Seminario Italia/USA sulla pianificazione urbana e regionale
Ischia, giugno 1955

 
 

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Sistemazione del nucleo urbano nell’ambito metropolitano
di Paul Opperman, Direttore del Dipartimento di Urbanistica della Città e della Contea di San Francisco.

I - Urbanesimo mondiale -Un fenomeno dei nostri tempi.

Non è ancora stato chiarito quali tipi di città e di zone urbane la nostra civiltà deve avere. Esse si trovano ancora nel loro “divenire”. È chiaro in ogni modo che stiamo vivendo in tempi rivoluzionari e che l’urbanesimo mondiale è uno dei fatti più salienti di questi tempi. Ma non è ancora chiaro quali saranno le conseguenze di tale fatto. Noi dobbiamo fare del nostro meglio, sempre in termini umani, dal momento che le nostre comunità sono fatte per esseri umani e composte di esseri umani, per determinare quali potrebbero o dovrebbero essere le città e la zona urbana. Il mondo è in fermento. Molti di noi credono che abbia già avuto inizio una nuova epoca, un’epoca nel suo “essere”, di cui noi sentiamo il “divenire”. Non sappiamo che cosa essa sta diventando, o comunque, come si evolverà. Non abbiamo ancora pienamente assimilato, né ci siamo ancora adattati ad una delle più importanti fasi della rivoluzione tecnologica, che ci ha portati alla concentrazione urbana. Ed ora su di noi incombe una fase forse di più vasta portata, una fase probabilmente definitiva, che potrebbe alterare o addirittura invertire alcuni dei procedimenti di questa evoluzione. Credo che sia compito del Mondo Occidentale, del mondo che ci ha dato la rivoluzione industriale, quello di aprire la via verso il consolidamento dei mutamenti che esso ha operato, sfruttandone al massimo i benefici e limitandone e controllandone i pericoli. L’era atomica è anch’essa una creazione dell’Occidente. L’Occidente deve avere la capacità di guidare la comunità mondiale verso l’acquisizione di una moralità atta ad affrontare la potente sfida di queste forze rivoluzionarie. Noi urbanisti ci troviamo profondamente impegnati nell’assolvimento di questo compito comune.

II -Direttive di sviluppo ed espansione urbana.

L’ “American Institute of Planners” nell’esposizione delle sue linee programmatiche per il 1951, dichiarava:
“È condizione essenziale per la continua prosperità, benessere e sicurezza del paese, che quei metodi perfezionati di sviluppo e di riordinamento urbano che sono già alla nostra portata e che vengono usati in alcune città, siano generalizzati nel loro uso, e che degli ulteriori perfezionamenti vengano progettati e messi in atto non appena ne sia stata dimostrata la praticità. La progettazione e la costruzione delle città non può più essere lasciata tanto indietro rispetto ai grandi progressi che si verificano negli altri campi della scienza e della tecnologia americana”.
Questa dichiarazione dell’Istituto sosteneva che la struttura della città ha mostrato in genere una tendenza alla staticità, mentre le funzioni che ad essa si richiedono stanno attraversando un periodo di mutamento radicale, e che inoltre la concentrazione eccessiva in aree limitate ha fatto sì che i problemi si moltiplicassero ad un ritmo più veloce della scoperta delle relative soluzioni.
La dichiarazione dell’Istituto continua:
“Questi due inconvenienti possono essere corretti o mitigati incanalando la crescita e lo sviluppo della struttura di una città in forme che possano soddisfare i bisogni del momento e impedire l’eccessiva concentrazione di popolazione. Tali forme si riferiscono a: 1) il riordinamento progressivo di grandi nuclei urbani in groppi di comunità e zone residenziali, ciascuna delle quali sia stata progettata per una sua particolare funzione nello ambito della metropoli; 2) l’oculata trasformazione di villaggi e paesi esistenti in città di media grandezza che siano fisicamente e permanentemente separate dalle altre città; 3) l’accurata progettazione di nuove città di dimensioni limitate in zone rurali e suburbane”.
Non mancano coloro che si oppongono con vigore a queste idee e che propongono altre soluzioni. Frank Lloyd Wright, per esempio, afferma in un suo recente saggio: “O l’uomo uscirà dalla città, o salterà in aria con la città”. Questa è forse la forma di opposizione estrema alle città quali esse sono nel momento attuale. Wright propone una soluzione più spaziosa e meno congestionata di qualunque altra. Gli inglesi stanno svolgendo una coraggiosa azione pionieristica nel ridistribuire in nuove comunità lo sfogo della congestione che ha luogo negli agglomerati centrali. La loro audacia viene ben ricompensata dalle esperienze che essi vengono ad acquisire. Meritano la nostra rispettosa attenzione e la nostra gratitudine. Questo sviluppo urbanistico su trame più aperte e più spaziose, con la dovuta considerazione per le necessità residenziali, di lavoro e di trasporto, rappresenta di per sé stesso una prova di comprensione del problema, e si può certamente sostenere che se ne trarranno risultati e benefici concreti in tempo di pace e di guerra.

