Le dimensioni umane della
pianificazione
di Lawrence K. Frank
Questo saggio riguarda la
pianificazione
in quanto problema pluridimensionale e mette a fuoco le
necessità
umane, le esigenze e le capacità che diventano sempre più
importanti, se non cruciali, in ogni pianificazione. Al fine di mettere
a fuoco la discussione, esso offrirà un numero di dichiarazioni
o di proposte che devono essere considerate come argomenti di esame
critico
e di discussione in relazione a tutti gli altri argomenti presi in
considerazione
dal convegno.
Oggi le responsabilità dei
progettisti
aumentano rapidamente. Essi si trovano ad affrontare il difficile
compito
di aiutare a creare una civiltà industriale che dovrà
procurare
un modo di vivere, uno schema di vita, sempre più orientati
verso
la conservazione umana e il compimento delle aspirazioni del popolo.
Questo
è un problema pluridimensionale che include non solo le comuni
questioni
tecniche inerenti all’uso del terreno, gli accorgimenti spaziali, i
materiali,
i disegni, i costi, le urgenti conseguenze delle esigenze legali,
economiche,
politiche e sociali, ma quel che più importa, l’utilizzazione
delle
nuove conoscenze e delle nuove risorse per andare incontro alle
necessità
e alle aspirazioni umane.
Tali problemi sono difficili da
formularsi
e molto più difficile è risolverli, poi che il
progettista
che guarda al futuro deve essere costantemente cosciente dei continui
cambiamenti
che avvengono nelle nostre tradizioni culturali, delle numerose
alterazioni
che si verificano nel nostro ordine sociale, e dell’aumentata
confusione
ed ansietà del popolo alla ricerca di un ordine e di una
stabilità
della sua vita nel mentre subisce molti di questi violenti cambiamenti
e trasformazioni. I cambiamenti culturali e sociali avvengono dapprima
nella mente e nel cuore del popolo e si stabilizzano non appena esso
modifica
le sue opinioni e le sue aspettative ed accetta nuovi modi di vivere.
La
pianificazione si presenta come uno sforzo cosciente e personale
diretto
a guidare intenzionalmente i mutamenti culturali e sociali, ad aiutarci
a muoverci dal presente, con l’immenso carico di sopravvivenze
anacronistiche,
verso il domani. Il progettista può guidare il rinnovamento
della
nostra cultura, questo nuovo orientamento del nostro ordine sociale,
disegnando
le case, i sobborghi, le piccole e le grandi città e le regioni
dove la gente vive, e può realizzare questo passaggio dal
vecchio
al nuovo senza crisi. La resistenza al cambiamento, che si stringe al
passato
e rifiuta perfino tutto ciò che può migliorare il tenore
di vita, deve essere considerata alla stessa stregua dei componenti
oppositori
della pianificazione, quali la forza e la resistenza, la rifrazione e
l’elasticità
dei materiali che vengono incorporati nelle strutture, o nella
topografia
del terreno.
II progettista, perciò,
oggi può
prendere poco o niente per certo. Egli deve essere consapevole di tutte
le questioni cruciali che deve porsi, e sapere come trovare soluzioni
valide
e informative in modo che egli possa con coscienza progettare
ciò
di cui il popolo abbisogna o a cui aspira. In questo senso, il sta
opera
come un direttore d’orchestra che mette insieme, armonizza, sincronizza
o concilia tutti i vari elementi e la varietà della sua
conoscenza
professionale, della sua abilità e della sua tecnica, compresi
in
tale progetto vitale. Il progettista oggi è imbarazzato dalla
ricchezza
delle risorse e delle opportunità, dalla varietà della
scelta
e dalle vitali decisioni che egli deve prendere, dai conflitti tecnici
professionali, sociali, culturali ed etici che egli deve risolvere. Il
progettista deve continuamente mettere alla prova ogni soluzione
proposta
al suo problema in relazione alla gente, alle sue tradizioni ed
aspirazioni
e, sopratutto, in relazione all’importanza di aiutarla a mantenere un
libero
ordine sociale in cui il valore dell’individuo e la dignità
umana
sopravvivano.
