Clarence Perry, L’Unità di Vicinato, dal Regional Survey of New York and its Environs, Volume VII, Neighborhood and Community Planning, New York 1929 (traduzione di Fabrizio Bottini)

 
 
 
 

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Introduzione

Indice

  • Prefazione (di Thomas Adams)
  • L’UNITÀ DI VICINATO. UN PROGRAMMA DI ORGANIZZAZIONE PER LA VITA FAMILIARE DI COMUNITÀ
  • Introduzione (di Shelby M. Harrison)
  • La grande città e la comunità locale
  • Lo scopo di questo studio
  • PERCHÈ UN PIANO DI VICINATO?
  • La vita familiare pone domande speciali all’ambiente
  • Carenze del vicinato non necessarie
  • Perché i vicinati sono difettosi
  • La definizione del vicinato indotta dall’automobile
  • La crescente domanda per la qualità dell’ambiente residenziale
  • L’UNITÀ DI VICINATO
  • Principi dell’Unità di Vicinato
  • Quartiere suburbano a basso costo
  • Unità di vicinato per una zona industriale
  • Unità di case ad appartamenti
  • Unità a cinque isolati di case ad appartamenti
  • FIG.1    FIG2     FIG.3   FIG.4
     
  • DIMENSIONI E CONFINI
  • Le sfere di servizio in aree residenziali per famiglie
  • La popolazione auspicabile per la Scuola Elementare
  • Densità residenziale e area
  • Considerazioni sulla sicurezza
  • Circolazione generale e cellule chiuse
  • Area e caratteristiche residenziali
  • Area e organizzazioni locali
  • Variazioni sulla dimensione standard
  • Dimensione delle unità a case d'appartamenti
  • Limiti fisici dell'Unità
  • Metodi di demarcazione

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    Prefazione (di Thomas Adams)

    Nella preparazione di un piano per una regione urbana, probabilmente non c’è nessun campo di indagine più importante di quello connesso alla scoperta dei metodi migliori di pianificazione e progettazione delle aree da costruire. Il carattere sociale e la qualità nella realizzazione di quartieri e comunità, è in larga parte predeterminato dal modo in cui sin dall’inizio si delineano le strade, gli isolati e i lotti edificabili, prima che ci venga costruito sopra. Le condizioni dell’area allo stato naturale; gli usi a cui è destinata prima dell’edificazione; le leggi e regolamenti che governano la trasformazione da uso primario a scopi edilizi; i metodi impiegati per pianificare e lottizzare a scopo di vendita a potenziali costruttori: tutte queste sono questioni correlate, di fondamentale importanza e connesse con ogni altro aspetto della crescita urbana.
    Le città diventano alla lunga bene o male impostate, in proporzione a quanto sono bene o male pianificate nei primi stadi di crescita. Proporzionatamente a quanto non si utilizza la riflessione preliminare nel pubblico interesse, per fornire il tipo giusto di pianificazione ab initio, si trasmette un’immensa eredità di costi a coloro che, poi, dovranno rimediare a mali che avrebbero potuto essere evitati con poco o nessun costo. Molti piani regolatori consistono di niente più che un accostamento di lottizzazioni non-pianificate da persone il cui interesse principale, se non l’unico, è la vendita dei lotti, e nella gran parte dei casi questa non-pianificazione spezzettata avviene prima che i terreni vengano annessi all’amministrazione della grande città, con il risultato che poi amministrazioni pubbliche che non hanno alcuna responsabilità per gli errori iniziali, devono attivare costosi rimedi. Il Piano Regionale non entra nei dettagli delle proposte per la progettazione di particolari quartieri o lottizzazioni, ma gli studi che lo accompagnano contengono idee per migliorare i metodi di pianificazione e suddivisione delle aree.
    Questo volume presenta i risultati di studi compiuti riguardo ai principi, metodi e leggi per la pianificazione di lottizzazioni, vicinati, comunità. Contiene tre monografie, la prima delle quali è una completa e brillantemente esposta discussione di alcuni principi di composizione connessi alla realizzazione di vicinati, e di alcuni metodi per creare un nuovo e desiderabile tipo di unità di vicinato. In questa monografia, Clarence Arthur Perry indica che la suddivisione in distretti separati, come risultato della realizzazione di autostrade come vie di comunicazione veloce per veicoli a motore, sta rendendo sempre più probabile che la città si espanda e divida in unità di vicinato delimitate da queste arterie. Egli mostra come la scuola diventerà sempre più un fattore determinante nello stabilire dimensioni e confini di queste unità. Perry presenta alcune proposte costruttive per lo sviluppo di unità adatte sia ad aree con prevalenza di case unifamiliari, sia a zone con edifici multiappartamento. Egli ha cercato di esplorare i modi in cui chi cerca casa può realizzare alcuni dei normali desideri che, ora, sono frustrati. Non vengono prescritte forme tipo di organizzazione comunitaria. Parti importanti del rapporto sono le analisi dei problemi del tempo libero e delle zone per le scuole e i negozi, in relazione alla vita di vicinato. Questa è l’unica parte dell’indagine a scala regionale che tratta di spazi per scuole e commercio locale.
    Nella preparazione della prima monografia sull’Unità di Vicinato, Perry è stato aiutato e consigliato da Shelby M. Harrison, Direttore del Department of Surveys and Exhibits della Russel Sage Foundation, e da Lee F. Hanmer e Charles J. Storey del Department of Recreation. Alla American Telephone and Telegraph e a Ernest P. Goodrich dobbiamo la possibilità di usare dati demografici di validi. Perry è stato anche aiutato da Arthur C. Holden & Associati, che hanno predisposto un progetto per una unità di case ad appartamenti a Manhattan, e ha potuto contare sui consigli di sistemazione di Henry James e Frederick Law Olmsted.