III - Obiettivi.

Gli obiettivi degli urbanisti più rinomati non sono troppo dissimili tra loro né lo sono i concetti cui essi aderiscono, per lo meno entro i limiti imposti dalle realtà concrete in cui essi operano. Nell’ambito della nostra competenza, considerando le differenze storiche e nazionali, noi cerchiamo di fare qualcosa di simile sia individualmente che collettivamente. Per allargare la nostra base concettuale, abbiamo bisogno di realizzare una più intima collaborazione con gli altri specialisti, gli studiosi di scienze sociali, e con professionisti che operano nel campo delle scienze fisiche che oggi rivestono una così notevole importanza. Dobbiamo avere un’influenza più valida su coloro che esercitano funzioni di comando in altri campi di rilievo e collaborare con essi affinché le nostre opinioni abbiano peso presso i pubblici poteri fino ai gradi più elevati, nell’adozione di direttive che concordino con gli obbiettivi comunitari che noi sosteniamo. Eliel Saarinen sostiene che “la prima metà del secolo è stata dedicata alla ricerca di qualcosa che doveva avvenire, mentre la seconda metà vedrà i risultati dei primi esperimenti concretati in forme ed espressioni maturate nell’intero ventesimo secolo”. La prima fase rivoluzionaria non è ancora giunta al suo consolidamento e, insieme con una nuova fase rivoluzionaria con cui si è composta, sta forzando un nuovo orientamento delle condizioni nelle quali noi tutti viviamo. I concetti, le tecniche, i programmi degli urbanisti devono riflettere “fatti salienti dei nostri tempi” e basarsi su di essi.

IV – Riorientamento. Una base concettuale più vasta.

Il concetto di riorientamento, cui mi sono riferito, non è scopo esclusivo degli urbanisti. Per tutto questo nostro Occidente, in una comunità di nazioni per le quali l’urbanesimo è un fatto così significativo, l’integrazione di città e zone urbane entro gli stati e su un piano nazionale troverà la sua estrinsecazione più chiara e più tangibile in città e comunità metropolitane, piccole o grandi ma sempre ben ordinate ed efficienti. Una giusta integrazione delle città e degli agglomerati urbani con quelle che sono le comunità rurali e le zone aventi funzioni specializzate, rappresenta un elemento di tale nuovo orientamento. Dall’alto della cosiddetta città nucleo centrale-zona metropolitana, posso visualizzare delle “aree” urbanistico-funzionali, ove i legami di interdipendenza esistenti o in sviluppo richiedono chiaramente e impongono con urgenza una migliore organizzazione per il raggiungimento dei comuni obbiettivi nazionali, statali e locali. Queste “aree urbanistico-funzionali” possono essere divise nelle seguenti categorie generali:
l. L’area economico-finanziaria
2. L’area sociale-culturale
3. L ‘area fisico-funzionale
4. L’area politico-amministrativa
Agli scopi di questa nostra discussione queste quattro aree vanno concepite come gli elementi costitutivi della comunità nel suo senso più lato, ossia come l’area totale del pensiero o dell’azione. Questo concetto di comunità è una “medaglia” con due facce. L’una faccia è interessata sotto ogni aspetto al cittadino, ossia alla parte privata di queste aree di pensiero e di azione, l’altra rappresenta il lato governativo o pubblico. Questa ipotesi è implicita nelle considerazioni che verranno discusse più avanti.

