Memorandum (inserto a Urbanistica
n.
17, 1955)
Questa dichiarazione tende ad
esprimere
lo spirito dell’incontro italo-americano sulla pianificazione urbana e
regionale tenuto ad Ischia dal 20 al 30 giugno 1955, e che, sotto il
patrocinio
dell’INU, è stato organizzato dal Comitato Nazionale della
Produttività,
per incarico del Ministero Italiano dei Lavori Pubblici, con la
cooperazione
dell’U.S.O.M.
All’incontro hanno partecipato
funzionari
governativi, urbanisti professionisti, architetti ed altri studiosi
strettamente
interessati alla pianificazione, professori di urbanistica nelle
università
d’Italia e d’America ed i direttori di sette riviste di architettura e
di urbanistica.
Molte di queste persone hanno
portato
notevoli contributi alla discussione, dalla quale sono state tratte le
presenti note.
All’inizio dell’incontro, sono
state presentate
relazioni dai seguenti rappresentanti ufficiali italiani: prof. ing.
Cesare
Valle per il Ministero dei LL.PP., dr. Francesco Curato per la Cassa
del
Mezzogiorno. Ha inoltre parlato il Dr. Giorgio Sebregondi per la SVIMEZ.
Durante il Seminario le
discussioni hanno
avuto per base le undici relazioni che erano state preparate dai
partecipanti
americani ed i commenti elaborati sul tema di tali relazioni da undici
controrelatori italiani.
Ecco l’elenco dei titoli e degli
autori
delle relazioni e dei nomi dei controrelatori italiani:
· Howard K. Mehinick, Il
Sud degli
Stati Uniti (Controrelatore: Manlio Rossi Doria)
· Albert M. Cole, Il
programma
edilizio degli Stati Uniti (Controrelatore: Camillo Ripamonti)
· Girard Davidson ,
Pianificazione
delle risorse regionali da parte del Governo Federale (Controrelatore:
Giovanni Astengo)
· Oskar Stonorov, La futura
ricostruzione
delle città americane (Controrelatore: Luigi Piccinato)
· Lawrence K. Frank, Le
dimensioni
umane della pianificazione (Controrelatore: Angela Zucconi)
· Frederick Gutheim, Piani
per
oggi e domani (Controrelatori: Ugo La Malfa, Ernesto Rogers)
· Edmund M. Bacon,
Programma urbanistico
di Philadelphia, (Controrelatore: Ludovico Quaroni)
· Vernon De Mars, La scelta
come
obiettivo della pianificazione (Controrelatore: Adriano Olivetti)
· Douglas Haskell, La
città
strada negli Stati Uniti, (Controrelatore: Bruno Zevi)
· Robert B. Mitchell, I
trasporti
nella pianificazione urbana contemporanea, (Controrelatore: Vincenzo Di
Gioia)
· Paul Oppermann,
Sistemazione
del nucleo urbano centrale nell’ambito metropolitano (Controrelatore:
Gino
Pollini)
Hanno inoltre partecipato ai
lavori, su
invito del Comitato Nazionale della produttività, i seguenti
esperti:
Arch. Leonardo Benevolo, Prof. Federico Biraghi, Prof. Edoardo
Caracciolo,
Dott. Giorgio Ceriani sebregondi, Ing. Giuseppe Ciribini, Prof. Carlo
Cocchia,
Dott. Francesco Cuccia, Dott. Francesco Curato, Prof. Luigi Dodi, Prof.
Ignazio Gardella, Ing. Marcello Grisotti, Sig. Raffaele La Serra, Prof.
Vincenzo Minchilli, Prof. Giuseppe Vaccaro, Ing. Cesare Valle.
I processi di pianificazione ai
livelli
nazionali, regionali e locali, dovranno essere tra loro interrelati:
essi
dovranno comprendere i programmi per lo sviluppo economico, per i
servizi
sociali e per il riordinamento sociale, come pure gli interventi per
l’assetto
territoriale delle attrezzature e delle opere pubbliche. Nessuno di
questi
singoli interventi, sia esso un programma economico o una progettazione
di opere, dovrà essere intrapreso come un fatto a sé
stante.
