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Questa è una sezione del sito dedicata ai miei commenti su alcuni romanzi letti. Sono scritti di getto, così,  senza la presunzione di considerarmi un critico. A volte, col tempo, il mio giudizio su alcune opere è mutato, migliorato o peggiorato, ma ho preferito non apportare modifiche a queste poche righe, che hanno, se non latro, il pregio di essere schiette e immediate. Buona lettura.

 

 

Ordine alfabetico per cognome dell'autore:

LINO ALDANI - La croce di ghiaccio

Un romanzo di fantascienza che non sembra un romanzo di fantascienza. Ecco la prima impressione che mi ha dato "La croce di ghiaccio". Ci si lascia infatti trasportare dall'andamento avventuroso del romanzo, quasi si trattasse di un libro sulle imprese di Indiana Jones in una foresta vergine. E in effetti l'ambientazione rimanda alle foreste tropicali, alla scoperta di luoghi inesplorati, alle strane abitudini e vicissitudini di una sconosciuta tribu indigena. Quasi ci si dimentica che il compagno di padre Francisco (il protagonista), è un vero e proprio alieno, e che il mondo dove la vicenda si svolge non è la terra ma uno sperduto mondo alquanto inospitale. E tra i vani tentativi di padre Francisco di convertire alla religione un popolo alieno, le strane abitudini alle quali il padre sarà costretto a sottostare, le tragiche decisioni che il protagonista dovrà prendere, e qualche partitina a scacchi, quello che più mi ha colpito è proprio la naturalezza con la quale si legge questo romanzo, spesso senza per niente accorgersi che si tratta di un romanzo di fantascienza, ed avendo l'impressione che la vicenda si svolga sulla terra durante il periodo dei conquistadores spagnoli. La avventure di padre Francisco sono narrate con una costante vena di malinconia, a volte quasi disperazione, per arrivare ad un finale veramente toccante.

Brambo.

07 Aprile 1999

 

POUL ANDERSON - Orfeo Secondo

E' un romanzo breve che mi ha colpito particolarmente. E' stupendo. Anderson crea un'atmosfera lugubre, fredda, di tanto in tanto squarciata dai versi del cantore/arpista, protagonista umano del romanzo. Da un lato c'è un mondo freddo, saldamente regolamentato, dove la Legge è l'ottimizzazione di ogni cosa, dove le passioni e la paura della morte sono messe al bando. Dall'altro c'è un uomo, che della passione e dei sentimenti ha fatto le sue uniche ragioni di vita. La presenza del SUM (non mi addentro in spiegazioni, per non rovinare il piacere della lettura) mi ha richiamato alla mente alcuni romanzi di Dick, anche se lo stile è molto diverso. E' una storia molto intensa, scritta tutta al presente e quindi ancor più coinvolgente. Ed è, allo stesso tempo, una storia che mi ha riempito di tristezza, di malinconia, mentre racconta di persone oppresse dalle regole, dalla perfezione, dal lucido metallo, incapaci (o meglio impossibilitate) di farsi trascinare dalla passione per qualsiasi cosa o per chiunque. Poi ho pensato: come cambierebbe la nostra capacità di provare passione per le cose o per le persone, se mancasse la paura della morte? ...non lo so.

Brambo.

18 Dicembre 1999

 

POUL ANDERSON - Regina dell'aria e della notte

"Regina dell'aria e della notte" è un altro bellissimo romanzo breve di Anderson, che ho trovato in una raccolta della Fanucci dedicata a questo autore. E' stato vincitore di Hugo e Nebula nel 1972, sicuramente meritatissimi. Anderson riesce a mischiare in questo romanzo, temi classici della fantascienza (colonizzazione, nuovi mondi, tecnologia) con altri, invece, tipici della Fantasy (folletti e creature misteriose). E così la rigidità del sapere scientifico, si scontra con le leggende e le credenze dei coloni che abitano le terre estreme di questo mondo, ancora in parte inesplorato. La narrazione è molto suggestiva e a tratti favolesca, molto apprezzabile. E' contenuta nel romanzo anche la bellissima poesia di Anderson "The queen of air and darkness", che mi sono premurato di riportare nella sezione "CURIOSANDO" (la trovate nel menu della pagina principale). Sto piano piano conoscendo questo scrittore e poeta e, devo dire, fino ad ora non mi ha deluso. "Regina dell'aria e della notte" è uno dei suoi più bei lavori (tra quelli che ho letto, chiaramente).

Brambo.

04 Gennaio 2000

 

POUL ANDERSON - Il viaggio più lungo

Una breve storia di fantascienza, che in realtà, nella narrazione, si presenta prevalentemente come un breve romanzo d'avventura. La storia di un manipolo di prodi navigatori, in cerca di nuove terre emerse, di cui non si ha notizia, basandosi solamente su miti e leggende. Quello che troveranno, però, saranno non solo nuove terre abitate da indigeni, ma misteri di difficile comprensione. Alla fine ogni mistero verrà svelato, scoprendo finalmente il lato fantascientifico della storia e lasciando un pizzico di amaro in bocca per lo sconcertante finale, nel quale Anderson fà sì che il protagonista della storia decida inesorabilmente di chiudere la porta in faccia a strabilianti possibilità, possibilità che avrebbero potuto rivoluzionare la vita della sua razza, dando origine però, così facendo, a profonde e toccanti riflessioni. La storia, un po' stanca all'inizio, risulta alla fine estremamente piacevole.

Brambo.

31 Gennaio 2000

 

POUL ANDERSON - La comunione della carne

Ambientato in un'inospitale colonia terrestre, questo romanzo breve di Anderson, non è riuscito ad appassionarmi più di tanto. Forse perchè ero ancora troppo fresco di lettura dello splendido "Queen of air and darkness", dello stesso autore. Propone comunque un interessante confronto tra usanze e abitudini di diverse civiltà: quella umana (terrestre) e quella indigena. Ed è particolarmente incentrato sul rito del cannibalismo, praticato abitualmente dalla popolazione indigena, ma condannato, forse ingiustamente, dagli umani. La lettura del romanzo fà forzatamente scaturire un'importante riflessione: è sbagliato (o impossibile) condannare e giudicare a priori abitudini e comportamenti di civiltà e società strutturate in modo totalmente diverso dalla nostra. Nel romanzo in questione, tutto questo ha proporzioni interplanetarie, ma lo stesso concetto resta inalterato anche se applicato a realtà del tutto ...terrestri.

Brambo.

31 Gennaio 2000

 

ISAAC ASIMOV - La fine dell'eternità

E' sicuramente un bellissimo romanzo sui viaggi nel tempo, sui paradossi che questi teoricamente comportano, sulla capacità o meno dell'uomo di gestire una cosa completamente fuori dalla sua portata. Può l'uomo scegliere gli eventi, correggendo i suoi stessi orribili errori? Può elevarsi a dio di se stesso? Può decidere l'esistenza o la non esistenza dei suoi simili? E' questo che viene da chiedersi durante la lettura di questo che è uno tra i più bei romanzi di Asimov che ho letto (anche se ho ripetuto quest'affermazione altre volte). Asimov ipotizza l'esistenza di una casta di persone addette al controllo delle diverse realtà possibili. Costoro intervengono per far sì che gli errori umani, le guerre, la distruzione dell'ambiente e altre calamità, non portino a conseguenze gravi, se non addirittura all'estinzione della specie. Ma c'è chi ha nostalgia dei tempi remoti, quando la realtà era unica e intoccabile, quando una volta commesso l'errore si era costretti a pagarne le conseguenze. E quando, soprattutto, l'uomo decideva egli stesso la propria sorte. E' un libro che consiglio vivamente, soprattotto a chi ama i romanzi sui viaggi termporali.

Brambo 27 Novembre 2000

 

ISAAC ASIMOV - Ciclo dei Robot

Ho deciso di parlare di questa serie di Asimov nel suo insieme dato che ho letto questi quattro romanzi uno di seguito all'altro ed a mio avviso è il miglior modo per cercare di dare un giudizio complessivo di questa opera. Sicuramente il maggior pregio di Asimov è stato quello di aver scritto dei romanzi e dei racconti che si avvicinano in modo stupefacente a quella che è la nostra visione di un lontano prossimo possibile futuro. Chi di noi infatti alla domanda: "come ti immagini la vita tra 5000 anni?" non pensa almeno ad una delle cose descritte da Asimov in questi suoi romanzi? Credo nessuno. Sicuramente ci verrebbe da pensare ai viaggi spaziali, alla colonizzazione di altri pianeti, all'ingigantimento delle città già oggi poco vivibili, al sovraffollamento della terra, a robot simili ad esseri umani o quasi. Ecco fatto!! Con questo abbiamo già gettato le basi dei romanzi che compongono la serie dei Robot di Asimov. Lui stesso sosteneva che una delle sue più grandi fortune è stata quella di aver vissuto abbastanza per vedere avverarsi alcune delle cose che aveva descritto nei suoi romanzi più di 50 anni prima che fosse possibile realizzarle. Con questo non voglio dire che i libri di Asimov sono un trattato scientifico sugli sviluppi della tecnologia negli anni a venire, ma certamente il fatto che siano scritti rispettando una visione largamente comune di un possibile futuro, fa si che, a mio parere, i romanzi di Asimov, con particolare riferimento al ciclo dei Robot, dell'Impero e delle Fondazioni, siano tra i più avvincenti tra quelli che ho letto. Certamente molti sostengono che si tratta di romanzi troppo "semplici", banali o datati, ma chiunque si avvicina al mondo della fantascienza letteraria dovrebbe leggerli e sicuramente non potrà mai dimenticarli. Possiamo trovarci alcune incongruenze, come ad esempio il fatto che soprattutto negli ultimi due libri della serie, I robot dell'alba e I robot e l'impero, i robot protagonisti, Daneel e Giskard, ci appaiono un po troppo "umani", quasi esseri in grado di provare emozioni pari a quelle delle persone. Ma in fondo questo cambiamento da fredde macchine a robot più simili agli uomini non fa altro che accrescere il fascino di queste enigmatiche creature, che ci sembrano ancor più figure troppo simili a noi ma nello stesso tempo troppo perfette e non suscettibili a commettere errori tipici degli esseri umani, e proprio per questo ci fanno in un certo senso paura. Penso che i più avvincenti della serie siano proprio gli ultimi due libri: I robot dell'alba, ambientato su Aurora, ricco di colpi di scena e che ha come protagonista, per l'ultima volta, il detective Baley alla scoperta della verità su un complotto per escludere i terrestri dalla futura colonizzazione di altre zone della galassia e lasciare l'esclusiva agli "spaziali", anche loro terrestri ma profondamente mutati dalla loro vita sui pianeti esterni. Ed "I robot e l'impero", dove i protagonisti assoluti sono R.Daneel Olivaw e R.Giskarg Reventlov che grazie ai loro nuovi poteri ed alla creazione della Legge Zero da anteporre alle tre Leggi della robotica, salveranno la terra dal forzato abbandono della specie umana. Sono comunque da leggere anche "Abissi d'Acciaio" per la sconvolgente descrizione della vita all'interno delle enormi città create per ospitare miliardi di persone e "Il sole Nudo" per la versione esattamente opposta di una società priva di qualsiasi contatto personale tra la gente e totalmente dipendente dai Robot. In tutti quattro i romanzi pervade il confronto tra i terrestri, chiusi nelle loro città, con una vita breve, ma dinamici e via via sempre più bramosi di espansione nell'universo; gli spaziali, seduti sugli allori della loro longevità e abituati a mondi poco popolosi e ai servigi dei loro Robot, con pochi problemi sociali e senza malattie; ed infine i Robot, macchine al servizio degli esseri umani, ma sempre più simili ad esseri umani. A chiunque volesse leggere questi romanzi, ma se siete appassionati di fantascienza sicuramente l'avrete già fatto, consiglio di leggerli tutti e nell'ordine giusto, così come è riportato in questa pagina.

Brambo.

 

ISAAC ASIMOV - Ciclo dell'impero

Paria dei cieli (Pebble in the sky)
Le correnti dello spazio (The currents of space)
Il tiranno dei mondi o Stelle come polvere (The stars like dust)

Devo dire che questo ciclo, tra quelli asimoviani, è stato quello che meno mi ha entusiasmato. I tre romanzi che lo compongono sono legati fra loro solo dall'ambientazione, ma per il resto si presentano come tre storie ben distinte, senza personaggi o altri particolari in comune. Il migliore dei tre è, a mio avviso, "Paria dei cieli", un bel romanzo di fantascienza superclassica, dove i protagonisti principali sono uomini e sentimenti (niente voli spaziali, niente robot). Coinvolgente è la situazioni in cui si viene a trovare il protagonista, che compie, suo malgrado, un salto avanti nel tempo e viene catapultato dalla vecchia Chicago fino ai tempi dell'Impero Galattico (la sventurata situazione del protagonista mi ha ricordato i viaggi compiuti grazie a una trottola dal protagonista di un altro classico della fs: L'anello intorno al sole di Simak). Più lenta e stiracchiata la trama di "Le correnti dello spazio" non riesce a coinvolgere e convincere durante la lettura. Un po' più avvincente e movimentati sono i viaggi e le avventure di Biron ne "Il tirranno dei mondi" anche se a dire il vero il finale mi ha lasciato un pò a bocca asciutta. Se proprio vogliamo tirare una somma, per quanto mi riguarda, i tre romanzi non sono proprio il massimo e Asimov a dato molto di più in altri romanzi. Comunque si possono leggere, se non altro perchè fanno parte del bagaglio storico del lettore di fs.

