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STRUTTURA DEL PIANO: LO
SPAZIO APERTO
Sir Raymond Unwin per primo
pose l’alternativa
di soluzioni all’estensione di Londra: o una zona continua di libero
accesso
per qualunque tipo di costruzioni, a gradi di densità variabili
(alcuni di essi, in distretti di alta classe (sic), piuttosto bassi),
con
la continuità interrotta ad intervalli da zone verdi (come lo
spazio
aperto pubblico) e, in pratica, da chiazze di terra agricola sottratta
alle richieste dei costruttori; oppure, uno sfondo continuo di aperta
campagna
verde, entro il quale sono innestate in luoghi adatti chiazze compatte
di rosso, che rappresentano l’edificato. Abbiamo adottato senza
esitazioni
la seconda alternativa, per i due anelli più esterni.
È probabile che il duplice
uso
– per l’agricoltura e il tempo libero – usato nel Rapporto Scott per la
definizione di Cintura Verde (paragrafo 202), si applichi ad entrambi
questi
anelli, visto che la popolazione rinchiusa inevitabilmente farà
uso dell’aperta campagna, anche se con intensità decrescente man
mano la dispersione centrifuga aumenterà la quota di spazi
aperti.
Dal punto di vista agricolo, la
conservazione
per colture e altri usi rurali delle terre più produttive
è
essenziale. Questo ora può essere facilitato con la consulenza
del
Dipartimento di Pianificazione del Ministero dell’Agricoltura: Ancora,
laddove sono state approvate nuove proposte per edificazione aggiunta a
comunità esistenti, deve essere predisposta la minima
interferenza
con le unità economiche di coltivazione. E infine, l’uso per il
tempo libero deve essere reso il meno possibile di intralcio con le
attività
delle aziende agricole.
Dal punto di vista degli usi
ricreazionali,
il bisogno forse più importante è quello di collegare tra
loro gli spazi aperti e le aggiunte appartenenti alla Cintura Verde per
andare in contro ai bisogni degli sport organizzati dell’intera
comunità.
Gli aspetti paesistici degli spazi aperti regionali sono stati se
possibile
spinti più in là di quelli riguardanti lo sport, ma molto
deve ancora essere acquisito. Poco, sinora, è stato fatto per
cucire
tutto l’insieme in un sistema continuo di sentieri, strisce a parco,
passeggiate
sulle rive dei corsi d’acqua, percorsi a cavallo e corsie alberate.
Dovrebbe
esserci un sistema di comunicazioni pedonale altrettanto efficiente di
quello motorizzato, e meno i due sistemi di spostamento sono forniti in
modo contiguo, meglio è per entrambi.
Così come ci deve essere
una Cintura
Verde gigante attorno alla Londra edificata, dovrebbero esistere fasce
minori per le separate comunità, vecchie e nuove; questa fascia
locale non deve essere larga, se oltre inizia l’aperta campagna.
Ancora,
sono desiderabili schermi paesistici, non necessariamente ad alberature
continue, ad interrompere l’impatto dell’edificato, specialmente se
osservato
ad una certa distanza di visuale aperta. Alcune comunità
più
recenti, attentamente progettate nei dettagli, sono ancora
insufficientemente
studiate sul versante dell’aspetto paesistico.
Possono essere menzionati altri
due dettagli
del Piano degli Spazi Aperti. C’è bisogno di conservare,
là
dove esistono, i cunei di campagna che in alcuni luoghi ancora spingono
le proprie punte dentro la massa edificata. Vorremmo vedere questi
cunei
portarsi fino al centro di Londra, e crediamo che si possa fare in una
politica di lungo periodo. Ci sono anche alcuni grandi elementi
caratteristici
geografici che possono essere recuperati da uno stato insoddisfacente e
da un destino incerto. Il più ovvio è la Valle della Lee,
che corre per miglia parallela al più antico sviluppo a nastro
di
comunità londinesi. È parzialmente industrializzata e se
non si intraprende alcuna azione questo continuerà in modo
discontinuo
e devastante per il paesaggio. Ma nelle mani di un abile paesaggista
questa
valle, con i suoi corsi d’acqua, cave di ghiaia in disuso e bacini
idrici
potrebbe in alcune località essere trasformata in una Norfolk
Broads
in miniatura: c’è ancora tempo per recuperarla e farne uno
spazio
aperto di bellezza artificiale in contrasto con la primordiale foresta
di Epping. La Cray Valley è quasi perduta, mentre c’è
ancora
tempo per recuperare l’Upper Roding.
