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Testo elaborato
dal curatore sulla base di: S. Alberico, G. Paludi, Legislazione urbanistica/nozioni
minime – strumenti di conoscenza, materiali per il corso di urbanistica
a.a. 2001-2002, prof. C. Carozzi, 2° Facoltà di Architettura,
Politecnico di Torino; Valeria Erba, Il Piano Regolatore Comunale,
Ediziodi delle Autonomie, Roma 1987
Introduzione
Nel processo gerarchico a cascata previsto
dalla Legge Urbanistica Nazionale n.1150 del 1942, il secondo livello è
rappresentato dalla pianificazione urbanistica comunale che disciplina
le attività consentite nelle singole porzioni del territorio comunale
ed i tipi di intervento ammessi affinché queste vengano attuate.
Lo strumento urbanistico della pianificazione
territoriale comunale è il Piano Regolatore Generale Comunale (Prg).
Nonostante sia subordinato gerarchicamente al piano territoriale (primo
livello) e ne possa recepire orientamenti ed indirizzi, il Prg rappresenta
lo strumento urbanistico per eccellenza, in virtù del carattere
prescrittivo
delle
sue previsioni.
Attraverso norme vincolanti inderogabili
il piano disciplina ogni attività, definendo gli interventi consentiti,
sia relativamente ai tessuti esistenti (risanamento, recupero, trasformazione),
sia relativamente alle espansioni.
L’obbligatorietà del Prg, originariamente
prevista solo per alcuni comuni inseriti in appositi elenchi del Ministero
dei Lavori Pubblici, è oggi estesa a tutti i comuni, a seguito di
modifiche successive alla L. 1150 e a seguito dell’introduzione della legislazione
regionale.
Prima dell’introduzione della regolamentazione
nazionale con la L. 1150 i piani (ad esempio quelli ottocenteschi) normavano
il territorio in modo parziale (piani di ristrutturazione, piani di ampliamento),
occupandosi esclusivamente degli ambiti urbani. Il Prg è invece
esteso all’intero territorio comunale ed esplica le sue previsioni attribuendo
specifiche destinazioni d’uso ad ogni singola parte, suddividendo
il territorio in zone funzionali, distinte tra esistenti e di espansione.
Il principio dello zoning (o zonizzazione,
o azzonamento) è derivato dalle teorie espresse dagli architetti
e urbanisti del movimento razionalista. Nella Carta di Atene Le Corbusier
aveva individuato ed analizzato le varie funzioni che si svolgono nelle
città moderne riconducendole essenzialmente alle quattro fondamentali:
abitare, lavorare, coltivare il corpo e lo spirito, circolare.
Da qui è discesa la necessità
di prevedere luoghi adatti ad ogni funzione e perciò di individuare
nei piani le zone ad esse riservate, considerando inoltre l’interazione
che corre tra le stesse; intervenendo sul territorio infatti, la previsione
di nuove attività induce al fabbisogno di altre funzioni accessorie
ed indispensabili allo svolgimento di quelle previste (ad esempio la previsione
di nuovi insediamenti residenziali rende necessario prevedere adeguati
spazi per la viabilità e la sosta, spazi ricreativi e a verde, scuole
e più in generale tutti quei servizi che gli abitanti futuri avranno
necessità di utilizzare).
Complessivamente il Prg è quindi
strumento di intervento pubblico sul territorio; in esso convivono le scelte
dell’Amministrazione comunale sulla base delle proprie valutazioni politiche,
le esigenze della collettività e le concrete dinamiche territoriali.
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