Brambo 18 Settembre 1999

 

ISAAC ASIMOV - Ciclo delle Fondazioni

Cronache dalla galassia (Foundation)
Il crollo della galassia centrale (Foundation and empire)
L'altra faccia della spirale (Second foundation)
L'orlo della fondazione (Foundation's edge)
Fondazione e terra (Foundation and heart)
Preludio alla fondazione (Prelude to foundation)
Fondazione anno zero (Forward the foundation)

Ho letto questo ciclo di Asimov molti anni fa, ma la memoria è ancora abbastanza fresca sulle emozioni regalatemi da una delle più famose saghe fantascientifiche del secolo. Mi sento di schierarmi con i molti che considerano in ciclo delle Fondazioni come uno dei più belli mai scritti. Certo, non è l'unico, ed è senza dubbio sbagliato porre Asimov ed i suoi romanzi su di un inattaccabile piedistallo, soprattutto perchè la letteratura fs è alquanto variegata e non esiste il bello in assoluto, ma una miriade di stupendi romanzi soggettivamente apprezzati dai lettori (pensate che c'è addiritura chi detesta Dick...sacrilegio). Resta perciò a mio parere una bellissima serie di romanzi, sicuramente con alti e bassi, ma che assicurano bei momenti. Vi si mischiano complicati intrighi politici nell'eterna lotta per il potere, personaggi valorosi, uomini con straordinari poteri e momenti di sognante nostalgia. Belli sono i viaggi spaziali di Retrevize; grande è l'emozione del ritrovamento dell'unica e vera Terra natìa, ormai da tempo dimenticata anche nelle carte spaziali. E interessanti sono i collegamenti con gli altri cicli asimoviani (il robot R.Daneel gioca anche in questa saga un ruolo di primaria importanza, se non addirittura il più importante). Insomma, per farla breve, c'è un po' tutto Asimov in questo ciclo. Una storia ben architettata, che getta il lettore in un universo futuro ben tangibile, credibile. Non mancano i colpi di scena, il mistero (soprattutto rappresentato dalla difficilmente comprensibile Seconda Fondazione) e l'avventura. Adesso basta con gli elogi, altrimenti sembro un banditore di libri! Ciao.

Brambo 27 Agosto 1999

 

ASIMOV / SILVERBERG - Notturno

Proviamo a pensare di vivere su un pianeta dove non esiste la notte; dove per strane coincidenze astronomiche c'è sempre almeno un sole in cielo. In queste condizioni non conosceremmo la notte e non avremmo mai avuto la possibilità di vedere le stelle. Poi improvvisamente un giorno un'eclissi provoca il buio assoluto ed il cielo si riempie di migliaia di stelle. Quale sensazione potremmo provare davanti a questo spettacolo, se non lo avessimo mai visto prima in tutta la nostra vita? Probabilmente la paura o l'emozione sarebbero talmente forti da farci impazzire. Ed è proprio questo che ci narrano Asimov e Silverberg in questo bel romanzo, abbastanza leggero e in certi punti un po' statico, ma estremamente affascinante per la situazione che ci propone, che è quella di un pianeta popolato da gente superstiziosa che impazzisce alla vista dell'incontenibile spettacolo di un cielo stellato. E' un romanzo che coinvolge, dove ci si immedesima nella situazione, soprattutto perchè Kalgash (il pianeta sul quale è ambientata la storia) ci ricorda in tutto e per tutto la terra (autostrade, città, università e gente superstiziosa), una storia dove, durante la lettura, ti chiedi più volte: "ma se ci fossi io in questa situazione di m....., cosa farei?". E infine direi un romanzo che ribadisce l'eterna superiorità della natura sull'uomo, che nonostante i suoi sforzi, le sue ipertecnologiche invenzioni, si piega di fronte a ...............................un cielo stellato.

Brambo.

01 Gennaio 1999

 

ISAAC ASIMOV - Neanche gli dei

Non è il solito Asimov quello di "Neanche gli dei". E per il solito Asimov intendo quello dell'Impero, dei Robot, delle Fondazioni, quell'Asimov a volte un po' troppo freddo, troppo prolisso nelle sue descrizioni e a volte, diciamolo pure, anche un po' "annacquato" (senza nulla togliere ad Asimov, che per altro amo tantissimo). "Neanche gli dei" è una storia molto coinvolgente, ben articolata e ben scritta. Asimov si spinge molto oltre i suoi cliché e non si accontenta più di una sola, immensa e poliedrica galassia, e nemmeno del nostro solo universo. Ci presenterà, con questo romanzo, un nuovo (o forse è meglio dire nuovi) universo, popolato da esseri così lontani dalla nostra forma fisica e dalla nostra concezione di "forma di vita", da renderli veramente affascinanti. La descrizione che ne fa Asimov è altamente dettagliata, ma allo stesso tempo sognante e ricca di, come si puo' dire, ...magia. Conosciamo così questi nuovi esseri, dalle forme stravaganti, ricchi di pensieri, cultura, sentimenti, vissuti e interpretati in maniera totalmente diversa da quelli che sono i nostri canoni. Siamo trasportati in una nuova realtà, dove il concetto di maschio e femmina è messo al bando, per dare spazio a rapporti e unioni diverse, che coinvolgono corpo, spirito ed elementi della natura, lasciando però invariato l'erotismo che si sprigiona da queste situazioni, che è molto ben percepibile durante la lettura di alcuni brani del libro. Asimov ci sottopone anche nuovi concetti di vita sociale, di solitudine e di morte (il trapasso assume nuove forme e significati). E il risultato è che il tutto è estremamente credibile e talmente apprezzabile che sembra quasi impossibile affermare la non esistenza di queste affascinanti forme di vita. Tutto questo è poi inserito nel contesto di una bella e avventurosa storia, che avrà per protagonisti persone e luoghi del nostro e dell'altro universo, in una lotta costante tra brama di potere e la salvezza della nostra specie. Se posso dunque sbilanciarmi in un giudizio strettamente personale (che comunque è condiviso da tanti altri lettori e critici) sostengo che "Neanche gli dei" è uno dei più bei romanzi di Asimov che mai ho letto.

Brambo 30 Dicembre 1999

 

J.G. BALLARD - Crash

Crash, di Ballard, non è propriamente un romanzo di fantascienza ma piuttosto un libro sugli uomini e le automobili, sul perverso connubio uomo-sesso-macchina. E' comunque un romanzo classificabile nella schiera del fantastico, perchè parte da una deviazione, da una perversione umana per amplificarla e portarla alla estreme conseguenze. Uscendo poi dalla penna di Ballard, non potevo non inserirlo in questo elenco di libri che gravitano un po' tutti attorno al tema fantastico/fantascienza. E' la storia di un gruppo di conoscenti, inesorabilmente attratti dall'erotismo sprigionato dagli incidenti automobilistici. Persone in grado di darsi piacere solamente in presenza della violenza dello scontro, delle cicatrici sul corpo, delle ferite, del sangue. E' un libro che consiglio perchè fa riflettere e perchè ha il potere di scuotere, di stupire, di eccitare e di riflettere sulle deviazioni della mente umana. Ma forse deviazioni non è la parola esatta, perchè ognuno vive le proprie emozioni come crede, in modo diverso da chiunque altro. La "normalità" è solo una fantasia, forse è solo il modo di vedere le cose da parte di una stretta maggioranza di persone.

Brambo 08 Settembre 2001

 

J.G. BALLARD - Hello America

Pur non amando le classificazioni e le incasellature, questo "Hello America" di Ballard rientra sicuramente nel tipico filone catastrofico: l'estremo sfruttamento delle risorse naturali hanno portato all'esaurimento dei combustibili fossili, hanno costretto l'uomo a condizionare il clima per poter sopravvivere, col risultato che ora gli USA sono per metà un arido deserto di sabbia e per l'altra metà una rigogliosa foresta tropicale. In questo scenario si svolge la storia della (ri)conquista dell'America, partendo da New York, per spostarsi ad Ovest, come già avevano fatto i pionieri tanti anni prima. La sete di potere dell'uomo non ha mai fine. Con questa sete, l'uomo ha condotto la terra al collasso, ma nonostante tutto, di fronte al territorio americano abbandonato e spopolato, vuole conquistare, possedere terra, vuole il potere. Non importa se la terra che sta occupando è arida, non importa se è in gioco la sopravvivenza stessa del genere umano: l'importante è ergersi sopra i propri simili. Questa è la più grande tentazione umana, questa è la maggiore causa di morte e distruzione.
Lo potremmo quasi definire "tipico" del suo genere questo romanzo di Ballard: la catastrofe, la lotta, la riconquista, la speranza e infine i dubbi sull'integrità umana e l'impossibilità a sottrarsi alla propria natura. Temi e ideali certamente sfruttati, ma quanto mai attuali e soprattutto base di partenza di gran parte della fantascienza più o meno datata.

Brambo 26 Dicembre 2003

 

LEIGH BRACKETT - Oltre l'infinito

Un bel romanzo di fantascienza dei tempi d'oro, leggero, scorrevole, ben scritto e tradotto (ed. ex Libra). L'avventura di un manipolo di uomini, uno spinto dalla nostalgia per l'amico, gli altri dalla sete di potere, verso le stelle, verso il sogno di altri pianeti, grazie alla nuova tecnologia del Grande Balzo, che consente di percorrere immense distanze in poco tempo. Giunti finalmente a destinazione questi uomini avranno la sorpresa di trovare una forma di vita meravigliosamente "oltre" la nostra. Una realtà che fa impallidire i nostri squallidi bisogni e ci fa sentire schiavi delle inutilità che ci circondano. E la Brackett ne fa una descrizione veramente "poetica", se così si può definirla. Per intenderci, ecco poche righe che sono l'inizio della descrizione di questa strana e abbagliante forma di nuova vita: 
"Vennero in una nube, roteando verso l'alto, attraverso la bianca aurora. Ed erano più bianchi; erano puri di una luce primordiale, e le loro braccia radianti erano come le nebulose del cosmo. Vennero volando e ardendo, portati da ondate di fuoco. Vennero ridendo, e la loro risata gioiosa era quella di cose giovani e fresche, appena uscite dalle mani di Dio, cose che non avevano ancora conosciuto le tenebre."
 
Un buon libro per chi ama la FS classica, in particolare quella che narra le avventure di uomini alle prese con nuovi e sconosciuti volti di questo nostro universo, e costantemente alla ricerca di un perchè a tutto questo.

Brambo 19 Maggio 2002

 

RAY BRADBURY - Cronache Marziane

Uno sarebbe già portato a definirlo un capolavoro solo per come ne ha sentito parlare, ancor prima di averlo letto. Certo, è un errore, ma basta leggerlo, questo "Cronache Marziane", per rendersi conto che effettivamente è un gran bel libro. Un bel libro per come è scritto, per le curate e poetiche descrizioni dei paesaggi, dei personaggi e dei loro sogni, delle loro paure. L'ambientazione non è certo realisticamente accettabile, per chi si limita a cercare verità scientifiche. Il romanzo descrive infatti la colonizzazione di Marte partendo dai giorni nostri (1999 per la precisione). Ma il punto non è che la cosa non è per niente fattibile ai giorni nostri e nemmeno che siamo assolutamente certi che Marte non è, almeno per ora, abitabile. Il punto è che Bradbury, con le sue romantiche e favolesche descrizioni dei marziani e del loro pianeta, focalizza in realtà la nostra attenzione sull'uomo, sulle sue aspirazioni, sui suoi sogni, puntando il dito sulle sue debolezze, sulle sue bassezze. Perchè di fronte alla bellezza e alla purezza dei paesaggi marziani, qual'è il pensiero dell'uomo? Davanti ad un pianeta vergine e alla possibilità di ricominciare tutto da capo, qual'è la sua più grande aspirazione? Quella di creare una seconda terra, di costruire squallide città, di sopprimere le originarie forme di vita, di importare la sua religione, le sue credenze e il suo odio. Lo stesso odio capace di distruggere la Terra e che rischia di inquinare irrimediabilmente anche Marte. Il pianeta rosso si rivelerà la nuova speranza del genere umano, ma con che risultati? Al termine della lettura ognuno avrà la sua idea in proposito, ma quel che è certo è che l'uomo tende sempre e comunque a ripetere i suoi errori e a perpetrare grandi ingiustizie nei confronti dei suoi simili e delle altre forme di vita. Il perchè mi è oscuro, ma forse è solo perchè nemmeno se ne rende conto.

Brambo.

14 Marzo 2000

 

RAY BRADBURY - Fahrenheit 451

Sulla scia di Cronache Marziane, ho subito letto quest'altro bellissimo romanzo di Bradbury. Questa volta l'ambientazione è un futuro nel quale i media tecnologici hanno il sopravvento, mentre i libri (e quindi la cultura in generale) sono messi al bando. E' illegale leggerli e possederli. Per questo una milizia di "Vigili del Fuoco" brucia le case dei possessori di libri, ormai poche persone, disposte a sfidare la legge per il piacere di leggere pochi brani. Non c'è niente di estremamente fantastico nel libro di Bradbury, che potrebbe essere tranquillamente ambientato ai giorni nostri, o poco più avanti. Quel che è certo è che il futuro descritto in F.451 è un futuro sconvolgente e molto pessimistico, dove non c'è più spazio per la creatività, i rapporti sociali, i sogni, e nemmeno per i libri, forse i principali veicoli da trasporto per i sogni. E così, in questo triste scenario, non si puo' far altro che scherarsi con Montag, protagonista della storia, che finalmente capirà il valore della cultura, della conoscenza, dei libri, di tutto ciò, insomma, che per una vita ha distrutto e bruciato, per dovere e per diletto. Un romanzo assolutamente da leggere, perchè, al pari di Cronache Marziane, offre parecchio su cui riflettere.

Brambo.

25 Aprile 2000

 

DAVID BRIN - Spedizione Sundiver

Nella lettura di questo romanzo di Brin (primo nella trilogia delle cinque galassie o dell'Uplift), risulta particolarmente interessante il processo di elevazione, argomento centrale della saga, consistente appunto nell'operazione di elevare esseri viventi da razze inferiori a esseri senzienti. Brin mescola, in questa storia, avventura, intrigo politico, descrizioni minuziose e personalità di diverse razze che popolano l'universo da lui creato. E ci riesce abbastanza bene, direi. La prima parte (che descrive il processo di elevazione operato dall'uomo a favore di alcune specie animali) e l'ultima parte del romanzo (dove si scopriranno le carte del piccolo giallo creatosi a bordo dell'astronave dei protagonisti), sono, a mio avviso, le più avvincenti ed interessanti. Nella parte centrale della narrazione, l'autore calca troppo la mano (sempre IMHO) sui dettagli tecnici, fisici, chimici, ecc. rendendo la lettura un po' troppo difficoltosa (di solito sono le parti che mi avvincono di meno). Bello invece il miraggio della possibilità che l'uomo, il mitico uomo, possa essere l'unica razza che popola l'universo a non essere stata elevata da una più antica; e la terra l'unico luogo dove l'intellegenza possa essersi sviluppata senza l'intervento di qualcosa di superiore. Leggerò presto i seguiti della saga, vincitori di prestigiosi premi.

