Seminario Italia/USA sulla pianificazione urbana e regionale
Ischia, giugno 1955

 
 

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Le dimensioni umane della pianificazione
di Lawrence K. Frank

Questo saggio riguarda la pianificazione in quanto problema pluridimensionale e mette a fuoco le necessità umane, le esigenze e le capacità che diventano sempre più importanti, se non cruciali, in ogni pianificazione. Al fine di mettere a fuoco la discussione, esso offrirà un numero di dichiarazioni o di proposte che devono essere considerate come argomenti di esame critico e di discussione in relazione a tutti gli altri argomenti presi in considerazione dal convegno.
Oggi le responsabilità dei progettisti aumentano rapidamente. Essi si trovano ad affrontare il difficile compito di aiutare a creare una civiltà industriale che dovrà procurare un modo di vivere, uno schema di vita, sempre più orientati verso la conservazione umana e il compimento delle aspirazioni del popolo. Questo è un problema pluridimensionale che include non solo le comuni questioni tecniche inerenti all’uso del terreno, gli accorgimenti spaziali, i materiali, i disegni, i costi, le urgenti conseguenze delle esigenze legali, economiche, politiche e sociali, ma quel che più importa, l’utilizzazione delle nuove conoscenze e delle nuove risorse per andare incontro alle necessità e alle aspirazioni umane.
Tali problemi sono difficili da formularsi e molto più difficile è risolverli, poi che il progettista che guarda al futuro deve essere costantemente cosciente dei continui cambiamenti che avvengono nelle nostre tradizioni culturali, delle numerose alterazioni che si verificano nel nostro ordine sociale, e dell’aumentata confusione ed ansietà del popolo alla ricerca di un ordine e di una stabilità della sua vita nel mentre subisce molti di questi violenti cambiamenti e trasformazioni. I cambiamenti culturali e sociali avvengono dapprima nella mente e nel cuore del popolo e si stabilizzano non appena esso modifica le sue opinioni e le sue aspettative ed accetta nuovi modi di vivere. La pianificazione si presenta come uno sforzo cosciente e personale diretto a guidare intenzionalmente i mutamenti culturali e sociali, ad aiutarci a muoverci dal presente, con l’immenso carico di sopravvivenze anacronistiche, verso il domani. Il progettista può guidare il rinnovamento della nostra cultura, questo nuovo orientamento del nostro ordine sociale, disegnando le case, i sobborghi, le piccole e le grandi città e le regioni dove la gente vive, e può realizzare questo passaggio dal vecchio al nuovo senza crisi. La resistenza al cambiamento, che si stringe al passato e rifiuta perfino tutto ciò che può migliorare il tenore di vita, deve essere considerata alla stessa stregua dei componenti oppositori della pianificazione, quali la forza e la resistenza, la rifrazione e l’elasticità dei materiali che vengono incorporati nelle strutture, o nella topografia del terreno.
II progettista, perciò, oggi può prendere poco o niente per certo. Egli deve essere consapevole di tutte le questioni cruciali che deve porsi, e sapere come trovare soluzioni valide e informative in modo che egli possa con coscienza progettare ciò di cui il popolo abbisogna o a cui aspira. In questo senso, il sta opera come un direttore d’orchestra che mette insieme, armonizza, sincronizza o concilia tutti i vari elementi e la varietà della sua conoscenza professionale, della sua abilità e della sua tecnica, compresi in tale progetto vitale. Il progettista oggi è imbarazzato dalla ricchezza delle risorse e delle opportunità, dalla varietà della scelta e dalle vitali decisioni che egli deve prendere, dai conflitti tecnici professionali, sociali, culturali ed etici che egli deve risolvere. Il progettista deve continuamente mettere alla prova ogni soluzione proposta al suo problema in relazione alla gente, alle sue tradizioni ed aspirazioni e, sopratutto, in relazione all’importanza di aiutarla a mantenere un libero ordine sociale in cui il valore dell’individuo e la dignità umana sopravvivano.