Nella pianificazione,
perciò, l’idea,
il concetto e la visione di ciò che può essere il vivere
umano, devono governare l’uso, che deve essere fatto dal progettista,
della
varietà degli strumenti che sono al suo comando, poiché
la
pianificazione è il tentativo di realizzare le idee ed il valore
del fine da raggiungere, primo compito della pianificazione deve essere
quello di chiarire le idee e i valori del fine, di chiarire i criteri
che
il progettista invoca nel fare la scelta e nel decidere. Oggi noi
abbiamo
finalmente compreso che l’ordine sociale e le tradizioni culturali sono
creazioni proprie dell’uomo che possono essere modificate. Il compito
del
progettista non è quello di “adattarsi all’ambiente”, ma
piuttosto
quello di creare l’ambiente, geografico, fisico, sociale, umano e
simbolico
che è l’espressione ed il corrispondente della nuova immagine
che
l’uomo ha di sé stesso, della sua aumentata coscienza delle
capacità
umane e del suo inevitabile obbligo “di prendersi la
responsabilità
del proprio destino”. La pianificazione perciò potrebbe essere
considerata
come un tentativo di creare l’”habitat” (Gropius), l’”ambiente”
(Sherrington),
il complesso ecologico per gli incessanti rapporti fra la natura e
l’umanità
attraverso diversi sistemi di comunicazione, tecnico sociali,
economici,
politici giuridici e personali.
Attraverso i secoli, la
pianificazione
è stata guidata da vari criteri - protezione dagli elementi e
dai
nemici, la glorificazione di Dio o del Capo, a mezzo di strumenti
efficaci
a servire l’economia dello stato, come monumenti e mausolei, o a mezzo
di creazioni estetiche - una varietà di fini e di motivi nei
quali
e attraverso i quali l’immaginazione creativa, la sensibilità
artistica
e le risorse tecniche si sono unite per creare la grande civiltà
del mondo. Oggi la pianificazione è sempre più partecipe
allo sviluppo di un modo di vita e al progredire dei valori e dei fini
che noi abbiamo a cuore. Probabilmente meno riconosciuto ed accettato
dal
progettista è proprio ciò che la città o la
regione,
costruite secondo un progetto, significherà per il popolo, quale
compimento simbolico esse renderanno o negheranno. Quando il progetto
necessariamente
richiede rinuncia o rifiuto di ciò cui il popolo ha per lungo
tempo
creduto o aspirato, deve essere provveduto un equivalente psicologico.
Se noi possiamo esporre questo problema contemporaneo in una adeguata
pianificazione,
riconoscendo queste varie dimensioni, la pianificazione può
progredire
con aumentata sicurezza e fiducia in sé stessa perché
essa
sarà guardata da una formulazione concettuale più
commensurata
alla immense responsabilità che il progettista deve oggi
assumersi.
Il progettista offre un progetto che contiene ciò a cui il
popolo
aspira, anche se il popolo stesso non sa o non realizza ciò che
è attualmente possibile se non dopo che è stato proposto.
Nell’esposizione di ciò che il popolo “abbisogna” o di
ciò
che egli non ama o di cui si lamenta, è sufficiente guida a
ciò
che il progettista deve provvedere, ad un progresso, ad una
dimostrazione
affermativa di quello che la vita può offrire.
Poiché la pianificazione
riguarda
lo sviluppo della “complessità organizzata”, di diverse
dimensioni,
alcune delle recenti conquiste della scienza potranno offrire a questo
problema fruttuose possibilità. Così sembra chiaro che,
contrariamente
ai concetti meccanici dei fisici classici, il progettista
troverà
nel “field concept” (concetto di interrelazione) una impostazione che
sarà
più conforme ai processi dinamici che egli deve trattare. Se lo
si desidera si possono procurare esempi del “field concept” e di come
viene
utilizzato Delle varie discipline scientifiche ed in altre professioni.