Brambo 16 Ottobre 1999

 

DAVID BRIN - Le maree di Kithrup

"Le maree di Kithrup" è un caleidoscopio di personaggi e luoghi sorprendente. E' un romanzo ricchissimo di termini, descrizioni dettagliate di luoghi, esseri viventi, oggetti, insomma pieno di quel sense of wonder che purtroppo spesso manca nei romanzi sul genere. Fa parte del Ciclo delle Cinque Galassie o, se preferite, dell'Uplift o elevazione, insieme a "Spedizione Sundiver" e "I signori di Garth". Per quanti non l'avessero letto, il ciclo si basa sul concetto di elevazione, attraverso la quale specie viventi elevano altre specie inferiori donando loro l'intelligenza e la ragione, rendendoli quindi esseri senzienti (gli umani, ad esempio, hanno elevato i delfini e gli scimpanzè ad esseri senzienti). La pratica è diffusa in tutto l'universo delle cinque galassie ed ognuna delle razze patrone è in cerca della mitica razza dei progenitori, quella dalla quale, secondo la leggenda, sono state elevate tutte le successive razze. Ma una stranezza rende gli uomini la razza più odiata ed emarginata dell'universo: sembra infatti che gli esseri umani non abbiano patroni, che non siano stati elevati da nessuno. L'intelligenza si sarebbe in loro sviluppata naturalmente. Partendo da questi presupposti, si snodano le varie avventure che, nel caso di "Le maree di Kithrup", riguardano un equipaggio di delfini e uomini in lotta contro le temibili razze aliene in un lontano pianeta di nome, appunto, Kithrup. Certo non proseguo nel raccontarvi la storia, ma posso dire che il maggior pregio di questo romanzo sta, forse, nella capacità di far provare forti emozioni, esaltando i sentimenti e le sofferenze dei personaggi coinvolti nella spiacevole situazione. Sentimenti e sofferenze provati da esseri non umani, ma talmente veri e ben raccontati da apparire più che umani. Gli esseri viventi descritti da Brin sono tanti e tra loro molto diversi. Molto diversi sotto il punto di vista fisico, religioso, sociale, ma accumunati la due sentimenti che scavalcano ogni disuguaglianza: l'amore e l'odio. E' un libro insomma, che offre molto, dagli incredibili scenari interstellari alle piccole paure ed insicurezze tipiche dell'uomo ma anche degli altri esseri viventi. Forse all'inizio vi sembrerà un po' duretto da digerire (per me è stato così) a causa della vastità dei personaggi e delle situazioni, ma poi si dimostra capace di conquistare l'attenzione e diventa man mano meno ferruginoso, più scorrevole e piacevole...più sognante. Rimango lo stesso più affezionato ai libri con storie un pò più, come dire, palpabili, come ad esempio i classici di Simak o gli angoscianti scenari di Dick, ma questo romanzo di Brin è da leggere e credo che mi resterà nella memoria per parecchio tempo.

Brambo 18 Marzo 2000

 

WILLIAM BURROUGHS - Il pasto nudo

Non so se è corretto definire il Pasto Nudo come un romanzo di fantascienza. Probabilmente no, non renderebbe a sufficienza l'idea del contenuto. In realtà è quasi impossibile richiudere questo romanzo in un genere. E' un opera a dir poco strana, allucinata, visionaria, frutto dell'esperienza, delle allucinazioni, delle sensazioni di Burroughs durante la sua lunga esperienza con la droga. Nonostante questo ho deciso non solo di leggerlo, ma anche di inserirlo in questo elenco di libri SF, perchè è pur sempre vero che Burroughs, con le sue visioni e le sue invenzioni, costruisce storie surreali, scene e personaggi puramente fantastici, anche se rappresentativi di reali stati d'animo e stereotipi sociali. E come dice Mary McCarthy (cito dalla prefazione del libro - edizione Sugarco) "E' questo il primo romanzo interspaziale, la prima opera seria di fantascienza: le altre erano solo dei giochetti." Naturalmente la trovo una dichiarazione un tantino estrema, ma è testimonianza del fatto che anche un libro come questo può essere considerato FS. Resta comunque soprattutto un insieme di immagini, scene, storielle, sensazioni, contaminazioni, che non hanno nessun filo logico, nessun unico comune denominatore, se non l'estremismo in ogni situazione, piaceri portati ai massimi livelli, angosce e paure tali da uccidere o far impazzire un uomo. Se decidete di leggerlo (personalmente mi sento di consigliarlo, perchè al di là del giudizio che ne darete poi, è comunque un libro che lascia qualcosa, di cui difficilmente ci si dimentica), abbandonate ogni speranza di trovare una trama, un filo conduttore, un senso per ogni cosa: è impossibile. Dopo le prime cinquanta pagine, ero tentato di lanciarlo dalla finestra, poi per fortuna ho proseguito e ho capito che non dovevo sforzarmi di cercare una logica in ogni cosa, una trama con un inizio e una fine. Dovevo semplicemente leggerlo e assorbire le sensazioni (a volte fortissime) che questo romanzo è capace di dare. E' tutto molto frammentario, concetti sparsi a casaccio, storie raccontate a metà, storia nella storia. A tratti sembra un album fotografico: sfogliandolo si passa da un'immagine all'altra, da una sensazione all'altra. C'è angoscia, gioia, piacere, delirio, sesso, malattia, frenesia e pace... Non so che altro dire, anche perchè sono convinto che sia un libro capace di dare sensazioni diverse a ciascun lettore, secondo il suo stato d'animo, il suo carattere, le sue aspettative. Leggetelo, è un consiglio: aprite il libro, aprite voi stessi e iniziate.

Brambo.

30  Dicembre 2000

 

A.C. CLARKE - 2001:Odissea nello spazio

Ebbene si. Finalmente l'ho letto! Invogliato dal film di Kubrick ho deciso di leggermi il romanzo di Clarke e devo sinceramente dire che mi è piaciuto tantissimo. Il libro conserva intatte le atmosfere che si riscontrano nel film, aggiungendo particolari ed emozioni che la pellicola non riesce, a mio avviso, a rendere al meglio (anche se la trasposizione cinematografica è tra le più fedeli che si possano trovare, probabilmente perchè Kubrick e Clarke lavorarono insieme per 3 o 4 anni per dare forma al film e anche al romanzo). La narrazione è estremamente realistica, in alcuni punti talmente dettagliata da sembrare un trattato scientifico, ma mai pesante. Clarke ci trasporta con l'equipaggio della navicella in un viaggio nel sistema solare affascinante, lento, musicale, descrivendo con grande abbondanza di particolari gli incredibili scenari che scorrono sotto agli occhi dell'equipaggio (anche solo leggendo, ci rendiamo conto di quanto sia azzeccata la colonna sonora del film, melodiosa, sognante ma a tratti energica). Benissimo viene trasmessa l'angoscia della terribile situazione nella quale si viene a trovare l'equipaggio della Discovery, quando dovrà fare i conti con il "permaloso" Hal9000, intelligenza artificiale talmente evoluta che sembra poter provare sentimenti umani. E mi ha colpito particolarmente il tratto in cui Clarke parla dell'evoluzione dell'intelligenza, che aveva spinto degli esseri (umani o no non ha importanza) ad un abbandono del loro corpo, dapprima divenuto il gran parte artificiale, poi totalmente artificiale, ed infine completamente inutile. Tutto il romanzo è pervaso dal mistero dell'inspiegabile significato del monolito, apparso prima sulla terra, poi sulla luna, quindi su una luna di Saturno, e poi chi sa dove. Al contrario del film, il libro spiega più dettagliatamente l'origine del monolito ed il suo scopo, nulla togliendo però a quella sensazione di impossibilità a coglierne il pieno significato. E' un romanzo stupendo, che fa sognare e pensare tantissimo su quale potrà essere il possibile destino dell'intelligenza umana, su quali trasformazioni subirà l'uomo, nella mente e nel corpo (sempre che sia necessario conservarlo!!). Colpito da questo romanzo, leggerò sicuramente altre opere di Clarke, sperando che siano all'altezza di questa... A presto.

Brambo.

02 Aprile 1999

 

ARTHUR C. CLARKE - 2010 odissea due

Nonostante Clarke definisca 2010 "non propriamente il seguito di 2001 odissea nello spazio", gli elementi, i personaggi e gli argomenti sono gli stessi ed è quindi altamente consigliabile, direi anzi tassativo, leggere 2001 prima di avventurarsi nella lettura di 2010. Nell'insieme, ma soprattutto nella prima metà, il romanzo mi è sembrato abbastanza statico, a volte troppo descrittivo, troppo ricco di particolari e spiegazioni scientifiche, che limitano un po' il lavoro di fantasia del lettore. Forse non riesce a tenere il passo di 2001, ma ha il pregio di chiarire molti dubbi e rispondere a diverse domande che, dopo la lettura di 2001, restano con un punto interrogativo. Viene approfondito e infine svelato il mistero del monolito, anche se, in verità, l'oggetto conservava un maggior fascino in 2001, dove il significato e l'origine del TMA (come viene chiamato nel libro) sono lasciati in maggior misura all'interpretazione di chi legge. Ciò nonstante la saga di Clarke continua a regalare emozioni, forse perchè è ambientata in uno spazio a noi vicino o forse perchè non si eccede mai in situazioni, oggetti o personaggi poco credibili. Pur trattandosi di fantascienza (per ora), le vicende dell'equipaggio della Leonov (astronave russa inviata nei pressi di Giove a scoprire qualcosa di più sulle faccende del monolito e della Discovery) sono palpabili, credibili. Sembra di leggere il resoconto di una storia realmente accaduta. Ed è proprio questo che affascina maggiormente nel ciclo di Clarke: la possibilità, per non dire la probabilità, che un giorno ciò di cui stiamo leggendo possa realmente accadere.

Brambo.

13 Agosto 2000

 

ARTHUR C. CLARKE - 2061 Odissea tre

Questa volta mi trovo a dover dare un giudizio (sempre molto personale ovviamente) piuttosto negativo su questo terzo capitolo della saga "monolitica" di Clarke. E' pur vero, come avevo già forse detto per 2010 Odissea 2, che l'ambientazione conserva un certo fascino, dato che le vicende si svolgono nel nostro sistema solare, a pochi passi dalla nostra terra. Ed è anche vero che i romanzi di Clarke, o meglio quelli facenti parte di questa serie, sono molto realistici, perchè pur inventando, lo scrittore si serve di conoscenze, termini e tecnologie esistenti o in via di sperimentazione nel mondo reale. Ma è proprio questo ostentato realismo, i troppi dettagli, la narrazione quasi giornalistica degli eventi, la mancanza di colpi di scena o emozioni forti, che rendono pesante la lettura di questo romanzo e fanno sì che, una volta letto, ti rimanga veramente poco. Trovo che 2001, 2010 e 2061 vadano qualitativamente in calando. Troppe ripetizioni, poca fanta e molta scienza. Non so se avrò l'ispirazione per leggere il quarto e ultimo romanzo della serie. Si vedrà.

Brambo.

11 Novembre 2000

 

P.K. DICK - Cronache del dopobomba


Ho letto con piacere questo romanzo ripubblicato nel 2006 da Fanucci. Come di evince dal titolo tratta di temi post-guerra atomica, ma non dimentichiamo che è un libro di Dick e che quando parliamo di questo autore spesso la trama di fondo è uno scenario su cui dipingere personaggi e situazioni al limite del reale e impregnati dalle fobie e dalle angosce dello scrittore. E anche in questo caso non rimaniamo delusi. Nel libro sono apprezzabili entrambi gli aspetti. Per prima cosa si respira l'amarezza, la povertà e la paura del dopo bomba atomica con i sopravvissuti costretti a vivere in città rase al suolo e nella privazione assoluta di ogni genere di conforto. Nello stesso scenario, come sopra detto, si delineano personaggi con poteri superiori, in grado di muovere oggetti a distanza, di leggere i pensieri o addirittura capaci di piegare la storia al loro volere. E' il caso dello scienziato che ha effettuato i primi test nucleari e che sarà (o sembrerà essere) la causa della guerra atomica. A un certo punto tutta la storia sembra pilotata o scaturita dallo stesso scienziato e non si riesce a decidere se lui è pazzo o se pazzo è il mondo da lui creato e materializzato. Come spesso accade quindi, ci troviamo in una situazione in cui è difficile stabilire cosa è reale e si riesce a percepire una profonda sensazione di disagio causata dalla consapevolezza di non poter controllare gli eventi. Tutto, la realtà stessa delle cose, è soggettivo e discutibile.
Viviamo in una realtà personale, creata dalla nostra mente o,peggio, in una realtà creata da altri. Nella capacità di trasmettere queste sensazioni Dick è maestro assoluto, non mi stancherò mai di ribadirlo.

Settembre 2006

 

P.K. DICK – Nostri amici da Frolix 8

Le vicende di questo romanzo si svolgono sulla nostra terra, in un ipotetico futuro, dove gli uomini sono divisi in tre caste principali: gli uomini vecchi (o normali, come noi), gli uomini nuovi (con capacità mentali superiori) e gli insoliti (uomini con particolari poteri). La terra è governata dagli uomini nuovi che hanno monopolizzato il potere ed escluso da qualsiasi carica gli uomini vecchi. Lo scenario verrà sconvolto dal ritorno di Provoni, un uomo partito tanti anni prima con un’astronave in cerca di aiuto per gli uomini vecchi, ormai sottomessi e addetti ai lavori più umili. L’aiuto desiderato si materializzerà sotto forma di un essere alieno capace di “annullare” la superiorità mentale degli uomini nuovi. La cosa più interessante di tutta la vicenda è proprio questo passaggio: gli uomini al potere subiscono l’onta di diventare mentalmente limitati, ritardati e totalmente dipendenti da coloro che erano prima sfruttati e umiliati. Gli uomini nuovi, tanto odiati, trasmettono ora tenerezza e nei loro confronti si diffondono sentimenti di compassione. La storia è dunque un’interessante disquisizione sul potere, sulle caste e sull’inevitabile abitudine ad adattarsi al proprio ruolo nella società, a gestire il potere o a subirlo. Chi gestisce il potere economico e politico non può pensare a rinunciarvi e chi lo subisce da sempre non è capace di liberarsi dal suo ruolo di subordinato. Alla fine dominano i sentimenti di pietà per chi soffre, anche se tanto ha fatto soffrire. A mio parere un romanzo da non annoverare tra i migliori di Dick, ma ugualmente godibile e in linea con le tematiche care all’autore.