L’esercizio continuativo del
processo
di pianificazione richiede una forma di organizzazione in stretta
relazione
con l’amministrazione pubblica. Tale organizzazione sarà
responsabile
della sintesi fra i contributi dei cittadini e dei pubblici funzionari,
come pure i suoi organi tecnici lo saranno nei riguardi della
preparazione
dei piani a lunga scadenza e dei programmi di attuazione.
Molte planning commissions di
città
americane costituiscono esempi di questo tipo di istituzione che
potrà
essere utilmente adattato ad altre circostanze.
Da queste discussioni è
sorta la
consapevolezza di molti altri problemi e possibilità comuni agli
urbanisti dei due paesi. Pur nella varietà dei punti di vista
sulle
particolari tecniche e sui mezzi di applicazione, , sono stati chiariti
alcuni principi fondamentali. Nelle conversazioni i partecipanti hanno
cercato di definire questi problemi e queste possibilità
piuttosto
che ideare formule universalmente applicabili. Si è visto
così
che problema centrale rimane quello di tradurre i bisogni e le
aspirazioni
umane in un ambiente adeguato alla vita moderna, e di elaborare una
tecnica
ed una metodologia tali che la pianificazione possa diventare uno
strumento
sempre più utile di scelta democratica.
È chiaro che in tutto il
mondo
la pianificazione, sia regionale che urbana, sta entrando in una nuova
fase, nella quale una istanza umanistica, che cerca di adeguare
l’ambiente
umano alle mutate necessità e risorse, prenderà il posto
della ricerca tipologica delle strutture urbane.
La pianificazione metterà
in rilievo
non schemi statici di sistemazione territoriale delle opere pubbliche,
ma linee di sviluppo per guidare la “evoluzione creatrice” delle
comunità.
Questa nuova pianificazione
richiede lo
sviluppo di un più approfondito metodo e una più larga
conoscenza
scientifica delle comunità e delle regioni. È nostra
speranza
che, attraverso questa impostazione umanistica e con l’aiuto di
più
vaste conoscenze e di un metodo perfezionato, la pianificazione possa
produrre
più adeguati ed utili progetti di concrete sistemazioni
territoriali.
Noi crediamo che la pianificazione
sia
una nuova funzione democratica e che i suoi organi debbano avere una
continuità
funzionale.
La pianificazione è un
servizio
tecnico, sociale ed umano per la collettività, che richiede
quindi
adeguate competenze nella formulazione e nell’attuazione di programmi a
lunga scadenza, , i quali consentano di superare le decisioni alla
“giornata”
che possono essere dettate dalle contingenze politiche. Noi crediamo
che,
con la crescente responsabilità sociale del processo di
pianificazione
in sede tecnica, l’opera dei politici e degli amministratori si
svolgerà
in un quadro più ampio e ne sarà agevolata.
La pianificazione regionale per
una saggia
conservazione e utilizzazione di tutte le risorse di un territorio
è
stata riconosciuta come il più importante mezzo per innalzare il
livello di vita della popolazione, specialmente nelle aree depresse. La
discussione ha dimostrato che lo sviluppo di tutte le risorse di una
regione
secondo un concetto unitario, con l’attiva partecipazione della
popolazione
direttamente interessata allo scopo di attuare “non una regione
pianificata
ma una regione pianificante” è un metodo di pianificazione che
può
condurre a felici risultati.
Il riassetto, la conservazione e
la preservazione
dei centri delle città più importanti, sono problemi di
grande
rilievo sia per le moderne condizioni di vita, sia per il fatto che le
pubbliche amministrazioni e le forze economiche e produttive sono in
essi
concentrate.
Il loro riassetto deve basarsi sul
rispetto,
pieno di sensibilità, verso i tesori culturali delle passate
generazioni,
al fine di conservare quanto può essere mantenuto ed adattato
alla
vita d’oggi ed ai nuovi usi del suolo di tali comunità.
Il rapporto tra la città e
la sua
zona di influenza e quella del centro direzionale con la città,
che esso serve, deve basarsi su programmi a lunga scadenza al fine di
soddisfare
le necessità degli abitanti e le loro attività
economiche.
Le dimensioni ed il carattere della comunità nel suo complesso
dovrebbero
pure estrinsecarsi in appropriate architetture, al fine di creare una
valida
espressione delle qualità e del carattere della popolazione.