Il “field concept” asserisce che il modello, la forma, l’organizzazione
danno alle parti essenziali o ai componenti il loro significato e
reggono
le loro reciproche relazioni. Così nessun fattore od elemento
può
essere considerato casuale o indipendente ma piuttosto la sua
importanza
sorge in gran parte dalla sua posizione nel tutto. Ciò viene
dimostrato
nella fisica atomica, nella stereochimica, nella biochimica,
embriologia,
ecologia, ed ora diviene sempre più evidente nello studio della
cultura, degli ordini sociali e della personalità umana. Un
“field
approach” perciò può fornire una più vasta
possibilità
per la pianificazione e continuamente ci ricorda che niente è
irrilevante
o per lo meno minore o insignificante come potrebbe apparire, e che la
posizione o combinazione degli spazi hanno una profonda importanza
funzionale.
Troveremo un’altra valida risorsa
per
la pianificazione nella teoria della comunicazione recentemente
sviluppatasi.
Così è possibile considerare un ordine sociale come una
rete
di comunicazioni nella quale noi potremmo osservare come gli individui
sono impegnati in una varietà di comunicazioni ed avvenimenti
utilizzando
le cerimonie, i simboli e gli usi accettati dalla massa e che noi
chiamiamo
economici, politici, legali e personali. Questa via ha il vantaggio di
aiutarci a comprendere come lo stesso individuo sia coinvolto in tutti
questi avvenimenti, constatazione spesso poco notata o ignorata, negli
studi comuni di statistica, dagli economisti, dagli scienziati
politici,
sociologi, avvocati etc. È inoltre evidente che un individuo
può
volgersi da una forma di comunicazione ad un’altra secondo che le sue
esigenze,
scopi e mete lo esigano. La libertà di comunicare, pertanto,
dovrebbe
essere così importante come la libertà di muoversi
fisicamente
mediante un adeguato mezzo di trasporto.
La teoria dei processi circolari,
quali
la cibernetica o la “feedback”, offrono anche alcune promettenti
possibilità
alla soluzione dei problemi della pianificazione. Dovrebbe essere
riconosciuto
che un ordine sociale libero, in contrapposizione alla dittatura o ad
un
regime autoritario, è essenzialmente una organizzazione che si
dirige
e si rinnova da sé stessa, la cui vitalità e il pieno
funzionamento
dipendono dall’efficienza della sua rete di comunicazione e dalle varie
“feedbacks” attraverso le quali i membri di tale ordine sociale
orientano
se stessi. La pianificazione dovrebbe provvedere a queste risorse
poiché
il progredire della pianificazione include la valutazione di ciò
che sarà il pensiero e il sentimento del popolo dopo che il
piano
sarà effettuato.
Le precedenti considerazioni
mettono in
evidenza l’importanza cruciale, per i progettisti, del problema di chi
sarà sacrificato e per chi sarà sacrificato, e fino a
quale
punto ogni progettata comunità o regione debba provvedere alle
necessità
della autonomia individuale entro un ordine sociale. Con il sorgere di
una civiltà industriale molti aspetti della vita saranno
inevitabilmente
sempre più regolati e irreggimentati. Diventerà
perciò
sempre più importante per il progettista procurare
opportunità
ed occasioni per il vivere autonomo e spontaneo entro l’ossatura della
società industrializzata. Parimenti i progettisti dovrebbero
riconoscere
il sempre più profondo solco che si presenta fra il lavorare in
una fabbrica ben progettata e fornita di ogni espediente per assicurare
una esistenza ordinata, sicura e confortevole ed equipaggiata con
servizi
sanitari ed alimentari etc. e il vivere in località, in case
vecchie
ed inadeguate con pochi o con nessun servizio necessario ad una vita
dignitosa.
Anche i ragazzi di scuola esperimentano questa differenza fra le
moderne
costruzioni scolastiche e la loro vita famigliare. Queste differenze e
conflitti sono oggi sempre più difficili a risolversi, come noi
stessi constatiamo, nella vita del popolo. Così pure l’avvento
dell’industrializzazione
darà la possibilità di dedicare maggiore tempo al riposo
ed alle attività relative. Il progettista perciò dovrebbe
concepire un modo di vita adeguato, e provvedimenti adatti a queste
attività
non lavorative nelle quali l’individuo può trovare l’adempimento
e il completamento necessari al suo modo di vivere. L’automatismo ci
sta
portando ad una crisi umana. politica e sociale per la quale noi siamo
quasi del tutto impreparati.