Settembre 2006


P.K. DICK - Abramo Lincoln androide

C'è veramente molto di Dick in questo romanzo. Ci sono i simulacri, i tipici androidi Dickiani, in tutto e per tutto uguali agli esseri umani, perfino troppo. E c'è la pazzia, la schizofrenia e le malattie mentali, altri luoghi comuni di buona parte della produzione di Dick. E non sono per nulla d'accordo con chi giudica questo "We can build you" (il titolo originale è molto più significativo, come spesso succede) un'opera di basso tono rispetto a molte altre. In pochi altri romanzi che ho letto Dick riesce a trasmettere così bene senso d'angoscia e disperazione, sudditanza, paranoia. E' veramente toccante il lento crollo mentale di Louis di fronte all'inafferrabilità dell'amata Pris. E Pris richiama incredibilmente nell'aspetto e nei comportamenti, l'omonimo androide di Blade Runner: gli occhi contornati di trucco nero, lo sguardo inquietante, l'aspetto trasandato, la curiosità, la pazzia. Va sottolineato, secondo me, il dialogo che si svolge tra il simulacro di Abramo Lincoln e il miliardario Barrows, atto a stabilire il come e il perchè si debba sostenere la differenza tra uomini e androidi, se questi ultimi sono in tutto e per tutto identici a noi. Dove sta questa differenza? Nella carne? Nello spirito? Difficile anche dire la nostra. E' un grande pregio di Dick quello di saper infliggere il dubbio e la sensazione di impotenza di fronte a quesiti come: la verità è assoluta, unica? Se un simulacro è in grado di soffrire e di gioire, allora è vivo? Come possiamo sostenere che sia vero e come possiamo sostenere il contrario? Cosa sono la pazzia e la normalità? Basta, mi fermo se no mi fonde la testa. Leggetelo, sono sicuro che vi toccherà a fondo.

Brambo.

9 Maggio 2000

P.K. DICK - La svastiva sul sole

"La svastica sul sole" viene da molti considerato come uno dei migliori romanzi di Dick, e ha vinto il premio Hugo come miglior romanzo nel 1963. Anche se in qualche passaggio mi è sembrato un po' ferruginoso, un po' troppo pastoso, concordo nel considerarlo un bel libro. Il finale è piuttosto sconvolgente e fa acquistare parecchi punti a tutta l'opera. Perchè è uno di quei romanzi dickiani dove maggiormente si mette in dubbio la realtà (cos'è in realtà la realtà? una domanda che non può avere risposta), dove si mette in dubbio la nostra stessa esistenza. Viene spesso definito un romanzo di storia alternativa. In parte lo è, ma il fulcro della questione non è se la storia migliore è quella che conosciamo o quella che Dick ci propone, quella nella quale i tedeschi e i giapponesi hanno vinto la seconda guerra mondiale e si apprestano a combatterne una terza fra di loro. Il punto è: qual'è la storia reale (se ne esiste una che si può considerare tale)? Come in tante altre opere di Dick, si nota quella che è, a mio avviso, una delle sue più grandi peculiarità, e cioè la capacità di incutere incertezza e angoscia relativamente alla nostra esistenza e alla realtà del mondo che conosciamo. Sono spesso romanzi, quelli di Dick, che fanno sì che il lettore si ponga diverse e profonde domande, alle quali difficilmente sarà in grado di dare risposte tranquillizzanti, nel tentativo di insabbiare quel senso di incertezza che è la causa principale della nostra costante, più o meno evidente, tristezza.

Brambo.

22 Maggio 2000

 

P.K. DICK - Il disco di fiamma

Dick ci descrive un mondo (la nostra terra) dove l'elemento dominante è il caso. Attraverso un semplice gioco viene data a ogni uomo (tranne a quelli appartenenti ai ceti inferiori, qui definiti come "non classificati") la possibilità di ricoprire la più alta carica politica: quella di Quizmaster, ossia colui che decide le regole del gioco. E' quindi inevitabile la grande importanza che viene attribuita alla fortuna, unica forza in grado di influenzare in qualche modo gli eventi. Per questo solo i pazzi e i coraggiosi vivono e si muovono senza grandi quantità di amuleti porta fortuna. La cornice a tutto questo è fatta di una società con regole, ordinamenti a dir poco raccapriccianti. La popolazione è rigidamente divisa in classi sociali e ai derelitti non si da neppure la possibilità di partecipare al grande gioco. E a far da contrasto a questa fredda classificazione umana c'è il miraggio di nuove civiltà rappresentata da un nuovo pianeta, entrato, si dice, a far parte del sistema solare: il "Disco di Fiamma". E' uno dei primi romanzi di P.K.Dick (1954) e già si notano i tratti fondamentali della sua successiva produzione. Da leggere.

Brambo.

30 Giugno 2000

P.K. DICK - L'occhio nel cielo

"L'occhio nel cielo" è uno dei primi romanzi di Dick nel quale lo scrittore affronta uno dei temi fondamentali di gran parte della sua produzione successiva: quello delle realtà alternative. In questo romanzo un gruppo di visitatori, presso un nuovo impianto scientifico, cade vittima di un incidente e per una strana combinazione di eventi sarà costretto a vivere in una serie di mondi alternativi, ognuno dei quali nato e modellato sulle paure, le credenze e le angosce di ciascuno dei partecipanti a questo strano viaggio virtuale. Al ritorno nel mondo reale nessuno avrà più le certezze che possedeva prima di quella terrificante esperienza. Come spesso riesce a fare, anche con questo romanzo Dick insinua nei nostri pensieri il profondo dubbio dell'esistenza di una realtà assoluta o unica. Non è forse più sensato pensare che ognuno di noi viva una sua realtà personale, materializzando le paure e le credenze nate dalla sua esperienza o inculcate a forza nella sua mente?

Brambo.

15 Luglio 2000

P.K. DICK - La città sostituita

E' uno dei primissimi romanzo di Dick (forse il primo?) e risale al 1953. Più che un romanzo di fantascienza è un romanzo fantasy. E' ambientato in una piccola cittadina di provincia americana, dove ha luogo un incredibile scontro tra le forze del bene e del male, capaci di mutare radicalmente l'aspetto della città e delle forme umane. In alcuni tratti mi ha addirittura portato alla memoria alcuni tipici romanzi fanta/horror di Clive Barker, come ad esempio Apocalipse o Everville, dove folli lotte tra bene e male vengono combattute in dimenticate cittadine americane. Ma già da questo primo romanzo, Dick mette un piccolo accento sull'incomprensibilità del giusto o del reale. Il protagonista fa di tutto per riportare alla luce l'originale città di Millville, quella in cui ha trascorso la sua infanzia, senza tener conto che dopo il misterioso cambiamento (o incantesimo) avveratosi nel paese, nuove persone e nuove forme di vita hanno preso il posto dei vecchi abitanti. Ma sono altrettanto reali, fatti di carne e ossa, in grado di gioire e di soffrire. E' giusto riportare in vita la vecchia Millville ignorando i sentimenti di questi nuovi abitanti? Entrambi i luoghi sono reali, ma alternativi. L'uno esclude l'altro. Qual'è allora la realtà, quella vera? ... Lo considero un romanzo piacevole, divertente. Si legge in fretta e senza difficoltà. E' però sconsigliato a chi ama la fantascienza pura.

Brambo.

22 Agosto 2000

 

P.K. DICK - Vulcano 3

In questo romanzo Dick ci presenta un mondo, un società, i cui governi sono totalmente dipendenti da un Computer. Vulcano 3 è infatti l'ultimo e più evoluto elaboratore elettronico della serie Vulcano. Vulcano elabora i dati forniti dai Direttori (o presidenti) delle varie nazioni terrestri e dispone le azioni da compiere. Ma Dick si spinge oltre e ipotizza la capacità del computer di sviluppare un suo proprio istinto di sopravvivenza. E così, di fronte alla minaccia degli oppositori al suo governo, scatenerà un vera e propria guerra. E' un romanzo breve e scritto in modo semplice e diretto. Si legge senza fatica ed è marcatamente firmato dal tipico pessimismo dello scrittore.

Brambo.

27 Ottobre 2000

 

P.K. DICK - I giocatori di Titano

Come suggerisce il titolo, questa volta la storia di Dick gira attorno a un gioco, per la precisione un gioco molto simile al celeberrimo Monopoli, al quale lo scrittore si è ispirato. Lo scenario delle vicende è una terra spopolata, dopo una spaventosa guerra contro gli abitanti di Titano. Ora la natalità è quasi zero e scopo del Gioco è, oltre a quello di mettere sul piatto le proprie tenute (la scarsa popolazione dà la possibilità a molti di possedere sconfinati appezzamenti di terreno e intere nazioni), quello di mischiare le coppie di maschi e femmine. La vincita o la perdita al gioco, implica anche un cambio oppure no della propria consorte. In questo modo, provando più combinazioni possibili, saltuariamente una coppie riesce ad avere fortuna e concepisce un figlio destinato ad aumentare la poca popolazione terrestre. Questo è il quadro che Dick ci presenta nella prima metà del libro. Poi ha inizio un susseguirsi di colpi di scena ed entrano in gioco forze esterne e superiori. La lotta fra terrestri e titaniani, dopo la fine della guerra, si combatte ora con poteri paranormali o, ancor peggio, sul tavolo da gioco. E qui riemergono alcune situazioni tra le più tipiche di Dick: i poteri PSI, la difficile comprensione della realtà, se non addirittura l'esistenza di più realtà, la pazzia, la lotta per la vita, il fascino della morte.

Brambo.

17 Gennaio 2001

 

PHILIP K. DICK - Ubik

Ubik è un romanzo stratosferico (come inizio non c'è male eh?). E' considerato uno dei massimi capolavori di Dick ed è stato anche il primo libro di Dick che ho letto. Prima di questo stavo leggendo alcuni racconti e romanzi di Asimov, Simak, Turtledove, ecc.; bèh, vi devo dire che quando l'ho iniziato mi è sembrato di tuffarmi in un tubbetto di bostik (che con ubik fa anche rima!). Sono improvvisamente saltato da tranquille conquiste di imperi galattici e viaggi interstellari e robot, a un groviglio di viaggi nel tempo, vita, semi-vita, poteri psi, anti-psi e chi più ne ha più ne metta. Non lasciatevi ingannare, non è una critica negativa al romanzo, tutt'altro....Mi stupisce la bravura di Dick nel maneggiare tutti questi "ingredienti", nel rimescolarli e nella capacità di stupirci continuamente. Un velo di mistero (ubik) aleggia per tutto il romanzo, ma quel che è peggio è che quando il romanzo è finito, continua ad aleggiare nella nostra mente, obbligandoci a porci domande alle quali è "difficilino" dare una risposta. Detto questo penso che il romanzo sia veramente bello e ben scritto; mette in risalto la capacità di Dick di proiettarci in mondi, città e luoghi del futuro, per molti versi simili alle ns. attuali realtà, per molti altri completamente o meglio "spaventosamente" mutate. E' un romanzo che fa viaggiare la mente, fa sognare, è...... non saprei come dire ma azzerderei a chiamarlo psicadelico. E se durante la lettura vi prende un po' di sconforto, o qualche passaggio vi sembra di difficile comprensione, o ancora, se perdete completamente la testa, non temete!!! Provate con un po' di Ubik, il nuovo prodotto per capire cosa passa nella testa di Dick. Usato secondo le dosi consigliate è innocuo.

Brambo.

10 Novembre 1998

 

PHILIP K. DICK - Un oscuro scrutatore

"Un oscuro scrutatore" è senza ombra di dubbio uno tra i più autobiografici tra i romanzi di Dick. Tratta in modo estremamente sconvolgente e coinvolgente il problema delle droghe pesanti, che tante vittime hanno mietuto negli anni 60 e 70, anni nei quali anche Dick faceva parte dei "tossici", dei poco di buono delle squallide periferie della città, così ben descritti in questo libro, in contrapposizione con i "perbene". La vita, le abitudini e le sensazioni di un manipolo di drogati sono descritti da Dick, come ho già detto riportando la sue esperienza personale, sotto vari punti di vista, tutti fusi insieme: da quello del tossico in prima persona, a quello dell'infiltrato della polizia, da quello dell'amico pazzo a quello della strana amante del protagonista. Il tutto è condito, se così posso dire, dal concetto dello sdoppiamento della personalità, o meglio ancora da quello di due vere e proprie entità distinte ed indipendenti all'interno di un solo cervello, in grado di vedere ed interpretare luoghi, oggetti o situazioni in modo diverso o meglio speculare; capacità indotte dalle droghe e che alla lunga portano alla distruzione del cervello umano, ma anche in certi casi a stati mentali ed allucinazioni affascinanti (in un brano del romanzo si racconta di un tale che con l'uso di un miscuglio di droghe, sosteneva di aver visto Dio, ma di non aver avuto la prontezza di coglierlo o il coraggio di seguirlo, perdendo così l'unica ed irripetibile occasione per farlo). Ho trovato estremamente coinvolgente il modo scelto dallo scrittore nel sottoporci i vari aspetti della dipendenza dalle droghe e dei mutamenti nel cervello umano, utilizzando un unico personaggio che, se al'inizio interpreta più ruoli ma ben distinti, mano a mano che il racconto prosegue perde lui stesso la capacità di distinguere la propria identità, ormai sconvolto dalla dipendenza della sostanza M. Ci viene raccontata l'angoscia di un uomo che, facendo il suo lavoro come infiltrato fra i tossici, diventa uno di loro, prima per dovere poi per abitudine e finisce ben presto per non sapere più distinguere che è veramente lui: il tossico Bob, il polizziotto Fred o il "completamente fuso" Bruce. Scrutando dalle olocamere per mettere in atto il suo lavoro, finisce per scrutare se stesso fino a non riconoscersi più nel suo personaggio, diventato ormai una persona diversa. E' sicuramente un romanzo che ci lascia con diversi interrogativi e riesce bene a darci le sensazioni provate da chi ha vissuto il problema della tossicodipendenza in prima persona, lasciandoci con grande tristezza nel finale, quando Dick ricorda i nomi dei suoi compagni di viaggio. In effetti non sono molti gli elementi che ci fanno annoverare questo romanzo di Dick fra quelli di Fantascienza, considerando che le uniche situazioni fantascientifiche nelle quali ci troviamo sono quelle nelle quali il protagonista indossa la tuta disindividuente, che lo rende un nessuno, o scruta attraverso olocamere 3D. Si mette, comunque, ancora una volta in evidenza la straordinaria capacità di Dick di trasportare ai giorni nostri le situazioni ed i problemi a lui cari, ricreando uno scenario da lui proiettato verso il futuro, ma, letto da noi, estremamente corrispondente con la realtà dei giorni nostri. Quindi, tanto di cappello al paranoico Dick, che non manca mai di farci riflettere a lungo dopo la lettura di un suo libro e che riesce sempre a trasmetterci un pizzico di salutare pazzia.