l. L’area economico-fiscale.
Il libro “America’s Needs and Resources” (Necessità e Risorse dell’America) contiene una tabella comparativa delle spese dei vari governi, tabella che può servire da base per l’inizio della discussione. Essa fornisce cifre sul prodotto nazionale lordo pro capite dei vari paesi occidentali, con le relative percentuali distributive in termini di tasse, spese governative, spese militari e debito pubblico. Fra i massimi e minimi di questi dati comparativi, esistono ovviamente differenze notevoli. Il prodotto lordo di ciascuna nazione, il modo con cui esso è distribuito nelle suddette categorie, può dare un’idea del tipo di economia di un paese, delle dimensioni della sua industria, della sua agricoltura, del numero e della qualità della sua popolazione, del genere di governo, e infine del carattere e dell’estensione delle sue città e delle sue zone urbane. Economicamente gli agglomerati urbani occupano la posizione centrale sulla scena di questi nostri paesi occidentali. È da essi che noi dipendiamo per gli alti livelli di produzione e per la sua efficiente distribuzione. In tutti i paesi industriali questi sono i fattori determinanti del tenore di vita raggiunto dalla nazione e dalle comunità locali che la compongono. La sicurezza e il benessere in tempo di pace, nonché la capacità di mantenere e difendere l’integrità della nazione in tempo di guerra, dipendono tutti da questa produttività. I “livelli di produzione” determinano la capacità finanziaria, rappresentano la base dei programmi finanziari nazionali, statali e locali per tutti gli scopi pubblici, regolati dalle direttive politiche.

2. L’area sociale-culturale.
“L’uomo non vive di solo pane”. Le città sono i centri e i depositari della nostra eredità sociale-culturale. Esse contengono le istituzioni che ne sono l’espressione fisica. In esse si trovano le manifestazioni dell’arte, le chiese, le università, le scuole. Qualora questa vasta area di interessi umani non trovasse la sua giusta integrazione nel nostro pensiero e nella nostra azione, tutto il resto diventerebbe sterile e senza significato.

3. L’area fisico-funzionale.
L’urbanista traccia lo sviluppo delle città in termini fisico-funzionali. Ma egli è anche interessato alle sue funzioni economico-finanziarie e a quelle sociali-culturali. Egli opera nello ambito dell’area politico-amministrativa e fa parte del suo meccanismo. Dalla città nucleo centrale-zona metropolitana, i rapporti economico-finanziari e sociali-culturali si estendono in termini sia concreti che astratti ad abbracciare gli altri elementi costitutivi della comunità nazionale, e anche al di là della nazione, per inserirsi sul piano dei rapporti internazionali. La ripartizione dello spazio tra zona urbana e rurale, tra città e città; i vincoli tra la città, la zona urbana e le “aree” sociali, economiche e amministrative, questioni che trascendono la competenza dell’urbanista singolo nei rapporti diretti con il suo lavoro; i trasporti (tutte le forme), le zone industriali e commerci ali o residenziali e ricreative, le reti dei servizi di pubblica utilità (tutti i tipi), l’integrale pianificazione della loro dislocazione ed estensione, una progettazione, una programmazione ed un dimensionamento ben coordinati, tutto questo costituisce la missione dell’urbanista, questo il suo compito. Il suo lavoro viene in ogni modo regolato dalle linee programmatiche stabilite in sede politica, sul piano nazionale, provinciale o locale.

