ATTUAZIONE: LA MACCHINA
AMMINISTRATIVA
C’è un altro aspetto
dell’attuazione
oltre a quello fisico: la creazione di un meccanismo amministrativo
armato
di poteri e risorse finanziarie per tradurre in esecuzione il piano.
Non è necessario a questo
stadio
indicare quanto sia utile un incremento dei poteri legali: essi sono
stati
pienamente discussi davanti alla Commissione Barlow principalmente in
relazione
alla localizzazione industriale ed a quella consequenziale della
popolazione,
e dal Comitato Uthwatt per quanto riguarda i suoli.
Ne segue che qui, come del resto
in tutto
il paese, i Piani Regolatori Generali esistenti necessitano di
drastiche
revisioni: in particolare per le aree destinate a case e fabbriche. Ci
saranno senza dubbio casi di controversie, soprattutto dove le licenze
edilizie erano state concesse prima della guerra, che ne aveva impedito
il completamento. Molti di questi progetti dovranno essere abbandonati.
Potrebbe anche essere necessario
stabilire
i mezzi per ottenere un’equalizzazione di carichi o vantaggi fra
autorità
locali. Il diritto di ciascuna di mirare alla crescita maggiore e di
attrarre
quanta più industria si riesca ad incamerare, ora deve essere
limitato.
Anche alcune opere intraprese con sanzione ministeriale potrebbero
rivelarsi
non necessarie.
L’attivazione di poteri di piano
è
problema nazionale; ma l’individuazione dell’autorità più
adatta ad amministrarli è questione che riguarda solo la Regione
Metropolitana. Non c’è niente che le assomigli in tutto resto
del
paese. Si suggerisce, che la Regione sia divisa in una serie di
Comitati
Congiunti di Pianificazione, pienamente rappresentativi delle
autorità
locali dotate di poteri di piano, e nessuno di essi troppo grande da
subire
interessi o contatti locali. Questi Comitati sarebbero responsabili
della
preparazione e amministrazione dei piani regolatori, in
conformità
al Piano Generale. Ci sarebbe diritto di presentare appello al
Ministero
dell’Urbanistica per quanto riguarda le decisioni dei Comitati
Congiunti
di Pianificazione. A presiedere l’insieme dei Comitati, un Ufficio
Regionale
di
Piano, con membri nominati dal Ministro. L’Ufficio non avrebbe un ruolo
semplicemente consultivo o di coordinamento, ma poteri di gerarchia
superiore,
occupandosi direttamente di questioni urbanistiche e riferendo al
Ministro.
Per alcune questioni, l’Ufficio potrebbe attivare un braccio esecutivo,
ad esempio per l’obiettivo delle Cintura Verde, o per la creazione
della
Regional Housing Corporation. Per le altre funzioni tutte le competenze
delle autorità locali saranno da esse esercitate come prima.
(questo,
naturalmente, non preclude la possibilità di accorpamento di
alcune
autorità esistenti).
Quanto costerà? Questa
è
la prima cosa che molti, dal Ministero del Tesoro in giù,
chiedono
del Piano. E nonostante non sia facile, è pur sempre possibile
ricomporre
in termini di prezzi al 1939 il costo totale delle abitazioni proposte,
aggiungere una cifra per opere di urbanizzazione, servizi pubblici per
nuovi insediamenti, chilometri di nuove strade, superficie degli spazi
aperti (secondo gli standards raccomandati), edifici pubblici, scuole,
negozi, ospedali, ecc. (le fabbriche possono essere lasciate
all’iniziativa
degli industriali), e con l’aggiunta di un ampio margine di sicurezza,
arrivare a una cifra totale generale.
