di Pier Paolo Pasolini, cioè l’artista più scandaloso dopo Francesco d’Assisi e Caravaggio. Il video si carica di un dramma evitando la retorica; ritrae un diverso, un martire, senza fini morali. Per questo ricorda quei testi meravigliosi che sono i capitoli della Leggenda Aurea, e in un certo senso anche i Fioretti di San Francesco. Avvicinandosi a Pasolini, l’artista, ha colto appieno la sua lezione poetica, stilistica, la natura provocatoria di quel

messaggio. In pochi minuti viviamo una serie di emozioni fortissime, squarci di spensieratezza, quella spensieratezza di quando si gioca al calcio bambini, ma anche di angoscia e dolore: la folle corsa di notte, la vita violenta, il sacrificio. C’è tutto Pasolini, e quindi riassunta c’è tutta la nostra storia italiana. Dalla passione per il pallone, alla crocifissione: dal Vangelo a Uccellacci, da Alì a Petrolio. Pietà e nostalgia. Cronaca e poesia. Eppure dal dramma di Pasolini e dalla commedia italiana l’opera si distacca. All’ultimo, con un sorriso, l’artista svela l’intenzione, l’illusione, la finzione. Il realismo, il linguaggio della realtà, è in realtà un pretesto. All’artista serve per dire altro, per essere altro, per mettersi in gioco giocando. Della realtà interessa il fatto di poterla usare per uscirne attraverso l’arte, o meglio di poterla attraversare per mettere in scena una realtà diversa che porti con sé la realtà storica e la trasfiguri. Dell’esistenza e dell’arte– di Pasolini- interessano i contenuti, tutti, il fatto che siano integrali, radicali, totalmenti immersi nella vita, e che come la vita e la realtà siano un precipitato di storia, di cultura, di basso e alto, di passione e ideologia, di bellezza e crudeltà, di grazia e disperazione. Del gioco e del teatro, interessa l’inizio e la fine, svelare il linguaggio e il suo doppio. L’artista sale su una motocicletta accompagnata da Pasolini: scena reale, ma irrealistica. Il sosia rende reale ciò che può essere solo un sogno, un desiderio. Girare per Roma con Pasolini, giocare con lui una partita di calcio, essere una campionissima, un idolo delle folle come Batigol.

  "Bisogna bruciare per arrivare
Consumati all’ultimo fuoco
"

Pier Paolo Pasolini, Bestemmia

"Su quest’immagine, animata da un lieve, antico e inenarrabile vento, scoppia la musica del motivo da cui essa trae, subito, un senso sconvolgente –una ripetizione, un ritorno- un’immobilità originale nel muoversi vano del tempo- la misteriosa musica del tempo infantile- il canto d’amore profetico- che è prima e dopo il destino- la fonte di ogni cosa."

Pier Paolo Pasolini, Edipo Re

L’arte sembra dirci l’artista è un desiderio e una forma di risarcimento. Desiderio di felicità. Risarcimento di un debito, di una colpa. Ecco da una parte il lato crudele del video: la ferita mai rimarginata dell’omicidio Pasolini, la sua morte annunciata, ricercata. Ferita che ancora sanguina a livello collettivo e personale. Per una generazione rimasta orfana dell’ultimo intellettuale, senza la guida dell’artista, del regista, l’amico di borgata. Ferita che piomba nel video e sembra scuoterlo: è l’immagine del Cristo pasoliniano che grida sulla croce. L’altro lato é dolce, tenerissimo, intriso di una forma di pietas tutta lirica. L’opera sembra voler restituire a Pasolini un po’ di gioia, un momento di felicità: vederlo girovagare in moto, tirare calci al pallone.

Elisabetta Benassi dunque ama mettere in scena i vincenti e i perdenti, gli eroi e i martiri. Confermata la storia, presa a prestito la realtà, l’artista vuole contraddirla, lasciando che sia il doppio, il contrario a riempire la scena, a prendersi gioco del destino, in modo da aprire un nuovo corso, da fare varco e andare oltre, con legggerezza e ironia trasformando il lato drammatico in opera buffa. Pier Paolo Pasolini può tornare fra noi, ci mancava: la sua stessa giacca di pelle nera, il modo di starci dentro, di camminare. Ma doveva ritornare accompagnato da questa ironia. L’opera sembra rappresentare una propria segreta ambizione, un nostro comune desiderio. Quanti film, documentari, colloqui su Pasolini, ad ogni evocazione, Pier Paolo Pasolini è stato di nuovo crocifisso. C’era da tanto tempo una gran voglia di vederlo correre, di incontrarlo, d’averlo ancora per qualche attimo tra di noi, spensierato e allegro come i fraticelli di Uccellacci. Questa volta Pasolini è tornato: bastava farlo rientrare in gioco.

Ma forse attraverso Pasolini intravediamo ben altro. Fa parte del gioco. La misteriosa ragione "che è la fonte di ogni cosa". Qualcosa che lascia un sapore di gioia mista a malinconia. Quando il video comprime così tanto materiale in una serie brevissima di sequenze possiede quella forza riassuntiva che per secoli è stata della pittura. Quando sceglie di raccontare il destino di un uomo esemplare è tragedia. Se fa entrambe le cose con leggerezza è arte, arte di questi tempi.

Sergio Risaliti

 

torna ad Elisabetta Benassi

                           

torna su