ANDREA LORIO

(Asigliano Vercellese 5-6-1859 / Serravalle Sesia 30-11-1902)

 

Nacque ad Asigliano Vercellese (VC) il 5 giugno 1859.  In quell’anno si combatté la seconda Guerra d’Indipendenza. Figlio di FILIPPO LOREO e Rosa Vignale (prima moglie) originaria di Rocchetta Tanaro, morta pochi giorni dopo la nascita di Andrea all’età di 28 anni. Aveva 5 fratelli: Giovanni Pasquale Lorio (1855) figlio di Rosa Vignale, Filippo Giuseppe Lorio (1861) morto a Bormio, Margherita (1865), Vittore Loreo (1873 - 1957) (sio Vitù), Benedetto Loreo (1877 - 1951) (sio Banadit) sposato con Teresa Bonino (sia Sota), figli della seconda moglie.

 

La famiglia nel 1895

 

Sposò  Rosa Ruffino, nata a Salasco (VC) il 9 marzo 1866, figlia di Antonio e Maria Massa.  Da Asigliano, dove era agricoltore, si trasferì a Serravalle Sesia per svolgere la professione di cartaio e dove si sposò il 22 settembre 1888.

 

Figli

 

 

Anastasia Giuseppina Maria (Marietta) (Serravalle Sesia 1889 - 1889)

 

 

Maria  Fermida (Serravalle Sesia 1891-1914),   sposata con Francesco Garatti, da cui ebbe un figlio, LEO LUIGI, morto alla nascita (giugno 1914); Fermida morì pochi giorni dopo il parto .

 

 

 

Euseo Ermo Pietro (1895-1972);

 

 

 

 

Ermo Gaetano (Serravalle Sesia 11-4-1900/1976),  sposato il 5 agosto 1924 con Adele Merlo, non ebbe figli 

 

 

Bibiana ed Essidero        (gemelli – Serravalle Sesia 1902 -1902).

 

 

Alla fine del secolo XIX, sotto il governo di Re Umberto I di Savoia, l'Italia attraversava una grave crisi economica che portò la popolazione nella miseria e fomentò movimenti anarchici; nello stesso periodo, con l'abolizione della schiavitù in sud America, ci fu grande richiesta di lavoratori nelle "fazendas" brasilane per le emergenti pantagioni di caffè.

Vittore e Maria, fratelli di Andrea, si recavano a lavorare in Brasile nella colonia di Vargem Grande, nello stato di San Paolo, come lavoratori stagionali

Andrea e la sua famiglia, che a quel tempo contava due figli, Fermida ed Euseo, partirono in una fredda mattina d’inverno alla volta del porto di Genova; raccolsero tutte le loro cose, utensili da cucina, piatti, un tavolo di legno, fotografie, ricordi di famiglia e tutto ciò che ricordava la loro terra natale e raggiunsero Vercelli con il tramvai. Salirono poi sul treno che li avrebbe finalmente trasferiti al porto di Genova: li aspettava un viaggio lungo e faticoso che li avrebbe portati dall'altra parte dell' oceano Atlantico. La nave, forse il “Caffaro” (il nome della nave era spesso ricordato dalla nonna Rusin;  sul registro dei passeggeri del “Caffaro” arrivato a Santos il 26 dicembre 1895 i nonni non risultano, ma non dobbiamo dimenticare che questi antichi documenti sono spesso deteriorati e mancanti di alcune parti),  un vapore mercantile adibito al trasporto dei passeggeri, accoglieva un gran numero di persone e le precarie condizioni sanitarie favorivano la proliferazione di malattie contagiose; i locali erano scuri, umidi e poco ventilati; non erano rari i casi di morte e di nascita durante il viaggio. Euseo aveva pochi mesi di vita, il "cannone" della nave - come lo chiamava la nonna Rusin, la sua mamma - diventava per lui una comoda culla. Dopo tre settimane di viaggio videro la costa brasiliana: non sappiamo se sbarcarono a Santos o a Rio de Janeiro, ma al loro arrivo la persona che aveva promesso loro un lavoro non si presentò.  Numerosi Fazendeiros aspettavano l’arrivo delle navi degli  emigranti per reclutare manodopera: Andrea e la sua famiglia accettarono il lavoro che venne loro offerto e furono portati in una Fazenda vicino ad Araras, dove trascorsero almeno gli ultimi cinque anni del XIX secolo. La vita non si presentò come la avevano immaginata: la casa in cui trascorsero i loro anni brasiliani era una specie di tettoia, il muro che la divideva dai vicini non arrivava fino al tetto e sopra si affacciavano spesso i “negri” che guardavano divertiti  la loro vita quotidiana.                   

Prima dell’inizio del nuovo secolo Andrea e la sua famiglia decisero di rientrare in Italia, non avendo trovato la cercata fortuna al di là dell’oceano, tornando a lavorare in Cartiera a Serravalle.

Andrea morì nel mese di novembre del 1902, colpito dalla meningite.