    L’UNITÀ DI VICINATO. UN PROGRAMMA DI ORGANIZZAZIONE PER LA VITA FAMILIARE DI COMUNITÀ

    Introduzione (di Shelby M. Harrison)       ---------------torna su

    Quanto è conosciuto come vicinato, e quanto è comunemente definito regione, hanno almeno una caratteristica in comune: possiedono una certa unità, indipendente dai confini amministrativi. L’area interessata dal Regional Plan di New York, per esempio, non ha unità politica, nonostante possieda altre caratteristiche unificanti di natura fisica, economica e sociale. All’interno di quest’area stanno entità politiche definite, come villaggi, contee e città, che formano utili suddivisioni per la pianificazione sub-regionale, e all’interno di queste unità stanno comunità locali, o di vicinato, totalmente prive di limiti amministrativi, e che talvolta si sovrappongono sopra due o più aree municipali. Così, nel pianificare qualunque vasta area metropolitana, troviamo coinvolti tre tipi di comunità:

    1. La comunità regionale, che abbraccia parecchie comunità municipali ed è dunque una “famiglia di comunità”.
    2. La comunità di villaggio, di contea o di città.
    3. La comunità di vicinato.
    Solo il secondo, di questi gruppi, ha qualche struttura di tipo politico, nonostante tutti e tre abbiano influenza sulla vita e lo sviluppo politico. Se la comunità di vicinato non ha struttura politica, frequentemente però ha una coerenza e unità maggiore di quelle che si trovano in un villaggio o città ed è, quindi, di fondamentale importanza per la società.