La gravità di questa
situazione
è aumentata dal graduale, ma ora accelerato, cambiamento nei
nostri
orientamenti e nelle nostre prospettive per il futuro; in luogo della
primitiva
preoccupazione di una vita dopo la morte e la convinzione della non
importanza
di vivere, siamo oggi sempre più interessati alla vita ed alle
possibilità
che essa può offrirci. Ora la gente si aspetta, se non chiede,
di
più ed è meno pronta ad accettare la povertà e la
demoralizzazione. Queste modificazioni nelle aspettative dell’uomo e la
sua capacità di esprimere il suo malcontento o insoddisfazione
verso
la vita, diventano sempre più importanti per la pianificazione
la
quale potrebbe involontariamente aggravare una situazione
politico-sociale
già difficile. Quando il progettista affronta il problema
dell’uomo
e considera il corso della vita umana dal giorno del concepimento
all’età
avanzata, egli si trova sempre a fronteggiare il problema di come
provvedere
alle necessità e alle esigenze del popolo nei successivi
periodi,
di come poter includere le sue aspirazioni nei propri disegni, e di
quali
organizzazioni economiche, politiche e sociali, con i relativi
procedimenti,
siano necessarie per mantenere quel modo di vivere. Questa via, per
quanto
idealistica possa apparire, offre non di meno un importante contrasto
con
quella che ignora l’uomo, le sue aspirazioni e necessità e si
concentra
sui problemi tecnici ed economici nella supposizione che l’individuo
possa
adattarsi, e si adatti, a tutto ciò che il progettista gli
procura.
Ovviamente in un mondo realistico il progettista deve cercare di
conciliare
queste due vie contrastanti, ma lo può fare solo nel caso in cui
egli sia cosciente di questi vari aspetti e dimensioni, ed abbia dei
criteri
che guidano le sue decisioni e le sue scelte. La pianificazione ha la
responsabilità
di facilitare le varie azioni che devono essere intraprese, cercando di
facilitare le vaste trasformazioni del modo di vivere, stabilendo il
ritmo
di ciò che è desiderabile e realizzabile, nel limite dei
cambiamenti del modo di vivere che il popolo può raggiungere e
di
ciò che può essere fatto per assicurarli e rafforzarli.
Una grande possibilità per
il progettista
è quella di catalogare le molte e svariate organizzazioni e
programmi
connessi ai differenti aspetti del benessere sociale e della
conservazione
umana, e di vedere quanto sia possibile incorporare nei suoi disegni e
nei suoi progetti, di questi obiettivi che sono essenziali processi
operativi
o delle possibilità per il modo di vivere umano. Per esempio,
fino
a dove potranno essere tradotti in disegni gli obiettivi della salute
pubblica,
della medicina preventiva e della sanità, della costruzione e
dell’attrezzamento
della città ed in particolare modo dell’edilizia, in maniera che
il sistema di vita famigliare possa raggiungere più
efficacemente
l’obiettivo della salute in tutti gli stadi della vita? Così
pure
ci si potrebbe chiedere fino a dove gli obiettivi dello sviluppo della
salute psichica o della personalità sana, possano essere
tradotti
ed incorporati nella progettazione, non soltanto al fine di diminuire
le
frequenti fonti di sconfitta e di delusione umana, ma anche per
procurare
un modo di vivere più completo. Possiamo fare ciò
additando
il fatto che la cura della salute non è solo
responsabilità
dei dottori e delle infermiere, ma è in primo luogo
responsabilità
della famiglia e della casa dove i compiti basilari della cura della
salute
si manifestano nella protezione dell’individuo dal sudicio,
dall’infezione
e dalla contaminazione mediante la pulizia della casa, il bucato, la
lavatura
dei piatti etc. La salute viene raggiunta attraverso una adeguata
nutrizione
che mantiene la vitalità e la resistenza alle infezioni; si
ottiene
inoltre con le comodità atte al riposo, al sonno e alla siesta e
con la prevenzione dei mali minori e delle emozioni che costituiscono i
normali avvenimenti della vita. Così per realizzare e mantenere
la salute, il progetto l’attrezzatura e la funzionalità delle
case
diventano una delle principali responsabilità del progettista.