Infine, proponiamo che sotto
l’Autorità
di Pianificazione Regionale (descritta più avanti) la Cintura
Verde
e altri spazi aperti regionali debbano essere controllati in modo tale
che paesaggio, forestazione (con particolare riguardo all’aspetto), e
pieno
uso pubblico possano essere armonizzati nel modo migliore possibile.
La Regione di Londra, se osservata
dall’occhio
imparziale e comparativo del geografo, non può dirsi
particolarmente
notevole per il possesso di aspetti di paesaggio drammatici, romantici
o nobili. Il Tamigi è un grande elemento naturale, che in una o
due località sale ad altezze di grandiosità scenica – la
vista da Richmond Terrace che per anni ha tremato sull’orlo della
mutilazione,
e la distesa di Cliveden che recentemente, creduta da tutti salva per
sempre,
è di nuovo minacciata dall’intrusione industriale. Ma se il
Tamigi
è solo a tratti grandioso, possiede una innegabile quieta
bellezza,
aumentata dall’uomo civile nel lontano passato, anche se più di
recente ha sofferto per l’ignoranza e lo sfruttamento da parte
dell’uomo
barbaro, dell’industria senza metodo, baracche e casupole, abbattimento
indiscriminato di alberi, cartelli pubblicitari ecc. Il suo valore di
spazio
per il tempo libero assicura un proseguimento nel vecchio spirito di
conservazione
inventiva e progettazione creativa del paesaggio.
Le caratteristiche più
spettacolari
della regione sono forse le scarpate dei Chilterns e le North Downs,
con
la maggior parte di queste ultime, anche se non tutte, già
salvaguardate.
Non solo le Dune in sé stesse, ma la visuale che offrono
è
importante: non è soddisfacente guardare dalla cima di una rupe
di gesso dentro l’impianto di depurazione di una cittadina. Questo
impianto
può essere un perfetto esempio di efficienza ingegneristica, ma
il suo contrasto con la bellezza naturale delle Dune è troppo
brusco.
È anche peggio, naturalmente, guardare, come è possibile
in alcuni luoghi, a rudi lottizzazioni con strade da dodici-case-acro,
che distruggono villaggi e paesaggio.
Ci sono anche larghi tratti di
territorio
con scenari vari, che si elevano a considerevoli livelli di intrinseca
bellezza in distretti come Leith Hill, Ide Hill, il bosco di Broxbourne
e parti delle Chilterns. Un altro aspetto fortunato nella topografia
regionale
di Londra è l’esistenza di ampi tratti di terreno quasi sterile,
forse più frequente nel sud, che ha uno dei suoi più
famosi
esempi a Wimbledon Common. Il basso valore agricolo li ha salvati dalla
recinzione e “miglioramento” (all’occhio grossolano e materiale di
Cobbett
apparivano inutili): così furono salvaguardati all’uso pubblico
prima che il loro valore edificatorio salisse così in alto da
sconfiggere
anche i più ardenti difensori degli spazi aperti. Molti sono
stati
picchettati per usi militari negli scorsi cinquant’anni, ma questo
suolo
così povero per l’agricoltura rigenera la sua vegetazione
primordiale
con sorprendente velocità, quando non gli si cammina sopra
troppo.
Molto di questo terreno, ancora di proprietà privata, resta da
assicurare
all’uso pubblico: per l’abitante della City le sue eriche, betulle e
ginestre
superano di gran lunga le migliori abilità di giardinieri e
progettisti
di parchi.
Ancora, in una regione con
più
di dieci milioni di abitanti, normali frammenti di Inghilterra rurale,
incluso nel caso un villaggio che stando lontano dalla strada o dalla
ferrovia
è sfuggito all’occhio del costruttore, e in una zona rurale
potrebbe
essere scontato, assume qui un’importanza relativa sproporzionata ai
propri
intrinseci valori paesistici. Questi luoghi dovrebbero, se possibile,
non
essere invasi: c’è un tempo nel quale anche il costruttore deve
trattenersi, anche dalle buone opportunità, anche se la cosa gli
causa danno e fastidio.
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