Nella pianificazione, perciò, l’idea, il concetto e la visione di ciò che può essere il vivere umano, devono governare l’uso, che deve essere fatto dal progettista, della varietà degli strumenti che sono al suo comando, poiché la pianificazione è il tentativo di realizzare le idee ed il valore del fine da raggiungere, primo compito della pianificazione deve essere quello di chiarire le idee e i valori del fine, di chiarire i criteri che il progettista invoca nel fare la scelta e nel decidere. Oggi noi abbiamo finalmente compreso che l’ordine sociale e le tradizioni culturali sono creazioni proprie dell’uomo che possono essere modificate. Il compito del progettista non è quello di “adattarsi all’ambiente”, ma piuttosto quello di creare l’ambiente, geografico, fisico, sociale, umano e simbolico che è l’espressione ed il corrispondente della nuova immagine che l’uomo ha di sé stesso, della sua aumentata coscienza delle capacità umane e del suo inevitabile obbligo “di prendersi la responsabilità del proprio destino”. La pianificazione perciò potrebbe essere considerata come un tentativo di creare l’”habitat” (Gropius), l’”ambiente” (Sherrington), il complesso ecologico per gli incessanti rapporti fra la natura e l’umanità attraverso diversi sistemi di comunicazione, tecnico sociali, economici, politici giuridici e personali.
Attraverso i secoli, la pianificazione è stata guidata da vari criteri - protezione dagli elementi e dai nemici, la glorificazione di Dio o del Capo, a mezzo di strumenti efficaci a servire l’economia dello stato, come monumenti e mausolei, o a mezzo di creazioni estetiche - una varietà di fini e di motivi nei quali e attraverso i quali l’immaginazione creativa, la sensibilità artistica e le risorse tecniche si sono unite per creare la grande civiltà del mondo. Oggi la pianificazione è sempre più partecipe allo sviluppo di un modo di vita e al progredire dei valori e dei fini che noi abbiamo a cuore. Probabilmente meno riconosciuto ed accettato dal progettista è proprio ciò che la città o la regione, costruite secondo un progetto, significherà per il popolo, quale compimento simbolico esse renderanno o negheranno. Quando il progetto necessariamente richiede rinuncia o rifiuto di ciò cui il popolo ha per lungo tempo creduto o aspirato, deve essere provveduto un equivalente psicologico. Se noi possiamo esporre questo problema contemporaneo in una adeguata pianificazione, riconoscendo queste varie dimensioni, la pianificazione può progredire con aumentata sicurezza e fiducia in sé stessa perché essa sarà guardata da una formulazione concettuale più commensurata alla immense responsabilità che il progettista deve oggi assumersi. Il progettista offre un progetto che contiene ciò a cui il popolo aspira, anche se il popolo stesso non sa o non realizza ciò che è attualmente possibile se non dopo che è stato proposto. Nell’esposizione di ciò che il popolo “abbisogna” o di ciò che egli non ama o di cui si lamenta, è sufficiente guida a ciò che il progettista deve provvedere, ad un progresso, ad una dimostrazione affermativa di quello che la vita può offrire.
Poiché la pianificazione riguarda lo sviluppo della “complessità organizzata”, di diverse dimensioni, alcune delle recenti conquiste della scienza potranno offrire a questo problema fruttuose possibilità. Così sembra chiaro che, contrariamente ai concetti meccanici dei fisici classici, il progettista troverà nel “field concept” (concetto di interrelazione) una impostazione che sarà più conforme ai processi dinamici che egli deve trattare. Se lo si desidera si possono procurare esempi del “field concept” e di come viene utilizzato Delle varie discipline scientifiche ed in altre professioni. Il “field concept” asserisce che il modello, la forma, l’organizzazione danno alle parti essenziali o ai componenti il loro significato e reggono le loro reciproche relazioni. Così nessun fattore od elemento può essere considerato casuale o indipendente ma piuttosto la sua importanza sorge in gran parte dalla sua posizione nel tutto. Ciò viene dimostrato nella fisica atomica, nella stereochimica, nella biochimica, embriologia, ecologia, ed ora diviene sempre più evidente nello studio della cultura, degli ordini sociali e della personalità umana. Un “field approach” perciò può fornire una più vasta possibilità per la pianificazione e continuamente ci ricorda che niente è irrilevante o per lo meno minore o insignificante come potrebbe apparire, e che la posizione o combinazione degli spazi hanno una profonda importanza funzionale.
