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ATTUAZIONE: PROGETTO E
AMENITÀ
Va tutto bene quando si delinea
uno schema
completo di popolazione, industria, comunicazioni, spazi per il gioco,
centri sociali, negozi, forniture d’acqua e fogne: si propone di
aggiungere
qua, di colonizzare là di rigenerare e riaggruppare; il tutto
scritto
su carta ed evidenziato su mappe a due dimensioni. Il grosso
svantaggio,
nell’arte e nella scienza della pianificazione, è che la
realizzazione
deve essere graduale, che resta sulla carta a lungo, iniziando a vivere
un pezzettino qui e uno là, singole tessere di un mosaico il cui
schema completo si perde di vista facilmente. È anche un freno
fin
dal principio, il fatto che debba essere presentato in questo modo
piatto;
nessuno si sognerebbe mai di giudicare il lavoro di un architetto
soltanto
dai suoi disegni. Wren ne verrebbe fuori piuttosto miseramente coi suoi
disegni per St. Paul, comparati con la cattedrale così come
l’abbiamo
davanti. I disegni in prospettiva, il tentativo dell’architetto di
anticipare
la realizzazione, i modelli, che si avvicinano ancora di più:
anche
questi possono essere usati solo superficialmente per illustrare
singoli
aspetti o dettagli, in un grande schema di piano che copre 2.599 miglia
quadrate.
Nondimeno, deve essere affermato
con la
più grande enfasi che anche il più logico e sociologico
piano
concepibile su carta sarà alla fine giudicato nelle sue
realizzazioni,
in opere di architettura, ingegneria, arte del paesaggio. Non
c’è
solo un obiettivo, ma la necessità delle più alte
professionalità
in ogni settore della progettazione edilizia, individuale e di massa.
Strade
e ponti, le nuove autostrade, danno nuove grandi opportunità;
come
è stato mostrato negli U.S.A., possono essere oggetti di
bellezza
per l’utenza, e calarsi nel paesaggio in modo non ingombrante a
migliorarlo.
Non è sufficiente per
coloro che
devono fornire case o altri edifici contare su qualche “autorità
di controllo” con poteri per respingere o modificare la progettazione
di
bassa qualità, e ritenere che tutto vada bene se queste
autorità
hanno personale attrezzato per questo scopo. Dobbiamo tendere ad una
buona
progettazione, in primo luogo, che non si appoggi all’essere limata
nella
giusta forma da un funzionario, per quanto competente e scrupoloso,
fino
a che possa superare l’esame. Una comunità non è fatta di
un certo numero di singoli edifici, senza alcuna relazione l’uno con
l’altro,
e che al meglio riescono ad essere innocui e senza infamia. I
costruttori
di case, in special modo, che hanno sbagliato nel recente passato,
devono
assestarsi su uno standard più alto. Si tratta di un obiettivo
gigantesco
perché, al posto di una grande singola concezione, abbiamo un
mosaico
costituito da innumerevoli pezzi [mezzo milione di sole case, con
l’aggiunta
di edifici più grandi e piccoli dettagli come lampioni,
corrimano,
marciapiedi] che non possono essere progettati da un singolo ufficio ma
che devono essere armonizzati e provarsi degni dell’idea centrale,
Londra,
la capitale dell’Impero.
La parola “amenità”, a cui
l’uso
ufficiale ha dato un suono raggelante che in nessun modo aveva nel
contesto
originario classico (Velox amoenum saepe Lucretilem. Mutat Lycaes
Faunus.
Non c’era niente di raggelante in Orazio), attiene agli aspetti in cui
il progetto propositivo non ricerca tanto l’originalità, quanto
la conservazione di un ambiente piacevole, prima fra tutte l’aria
pulita,
con niente di peggio della foschia che ci può dare il Tamigi,
non
ispessita in un minestrone.
Lo sbottare contro il cambiamento,
da
parte di persone che vivono in dintorni piacevoli, è stata in
generale
giustificata, visto che quasi ogni cambiamento nella campagna attorno a
Londra nel recente passato è stato in peggio. Coloro che sono
abbastanza
fortunati da ricordarsi i villaggi nella pianura del Middlesex (pochi,
miracolosamente, rimangono ancora), i sentieri dell’Hertfordshire, le
brughiere
e valli calcaree del Surrey, i boschi e pendii del Buckinghamshire, i
frutteti
del Kent e le solitudini rurali dell’Essex a trenta miglia da Londra,
non
può che infuriarsi di fronte a quello che li ha sostituiti.
Questa naturale e giustificabile
reazione
contro il cambiamento deve essere “conquistata”, convinta, che al posto
di innumerevoli case di tutte le dimensioni, senza alcuno schema di
gruppo
o punti focali, polverizzate sulla campagna o infilate lungo le strade,
è possibile creare vere comunità, dove la gente sia fiera
di vivere. Guardare dalla scarpata gessosa su un castello medievale o
una
cittadina rinascimentale a due o tre miglia di distanza nel Weald non
è
certo offensivo: delizia l’occhio, delimitato dalle sue mura, magari
con
una cerchia di percorsi alberati a contornarlo, con il suo profilo a
tagliare
la linea delle South Downs, il colore in armonia, o in contrasto, con
il
verde della campagna. Non può, tutta l’abilità degli
architetti
e paesaggisti di oggi, produrre qualcosa di egualmente bello, sia
osservato
da lontano che da vicino?
Per fortuna la maggior parte della
normale
campagna, come enfatizzato dal Rapporto Scott, trae la propria bellezza
in gran parte dalle azioni e dalle opere della coltivazione, basate
sulla
natura del territorio con la sua varietà di rilievi, geologia,
qualità
dei terreni, e con le sue caratteristiche dinamiche, il Tamigi con i
suoi
tributari, grandi e piccoli; abbiamo, anche, ereditato molte delle
aggiunte
storiche dell’uomo sotto forma di villaggi, fattorie, piantagioni di
alberi
e parchi progettati. L’agricoltura, per produrre la tipica bellezza
dell’Inghilterra
rurale deve, come pure indica il Rapporto Scott, essere prospera: i
terreni
agricoli in declino non sono la stessa cosa della natura selvaggia.
Bisogna
dare un’opportunità all’Agricoltura, e non invaderla con
ingombranti
costruzioni.
Ci sono, infine, sfregi che
tipicamente
si
ritrovano nei pressi delle grandi città: la pubblicità
mal
sistemata è forse il principale. È anche facile per i
rifiuti,
che nella forma effimera per quanto discutibili possono sempre essere
spazzati
via, assumere qui la quasi permanente e disordinata forma di cumuli,
lavori
abbandonati, ecc.
Sfortunatamente alcune essenziali
attività
industriali, basate su caratteristiche geologiche, diventano sfregi, in
particolare quando si scontrano con l’uso ricreazionale degli spazi. Le
tre principali, produzione di mattoni, fabbricazione di calce e
cemento,
e cave di ghiaia, sono tutte legate all’attività costruttiva, di
cui ci sarà una domanda senza precedenti dopo la guerra.
Fortunatamente
la produzione di mattoni su larga scala, il cui danno maggiore e
pervasivo
è il fumo, si colloca fuori dalla Regione. Le altre richiedono
un
più attento ed equilibrato esame, incluso in particolare il
ripristino
del sito dopo che i lavori si sono esauriti. Queste, ed alcune altre
produzioni
industriali, confutano la teoria secondo cui se un’attività
produttiva
è utile ed efficiente, deve per forza essere anche bella.
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