Ma se guardiamo le cose in
un’altra luce,
si può dire che tutte queste cose dovrebbero essere realizzate
comunque,
e sarebbe più istruttivo se fosse possibile mostrare se
costerebbe
di più farle sulla base di un piano, oppure a casaccio e secondo
semplici quantità. Per esempio, costa di più raggruppare
le case in comunità, con i propri centri commerciali, edifici
comunitari,
scuole ecc., sistemate convenientemente, oppure metterle su in una
massa
indistinta, e poi cercare spazi per tutti questi servizi? Una casa ben
sistemata internamente ed esternamente in armonia con il vicinato, o
conforme
ad un alto standard architettonico, costa di più di una che non
risponde a queste caratteristiche? Le domande potrebbero andare oltre:
se le più ampie proposte di riaggruppamento di industrie e
popolazione
si materializzeranno, quale sarà il valore dei risparmi in
trasporti,
tempo ed energia, lunghi viaggi al lavoro evitati? O di risparmi in
salute,
e aspettative di vita, nella città ricostruita a nel nuovo
centro
satellite? Alcuni del vantaggi del Piano sono imponderabili, ed
è
facile scordarseli nel piatto della bilancia.
Ma non si può negare il
fatto che
il rifiuto di affrontare un lieve costo addizionale nell’acquisizione
di
terreni per le strade di comunicazione veloce dopo l’ultima guerra,
è
risultato alla lunga per la collettività il dover pagare molto
più
cari interventi consequenziali – per esempio strade di servizio o
allargamento
di passi carrai – oltre alla perdita delle piene potenzialità di
traffico con l’edificazione continua dei fronti ad abitazioni e
fabbriche.
La più brillante, forse,
innovazione
fra le proposte di questo Piano è la tela di arterie a
scorrimento
veloce, sovraimposta all’esistente sistema di strade. Si tratta di
qualcosa
che può essere affidato direttamente al Piano, specialmente
visto
che molte delle vecchie strade devono ancora essere allargate. Ancora,
devono essere messi in conto molti fattori, oltre al fatto che le
vecchie
strade allargate non saranno mai autostrade efficienti: dovrebbe essere
valutato il valore commerciale di questo nuovo tipo di strade, che
forniscono
trasporto rapido e senza ostacoli; c’è anche il sollievo che
darebbero
alla congestione sulle comuni strade multi-funzione. Per finire, il
risparmio
di vite umane e di incidenti deve pur essere considerato, se le strade
possono essere rese più sicure. Chi può calcolare in
£
sterline il preciso valore di un essere umano ammazzato su una strada
antiquata?
L’aspetto finanziario non è
facile
da proporre: l’ottenere una risposta dipende dall’ampiezza o
ristrettezza
del concetto, della parola economia.
Strettamente legata al costo di
un piano,
è la sua realizzazione per stadi: è stato frequentemente
sottolineato che un piano si presenta senza indicazioni riguardo al
fattore
tempo. Sembra destinato ad attuarsi tutto in una volta. Comunque, e
naturalmente,
le proposte devono essere sottoposte ad una cauta a graduale politica
di
priorità. Se si deve indicare una data per la completa
esecuzione
(una procedura piuttosto avventata in un paese democratico e in un
progetto
dove così tanti nuovi campi devono essere dissodati, se lo
compariamo
con la ricostruzione delle aree distrutte dalla guerra) bisogna tentare
di dividerne gli elementi componenti secondo alcuni periodi. Come
già
accennato, ci può essere un considerevole scarto di tempo fra la
localizzazione di case, e quella di industria, nello stesso nuovo sito;
e ancora, certi centri satellite possono essere più urgenti o
più
rapidamente realizzabili di altri. Nei primi tempi, possono rivelarsi
necessari
alcuni espedienti temporanei nel trasporto.
A questo stadio, non è
stato fatto
alcuno sforzo per collocare priorità in un modo sistematico, con
l’eccezione del quasi-satellite descritto nella sezione 52, e di alcuni
mezzi di trasporto, per esempio le autostrade e gli aeroporti.
Gli oppositori congeniti della
pianificazione
non potranno mai cogliere la teoria dell’attuazione, per stadi, di
un’idea
complessa. Per loro è sufficiente fare bene qualunque cosa gli
capiti
sotto mano, e sono inclini a delimitare queste singole operazioni.
Rifiutano
di pensare al futuro, usando argomenti noti e confidando in qualche
mano
invisibile che saldi insieme le parti separate. Una caratteristica
essenziale
del metodo di realizzazione per periodi, è che quando ciascun
stadio
è completato e i suoi vantaggi conseguiti, conduce ad un tutto
che
è più grande della somma delle sue parti; ed per
concludere,
gli stadi finali devono essere capaci di modificazioni per adattarsi a
cambiamenti non previsti in partenza.