4. L’ area Politico-amministrativa.
“La politica è l’arte del possibile”. In questo senso la praticano tutti i cittadini, urbanisti inclusi: pur tuttavia l’indirizzo e i metodi dei politici sono molto diversi da quelli degli urbanisti. Ovviamente nell’area amministrativa, in cui operano gli urbanisti, i metodi e i procedimenti tecnici sono di tipo non politico. Le direttive stabilite in sede politica sono alte direttive. Nelle nostre democrazie ciò viene determinato dalla comunità, o, per essere più precisi, della maggioranza degli elettori votanti. Le direttive, comprese quelle riferentisi alla politica urbanistica vengono decise dai rappresentanti del popolo o l’effettiva pressione per una migliore o una peggiore politica urbanistica, durante questo o quello stadio della politica stessa, viene esercitata dalle comunità in genere. Sul piano governativo nazionale vengono stabilite le linee di azione. E qui siamo al momento critico per le decisioni e i programmi. Nessuno stato, nessuna amministrazione locale devia radicalmente dalla linea d’azione desiderata dalla nazione e promossa a mezzo di quegli strumenti di governo che sono i più strategici e i più elevati.
Io credo che le risposte alle domande basilari, l’azione di leva da esercitarsi nella giusta direzione per influenzare la forma e la funzione delle città e delle zone urbane, allo scopo di renderle atte al conseguimento delle nostre mete attuali, possano essere concretizzate con maggiore prontezza e sicurezza a mezzo della costituzione di un Ente nazionale per l’Urbanistica in ciascun Paese. Un Istituto o Dicastero nazionale per l’Urbanistica facente parte del potere esecutivo o amministrativo in ciascuno dei paesi occidentali, rappresenta una necessità imprescindibile, se vogliamo raccogliere la sfida costituita dal fenomeno dell’urbanesimo in questi momenti cruciali. L’Ente costituirebbe il centro per la formulazione e l’attuazione di una politica urbanistica, per l’afflusso e la divulgazione delle opinioni di coloro che esercitano un’azione di guida in questo settore, per lo sviluppo e il coordinamento di studi urbanistici, per la raccolta e la distribuzione di dati urbanistici, per i servizi urbanistici di vario genere, che verrebbero sviluppati e organizzati al centro per poi essere resi disponibili in periferia. Il personale del Dicastero Nazionale dell’Urbanistica dovrebbe essere scelto fra amministratori e tecnici di prim’ordine. Tale Dicastero potrebbe esercitare le sue prerogative trovando, per esempio, un terreno d’intesa e di cooperazione tra i rappresentanti dei vari settori collegati all’urbanistica, che oggi, per la maggior parte, operano isolatamente. L’allargamento della base concettuale troverebbe una notevole spinta in avanti nel coordinamento associativo di tutte le materie che si riferiscono a questioni urbanistiche, nella messa a fuoco di tutto quel contributo di esperienze, di tecniche specializzate che tali materie possono apportare. Le scienze sociali, e in particolare, le scienze fisiche sono quelle cui ci si riferisce in questo caso. I capi amministrativi e lo stato maggiore di questo Dicastero, dovrebbero essere organizzati in modo da utilizzare a mezzo di comitati consultivi, di conferenze.. ecc. tutte le possibili risorse reperibili nella classe dirigente, nel campo professionale e civico, nel commercio, nell’industria e nelle università.

V - Una nuova base di energia.

L’urbanesimo si è accompagnato ad un immenso e strabiliante a aumento di produttività che si è tradotto in un costante aumento del tenore di vita in tutti i paesi industriali. Questo tenore di vita è stato proporzionale al progresso tecnologico nonché al progresso conseguito nel settore della direzione aziendale. Le macchine alimentate dalle diverse forme di energia oggi nibili, hanno largamente aumentato le possibilità di progresso materiale dell’uomo. Alcuni sostengono che la tensione dei tempi attuali è in massima parte dovuta alla nostra incapacità di adattare le forme tradizionali della nostra vita comune alle sollecitazioni delle nuove necessità tecnologiche. Ma anche prima che questo obbiettivo venga raggiunto ci troviamo a dover affrontare dei problemi che scaturiscono dalle nuove e migliorate possibilità di espandere la base di energia su cui la nostra società si fonda; l’energia atomica; ci troviamo infatti a dover affrontare la necessità di analizzare le possibili conseguenze. Ciò rappresenta la domanda senza risposta più importante per coloro che si occupano dell’urbanistica come di un problema umano. Non è necessario che io faccia presente in questa sede quale opportunità di notevole interesse ed importanza questo problema rappresenta. Esso costituisce anche un incitamento su cui noi dovremmo meditare profondamente.