Allo
stesso modo sanità mentale non è solamente
responsabilità
dello psichiatra, dello psicologo, dei sociologi, ma piuttosto
responsabilità
della famiglia e del vicinato, dove il bambino è socialmente
educato
e perché egli possa divenire parte del nostro mondo culturale.
Come
il bambino debba venire curato, allevato, educato nella famiglia e
come,
quando è cresciuto, egli possa essere aiutato a raggiungere la
maturità
senza inutili difficoltà, perversioni e distorsioni, costituisce
la grande opportunità e la immensa responsabilità che il
progettista dovrebbe riconoscere come punto centrale del suo compito.
Così
il progettista ha la responsabilità di ridurre al minimo le
inutili
delusioni, violenze e tensioni in tutte le attività della vita
affinché
la pianificazione sia di contributo, anche se non decisivo a questi
obiettivi.
La conservazione umana, intesa nel senso di utilizzare la crescente
conoscenza,
le capacità, la tecnica e i mezzi per proteggere l’essere umano
nel corso della sua vita, può essere considerata come una
immensa
responsabilità di tutta la pianificazione, là dove il
progettista
deve considerare la varietà delle professioni e delle
organizzazioni
come una guida, ma accettare la maggiore responsabilità di
armonizzarle
in un concetto coerente e interiormente consistente di ciò che
può
e dovrebbe essere provveduto entro ed attraverso questa pianificazione.
Attualmente ciò rappresenta un compito poderoso, la cui iniziale
esecuzione potrebbe essere intrapresa considerando le diverse forme
della
vita umana e dei suoi insuccessi in ogni periodo che intercorre tra la
nascita e la vecchiaia, insuccessi che possono essere ridotti, se non
eliminati,
mediante una equilibrata pianificazione.
Quanto più difficili a
raggiungere,
se non radicali, sono i cambiamenti del sistema di vita proposti dal
progettista
come essenziali al raggiungimento di questi obiettivi umanamente
desiderabili.
tanto più urgente e necessario è indicare questi piani al
popolo come proposte essenziali che possono essere conseguite o
raggiunte
solamente se queste aspirazioni sono accettate dalle persone attraverso
le quali esse devono essere realizzate. Ciò significa che
l’aumentata
pianificazione deve considerare il compito della rieducazione
dell’adulto
nel senso di dover riconoscere che ogni progetto, sia esso per un
complesso
residenziale, nel un quartiere, per la ricostruzione di una
città,
o lo sviluppo di una regione può diventare operante solo se il
popolo
può essere persuaso ad abbandonare le sue precedenti abitudini
di
vita, le sue abituali relazioni e le sue precedenti aspettative ed a
rimpiazzare
tutto ciò con qualche cosa di più consono al nuovo modo
di
vivere che gli viene offerto. Probabilmente alcuni dei più
tragici
insuccessi della pianificazione non provengono dalla insufficienza del
progetto, ma dal non voler riconoscere che il piano più perfetto
è inutile, se non futile, se non se ne chiede l’approvazione da
parte di coloro per i quali il piano stesso è stato concepito.
Ciò
è stato dimostrato dal frequente opporsi del popolo allo
sviluppo
della nuova edilizia e ad accettare ciò che gli viene offerto,
per
tenersi legato ai modelli ed alle abitudini di vita del passato.
L’immenso
costo del risanamento dei sobborghi e della ricostruzione delle
città
dovrebbe far notare al progettista che una visione limitata ed una
timida
pianificazione possono richiedere, nel futuro, gravissimi costi umani e
finanziari. Fino a che punto si possono fare previsioni dal punto di
vista
sociale, economico, politico e psicologico? Proprio perché la
maggior
parte delle aspirazioni e modelli tradizionali con i quali e per i
quali
il popolo ha vissuto per generazioni stanno diventando vecchi ed
inadeguati,
il popolo è confuso ed inquieto, non più guidato “dalla
mano
invisibile” della tradizione. In tali condizioni, il popolo, come
è
stato ripetutamente dimostrato dalla storia della cultura occidentale,
è incline ad accettare delle forme di regime autoritario o
dittatoriale
che procurano una “evasione dalla libertà” anche se ciò
avviene
a scapito della loro propria libertà. Non è sufficiente
perciò
che il progettista procuri un adeguato piano per una vita basata sulla
tecnica se nello stesso tempo non dà al popolo la fiducia nelle
sue capacità di vita autonoma, di portare il peso della
libertà
con fede nel suo intimo valore e nella sua dignità. Guardando
indietro
nel 19° secolo, allo sviluppo dell’industria e allo sviluppo delle
città, vediamo chiaramente come la visione limitata e la
ristretta
concezione delle loro responsabilità da parte degli architetti e
specialmente degli ingegneri, hanno contribuito alla profonda
demoralizzazione
del popolo, dalla quale esso deve essere liberato se noi intendiamo
conservare
un modo di vivere libero e democratico.