Brambo.

7 Dicembre 1998

 

PHILIP K. DICK - Blade Runner

E' piuttosto difficile dare un giudizio su di un romanzo come Blade Runner o meglio "Do androids dream of electric sheep?" (il titolo originale è sicuramente più apprezzabile perchè ha certamente più a che fare con quello che il testo vuole trasmettere). Ogni volta, o quasi, che si legge un romanzo di Dick ci si trova immersi in un miscuglio di situazioni strane, esperienze mistiche, paradossi, che probabilmente riflettono le "paranoie" dello scrittore. Personalmente ho trovato B.R. un romanzo bellissimo ed altamente coinvolgente. Lo scenario nel quale è ambientata la storia è un mondo devastato dalla guerra e contaminato di polveri radioattive, dove gran parte della razza umana è emigrata su altri mondi (più puliti ma altrettanto inospitali) e dove i pochi rimasti si trovano a fare i conti con la continua pioggia radioattiva, la mancanza di vita (sono rimasti pochissimi animali vivi, che si sono trasformati in uno status-simble per chi li possiede; il sogno più grande di una persona è quello di potersi permettere di spendere un capitale per avere una animale vero, piuttosto che, come succede ai meno abbienti, un animale "meccanico") e la vera grande nemica: la solitudine. Per combattere questi problemi molti umani si affidano alle scatole empatiche e a una dottrina chiamata "Mercerianesimo", grazie ai quali vivono un'esperienza di "empatia" reciproca, trovandosi in qualche strano modo spirituale (ma anche materiale) mentalmente collegati fra di loro, in modo da poter condividere gioie e dolori ed alleviare il più possibile questi ultimi. E questa dell'empatia fra esseri umani è senza dubbio una delle chiavi del romanzo, quella che rimette in discussione il ruolo di uomo e quello di androide. Infatti gli androidi non possono provare empatia per gli esseri umani, ma il cacciatore di taglie Deckard arriverà a provare empatia e forse amore per un androide che non sarà in grado di ricambiare i suoi sentimenti (o forse si?). Le differenze tra uomini e androidi vanno sempre più assottigliandosi e, in alcuni punti del romanzo, ci viene addirittura da chiederci se Rick Deckard è veramente un uomo. Penso inoltre che B.R. rappresenta uno di quei pochi casi nei quali il film rimane bello e avvincente, anche se nella pellicola vengono tralasciati o sottovalutati molti particolari esaltati invece nel romanzo (la scatole empatiche, il mercerianesimo, lo stralunato personaggio di Isidore, ecc.). Nel film si accentra maggiormente l'attenzione sull'importanza che gli androidi danno alla vita in generale, sentendosi penalizzati dal fatto di avere un vita biologicamente limitata; viene data inoltre molta enfasi al personaggio di Roy Baty, visto nel film come un'eroe di guerra e spietato leader del gruppo di androidi, mentre è descritto nel romanzo come un duro capo-gruppo, ma che verrà "ritirato" o eliminato senza spettacolari scontri con Deckard. Il film resta comunque bellissimo, con scenari fantastici che riproducono incredibilmente lo squallore ed il decadimento raccontato da Dick, e con un finale che, pur non rispecchiando il romanzo, è veramente bellissimo.

Brambo.

5 Gennaio 1999

 

PHILIP K.DICK - I Simulacri

Ancora una volta in questo romanzo Dick, toccando tutti i temi a lui più cari, ci catapulta in un futuro cupo, malinconico e alquanto realistico. Riporta alla luce vari argomenti già toccati in altri suoi romanzi famosi, puntando il dito su un governo mondiale che, attraverso stratagemmi più o meno evidenti, tiene in scacco l'intera popolazione degli immaginari USEA (stati uniti d'america e d'europa). Il governo è attuato da un misterioso "consiglio" che si serve di fantocci (o meglio simulacri) per impersonificare le cariche di governo più importanti e, attraverso la Polizia Nazionale, l'Esesrcito, e l'apparecchiatura per il viaggio nel tempo, riesce per diverso tempo a tenere sotto controllo la popolazione dei BE, e cioè la stragrande maggioranza della gente che non è a conoscenza dei più grandi segreti governativi (il fatto, appunto, che tutto ciò che viene divulgato è una meschina messa in scena). E' sconvolgente la descrizione che Dick fa della vita condotta dalla gente comune, succube del fascino del finto capo dello stato e della first lady (in realtà è proprio lei la figura più importante del governo), in un mondo dove l'aspirazione più grande è appartenere alla ristretta cerchia di persone che in qualche modo lavora per il governo ed è quindi a conoscenza dei segreti governativi (questa classe di persone verrà da Dick definita GE), e dove l'alternativa è rappresentata dall'appartenere alla sfruttata e disprezzata classe BE, o ancora cercare una nuova vita e nuovi sogni sulla colonia di Marte. Grande importanza ricopre anche nel romanzo un'altra categoria di persone, i chupper, persone deformi e menomate dalla alterazioni genetiche dovute alle radiazioni atomiche, soprattutto alla fine del romanzo, dove vedranno aprirsi davanti a loro nuove speranze, alimentate da una nuova guerra civile, quella scatenata dalla classe povera dei BE, improvvisamente venuti a conoscenza della presa in giro organizzata dal governo nei loro confronti. E naturalmente significativa è la presenza del Simulacro (o semplicemente SIM), un robot del tutto simile all'essere umano e che si presta quindi ottimamente all'insospettabile sostituzione dei veri esseri umani. Una visione triste quella di Dick, di un possibile o addirittura probabile futuro, dominato da una forte e militarizzata classe dirigente. Una visione che lascia però molto spazio al mistero, come ad esempio quello rappresentato in questo romanzo dal personaggio di Kongrossian, il musicista con poteri paranormali o poteri PSI. Quello dei poteri PSI è un'altro dei temi molto battuti da Dick, un tema particolarmente esaltato nello splendido romanzo Ubik. In conclusione "I simulacri" è, a mio parere, un bel libro, uno di quelli che ti trasportano in avanti nel tempo, con la sensazione però di far parte di quel tempo, in un futuro abbastanza simile a uno dei tanti che possiamo cercare di immaginarci.

Brambo.

24 Febbraio 1999

 

PHILIP K. DICK - Noi Marziani

Anche in Noi Marziani, come in Ubik, Simulacra, Do Androids, ecc., c'è lo stampino del più classico Dick, per quanto si possa usare la parola classico con questo scrittore. La fantascienza si mischia con il mistero ed il paranormale. C'è per prima la descrizione di un'ipotetica vita su marte, alquanto toccante e veritiera (se così possiamo dire); infatti Dick non ci descrive un pianeta reso abitabile ed ospitale, un luogo per sognatori o pionieri, ma un posto dove è difficile vivere, nella perenne lotta contro la mancanza d'acqua, contro le ristrettezze imposte dalla lontananza con la terra, ma soprattutto contro l'egoismo e la sete di potere tipiche degli uomini. E poi c'è la schizofrenia, punto focale del romanzo. Una malattia che nel futuro colpisce una persona su sei, che provoca il completo distacco dalla realtà e dalle percezioni dei sensi, provocando in alcune persone una sorta di autismo, di chiusura verso un mondo e una società che si muovono troppo avidamente e troppo velocemente (chi ha letto il libro capirà che quast'ultima affermazione va anche interpretata letteralmente). E così leggiamo di Manfred, un bambino autistico in grado di leggere o addirittura piegare alla sua volontà il futuro, e di Jack, in costante lotta con la malattia, per non rinchiudersi nell'incomprensibile mondo degli schizofrenici. E sicuramente degna di nota la descrizione, secondo me angosciante, che Dick fa dell'istituzione scolastica: su marte la scuola è un organismo completamente automatizzato, dove gli insegnanti, gli educatori, i bidelli, sono macchine per plasmare le menti dei bambini, inseriti in una società dove non c'è spazio per autistici e schizofrenici, che vengono rinchiusi in pseudo-case-di-cura, per evitare di dare un'immagine di debolezza e precarietà delle colonie marziane. Insomma un romanzo con tratti tipici della fantascienza Dickiana, sicuramente da leggere se vi sono piaciuti I Simulacri e Ubik.

Brambo.

15 Maggio1999

 

PHILIP K. DICK - La penultima verità

Come dice il titolo stesso di questo romanzo dickiano, il tema di fondo della storia è la verità, o meglio la "falsità". Attraverso infatti l'inganno, la quasi totalità della popolazione umana vive in formicai sotterranei, nella nera convizione che il mondo esterno sia inabitabile a causa di una guerra atomica. In realtà la guerra è finita da un pezzo, e pochi governanti si godono gli enormi spazi di un terra praticamente disabitata, tenendo in scacco l'intera popolazione attraverso l'inganno, costringendoli ad una vita sotterranea fatta di privazioni e lavoro. Altri elementi tipici dei romanzi di Dick sono presenti anche in questa storia, come i simulacri (o plumbei), l'infinita guerra tra potere comunista e democratico, gli esseri umani con particolari poteri psi, un'organizzazione-fantasma che regge i fili del gioco ma che non esce mai allo scoperto, ma a farla da padrone è l'inganno, elemento essenziale che aleggia nel corso di tutta la narrazione. La finzione e le menzogne costruiscono un mondo più credibile di quello vero e trascinano i protagonisti in un vortice, dove la forza che risucchia tutto è rappresentata dalla non-verità. Dick riesce a trasmetterci la "potenza" della menzogna, che diventa troppo grande e infine incontrollabile, dando origine a situazioni paradossali dove la verità perde la sua identità oggettiva e diventa una cosa soggettiva (esiste una verità assoluta?). E alla fine del romanzo si presenterà una situazione tale, per cui sarà necessario inventare nuove menzogne per liberare gli uomini dal grande inganno. E' una storia molto coinvolgente e ben scritta. Dick raramente delude.

Brambo.

21 Agosto 1999

 

PHILIP K. DICK - Follia per sette clan

La follia, l'instabilità mentale, la schizofrenia, sono elementi importanti e onnipresenti nella produzione di P.K.Dick. Come nella stragrande maggioranza dei romanzi di Dick, questi elementi sono accompagnati da altre immancabili presenze: i simulacri per primi, indistinguibili dagli esseri umani e quindi adatti ad indossare le vesti di qualunque personaggio, ma soprattutto simbolo del dubbio e impareggiabili armi dell'inganno; abbiamo poi il paranormale, i poteri di veggenza o poteri psi (anche questi non mancano mai, o quasi, nei migliori romanzi di Dick), in questo romanzo in particolare rappresentati da una ragazza capace di alterare l'andamento del tempo (mi ha ricordato moltissimo la raggazza del gruppo anti-psi di Ubik, che aveva poteri quasi identici). La follia però è il fulcro del racconto. In questo romanzo Dick immagina un intero mondo (una luna per la precisione) popolata da malati mentali, qui abbandonati al loro destino anni prima, che convivono suddivisi in sette categorie o clan, ognuno caratterizzato da una diversa malattia mentale. Gli abitanti della luna rientreranno in contatto, dopo diverso tempo, con i terrestri, venuti con ostili intenzioni ad imporre la loro "normalità". Ma c'è poi così tanta differenza tra loro? Dov'è la sottile linea che separa la normalità dalla follia? Paranoico, maniaco, depresso, non è la stessa cosa di stupido. E in questo contesto si svolge la travegliata storia d'amore-odio dei coniugi Rittersdorf, che darà vita a un bel finale di cui non voglio chiaramente dire nulla. Forse non è fra i migliori romanzi di Dick che ho letto, ma ne vale veramente la pena. Ciao.

Brambo.

21 Agosto 1999

 

P.K. DICK - In senso inverso

"In senso inverso", pubblicato anche col titolo "Ritorno dall'aldilà", è un romanzo del 1967. Lo sfondo della storia è costituito dalla paradossale situazione di inversione temporale dovuto alla "fase Hobart". In un momento imprecisato il tempo comincia a scorrere in senso inverso: la persone risorgono dalla tomba per poi ringiovanire e tornare nell'utero materno. Non si mangia ma si rimette il cibo per poi riporlo in frigorifero e consegnarlo al supermercato. Si fumano le sigarette partendo dal mozzicone e l'imprecazione più usata è "cibo!" (merda!). Tutto questo contrasta con ciò che invece si muove regolarmente nel tempo. Infatti, le automobili non marciano all'indietro e nemmeno le persone. I fatti si svolgono come se tutto fosse normale e la giornata inizia al mattino e finisce alla sera. Questo dà un profondo senso di indeterminazione degli eventi. D'altronde Dick stesso dichiara di non cercare verità scientifiche per metterle al servizio della fantascienza, ma si serve piuttosto di questi paradossi per accentuare nel lettore il senso di irrealtà o realtà deformata. 
La trovata dell'inversione temporale permette a Dick di centrare l'attenzione su una serie di paradossi, primo tra tutti quello della resurrezione. "Veder diventare attiva quella che era stata solo inerte materia organica...questo è il vero miracolo, il più grande di tutti. La Resurrezione", questo è il pensiero di Sebastian, uno dei protagonisti del romanzo, nonché titolare di un Vitarium (l'esatto opposto temporale di un agenzia di pompe funebri).
Cosa portano con sé, coloro che tornano dalla tomba? Cos'hanno visto? Cosa ricordano? Queste sono le domande alle quali tutti vogliono una risposta. Ma la risposta non è così semplice. E' quasi come se chi torna dall'aldilà fatichi a ricordare, come se il sapere non sia permesso a nessuno.
In questo contesto si snoda la storia del ritorno in vita di un importante personaggio, l'anarca Peak, il saggio fondatore di un culto religioso popolarissimo tra la gente di colore, anch'egli morto e ora redivivo. Anch'egli sembra incapace di dare spiegazioni troppo dettagliate sul dopo-morte, ma alla domanda "cosa c'è dopo la morte?" egli risponde:
"E' come la vita. Per ognuno è un'esperienza diversa."
Mi piace pensarlo.

Brambo.