VI -Popolazione mobile e città fluide.

Il quadro mondiale della nostra età contemporanea, è caratterizzato dai movimenti di grandi masse di popolazione entro le nazioni, tra le nazioni e da un continente all’altro. Si tratta di una tendenza progressiva, basti ricordare per esempio gli spostamenti di popolazione avvenuti nell’Europa e nell’Asia dopo la seconda guerra mondiale. Il paese dotato di maggiore mobilità interna è gli Stati Uniti, la cui colonizzazione in effetti ebbe inizio con la “decolonizzazione” dell’Europa. La nostra gente si è trovata in uno stato continuo di fluidità e mutamento, in termini ecologici, dalle origini della nostra storia ai giorni presenti. Forse la differenza più importante fra noi nord-americani e voi europei risiede nell’intensità dell’evoluzione dinamica che influenza la forma e la struttura urbana, a causa della nostra eccezionale mobilità. Le nostre migrazioni, il cui andamento è forse fin troppo conosciuto perché se ne debba fare una descrizione in questa sede, hanno trovato uno stimolo eccezionale nell’uso universale dell’automobile. Una forza anche più grande di quanto possa rappresentare questo nuovo mezzo di trasporto flessibile e personale, oramai parte integrante del quadro che tutti si fanno dell’americano, è costituita dal bisogno di vivere in campagna, o per lo meno in un sobborgo di un nucleo urbano centrale. Non vi è dubbio che l’automobile e in genere il progresso nel settore dei trasporti hanno avuto una influenza notevole nell’evoluzione urbana del Nord-America, come del resto sta succedendo in misura sempre maggiore anche in Europa. Il decentramento industriale è la terza forza che stimola l’evoluzione della struttura urbana e metropolitana. La combinazione di queste forze ha effetti visibili con conseguenze e ripercussioni sociali ed economiche per l’intero territorio degli Stati Uniti, per parlare di questo paese in particolare. Siamo stati costretti a ricostruire le nostre comunità urbane, anche mentre continuavamo a servircene, mentre lavoravamo e vivevamo entro i loro confini fisici, allo scopo di affrontare le nuove condizioni. Questa mobilità, questo bisogno umano di evitare la congestione e di godere gli spazi aperti, questi nuovi sviluppi nel settore dei trasporti, uniti a un fortissimo aumento della popolazione, queste condizioni urbane, giustificano la tesi che le nostre possono essere denominate “città fluide”. Certamente tra la nostra e la vostra situazione esiste una differenza di grado, di misura. Ma vi sono differenze basilari di principio? Questo interrogativo verrà discusso e troverà forse una risposta durante questi nostri colloqui.

VII – Il nuovo alfabeto della forma urbana.