Troveremo un’altra valida risorsa per la pianificazione nella teoria della comunicazione recentemente sviluppatasi. Così è possibile considerare un ordine sociale come una rete di comunicazioni nella quale noi potremmo osservare come gli individui sono impegnati in una varietà di comunicazioni ed avvenimenti utilizzando le cerimonie, i simboli e gli usi accettati dalla massa e che noi chiamiamo economici, politici, legali e personali. Questa via ha il vantaggio di aiutarci a comprendere come lo stesso individuo sia coinvolto in tutti questi avvenimenti, constatazione spesso poco notata o ignorata, negli studi comuni di statistica, dagli economisti, dagli scienziati politici, sociologi, avvocati etc. È inoltre evidente che un individuo può volgersi da una forma di comunicazione ad un’altra secondo che le sue esigenze, scopi e mete lo esigano. La libertà di comunicare, pertanto, dovrebbe essere così importante come la libertà di muoversi fisicamente mediante un adeguato mezzo di trasporto.
La teoria dei processi circolari, quali la cibernetica o la “feedback”, offrono anche alcune promettenti possibilità alla soluzione dei problemi della pianificazione. Dovrebbe essere riconosciuto che un ordine sociale libero, in contrapposizione alla dittatura o ad un regime autoritario, è essenzialmente una organizzazione che si dirige e si rinnova da sé stessa, la cui vitalità e il pieno funzionamento dipendono dall’efficienza della sua rete di comunicazione e dalle varie “feedbacks” attraverso le quali i membri di tale ordine sociale orientano se stessi. La pianificazione dovrebbe provvedere a queste risorse poiché il progredire della pianificazione include la valutazione di ciò che sarà il pensiero e il sentimento del popolo dopo che il piano sarà effettuato.
Le precedenti considerazioni mettono in evidenza l’importanza cruciale, per i progettisti, del problema di chi sarà sacrificato e per chi sarà sacrificato, e fino a quale punto ogni progettata comunità o regione debba provvedere alle necessità della autonomia individuale entro un ordine sociale. Con il sorgere di una civiltà industriale molti aspetti della vita saranno inevitabilmente sempre più regolati e irreggimentati. Diventerà perciò sempre più importante per il progettista procurare opportunità ed occasioni per il vivere autonomo e spontaneo entro l’ossatura della società industrializzata. Parimenti i progettisti dovrebbero riconoscere il sempre più profondo solco che si presenta fra il lavorare in una fabbrica ben progettata e fornita di ogni espediente per assicurare una esistenza ordinata, sicura e confortevole ed equipaggiata con servizi sanitari ed alimentari etc. e il vivere in località, in case vecchie ed inadeguate con pochi o con nessun servizio necessario ad una vita dignitosa. Anche i ragazzi di scuola esperimentano questa differenza fra le moderne costruzioni scolastiche e la loro vita famigliare. Queste differenze e conflitti sono oggi sempre più difficili a risolversi, come noi stessi constatiamo, nella vita del popolo. Così pure l’avvento dell’industrializzazione darà la possibilità di dedicare maggiore tempo al riposo ed alle attività relative. Il progettista perciò dovrebbe concepire un modo di vita adeguato, e provvedimenti adatti a queste attività non lavorative nelle quali l’individuo può trovare l’adempimento e il completamento necessari al suo modo di vivere. L’automatismo ci sta portando ad una crisi umana. politica e sociale per la quale noi siamo quasi del tutto impreparati.