30 Aprile 2001.

 

P.K. DICK - E Jones creò il mondo

E' uno tra i primissimi romanzi di fantascienza di Dick ed è stato da poco ristampato (o forse era un inedito, non sono sicuro) dalla Fanucci nella collezione Dick. Narra le vicende di Jones, un mutante in grado di vedere il futuro. Vedere è la parola giusta, perchè lui non può in alcun modo interferire con gli eventi: può solamente assistere passivamente a ciò che per lui è già accaduto. Come vedere un film per la seconda volta, come rivivere la propria vita (e la propria morte) due volte. E' proprio questo il particolare più angosciante del romanzo, cioè l'impotenza contro gli eventi.
Dick, oltre a descrivere un mondo pervaso dal totalitarismo e da un sistema politico oppressivo, oltre a descrivere curiose e nuove forme di vita, porta l'attenzione sulla vita e la morte di Jones, possessore di un incredibile potere, incapace di trarne vantaggio. Il sapere ciò che ci attende e l'impossibilità di cambiare gli eventi, equivalgono alla condanna del libero arbitrio, alla fine della creatività e della voglia di fare, di cambiare, di capire.
Forse questo romanzo non ha la forza dei successivi capolavori, ma val la pena di leggerlo.

Brambo.

24 Luglio 2001

 

P.K. DICK - Svegliatevi Dormienti

In un non molto lontano futuro, viene scoperta, quasi per caso, una breccia nello spazio (crack in the space) che consente agli uomini di spostarsi in una Terra parallela, un mondo uguale al nostro ma evolutosi in modo diverso. La possibilità è alquanto allettante per gli uomini di governo, dato che i maggiori problemi che affliggono l'umanità sono il sovrapopolamento e la disoccupazione. Finora il problema dell'eccedenza umana è stato risolto con un sonno forzato, nella speranza di poter risvegliare i dormienti in tempi migliori (da qui il titolo dell'edizione Fanucci "Svegliatevi Dormienti"). Ora si spera di poter compiere un'emigrazione di massa dei dormienti, risolvendo una volta per tutte il problema dello spazio e dell'occupazione. Questo è, molto in sostanza, il prologo del romanzo. Un romanzo non a livello del Dick dei tempi migliori, ma che tocca tematiche interessanti: un presidente degli stati uniti di colore, la fine dell'odio razziale (o forse no), una terra inesplorata e la voglia di colonizzarla, magari calpestando gli indigeni (storia vecchia). Un insieme di idee interessanti, ma che a mio avviso non riesce a coinvolgere più di tanto. Forse si parla di tanto ma si approfondisce poco. Forse così lo voleva Dick o magari, molto più semplicemente, non è tra i Dick migliori.

Brambo, 10 Aprile 2002.

 

P.K. DICK - Confessioni di un artista di merda

Le "Confessioni di un artista di merda" fanno parte di quei pochi romanzi dickiani non FS, ma entrano a pieno titolo in questo mio piccolo elenco di libri letti se non altro perchè ci dicono molto dell'autore e perchè ce lo fanno apprezzare anche al di fuori del suo abituale e non sempre voluto "genere". Perchè, almeno per un periodo, c'è stato in tentativo da parte di Dick di scollarsi di dosso l'etichetta di scrittore di fantascienza e tentare il successo nel mainstream. In questo libro c'è tanto di autobiografico, a detta anche di critici e scrittori che Dick lo conoscevano. E' ambientato in California e narra le sventure di una coppia in una piccola cittadina di provincia, alle prese con la noia, il tradimento, la follia. I personaggi si muovono nella routine quotidiana, fra casa, lavoro, pochi interessi e voglia di apparenza, in un luogo dove il giudizio della comunità conta tanto, o almeno così a noi inesorabilmente sembra. Temiamo il giudizio degli altri più del dolore fisico, più di ogni cosa... Tutte le vicende che si svolgono nel romanzo, sono esaminate da più punti di vista, quelli di tutti i principali protagonisti. Ma i giudizi e gli spunti più interessanti sono quelli di Isidore, il personaggio chiave. Un ritardato mentale, a detta di molti, o forse solo un diverso. Un personaggio ambiguo, che incuriosisce, che spiazza, che fa riflettere con le sue semplici ma profonde riflessioni. Egli vede il piccolo pezzo di mondo che lo circonda e ne da un'interpretazione del tutto personale, fuori dagli schemi. E' colui che puo' restare sconvolto dal fatto che la sorella abbia una relazione extraconiugale, ma che allo stesso tempo è in grado di accettare con assoluta calma l'imminente fine del mondo, cosa di cui è convinto. Un libro piacevole, allo stesso tempo leggero ma intenso, capace di mettere alla luce le piccolezze e le sciocchezze di cui ci preoccupiamo, cose e oggetti di cui ci circondiamo a ai quali diamo eccessivo valore, la nostra profonda incapacità di cogliere un senso in tutto ciò che vediamo, che incontriamo e che percepiamo.

Brambo.

8 Maggio 2002

 

P.K. DICK - Valis

Valis fa parte di quegli ultimi tre romanzi scritti da Philip K. Dick a tutti noti come Trilogia di Valis, che comprende anche "La trasmigrazione di Thimoty Archer" e "Divina invasione". E' un testo altamente autobiografico, nel quale lo scrittore ha riversato le sue idee circa le strane esperienze del 1974. Non c'è quindi da aspettarsi un normale (parola già difficile da utilizzare per la produzione Dickiana) romanzo di fantascienza. In Valis c'è tutto Dick, i suoi dubbi circa il concetto di realtà, le sue metafisiche interpretazioni di quel "raggio rosa di informazioni" che lo colpì nel '74. Personalmente ho trovato molto utile leggere prima la biografia di Dick scritta da Lawrence Sutin e pubblicata da Fanucci (ma ce ne sono anche altre), per avere un'idea un po' più chiara di quello che accadde a Dick in quel particolare periodo della sua vita. Un'esperienza quasi mistica, religiosa, un'illuminazione o, secondo alcuni, semplicemente il frutto di una mente dotata di una fantasia spinta all'estremo. Un'esperienza che, in ogni caso, segnò lo scrittore profondamente, tanto che passò il resto della sua vita a cercare di dare un senso, un'interpretazione per lui accettabile, di ciò che gli era accaduto. Questo tentativo avvenne in parte con la stesura di un testo, chiamato "Esegesi", migliaia e migliaia di pagine che Dick scriveva giorno e notte, mettendo sulla carta le informazioni ricevute da una misteriosa entità, cercando di capire come queste informazioni stessero cambiando la sua vita. Con Valis, Dick riesce a illustrare parte di questi accadimenti, inserendoli in un libro di fantascienza (in realtà solo in parte), nel quale lui stesso è il protagonista. Nel romanzo Dick racconta la sua esperienza da un doppio punto di vista, utilizzando due distinti personaggi, che altro non sono che due anime dello stesso scrittore. Può apparire un testo un po' ostico, per lo meno all'inizio, ma se amate Dick non potete tralasciare Valis.

Brambo, 06 ottobre 2002.

 

P.K. DICK - Minority report e altri racconti

P.K. DICK - Divina Invasione

"Divina invasione" è il secondo libro facente parte della cosiddetta "Trilogia di Valis". Le tematiche che vi vengono affrontate sono quindi, ancora una volta, quelle tipiche dell'ultima parte della vita e della produzione di Dick. Vale quindi quello che si è detto per il romanzo "Valis", che peraltro viene in qualche modo richiamato anche in questo secondo volume (quando Emmanuel-Dio chiede alla lavagnetta elettronica che lo aiuta a recuperare la memoria il suo vero nome, lei risponde: Valis). In questo libro, che esplora, come anche Valis, il territorio ostile del reale/irreale, Dick narra di un Dio che torna sulla terra, attraverso suo figlio, per riprendere il controllo del mondo (o di un mondo) che lui aveva creato, ma che è poi crollato e caduto nelle mani di Belial, simbolo del male e dell'anti-Dio. Nel corso delle vicende, si assisterà poi a un radicale cambiamento della realtà e della vita dei protagonisti, a significare o meglio a simboleggiare che tutto ciò che ci circonda, tutto ciò che noi definiamo "reale", è in verità solo una parvenza di realtà, un'illusione, un mondo che vive (forse) nella mente di qualcun'altro. C'è un potente senso di instabilità e incontrollabilità delle cose, come se tutti noi fossimo "fatti" di volontà altrui, un opprimente senso di non esistenza (dice Dick: "Nessuna creatura può immaginare il non-essere, soprattutto il proprio non-essere"). Quest'idea permea gran parte degli scritti di P.K.Dick, è uno dei più spaventosi dubbi che lo scrittore è in grado di trasmettere, ma io preferisco dire infliggere, ai suoi attenti lettori. Domande che Dick ci pone continuamente, anche se non direttamente, riaffiorano in questo come in tanti altri suoi romanzi: "Esiste una sola realtà?", "Non ne esiste nessuna?", "Chi crea la realtà della quale facciamo parte? Forse noi stessi?". 
E' sicuramente un libro da leggere, soprattutto se amate Dick, ma, come per Valis, vale la pena di leggere prima altri suoi romanzi, per farsi un'idea della sua visione, peraltro multiforme e in continua evoluzione, del mondo che ci circonda. Rispetto infatti a tante altre sue opere, i tre libri che compongono la trilogia di Valis sono sicuramente più ostici, hanno un approccio più difficoltoso, meno immediato. Rappresentano il tentativo ultimo di Dick di dare un senso all'esistenza di un Dio che crea, ma che forse è a sua volta creato.

Brambo, 01 Novembre 2002.

 

P.K. DICK - La trasmigrazione di Thimoty Archer

"La trasmigrazione di Thimoty Archer" è stato l'ultimo romanzo pubblicato da P.K.Dick, poco dopo "Valis" e "Divina Invasione". Lo si può definire uno dei suoi pochi romanzi mainstream, una romanzo che gli rinnovò la voglia di abbandonare la letteratura fantascientifica e di dedicarsi a tempo pieno ai sempre da lui ambiti e meno ghettizzati romanzi mainstream (cosa che peraltro non ebbe mai la possibilità o il coraggio di fare). Non ha molte cose in comune con i due precedenti e sopra citati, che invece conservano, se pur marginalmente, una vena di FS. C'è però innegabilmente un filo conduttore che li lega, che è la spasmodica ricerca della comprensione del mondo, dell'universo in cui viviamo. Non si accontenta più, Dick, di sottolineare e di cercare una soluzione al problema della realtà e della sua indeterminatezza. Questa volta va oltre, alla ricerca del creatore supremo (se ne esiste uno), cogliendo ciò che più gli sembra appropriato da diverse religioni e diverse credenze. C'è dunque molto, in questo romanzo, del Dick degli ultimi anni, proiettato verso la comprensione di Dio, di una mente creatrice. Dick sembra convincersi dell'esistenza della realtà in cui viviamo: poco importa, infondo, da dove provenga, se sia scaturita dalla nostra mente o da quella di un Dio. Noi ne facciamo parte e le sofferenze che questo provoca sono tangibili. Non saremo mai in grado di stabilirne l'origine e di capire il senso e il funzionamento di questo congegno, se non, forse, per pochi brevi istanti di illuminazione, che compaiono, passano e non lasciano ricordo duraturo. E' un romanzo, dunque, che ha a che fare con la ricerca della Divinità, la riconciliazione con la realtà (il cui senso viene sempre e comunque messo il discussione), la morte, i ricordi e le speranze. Per la prima volta in tutta la produzione dickiana la voce narrante del libro è Angel, una donna, il lato femminile del pensiero dello scrittore (questo argomento è ben sottolineato nella postfazione di Vittorio Curtoni all'edizione mondadori). Il vescovo Archer è invece ispirato alla figura del Vescovo Pike, personaggio realmente esistito che ha avuto un forte ascendente sullo scrittore nel periodo precedente la stesura del libro. Molti altri personaggi del libro, compresa Angel stessa, sono ispirati a persone che sono vissute a stretto contatto con Dick, come spesso succede nei suoi romanzi. In questi ultimi tre libri (trilogia di Valis) l'aspetto autobiografico è ancora più accentuato: Dick vi riversa tutte le idee maturate in una vita passata, fra sregolatezze e povertà, alla ricerca di una risposta al grande "PERCHE'?". E se nelle sue precedenti opere questo era "mascherato" da una storia di fantascienza, ora questo aspetto passa in secondo piano e la storia diventa quasi totalmente non-FS, dando la precedenza assoluta alle idee dello scrittore. Nello stesso periodo Dick scriveva migliaia di pagine di pensieri, idee e possibili spiegazioni alle sue strane esperienze di contatto con Dio, riversandole il quella che lui chiamò Esegesi. A questo proposito, e anche per meglio capire e apprezzare i romanzi "Valis", "Divina Invasione" e "La trasmigrazione di T.A.", consiglio vivamente di leggere la biografia di Sutin, pubblicata da Fanucci.

Brambo, 12 Novembre 2002.

 

P.K. DICK - Labirinti della memoria e altri racconti

P.K. DICK - Scorrete lacrime, disse il poliziotto

P.K. DICK - Labirinto di morte

 

 

DICK-ZELAZNY - Deus Irae

 

WILLIAM GIBSON - Neuromante

Neuromante è sicuramente il più famoso romanzo di Gibson, quello che forse gli ha dato la notorietà che oggi possiede, nonchè vincitore di importanti premi letterari. Viene solitamente inquadrato in quel ramo della letteratura fantascientifica definito Cyberpunk. Non c'è bisogno di spiegare di cosa si tratti, comunque, per intenderci, quei romanzi dove la fanno da padrone i concetti di matrice, cyberspazio, realtà virtuale, collegamenti uomo-macchina o meglio uomo-rete. Una sorta di simbiosi tra il nostro pensiero e la matrice, il mondo dove viaggiano le innumerevoli informazioni della rete. Il mondo della matrice, del cyberspazio cessa quasi di essere qualcosa di etereo, per trasformarsi in qualcosa di reale, tangibile, navigabile, incredibile nella sua complessità. E' grosso modo in questo scenario che si muovono i personaggi di Neuromante: un giovane cowboy della rete, una ragazza mercenaria e alquanto ambigua, intelligenze artificiali che tessono i loro intrighi all'interno della rete, ma che attraverso quast'ultima interagiscono col mondo reale, e una serie di altri personaggi di contorno non meno contorti.
Se devo dare un giudizio personale sul romanzo, devo dire che non è riuscito ad acchiapparmi più di tanto. Sarà forse perchè sono più affezionato a romanzi più aperti al sogno, ma questo libro di Gibson, pur presentando una storia intrigata e alcuni bei passaggi, mi è parso tutto sommato freddo. Non ci ho trovato la speranza ma nemmeno la disperazione. Nè il sogno, nè l'inquietudine (come a esempio quella che riesce a trasmettere Dick). Alla fine, insomma, sono rimasto un po' deluso, abbastanza indifferente, anche se, ripeto, alcune idee mi sono piaciute.
Se dovessi consigliarlo....boh...non saprei. Comunque vale sempre la regola: mai fidarsi del giudizio degli altri. Leggete e poi tirate le vostre conclusioni.
Ciao.