Le nostre città, le nostre zone metropolitane, le nostre regioni, i nostri stati e la nazione considerata come il loro insieme, sono tutti ricoperti da reti di comunicazione e di trasporto. Questi includono le strade, le ferrovie, le linee aeree, le linee fluviali e marittime, i grandi condotti, le linee elettriche, telefoniche e telegrafiche, le reti televisive e radiofoniche, che racchiudono un intero paese in un coacervo di servizi moderni. Abbiamo vaste aree di sviluppo edilizio, di tipo pubblico e privato. Questi includono gli edifici pubblici e privati, le zone industriali, i centri di acquisto o mercati di zona, università, aree di sviluppo per progetti di sanità pubblica e per scuole pubbliche, centri governativi e civici, centri culturali e gruppi edilizi per le attività di istituti specializzati pubblici e privati e di tipo integrato. Queste moderne arterie si estendono sulle città centrali e attraverso le zone metropolitane. Programmi di sventramento di quartieri malsani sono stati completati o sono in corso di esecuzione presso le comunità di molti stati. Due nuove salienti fasi di sviluppo urbano sono da notarsi per quanto riguarda i nuclei delle città da una parte, e per quanto riguarda il progressivo espandersi di un’urbanistica di tipo metropolitano, dall’altra. Nell’un caso si tratta della modernizzazione del centro delle città e nell’altro di un sistema di comunicazioni rapide con la zona metropolitana. Questi sono i principali elementi di un nuovo alfabeto di forma urbana, unità urbanistiche che fanno progredire i nostri programmi verso una chiara espressione funzionale e verso una esecuzione più rapida con l’impiego di tecniche e materiali di costruzione moderni.

VIII - Ridimensionamento fiscale e problemi della tassazione.

Il costo del governo costituisce una delle questioni politiche più importanti negli Stati Uniti per quanto riguarda tutte le forme di governo, locale, statale e federale. La nostra grande produttività permette un alto livello di attrezzature e servizi pubblici, e il popolo li richiede. Il problema è quanto dovrebbe costare questi servizi, se essi possano essere forniti in modo più efficiente e come debbano essere distribuiti i costi relativi attraverso il sistema fiscale. Le dimensioni dei nostri fabbisogni finanziari sono enormi. Vi sono due tesi su quello che l’economia dovrebbe essere: l’una sostiene che una economia reale è rappresentata da una occulta opera di spesa e di investimento del pubblico denaro per tutto ciò che possa fornire i servizi essenziali e nel contempo possa stimolare in modo salutare l’economia stessa; l’altra esprime riluttanza a mantenere le tasse agli attuali livelli già elevati ed in continuo aumento.
Voglio qui riassumere una proposta fiscale che ebbi occasione di presentare alla riunione annuale dello “American Institute of Planners”.
La proposta è la seguente: l) A tutti gli edifici commerciali, industriali e residenziali, per esempio, dovrebbe essere assegnato ufficialmente un termine di durata, in base al loro impiego e alla loro qualità. Allo scadere del periodo assegnato tutte le costruzioni antiquate dovrebbero essere sistematicamente eliminate. 2) Un piano di premi e multe, applicato attraverso le imposte fondiarie municipali, dovrebbe essere messo in atto dagli enti locali per incoraggiare l’adeguamento agli standards sia nel settore urbanistico che in quelli ad esso collegati. 3) L’imposta fondiaria dovrebbe essere modificata nei suoi principi informatori, caricando proporzionalmente in misura maggiore il terreno rispetto alle opere di miglioramento. La proposta ha uno scopo molteplice: permettere una sistematica ed equa eliminazione di edifici ormai superati e di utilizzazioni anacronistiche delle aree. Molte proprietà fondiarie verrebbero così ad essere disponibili per nuove costruzioni con standards migliori, con conseguente aumento del gettito fiscale che ne deriva. Ciò inoltre fornirebbe un mezzo per una esecuzione più ordinata e più rapida dei piani regolatori ufficiali. Questa proposta è ovviamente intesa soltanto in parte come un passo verso la soluzione del problema fiscale. L’aumentata produttività che ne deriverebbe nel campo delle costruzioni e negli altri campi ad esso collegati, creerebbe maggiori fonti di ricchezza privata, le quali logicamente porterebbero ad un aumento delle spese e degli investimenti pubblici.

IX - Nuova spaziosità, nuovi modi di vivere e nuove linee estetiche urbane.