La gravità di questa situazione è aumentata dal graduale, ma ora accelerato, cambiamento nei nostri orientamenti e nelle nostre prospettive per il futuro; in luogo della primitiva preoccupazione di una vita dopo la morte e la convinzione della non importanza di vivere, siamo oggi sempre più interessati alla vita ed alle possibilità che essa può offrirci. Ora la gente si aspetta, se non chiede, di più ed è meno pronta ad accettare la povertà e la demoralizzazione. Queste modificazioni nelle aspettative dell’uomo e la sua capacità di esprimere il suo malcontento o insoddisfazione verso la vita, diventano sempre più importanti per la pianificazione la quale potrebbe involontariamente aggravare una situazione politico-sociale già difficile. Quando il progettista affronta il problema dell’uomo e considera il corso della vita umana dal giorno del concepimento all’età avanzata, egli si trova sempre a fronteggiare il problema di come provvedere alle necessità e alle esigenze del popolo nei successivi periodi, di come poter includere le sue aspirazioni nei propri disegni, e di quali organizzazioni economiche, politiche e sociali, con i relativi procedimenti, siano necessarie per mantenere quel modo di vivere. Questa via, per quanto idealistica possa apparire, offre non di meno un importante contrasto con quella che ignora l’uomo, le sue aspirazioni e necessità e si concentra sui problemi tecnici ed economici nella supposizione che l’individuo possa adattarsi, e si adatti, a tutto ciò che il progettista gli procura. Ovviamente in un mondo realistico il progettista deve cercare di conciliare queste due vie contrastanti, ma lo può fare solo nel caso in cui egli sia cosciente di questi vari aspetti e dimensioni, ed abbia dei criteri che guidano le sue decisioni e le sue scelte. La pianificazione ha la responsabilità di facilitare le varie azioni che devono essere intraprese, cercando di facilitare le vaste trasformazioni del modo di vivere, stabilendo il ritmo di ciò che è desiderabile e realizzabile, nel limite dei cambiamenti del modo di vivere che il popolo può raggiungere e di ciò che può essere fatto per assicurarli e rafforzarli.
Una grande possibilità per il progettista è quella di catalogare le molte e svariate organizzazioni e programmi connessi ai differenti aspetti del benessere sociale e della conservazione umana, e di vedere quanto sia possibile incorporare nei suoi disegni e nei suoi progetti, di questi obiettivi che sono essenziali processi operativi o delle possibilità per il modo di vivere umano. Per esempio, fino a dove potranno essere tradotti in disegni gli obiettivi della salute pubblica, della medicina preventiva e della sanità, della costruzione e dell’attrezzamento della città ed in particolare modo dell’edilizia, in maniera che il sistema di vita famigliare possa raggiungere più efficacemente l’obiettivo della salute in tutti gli stadi della vita? Così pure ci si potrebbe chiedere fino a dove gli obiettivi dello sviluppo della salute psichica o della personalità sana, possano essere tradotti ed incorporati nella progettazione, non soltanto al fine di diminuire le frequenti fonti di sconfitta e di delusione umana, ma anche per procurare un modo di vivere più completo. Possiamo fare ciò additando il fatto che la cura della salute non è solo responsabilità dei dottori e delle infermiere, ma è in primo luogo responsabilità della famiglia e della casa dove i compiti basilari della cura della salute si manifestano nella protezione dell’individuo dal sudicio, dall’infezione e dalla contaminazione mediante la pulizia della casa, il bucato, la lavatura dei piatti etc. La salute viene raggiunta attraverso una adeguata nutrizione che mantiene la vitalità e la resistenza alle infezioni; si ottiene inoltre con le comodità atte al riposo, al sonno e alla siesta e con la prevenzione dei mali minori e delle emozioni che costituiscono i normali avvenimenti della vita. Così per realizzare e mantenere la salute, il progetto l’attrezzatura e la funzionalità delle case diventano una delle principali responsabilità del progettista. Allo stesso modo sanità mentale non è solamente responsabilità dello psichiatra, dello psicologo, dei sociologi, ma piuttosto responsabilità della famiglia e del vicinato, dove il bambino è socialmente educato e perché egli possa divenire parte del nostro mondo culturale. Come il bambino debba venire curato, allevato, educato nella famiglia e come, quando