Brambo.

16 Aprile 2001

 

R.A. HEINLEIN - Universo

R.A. HEINLEIN - Cittadino della galassia

 

R.A. HEINLEIN - Straniero in terra straniera

Finalmente ho letto questo celeberrimo romanzo di Heinlein e l'ho fatto nell'edizione integrale pubblicata da Fanucci nel 2005, che comprende diverse parti al tempo tagliate. Un'operazione, questa del taglio dei romanzi, alquanto diffusa a quei tempi per rendere, a detta degli editori, le opere più appetibili al pubblico. In effetti "Straniero in terra straniera" è un tomo di rispettabili dimensioni, che all'inizio spaventa un pochino, soprattutto quelli come me che si devono ritagliare i tempi per leggere i libri fra gli impegni del lavoro, della vita famigliare e di altre passioni. Va detto però che il libro in questione non stanca, anzi avvince e sa trattare con disinvoltura diverse tematiche anche un po scottanti come la libertà sessuale, l'ipocrisia umana, la cattiveria e l'autolesionismo innato degli uomini. La storia di Mike, uomo allevato dagli alieni e riportato sulla terra permette a Heinlein di criticare e mettere sotto giudizio la società a lui contemporanea e lo farà proprio con gli occhi di Mike, un uomo che ha appreso da una società aliena e che, tornato sulla terra, guarda con gli occhi vergini di un bambino le brutture e gli errori della razza umana. Mike tenterà di capire (o forse dovrei dire grokkare) gli uomini e proverà a salvarli dalla loro sete di potere e dalla loro ipocrisia. E durante questo cammino Heinlein ci parlerà di amore, di arte, di libertà sognata e delle bassezze del genere umano. Un romanzo che fu censurato per i suoi contenuti ritenuti un po troppo reazionari e libertini e che ancora oggi si legge con grande piacere, perché in fondo poco o nulla è cambiato...

Brambo.

Febbraio 2006

 

ROBERT H. HEINLEIN - Starman Jones

Starman Jones è la storia di un ragazzo che riesce a far avverare i suoi sogni. Grazie alle sue straordinarie doti di memoria, da contadino diventerà un esperto di viaggi spaziali. Un'esperto della programmazione e nel calcolo delle rotte spaziali. Insomma, come lo definirà Heinlein, un Astrogatore. E' una storia di FS classica, nella quale in uno scenario che varia dallo spazio aperto ai pianeti inesplorati, sono i sentimenti e le emozioni vissute dai protagonisti che la fanno da padrone. Quasi tutto il romanzo è ambientato all'interno dell'astronave Asgard e ruota intorno alle vicende di Max e Sam, clandestini a bordo, ma al tempo stesso coloro che salveranno le sorti dell'equipaggio. Verso la fine, invece, la storia cambia completamente scenario ed Heilein ci propone una società aliena con regole di vita alquanto sconvenienti per i malcapitati viaggiatori, una civiltà dedita a soggiogare e dominare qualsiasi essere vivente...(è poi così diversa dalla nostra?). Ciao.

Brambo.

14 Novembre 1999

 

R.A. HEINLEIN - I figli di matusalemme

E' forse uno tra i più famosi romanzi di Heinlein e primo di una serie di libri che hanno come protagonista Lazarus Long. Il tema trattato (non l'unico, ma comunque quello che fa da sfondo alla storia) è quello dell'allungamento della vita umana, della sconfitta della morte o meglio della paura della morte. Un gruppo di persone, del quale Lazarus Long è il portavoce in qualità di membro più anziano, possiede il dono della lunga vita, che si trasmette di padre in figlio all'interno di una comunità detta "delle famiglie Howard". Il dono è tanto meraviglioso, quanto pericoloso, perché una volta scoperto scatenerà l'invidia del resto del genere umano, soggiogato alla morte in tempi brevi. E come biasimarli? Non invidiereste voi chi può vivere per trecento anni o più? Non invidiereste che può vivere senza la paura della vecchiaia e della morte? A lungo andare non lo odiereste? Ed è esattamente quello che succede ai membri delle famiglie, che saranno costretti a fuggire dal nostro pianeta alla ricerca di un posto dove poter vivere in pace (e a lungo). A voi il resto della storia e l'epilogo. 
E' un romanzo piacevole, leggero e veloce da leggere. E' il primo Heilein che leggo e non me la sento di sbilanciarmi né in giudizi né in confronti con altri romanzi. E' comunque un bel libro e interessante per i temi che tratta, perciò leggetelo.

Brambo.

22 Agosto 2001

 

FRANK HERBERT - Dune

Dune è il primo capitolo di una serie di romanzi (sei) di Herbert che hanno come sfondo Arrakis, il pianeta delle dune. E' sicuramente una delle più famose e riuscite tra le tante saghe fantascientifiche. Frank Herbert ricostruisce con ricchezza di dettagli, un mondo estremamente affascinante, un luogo dove la vita è resa difficile dal caldo e dalla siccità, un mondo coperto di sabbia, inospitale, ma al tempo stesso preziosissimo perchè unico produttore di Spezia, una sostanza che dona conoscenza. In questi luoghi si svolgeranno le battaglie tra i Fremen, popolo indigeno di Dune, e i perfidi Arkonnen. O meglio, fra questi ultimi e il sopravvissuto di casa Atreides, poi rivelatosi il nuovo messia del popolo Fremen. Non voglio addentrarmi in ulteriori spiegazioni o a riassuntini della trama, peraltro difficili. Mi limiterò a dire che Dune è una lettura molto piacevole per l'amante della FS avventurosa. E' scritto con maestria, ricco di particolari, altamente coinvolgente. Le descrizioni di Herbert sulle difficoltà di vita in mancanza d'acqua sono così veritiere che viene quasi sete leggendo il libro; i luoghi aridi ove si svolgono le vicende sono così ben descritti, che sembra di avere i piedi immersi nella sabbia e di sentirne il calore, mentre si sfogliano le pagine. Mi appresto a leggere gli altri volumi della serie, consapevole che difficilmente riusciranno a coinvolgermi quanto il primo, ma non si può mai dire.

Brambo 24 Ottobre 2001

 

FRANK HERBERT - Messia di Dune

E' il secondo capitolo della celeberrima saga del pianeta Dune. La storia riguarda il regno di Paul Atreides sul pianeta Dune e su gran parte dei mondi dell'universo Herbertiano, il suo quasi sfacelo e molte nuove rivelazioni. Forse non ha la forza narrativa del primo volume (Dune), ma si difende bene, considerando anche il fatto che normalmente si inizia a leggere un seguito con qualche preconcetto. La storia è interessante, anche se a tratti la narrazione risulta un po' stantia. Conserva comunque la forza evocativa di potenze al di sopra delle parti, di leggi scritte e infrangibili, di conoscenze irraggiungibili. Particolarmente bella, a mio avviso, la figura del Ghola (che richiama Golem), un essere ricreato dai suoi resti. Incapace o quasi di ricordare la sua vita precedente, ne conserva dei lampi, dei brevi flash di memoria che, se coltivati e portati alla luce, possono farlo ritornare alla piena coscienza e consapevolezza di se e dei suoi sentimenti, così com'era prima della morte.
Un consiglio però a chi decide di leggerlo: sempre meglio partire dal primo, perchè senza aver letto degli accadimenti su Dune, mancano le basi per comprendere i fatti che si svolgono in questo "Messia di Dune". Il romanzo è indipendente e non resta privo di senso o incomprensibile, ma è sicuramente meglio leggersi prima Dune (che peraltro è un libro imperdibile).

Brambo, 06 Novembre 2001

 

FRANK HERBERT - I figli di Dune

Terzo capitolo della saga di Dune. Chiaramente l'ambientazione è la stessa: Arrakis. il pianeta delle dune e della spezia. Il duca Paul è ritenuto ormai morto, ma il suo mito sopravvive nelle vesti di un misterioso predicatore cieco. Questa volta al centro delle vicende ci sono i due piccoli gemelli Atreides, eredi del mitico Muad'ib, creature dotate dei poteri riservati ai pre-nati, nella cui mente convivono le esperienze di una moltitudine di esistenze passate e future.
Il romanzo è a tratti avvincente, a tratti un po' strascicato e troppo prolisso sui soliti argomenti. Avrete questa impressione soprattutto se avete da poco letto i primi due libri della saga. Sicuramente ben scritto, con l'abbondanza di dettagli e di intrighi tipici di Herbert, ha il pregio di mantenere inalterato il fascino del pianeta-deserto, dei miti e delle leggende dei popoli che lo abitano. Se volete però un consiglio non "beveteveli" uno il fila all'altro, altrimenti rischiate di affogare nella sabbia di Arrakis.

Brambo, 20 Marzo 2002

 

THANITH LEE - Non mordere il sole

Il romanzo è ambientato sulla terra in un lontano futuro, dove le città-culla si prendono cura degli abitanti attraverso robot che provvedono a tutte le loro esigenze. Un'ambientazione sfruttata da molti scrittori FS, ma che in questo caso viene utilizzata per mettere in risalto le frustrazioni e l'incapacità di cogliere il senso della vita di una giovane donna. Il rapporto con la natura è perso per sempre, il lavoro inteso come "sostentamento" non è più necessario e la morte consiste solo nel passaggio in un nuovo corpo. Gli uomini, nel senso di esseri, possono essere maschi o femmine, a scelta, per periodi più o meno lunghi e i figli si programmano e si fanno semplicemente come "donatori della propria metà". In questo quadro si svolge la vita della protagonista, una ragazza (per la maggior parte del suo tempo) insoddisfatta del suo stato, stanca del senso di inutilità trasmesso da tutte le attività giornaliere e spinta dalla voglia di ricongiungersi con la natura arida e selvaggia che si estende al di fuori delle città-bolla. La sua infelicità è aggravata dalla mancanza del concetto di morte, di fine totale. E' strano come ci sentiamo infelici di fronte alla morte, e come potremmo sentirci altrettanto infelici in sua assenza. Infondo qual'è lo scopo di vivere così a lungo? Qual'è l'obbiettivo da raggiungere?
Chiudo riproponendo una frase che mi ha fatto fermare a riflettere. In un passaggio del libro, la protagonista parla con un'amica che poco prima l'ha sentita dire "Oh, Dio" mentre stava per svenire. "Davvero l'ho detto?", chiede lei. "Si." Risponde l'amica. "Beh, cosa significa?". "Non lo so," risponde l'amica, "Ho guardato negli archivi storici e qua e la in effetti lo nominano. Sembra che fosse una sorta di computer enorme, speciale."

Brambo 16 Giugno 2002.

 

URSULA K. LE GUIN - La salvezza di Aka

Si tratta dell'ultimo romanzo della Le Guin e del mio primo approccio a questa scrittrice. Molto in sintesi, narra le vicende di una giovane ispettrice della terra inviata su un altro mondo per indagare sulla vita e sui misteri del popolo indigeno. Sutty, questo è il nome della protagonista, si troverà di fronte a un popolo oppresso dalle rigide regole del governo-azienda, ma in lotta per salvaguardare le sue tradizioni e i valori tramandati nel tempo. Una situazione poco diversa da quella che Sutty aveva lasciato sulla terra, il cui popolo è vittima di una sorta di dittatura religiosa. E' un romanzo che si legge con facilità, la narrazione è ricca di particolari, anche se a volte, a mio parere, si ripetono e rivangano i concetti troppe volte. Inoltre trovo che ci sia poco di nuovo: l'idea della proibizione del possesso di libri è stata più volte e meglio sfruttata. La lotta contro il governo oppressore è un tema classico, un campo dove è difficile aggiungere qualcosa di nuovo e toccante. La globalizzazione, l'oppressione, la standardizzazione del pensiero e della cultura, sono comunque argomenti attuali e sui quali vale sempre la pena di mettere in guardia chi legge. Questo è forse sufficiente per spronare alla lettura di questo romanzo, che comunque non mi ha troppo convinto e appassionato.

Brambo.

04 Dicembre 2002

 

RICHARD MATHESON - I vampiri

"I vampiri", o meglio "Io sono leggenda" (perchè bisogna sempre storpiare i titoli originali, porc...?), è fondamentalmente la storia di un eroe solitario, della sua lotta contro la noia e contro la mancanza di rapporti con altri uomini, del suo lento declino.
Il libro è un misto di Horror e fantascienza. Le vicende del nostro eroe si svolgono infatti in una cittadina invasa dai vampiri. La "malattia" si è sparsa a macchia d'olio, contagiando tutti, vivi e morti, tramutando chiunque in non morto. L'unico sopravvissuto al contagio sembra essere Robert Neville, costretto a vivere solo e barricato dentro la sua piccola casa di periferia. Nonostante la disperazione, il dolore per l'avvenuta perdita della moglie e degli amici, lotterà per sopravvivere in un mondo che non può più offrirgli nulla se non l'emarginazione e la solitudine. Ed è proprio questo il paradosso: tutti ormai sono contagiati dall'inarrestabile morbo, tutti hanno gli stessi bisogni, fra di loro si comprendono. Ora è lui il diverso e per questo odiato.
Una lettura spassosa e leggera, ma che alla fine fa riflettere.

Brambo 08 Giugno 2001

 

RICHARD MATHESON - 3 mm al giorno

"Tre millimetri al giorno" è tra i più conosciuti romanzi di Matheson. Narra le sfortunate vicende di Scott, un uomo felicemente sposato che un giorno, per una strana alchimia, o meglio per una strana serie di eventi, inizia a rimpicciolire. Per la precisione a rimpicciolire di tre millimetri al giorno. E così inizia per il protagonista un viaggio verso l'ignoto. Sarà sottoposto a ogni sorta di sofferenza dovuta alla sua impossibilità di adattarsi a un mondo che diventa ogni giorno troppo grande per lui. Perderà la figlia, l'amore delle moglie, la sua indipendenza e sarà sottoposto ad ogni genere di esame e angheria. Oltre a questo, la regolarità con la quale il suo corpo rimpicciolisce, lo costringe a conoscere la data esatta della sua fine, cioè la cosa che forse ogni uomo teme maggiormente. Tutto ciò gli permetterà però di scoprire inaspettatamente che non c'è fine alla vita, che esistono vari livelli di esistenza, che esistono cosmi e microcosmi, che tutto ciò che vediamo non è tutto ciò che esiste. (Ho appena scritto questa frase e già mi sto chiedendo: ha senso dire che una cosa esiste se non c'è nessuno in grado di vederla o percepirla in alcun modo? ...forse no). Va beh, lasciamo da parte le disquisizioni filosofiche e diciamo che sì, nell'insieme il romanzo non mi è dispiaciuto, anche se non nascondo che a tratti ha delle lentezze mostruose. Vi ho trovato forse un eccesso di particolari, di dettagli, di precisazioni che, se a volte risultano utili, anzi indispensabili per sottolineare la particolare condizione fisica del protagonista, altre volte rendono la narrazione troppo lenta, statica, un po' noiosa. Tutto sommato lo consiglio, è un classico dell'uomo in miniatura, che tanto ha invaso anche il cinema.

