La proposta,contrappone un’esaltazione della modernitŕ in un
ambiente storico di un sistema conventuale che inizia la sua costruzione nel
1346, la prosegue fra il 1500 e i primi decenni del 1600.
Nel 1820-40 č
trasformato in caserma.
Bombardato nel 44 subisce
pesanti demolizioni.
Su queste aree, di
scarso valore storico, affacciate su piazza Matteotti e a sud-est, si articola
l’intervento che trae la sua genesi nel passato.
Due, i principali
intervenuti: Carlo Scarpa e Bruno Zevi.
Innovativo il sistema
d’illuminazione del museo, con queste volte vetrate che determinano
un’aspirazione e compressione degli spazi, il loro segno celebra,
reinventandoli, antichi significati.
Isola l’opera d’arte per poterla esaminare da vari punti di vista,
inserendo l’elemento tempo, spostarsi attorno, associando una nuova carica
emotiva e conoscitiva.
L’intervento rispetta integralmente i due chiostri d’epoca
diversa, proponendo otto cellule museali,
che distribuite su tre piani,
collegano una cerniera: il vano scala.
Il
progetto, modifica il luogo vicino alla chiesa di S. Caterina con una
riorganizzazione intrinseca dei chiostri e spazi collegati, che li riconsegna
disponibili per accogliere le raccolte archeologiche, la galleria, la
pinacoteca dei manifesti, un salone per convegni e appositi spazi per le mostre
momentanee.
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