Secondo una recente stima, gli Stati Uniti avrebbero avuto una popolazione di 168 milioni al primo gennaio 1955 e avrebbero raggiunto i 290 milioni per la fine del secolo. Considerando che la densità lorda media è di 55 persone per miglio quadrato, non si può certo pensare che la nostra popolazione possa avere problemi di sovraffollamento con i suoi 3 milioni di miglia quadrate di territorio continentale; eppure il sovraffollamento esiste. Vi sono 3 gradi amministrativi in cui vengono presi provvedimenti per aree aperte al pubblico. Questi sono ovviamente i governi locali, statali e federale, con gli enti relativi. La gente di queste nostre città e zone metropolitane in rapido sviluppo, si riversa al ritmo di 50 milioni l’anno nei parchi nazionali. Le attrezzature che vi si trovano furono progettate una generazione fa per un afflusso di persone che non arrivava ad un decimo di quello attuale. In aggiunta ai parchi nazionali, ciascuno stato ha un sistema di parchi statali. Qui troviamo splendide attrezzature in continua espansione, che pur tuttavia non sono sempre adeguate. Sul piano cittadino parlando in senso lato, abbiamo parchi metropolitani e zone ricreative in numero notevole che variano moltissimo per quanto riguarda la loro adeguatezza. Ma il problema, pur includendo l’aspetto ricreativo e la questione del parco, è di portata molto più vasta. Il senso di apertura e di spaziosità si riferisce al tipo di paesaggio e alle sue linee costruttive. Qui abbiamo un vasto problema pieno di complicazioni che non è possibile discutere adeguatamente in questa sede. È possibile però tracciare e riassumere un certo numero di punti e di caratteristiche più importanti e significative.
Il buon disegno, come tutti sappiamo, ha altri valori permanenti e durevoli. Il vostro paese ne è prova in misura superlativa. La spaziosità così profondamente desiderata dalla mobile popolazione degli Stati Uniti, non può essere trascurata. Abbiamo fatto dei progressi nella nostra ricerca di questi importanti valori, ma un successo completo non è ancora in vista. Un mezzo per il conseguimento di questi obbiettivi è la pianificazione applicata al livello della città, della metropoli, dello stato e della nazione, in combinazione ed in integrazione totale con i problemi di coordinazione tecnica ed amministrativa. Sembra improbabile che un’impostazione teorica e radicale della forma e della struttura urbana che si allontani eccessivamente dai tipi tradizionalmente affermatisi, come nel caso di nuove città e di cinture verdi permanenti nella loro espressione classica, possano modificare sostanzialmente il quadro urbanistico. È possibile conseguire una maggiore spaziosità, un migliore disegno nello sviluppo costruttivo e nell’uso del terreno, nei nostri nuclei e zone urbani, oggi e nel futuro, a mezzo di piani più estesi e perfezionati e a mezzo di piani più specifici, e in definitiva a mezzo di quei piani il cui accento estetico ricada sui moderni principi applicati all’urbanistica.
Gli architetti, gli specialisti del paesaggio, gli scultori e i pittori; insomma il concorso comune di tutte le belle arti e delle arti grafiche, è quello di cui abbiamo bisogno. Un aumento della comprensione da parte del popolo ci darà l’appoggio pubblico e a sua volta produrrà un’influenza sui programmi politici e civici, tale da permettere il conseguimento degli importanti obbiettivi. Come questo possa essere ottenuto è un argomento di interesse comune in questi nostri colloqui e anche al di là di essi. Quale forma organizzativa imperniata su una base concettuale concordata possa permettere di raggiungere tale obbiettivo, quale organizzazione, quale programma sia richiesto, tutte queste sono questioni che sicuramente meritano priorità sui nostri ordini del giorno. Non vi può essere dubbio circa la nostra positiva adesione al principio generale. Il piano per il nucleo urbano centrale deve procedere sulla base di una comprensione dei fattori più importanti e delle tendenze di sviluppo e di evoluzione delle metropoli. Queste tendenze in genere sono universalmente presenti ed evidenti. Gli urbanisti ne devono avere una conoscenza generale, ma le