è cresciuto, egli possa essere aiutato a raggiungere la maturità senza inutili difficoltà, perversioni e distorsioni, costituisce la grande opportunità e la immensa responsabilità che il progettista dovrebbe riconoscere come punto centrale del suo compito. Così il progettista ha la responsabilità di ridurre al minimo le inutili delusioni, violenze e tensioni in tutte le attività della vita affinché la pianificazione sia di contributo, anche se non decisivo a questi obiettivi. La conservazione umana, intesa nel senso di utilizzare la crescente conoscenza, le capacità, la tecnica e i mezzi per proteggere l’essere umano nel corso della sua vita, può essere considerata come una immensa responsabilità di tutta la pianificazione, là dove il progettista deve considerare la varietà delle professioni e delle organizzazioni come una guida, ma accettare la maggiore responsabilità di armonizzarle in un concetto coerente e interiormente consistente di ciò che può e dovrebbe essere provveduto entro ed attraverso questa pianificazione. Attualmente ciò rappresenta un compito poderoso, la cui iniziale esecuzione potrebbe essere intrapresa considerando le diverse forme della vita umana e dei suoi insuccessi in ogni periodo che intercorre tra la nascita e la vecchiaia, insuccessi che possono essere ridotti, se non eliminati, mediante una equilibrata pianificazione.
Quanto più difficili a raggiungere, se non radicali, sono i cambiamenti del sistema di vita proposti dal progettista come essenziali al raggiungimento di questi obiettivi umanamente desiderabili. tanto più urgente e necessario è indicare questi piani al popolo come proposte essenziali che possono essere conseguite o raggiunte solamente se queste aspirazioni sono accettate dalle persone attraverso le quali esse devono essere realizzate. Ciò significa che l’aumentata pianificazione deve considerare il compito della rieducazione dell’adulto nel senso di dover riconoscere che ogni progetto, sia esso per un complesso residenziale, nel un quartiere, per la ricostruzione di una città, o lo sviluppo di una regione può diventare operante solo se il popolo può essere persuaso ad abbandonare le sue precedenti abitudini di vita, le sue abituali relazioni e le sue precedenti aspettative ed a rimpiazzare tutto ciò con qualche cosa di più consono al nuovo modo di vivere che gli viene offerto. Probabilmente alcuni dei più tragici insuccessi della pianificazione non provengono dalla insufficienza del progetto, ma dal non voler riconoscere che il piano più perfetto è inutile, se non futile, se non se ne chiede l’approvazione da parte di coloro per i quali il piano stesso è stato concepito. Ciò è stato dimostrato dal frequente opporsi del popolo allo sviluppo della nuova edilizia e ad accettare ciò che gli viene offerto, per tenersi legato ai modelli ed alle abitudini di vita del passato. L’immenso costo del risanamento dei sobborghi e della ricostruzione delle città dovrebbe far notare al progettista che una visione limitata ed una timida pianificazione possono richiedere, nel futuro, gravissimi costi umani e finanziari. Fino a che punto si possono fare previsioni dal punto di vista sociale, economico, politico e psicologico? Proprio perché la maggior parte delle aspirazioni e modelli tradizionali con i quali e per i quali il popolo ha vissuto per generazioni stanno diventando vecchi ed inadeguati, il popolo è confuso ed inquieto, non più guidato “dalla mano invisibile” della tradizione. In tali condizioni, il popolo, come è stato ripetutamente dimostrato dalla storia della cultura occidentale, è incline ad accettare delle forme di regime autoritario o dittatoriale che procurano una “evasione dalla libertà” anche se ciò avviene a scapito della loro propria libertà. Non è sufficiente perciò che il progettista procuri un adeguato piano per una vita basata sulla tecnica se nello stesso tempo non dà al popolo la fiducia nelle sue capacità di vita autonoma, di portare il peso della libertà con fede nel suo intimo valore e nella sua dignità. Guardando indietro nel 19° secolo, allo sviluppo dell’industria e allo sviluppo delle città, vediamo chiaramente come la visione limitata e la ristretta concezione delle loro responsabilità da parte degli architetti e specialmente degli ingegneri, hanno contribuito alla profonda demoralizzazione del popolo, dalla quale esso deve essere liberato se noi intendiamo conservare un modo di vivere libero e democratico.