Poiché i progettisti sono
ora chiamati
a pianificare nuove comunità e regioni (p. es. Canberra in
Australia,
le nuove capitali in India e Brasile e le proposte di larghi sviluppi
regionali
in varie parti del mondo) si presenta la necessità di un
completo
inventario di tutti i servizi e attività essenziali alla vita e
al compimento dei fini di questi nuovi progetti. Un prospetto
riassuntivo
è contenuto in Appendice, ed è inteso a mettere a fuoco
la
questione e ad aprire una ulteriore e critica discussione dei vari
componenti
ivi elencati. Si suggerisce che durante la discussione questo prospetto
sia rivisto, allargato ed integrato con ulteriori riferimenti ed
illustrazioni.
APPENDICE A
Possibile elenco dei componenti
della pianificazione
(per qualsiasi località, espressione geografica, terreno, clima
ecc.)
Popolazione : età,
sesso, distribuzione
sposati e non sposati, entità delle famiglie, precedenti
etnico-culturali,
grado di cultura, livello economico-sociale, classi e categorie di
lavoro.
Statistiche essenziali: nascite,
morti
(per età), malattie come invalidi, minorati, malati di mente.
Attività: transitorie,
entro un’area,
entro e fuori di un’area - caratteristiche di gruppi immigratori ed
emigratori,
cambiamenti del livello economico-sociale.
Storia sociale: tradizioni,
rivalità,
aspirazioni, conflitti.
Autosufficienza o dipendenza
economica:
sussidi, concessione di aiuti.
Necessità di alloggio:
famiglie,
scapoli, compresi vedovi e separati.
Industria: specialmente i servizi
e le
ricreazioni per i dipendenti.
Servizi ed organizzazioni di
affari: magazzini,
banche.
Trasporti: locali, per lunghi
tragitti,
pubblici, privati; misure per il traffico, parcheggio.
Comunicazioni: portata media
(radio, TV),
telefono, posta ecc.
Centri di distribuzione:
magazzini, depositi,
agenti di consegna.
Distribuzione e fornitura di
energia
Illuminazione: pubblica e privata.
Acqua
Fornitura carburante e
riscaldamento:
servizi pubblici e privati.
Distribuzione e forniture
alimentari:
mercati.
Regolamenti ed ispezioni
governative :
Chiese ed organizzazioni ed
assemblee
religiose:
Assistenza Sanitaria.
Igiene: eliminazione dei rifiuti.
Servizi anti-incendi.
Polizia
Servizi psichiatrici.
Educazione: tutti i gruppi di
età.
Benessere sociale
Istituzioni: di custodia, di
vecchiaia.
Ricreazioni: periodo di riposo,
parchi,
campi di giuoco, sport; nuoto, partite; aree pubbliche.
Librerie
Musei
Centri comunali: sobborghi.
Teatri, cinema
Musica
Prospettive nel tempo: esigenze
immediate,
esigenze future, allargamenti ed estensioni proposte, possibili
modifiche.
Impianti e accorgimenti provvisori
per
lo sviluppo di città e sobborghi.
Zone e iniziative per una vita
autonoma,
spontanea e di libera scelta.
Prospettive dei mezzi e servizi
per integrare
centri residenziali, comunità o regioni pianificate.
Mezzi e servizi di gruppo o di
massa e
servizi individuali.
Organizzazioni e mezzi
governativi: locali,
regionali e nazionali.