Le delegazioni dei due paesi hanno
ritenuta
necessaria questa caratterizzazione, sia funzionale che formale. Alcuni
ritengono che la necessità di un centro focale delle
unità
residenziali, alla scala umana, sia uno dei maggiori problemi del
nostro
tempo. Essi pensano inoltre che, a questa scala, la possibilità
da parte degli individui di scegliere un proprio modo di vivere sia un
obiettivo concreto della pianificazione, non un sottoprodotto puramente
accidentale.
Nel campo dell’housing, sono stati
identificati
alcuni dei maggiori problemi riguardanti il credito e il finanziamento
della costruzione di abitazioni ed è stato gettato il seme per
promuovere
esperimenti di assicurazione ipotecaria tipo Federal Housing
Administration
e di altri tipi di finanziamento per risolvere particolari problemi
italiani.
È stata inoltre
concordemente riaffermata
l’esigenza che, nel quadro dei programmi edilizi, siano sviluppate le
misure
dirette a riservare un’aliquota dei finanziamenti all’impianto e al
funzionamento
dei servizi sociali a carattere collettivo, perché tali servizi
costituiscono un’integrazione essenziale per l’elevazione del livello
sociale
ed umano delle classi meno abbienti.
Noi abbiamo identificato delle
tecniche
di pianificazione specifiche che dovranno esser ulteriormente studiate
per adattarle ed introdurle nelle strutture e nell’attività di
pianificazione
dei rispettivi paesi. Tra queste sono l’anticipata acquisizione delle
aree
per le attrezzature collettive e per le opere pubbliche sia attraverso
procedure di imposizione di vincoli e di diritto di prelazione che a
mezzo
di acquisto diretto; la preparazione dei programmi principali e dei
bilanci
preventivi sulla base di studi dettagliati di uffici di pianificazione
in collaborazione con gli organi esecutivi delle autorità locali
e processi di “mandatory referral” per assicurare che proposte di
progetti
particolari siano esaminate nel contesto dei piani generali. Altri
esempi
potrebbero essere citati.
Nell’importante campo della
preparazione
degli urbanisti, esiste in ambedue i paesi una notevole scarsità
di personale qualificato. La situazione attuale nei due paesi presenta
caratteri complementari.
In Italia ogni studente di
architettura
riceve una istruzione urbanistica. Molte scuole di ingegneria civile
hanno
corsi di urbanistica. Ciò ha prodotto un alto livello nella
progettazione
di quartieri di case popolari, livello che non è stato
generalmente
raggiunto negli Stati Uniti dove l’insegnamento dell’urbanistica non
esiste
in tutte le scuole di architettura.
Da questo punto di vista gli Stati
Uniti
possono imitare l’Italia.
Negli Stati Uniti la professione
del pianificatore
è stata riconosciuta come una professione indipendente. Nella
struttura
didattica di 20 università americane sono stati costituiti corsi
di specializzazione urbanistica che si concludono con il titolo di
“master”
in urbanistica.
In essi convergono i contributi di
molte
discipline, incluse l’architettura, l’ingegneria, l’economia e la
sociologia,
ma l’insegnamento dell’urbanistica è indipendente dal predominio
di alcuna di queste specializzazioni. L’insegnamento è diretto a
formare professionisti competenti a esercitare la pianificazione come
una
più ampia attività di coordinamento, in cui confluiscano,
con il più ampio apporto, le professioni specializzate.
Questo concetto dell’insegnamento
della
pianificazione può costituire un utile suggerimento per le
università
italiane.
In ambedue i paesi lo stretto
contatto
tra i professionisti della pianificazione e le scuole di urbanistica
dovrebbe
essere incoraggiato ed il programma di scambio tra studenti dovrebbe
essere
rafforzato.
Noi consideriamo questo Seminario
ed i
suoi risultati come un positivo successo.
Abbiamo costruito un ponte di
amicizia
e di comprensione tra due gruppi di studiosi di due nazioni. Abbiamo
messo
le fondamenta di una futura collaborazione culturale. L’incontro
è
stato uno strumento di comunicazione che si è dimostrato molto
utile,
ben concepito e sfruttato. Come tale, questo tipo di incontro dovrebbe
dare ulteriori frutti.
Noi crediamo che il futuro lavoro
di pianificazione
regionale ed urbana e i programmi edilizi delle nostre due nazioni
saranno
arricchiti dalla comprensione che si è stabilita tra noi
attraverso
questo scambio.