Poiché i progettisti sono ora chiamati a pianificare nuove comunità e regioni (p. es. Canberra in Australia, le nuove capitali in India e Brasile e le proposte di larghi sviluppi regionali in varie parti del mondo) si presenta la necessità di un completo inventario di tutti i servizi e attività essenziali alla vita e al compimento dei fini di questi nuovi progetti. Un prospetto riassuntivo è contenuto in Appendice, ed è inteso a mettere a fuoco la questione e ad aprire una ulteriore e critica discussione dei vari componenti ivi elencati. Si suggerisce che durante la discussione questo prospetto sia rivisto, allargato ed integrato con ulteriori riferimenti ed illustrazioni.

APPENDICE A

Possibile elenco dei componenti della pianificazione (per qualsiasi località, espressione geografica, terreno, clima ecc.)

Popolazione : età, sesso, distribuzione sposati e non sposati, entità delle famiglie, precedenti etnico-culturali, grado di cultura, livello economico-sociale, classi e categorie di lavoro.
Statistiche essenziali: nascite, morti (per età), malattie come invalidi, minorati, malati di mente.
Attività: transitorie, entro un’area, entro e fuori di un’area - caratteristiche di gruppi immigratori ed emigratori, cambiamenti del livello economico-sociale.
Storia sociale: tradizioni, rivalità, aspirazioni, conflitti.
Autosufficienza o dipendenza economica: sussidi, concessione di aiuti.
Necessità di alloggio: famiglie, scapoli, compresi vedovi e separati.
Industria: specialmente i servizi e le ricreazioni per i dipendenti.
Servizi ed organizzazioni di affari: magazzini, banche.
Trasporti: locali, per lunghi tragitti, pubblici, privati; misure per il traffico, parcheggio.
Comunicazioni: portata media (radio, TV), telefono, posta ecc.
Centri di distribuzione: magazzini, depositi, agenti di consegna.
Distribuzione e fornitura di energia
Illuminazione: pubblica e privata.
Acqua
Fornitura carburante e riscaldamento: servizi pubblici e privati.
Distribuzione e forniture alimentari: mercati.
Regolamenti ed ispezioni governative :
Chiese ed organizzazioni ed assemblee religiose:
Assistenza Sanitaria.
Igiene: eliminazione dei rifiuti.
Servizi anti-incendi.
Polizia
Servizi psichiatrici.
Educazione: tutti i gruppi di età.
Benessere sociale
Istituzioni: di custodia, di vecchiaia.
Ricreazioni: periodo di riposo, parchi, campi di giuoco, sport; nuoto, partite; aree pubbliche.
Librerie
Musei
Centri comunali: sobborghi.
Teatri, cinema
Musica
Prospettive nel tempo: esigenze immediate, esigenze future, allargamenti ed estensioni proposte, possibili modifiche.
Impianti e accorgimenti provvisori per lo sviluppo di città e sobborghi.
Zone e iniziative per una vita autonoma, spontanea e di libera scelta.
Prospettive dei mezzi e servizi per integrare centri residenziali, comunità o regioni pianificate.
Mezzi e servizi di gruppo o di massa e servizi individuali.
Organizzazioni e mezzi governativi: locali, regionali e nazionali.