    La grande città e la comunità locale      ---------------torna su

    In un certo senso, ogni grande città è un conglomerato di piccole comunità. Per esempio, Manhattan – la municipalità più antica di New York – contiene sezioni come Chelsea, Kip’s Bay, o Yorkville. A Brooklyn troviamo Greenpoint, Williamsburg, Bushwick e una dozzina di altri ben conosciuti distretti; ancora in Bronx, Queens, Staten Island, molti dei vecchi villaggi che sono stati raggruppati per formare queste municipalità mantengono ancora nomi locali e individualità caratteristica. Per esempio Flushing, a Queens, non ha ancora rinunciato alle sue tradizioni di villaggio, e Fordham, nel Bronx, è un classico tipo di sobborgo con radicata identità locale. Posti come Tottenville, a Staten Island, che sono fisicamente staccati dalla città compatta da grandi aree di spazio aperto, hanno un senso di indipendenza sociale ancora più forte, nonostante l’assorbimento politico nella grande municipalità.
    Nel cuore della grande città, si sviluppa un tipo di comunità molto diverso. Questo si deve al continuo spostamento e rilocalizzazione di individui e gruppi come risposta a considerazioni economiche, culturali, razziali. Si cerca sempre di stare coi propri simili, e allora gradualmente certe zone centrali acquisiscono alcune caratteristiche fisiche diverse, e una consapevolezza di gruppo più o meno distinta. Così, a New York c’è Greenwich Village, originariamente una comunità del primo tipo, ma ora basata sul culto. Harlem, d’altra parte, è un raggruppamento razziale, mentre i distretti di Park Avenue o East Side rappresentano segregazioni economiche. Distretti come questi mostrano una certa omogeneità, o parità di stato sociale, ma non hanno confini definiti, né un piano di tipo fisico a tenerli insieme, e per la gran parte mancano di vera vita comunitaria.
    Nel tipo del villaggio, d’altro canto, sono molto più evidenti le caratteristiche autentiche della comunità. Ciò è specialmente vero nei casi in cui l’assimilazione da parte della grande città non ha ancora raggiunto il punto di distruggere il senso di separatezza e unità locale. Quando la crescita di popolazione riempie gli interstizi fra i villaggi annessi, e distrugge i loro confini originari, c’è una graduale attenuazione delle caratteristiche comunitarie, ma anche allora esse sono piuttosto lente a scomparire. Per esempio Brooklyn, che è l’unione di villaggi olandesi e insediamenti inglesi, mostra anche nelle zone di maggior densità tracce dell’originale spirito parrocchiale.
    Nelle città più piccole della Regione questi piccoli distretti comunitari esistono ancora, ma sono naturalmente di dimensione inferiore. La città di Yonkers, per esempio, è suddivisa in parecchie comunità di vicinato, che godono di relativa indipendenza sociale ed hanno proprie strutture scolastiche e per il tempo libero.
    Ce n’è abbastanza per stabilire il fatto che vicinati e comunità locali sono i costituenti naturali delle grandi aggregazioni urbane. Anche se la metropoli tende a distruggere le comunità che inghiotte nel corso della sua espansione, ne crea di nuove attraverso processi interni.
    Con l’avvento dell’automobile, si è affermato un nuovo fattore determinante nella costruzione dei vicinati residenziali. Esso agisce attraverso la nuova, crescente necessità di grandi strade di comunicazione e di percorsi ad alta velocità sulla superficie delle aree urbane. Municipalità come Detroit stanno per essere tagliate artificialmente in grandi unità triangolari che poi saranno obbligate a funzionare in larga misura indipendentemente l’una dall’altra. Queste super-strade, con o senza linee di comunicazione veloce operanti lungo il percorso, saranno troppo larghe o troppo occupate da veicoli in corsa per consentire – in gran parte della giornata – un attraversamento sicuro in qualunque punto salvo i ponti o tunnel previsti a intervalli di mezzo miglio. Queste strutture di attraversamento non sono vicine abbastanza l’una all’altra per unire i due lati della strada come parti di uno stesso vicinato. In altre parole, la super-strada non è come la vecchia strada principale del villaggio, che funge da centro commerciale unico su due fronti. Piuttosto, deve essere considerata come una ferrovia, una linea di separazione netta, un nuovo elemento fisico che agisce suddividendo la città secondo nuovi vicinati, modellati sui distretti scolastici e localizzati nelle aree interposte fra le strade di grande comunicazione.
    Nonostante la grande città, nel processo di crescita, assorba le vecchie comunità e abbia al suo interno le forze per crearne di nuove, non deve essere dato per scontato che, nell’insieme, essa contenga molte aree residenziali con le caratteristiche desiderabili di vita comunitaria. Il villaggio assorbito poteva essere originariamente un ambiente ideale in cui vivere e far crescere una famiglia, ma dopo l’assorbimento il sua carattere è cambiato in modo sostanziale. La nuova popolazione può essere inassimilabile e in alcuni casi molte delle vecchie relazioni sociali ne sono distrutte. La vecchia cornice e struttura comunitaria è gradualmente fatta a pezzi dalla nuova umanità che si riversa dentro ad essa.
    Le nuove comunità omogenee, d’altra parte, sono di frequente troppo grandi per consentire qualunque vita sociale ben organizzata. Quando sono basate sulla distinzione razziale o di classe, questo può significare divisione della popolazione per gruppi segregati, che precedentemente erano meglio mescolati e integrati. Quando sono basate sul culto, questo può significare l’accostamento in un gruppo che non fornisce alcun sostegno ad una naturale e completa vita familiare.