applicazioni specifiche devono essere inserite nel locale piano regolatore. I dati principali di sviluppo da usarsi dovrebbero generalmente includere, per quanto riguarda gli studi per un piano urbanistico, le cifre demografiche e di popolazione, le cifre sull’impiego del terreno, i fattori di traffico e di trasporto, i fattori economici e finanziari, le strutture sociali e culturali. In breve, noi sappiamo che la popolazione residenziale del nucleo urbano centrale sta aumentando ad un ritmo decrescente, al contrario di quanto invece avviene per la popolazione periferica e suburbana. I nostri piani richiedono che noi misuriamo tali fattori. Sappiamo che la popolazione rurale è in declino e che quella urbana aumenta costantemente, sia come rapporto che come quantità assoluta. La distribuzione della popolazione nei vari gruppi di età sta subendo una evoluzione che ha un’influenza sul nostro lavoro. La progettazione di alloggi, di servizi ricreativi e sanitari, per menzionare alcuni aspetti soltanto della situazione, richiede un riadattamento dei principi informatori alla situazione che muta. Vi è al momento attuale una tendenza al decentramento nell’ambito degli agglomerati metropolitani di uffici, fabbriche e negozi al dettaglio. Parte di questo movimento si sposta dal nucleo urbano verso i sobborghi, parte ha luogo entro il nucleo centrale come nel caso degli studi medici e odontoiatrici, che vanno a dislocarsi ai limiti esterni del centro cittadino. Alcuni cominciano ex novo nei sobborghi o addirittura in campagna. Dobbiamo comprendere e descrivere accuratamente la logica di tali cambiamenti, quale di queste attività potrebbe e dovrebbe restare nel centro e quale potrebbe invece essere dislocata indifferentemente nell’uno o nell’altro posto. I nostri studi tecnici e le nostre conoscenze generali dovrebbero essere sufficienti per fornire una guida per noi e per gli altri nella comunità, per i funzionari e i dirigenti, come anche per il pubblico profano.
Non soltanto le città e le zone urbane ma l’intera nazione è oggi coperta da una fitta rete di sistemi di trasporto, di strade, di ferrovie, di linee aeree e di navigazione. Nell’ambito delle zone metropolitane vi sono inoltre linee celeri di comunicazione e transito, nonché linee locali in superficie. Man mano che hanno luogo i cambiamenti che influenzano lo sviluppo della popolazione e delle aree, i pianificatori del nucleo urbano centrale e delle città e contee suburbane devono tenere in considerazione il carattere di queste strutture, il loro tipo specifico, il loro campo d’azione ed il loro presente e futuro andamento per far sì che l’esecuzione dei piani eserciti un’influenza sulla loro estensione presente e futura e sulla loro evoluzione coordinata. Noi non dovremmo operare nel nucleo urbano come se ci trovassimo su un’isola. Siamo parte integrale di una zona urbana evolventesi con innumerevoli rapporti integrativi di carattere economico, sociale e fisico entro e al di là dei confini della zona stessa pur rimanendo ovviamente (per lo meno negli Stati Uniti) politicamente separata. Il difficile problema presentato da questa necessità della zona urbana, e dalle sue caratteristiche di separazione politica, è stato impostato in vari modi e con diversi risultati nelle zone metropolitane degli Stati Uniti. Nella maggior parte dei casi il problema resta insoluto. La zona metropolitana di San Francisco, di cui San Francisco è il nucleo urbano, abbraccia 9 amministrazioni di contea e circa 80 amministrazioni locali. I tentativi effettuati nel passato per arrivare ad un piano regolatore per l’intera area della baia di San Francisco, non hanno incontrato successo. Vi è motivo di ritenere però che gli attuali sforzi organizzati allo scopo di raggiungere la tanto desiderata unità possano produrre nel futuro risultati tangibili. Nella presentazione orale che mi è stata assegnata per i colloqui di Roma, io mi propongo di descrivere con l’aiuto di materiale grafico, il problema particolare della regione di San Francisco e di tracciarne sullo sfondo di teoria e di pratica di cui abbiamo parlato finora, i provvedimenti specifici e il programma generale.