    Lo scopo di questo studio       ---------------torna su

    Emerson, nel suo Essay on History, dice che la differenza fra gli uomini è il loro principio di associazione. Sembra essere egualmente vero, che le differenze fra le comunità consistono essenzialmente nel tipo e quantità di associazione fra i residenti. Lo scopo per cui è stato intrapreso questo studio sull’unità di vicinato e la sua vita, è stato quello di scoprire la base fisica del tipo di associazione faccia-a-faccia che caratterizza la vecchia comunità di villaggio, e che la grande città trova così difficile da ricreare. Dopo molti anni dedicati allo studio degli sforzi formativi e organizzativi per sviluppare la vita di comunità, Perry ha avuto in questa indagine l’opportunità di esaminare i tipi di terreno in cui essa fiorisce più naturalmente. Invece di confrontarsi ancora a lungo e soprattutto con il sostegno sul quale sta appoggiata la vite, egli ora scava nel profondo delle radici di vita comunitaria, che si trovano nella struttura fisica della città; e le sue conclusioni, dato che coinvolgono elementi di quella struttura, si collocano naturalmente nel campo della pianificazione urbana.
    L’osservazione dei caratteri più superficiali mostra che i materiali con cui si opera l’urbanista – strade, parchi, viali, accessi, vie d’acqua, terminali di traffico, zone omogenee – influenzano tutti la comunità locale in modo vitale. In un caso, l’allargamento di una strada può significare la suddivisione, e dunque la fine di un vecchio insediamento; in un altro, può creare involontariamente una nuova identità locale semplicemente fissando dei confini, e fornendo definizione a una zona di qualità residenziale omogenea. Quindi, se l’urbanistica, che si confronta tra l’altro con questioni di traffico e di affari, ha di solito effetti incidentali sulla vita e gli interessi della comunità, appare chiaro che gli strumenti della pianificazione urbana possono essere diretti consapevolmente ed efficacemente, da un lato a prevenire la distruzione dei valori di vicinato consolidati, e dall’altro alla creazione e mantenimento di questi interessi.
    L’essenza del rapporto di Perry, che presenta i risultati del suo studio, è uno schema, o principio di sistemazione, degli elementi fisici di un distretto residenziale che egli chiama “l’unità di vicinato” e che conduce a relazione armoniosa i vari elementi che, come è stato osservato, favoriscono una vita comunitaria sicura e soddisfacente. Può essere concretizzato fisicamente dall’urbanista in una varietà di schemi adatti alle zone a case unifamiliari o ad appartamenti multipli, e adattato a diversi livelli di reddito per ciascun tipo di residenza. La questione di quali schemi siano più adatti a quali zone della regione di New York è un problema a sé stante, di cui questo studio non si è particolarmente occupato.
    Non c’è niente di rivoluzionario, nello schema dell’unità di vicinato. Piuttosto, esso rivolge attenzione ad alcune tendenze urbanistiche già emerse in questa nazione e all’estero, e le conduce sotto l’influenza di un obiettivo sociale definito. Nel tentativo di scoprire quale tipo di planimetria favorisce la vita di vicinato, l’autore ha potuto seguire un sentiero già segnato dall’iniziativa privata, commerciale e filantropica. C’erano, a portata di mano, parecchi insediamenti dove intenzionalmente si era provveduto a strutture per il tempo libero o per attività comunitarie, e i risultati di queste realizzazioni sono stati studiati e valutati. Un esempio da cui sono state ricavate molte idee è l’intervento conosciuto come Forest Hill Gardens, situato nella municipalità di Queens, di cui è disponibile una dettagliata descrizione inclusa nel rapporto.
    Dall’epoca della prima formulazione dello schema di Unità da parte dell’autore, nel gennaio del 1924, è stato portato a termine uno altro notevole insediamento da cui emergono nuovi spunti a sostegno delle sue idee. È la comunità suburbana di Sunnyside Gardens, a Long Island, realizzata dalla City Housing Corporation. Tenendo conto delle limitazioni imposte dalla mappa ufficiale della città, i progettisti non hanno avuto la libertà che desideravano nel formare lo schema stradale. Essi hanno, comunque, mostrato vari modi in cui è possibile organizzare lo spazio aperto, e ottenere ambienti piacevoli attraverso la pianificazione integrale di un distretto residenziale. In generale, questo quartiere è un eccellente esempio dei vantaggi economici e sociali che possono derivare da una comunità pianificata. La City Housing Corporation sta ora mettendo a profitto l’esperienza di Sunnyside Gardens nella progettazione e costruzione di una città industriale modello a Radburn, New Jersey. Nello schema planimetrico, i progettisti hanno utilizzato il distretto scolastico come principio di pianificazione, e hanno deliberatamente sistemato gli inusualmente generosi spazi aperti in modo da promuovere un comodo e sicuro uso di essi da parte dei residenti. A Radburn c’è ogni motivo per ritenere che la vita comunitaria sarà fiorente.
    Da quanto detto sopra, non si deve dedurre che Perry sostenga un ritorno all’arbitraria socialità del vicinato di antica tradizione Americana. Le pagine che seguono esprimono un punto di vista completamente moderno. Esse mostrano, semplicemente, che nella città di oggi ci sono alcuni obiettivi altamente desiderabili che i residenti possono conseguire solo mettendo in comune le strutture. Nel processo di questa utilizzazione comune, le famiglie naturalmente fanno nuove conoscenze, e più tardi alcune di esse si sviluppano in più strette relazioni sociali, per mutua attrazione. La situazione non è tale, comunque, da obbligare a indesiderati scambi di cortesie; semplicemente amplia l’opportunità di instaurare nuovi legami in circoli congeniali e attraenti. In questo modo, il quartiere pianificato porta normalmente ad un tessuto sociale più fitto, ma il suo schema non è tale ad essere rigido e quasi minaccioso. È probabile, che brillerà di tutto il colore e calore che la vita comunitaria solitamente mostra quando rende possibile – e deliberatamente stimola – la libera espressione in campo artistico, sociale e civile da parte di tutti i suoi membri.      ---------------torna su