Brambo 09 Giugno 2001

 

RICHARD MATHESON - Io sono Helen Driscoll

Dei romanzi di Matheson che ho letto, forse questo è quello più trascinante e coinvolgente. Il protagonista, improvvisamente catapultato in un mondo di percezioni psichiche e telepatia, avrà la vita sconvolta dalla sua nuova e non voluta condizione di medium. Il ritmo della narrazione è fluido ma pieno di colpi di scena e scoperte inattese, che danno un buon ritmo e fanno sì che mai ci si annoi leggendo. Il libro riserva anche un bel finale a sorpresa, ma ciò che di meglio Matheson offre è il ritratto di un uomo sconvolto, proiettato in un mondo che non gli appartiene e le cui regole non sono alla sua portata. Per uscirne, dovrà accettare di convivere con la strana situazione, cercando di dare un senso alle sue visioni e cercando di non essere considerato un semplice pazzo. Un esempio di quanto una vita tranquilla e normale, possa essere sconvolta da un momento all'altro, quando meno ce lo aspettiamo. Ma infondo, voglio aggiungere, è poi così auspicabile una vita tranquilla e normale? E qual'è una vita "normale"?

Brambo 20 Giugno 2001

 

ROSA MAURO - La ricreazione è finita

Rosa Mauro è una brava scrittrice, che ho avuto la fortuna di conoscere tramite internet. Questo suo romanzo, "la ricreazione è finita", colpisce veramente. Insomma è uno di quei romanzi che fanno riflettere, uno di quelli che, quando hai finito di leggerlo, lo riprendi in mano e lo sfogli, accanendoti a rileggere alcune parti, o magari il finale, nella speranza di chiudere quella crepa che è rimasta aperta nei tuoi pensieri. Il romanzo è breve e scritto in modo molto diretto, schietto, senza alcuna divagazione o descrizione che non sia strettamente attinente coi personaggi protagonisti della storia. Direi surreale e visionario nei contenuti, capace di mettere in discussione la vita per come noi la concepiamo. Dopo aver letto il libro si ha come l'impressione che questa vita ci stia un po' stretta. O forse siamo noi che non riusciamo a vedere un po' ... oltre. Leggetelo, ne vale la pena.

Brambo.

04 Gennaio 2000

M.A. MIGLIERUOLO - Come ladro di notte

"Come ladro di notte" è un romanzo piuttosto duro da assorbire. Caotico, scritto con linguaggio scarno e veloce, le conversazioni ridotte all'osso, i principali eventi trasmessi al lettore sotto forma di brevi comunicati o lettere scritte dai protagonisti, rappresenta un caso (credo) quasi unico in questo genere. Le tematiche trattate sono di dimensioni epiche e catastrofiche ed è proprio questo il contrasto che spicca il questo libro: molti argomenti vengono introdotti, grandi eventi vengono presentati, numeri impressionanti vengono sottoposti alla nostra attenzione, ma tutto questo viene fatto senza fronzoli, senza approfondimenti, quasi che tutto scorresse sotto i nostri occhi in modo ineluttabile, senza permetterci di fermarci un attimo a pensare, a valutare la cosa. Tutto succede a gran velocità, conversazioni, prese di posizione, guerre, viaggi e il progressivo e inarrestabile avvicinarsi della fine della vita dell'uomo nella sua galassia, la Via Lattea, ad opera di forze esterne. Un piano (Parusia) ne prevede la totale distruzione. Ed è questo l'argomento che più intriga e richiama l'attenzione. La frase "Verrà la Parusia, come ladro di notte", compare costantemente e rinnova la sensazione dell'apprestarsi della fine, dell'inevitabile e silenziosa distruzione, che prima o poi arriverà, come un ladro di notte, quieta e tremenda. E' in sostanza un romanzo che apre centinaia di porte e non ne chiude nessuna. Molte situazioni vengono presentate ma non hanno un seguito, molti argomenti vengono intavolati ma non conclusi o nemmeno portati avanti. Il destino dei personaggi e dell'universo non si decidono o comunque non vengono comunicati a chi legge. Un libro particolare, in grado di suscitare pareri molto discordanti. Insomma può piacere tanto ma può anche deludere.

Brambo 31 Gennaio 2003.

 

GEORGE ORWELL - 1984

Cosa dire di questo romanzo, sul quale è già stato detto di tutto e di più? Beh, si può iniziare col dire che senza dubbio vale la pena di leggerlo. Ha un'incredibile capacità di trasmettere dolore, senso di oppressione e angoscia, nel raccontare la storia di un uomo schiacciato da un regime ultra-totalitario. Riesce quasi a far provare dolore fisico Orwell, mentre descrive le immani torture a cui viene sottoposto il povero protagonista, sorpreso a violare le restrizioni del regime politico del Socing (socialismo inglese). Il romanzo è divenuto famoso anche per il concetto di Grande Fratello, rappresentazione del più alto simbolo del potere del governo accentratore, immaginato da Orwell come una sorta di grande occhio, che attraverso un video trasmette i suoi insegnamenti e controlla l'operato dei membri del partito e più in generale spia e controlla tutto, tutti e ovunque. Una realtà spaventosa, dove è sufficiente amare una persona per essere condannati a tortura e in seguito a morte certa. Una realtà dove è sufficiente macchiarsi di psicoreato (pensare, solo pensare di compiere un'azione contro il partito) per finire la propria esistenza in una cella o sulla gogna. Una realtà dove tutto e tutti sono controllati dai media, a loro volta controllati dal partito, una realtà insomma non troppo lontana dalla nostra, se vogliamo. Certo nel romanzo di Orwell tutto è estremizzato, ma a ben guardare non si discosta di molto, per lo meno nelle idee, nei concetti, dalla situazione che sempre più si va delineando nella nostra società. Bombardati dalla pubblicità, da trasmissioni televisive, propaganda elettorale, informazione controllata, ecc. non siamo forse profondamente condizionati, se non addirittura pilotati, consciamente o inconsciamente dai media? Attenzione allora: il socing è dietro la porta.

Brambo.

02 Aprile 2001

 

CLIFFORD D.SIMAK - Il villaggio dei fiori purpurei

E' un romanzo molto piacevole e ben scritto (sempre IMO). Si viene dolcemente trasportati nella routine quotidiana della tranquilla Millville, una cittadina di pochi abitanti, per lo più agricoltori e operai squattrinati. Improvvisamente la pacatezza del villaggio viene scossa da strani avvenimenti, da strani oggetti, di origine niente meno che aliena. E la stranezza principale, il fatto che colpisce immediatamente, è che questa forma di vita aliena è completamente diversa dall'uomo, non ha niente a che fare con l'ometto con sei dita o col marziano verde: si tratta infatti di una forma di vita vegetale. Nient'altro che bellissimi fiori purpurei. Ma, al di là di come poi si snoda la storia, al centro dell'attenzione del lettore (anche il meno attento) restano la stupidità, la scelleratezza, la spavalderia, l'intolleranza dell'uomo. L'uomo, tra virgolette, normale è incapace di accettare una forma di intelligenza uguale o superiore alla sua. Davanti a questa intelligenza, non cerca il confronto, ma sogna la distruzione. Davanti a una cultura totalmente diversa dalla sua, di fronte all'incredibile possibilità di espandere all'infinito il suo sapere, l'uomo viene sconvolto dalla paura, psicologicamente sconfitto dalla sua inferiorità e cerca istintivamente di infliggere la morte. E' un romanzo bellissimo proprio per questi motivi, perchè è scritto in modo semplice ma nello stesso tempo trascinante, perchè espone pacatamente ma in modo splendido la fragilità della mente umana. E' interessante anche notare che Simak ripropone la teoria dei tanti mondi, fra loro divisi non dalle distanze kilometriche ma da frazioni di tempo, come già fece con "L'anello intorno al sole". Una possibilità affascinante, non trovate?

Brambo.

8 Febbraio 2000

 

CLIFFORD D.SIMAK - La bambola del destino

Ogni volta che leggo un romanzo di Simak è una riconferma, o per lo meno questo è quello che mi è successo finora. "Destiny doll" è un romanzo bellissimo, che si aggiunge ai già stupendi "City", "Infinito", "Time and again", e si affianca a "I giorni del silenzio", la cui storia è molto diversa, ma ricca di affinità col romanzo in questione. Alle grandi doti di narratore di Simak, si aggiunge qui una storia appassionante, i cui tratti più intensi si svelano solo nelle ultime pagine. I personaggi della nostra avventura, partono alla ricerca di qualcosa di misterioso, sconosciuto, guidati dalle sole percezioni di un cieco, che da tempo si sente "chiamato" nello spazio. Al loro arrivo troveranno un pianeta apparentemente deserto ma, scopriranno poi, abitato da strane creature, e qui inizieranno la loro estenuante ricerca. Non voglio chiaramente svelare nulla di più, ma posso dirvi che "la bambola del destino" è un romanzo visionario, sulla ricerca di se stessi, sulla ricerca di quel qualcosa di più grande che a volte ci sembra di percepire, di avere a portata di mano, ma che poi, irrimediabilmente ci sfugge. Tutto quanto si svolge sulla superficie del pianeta alieno, che raccoglie i segreti di antiche e sconosciute civiltà. Ma i fatti, quel che succede fisicamente ai protagonisti, passa quasi in secondo piano. Il fine di Simak è forse quello di spingerci a comprendere, o di avvicinarci alla comprensione di uno stato mentale, la comprensione di ciò che ci circonda, e non solo di ciò che si può vedere e toccare. Un bel libro, insomma. 

Brambo.

25 Febbraio 2001

 

CLIFFORD D.SIMAK - I giorni del silenzio

Questa volta lo scenario scelto da Simak per questo suo romanzo è una Terra desolata, abbandonata in seguito a un tremendo conflitto atomico, e ridotta a un immenso e sterminato cimitero. Molte delle persone che hanno lasciato la terra in epoca remota hanno voluto, e continuano a volere, una sepoltura e una croce sull'accogliente, tranquilla e meravigliosa terra natia. Il Cimitero è ormai talmente vasto da coprire gran parte del pianeta e il suo potere politico è altissimo. In questa cornice si sviluppa la storia di un'artista, venuto sulla terra non per una visita a Cimitero, ma per creare un'opera universale sul pianeta Terra. E la storia del suo vagabondare, insieme a Cynthia, a Elmer (un Robot) e a Bronco, la macchina in grado di raccogliere emozioni per creare l'opera d'arte, sulla vecchia terra, che lo porterà a scoprire inaspettati misteri. Il romanzo, come ci fa notare il bravissimo Ugo Malaguti della prefazione dell'edizione della Perseo Libri, è legato al precedente "La bambola del destino", perchè entrambi hanno a che fare con una realtà nascosta, misteriosa e affascinante, inafferrabile ma allo stesso tempo a portata di mano. Entrambi i romanzi sono ricchi di simboli, segnali, messaggi che si aggiungono a una già bellissima storia e alle indiscutibile qualità di scrittore di Simak, il quale punta, mi è parso, soprattutto il dito sull'importanza della conoscenza, della cultura, che sono la via per la verità (se ne può esistere una). Sia in "La Bambola del Destino" che in "Cemetery World", si dà risalto a questo punto con personaggi e situazioni molto diverse: nel primo c'erano gli strani alberi del pianeta deserto, che raccoglievano conoscenza ed emozioni, producendo frutti destinati ad essere raccolti ed immagazzinati, contenenti il sapere dei popoli; nel secondo misteriose creature, gli Anachroniani, che raccolgono e conservano l'arte, i manufatti, gli scritti, di qualsiasi epoca o provenienza, con l'intento di creare una sorta di museo della conoscenza umana, o forse con l'intento di capire di più, di andare oltre, di comprendere ciò che nemmeno a loro è ancora chiaro. Un romanzo che fa dunque pensare "I giorni del silenzio", ancor meglio se letto insieme a "La bambola del Destino". Un'ultima cosa, che mi ha molto colpito, sono le prime pagine o meglio le prime righe del romanzo, dove Simak descrive l'aspetto dell'enorme cimitero che copre la terra, la desolazione, la purezza, il biancore delle lapidi: è realmente toccante.

Brambo.

25 Febbraio 2001

 

CLIFFORD D. SIMAK - L'anello intorno al sole

E' un romanzo interessante, se non altro per le idee in esso contenute. Sembra infatti una dichiarazione di guerra alla guerra, alla spregevolezza e alla cattiveria di cui l'uomo è capace. E qual'è la speranza per salvarsi dall'odio, dai massacri, dalla povertà, se non quella di un nuovo mondo incontaminato, un vero e proprio paradiso "non terrestre"? Ma quanto è distante questo nuovo mondo? O sarebbe meglio dire "quando" è questo nuovo mondo. Infatti Simak immagina una serie di mondi tra loro divisi, ma non da incommensurabili distanze, bensì solo da un pò di tempo. Ed è così che intorno al sole si estendono tantissime "terre" in diverse condizioni spazio-temporali, a formare un'anello. Pochi eletti (mutanti) hanno la possibilità di viaggiare tra questi diversi mondi, grazie ai loro innati poteri. La stessa natura gli ha creati per salvare il genere umano dall'inevitabile autodistruzione. E' un romanzo quindi che diventa una condanna alle barbarie umane, anche se a volte lo scrittore si sofferma troppo sui concetti, sottolineandoli fino a strappare il foglio, e rendendo la storia in alcuni punti poco scorrevole e un po pesantina (...ach ma chi sono io per criticare Simak? vado un minuto nell'angolo!). La storia di Vickers (il protagonista)sfocia a tratti addirittura in un sognante genere fantasy, quando grazie ad un vecchia trottola, potrà compiere il primo viaggio nella seconda terra. Ed è un momento angosciante, quando Vickers scoprirà di essere...... (non ve lo dico, non si sa mai che vogliate leggere il libro). Forse non regge il confronto con altri romanzi che ho già letto dello stesso autore, ma se ne avete l'occasione leggetelo.

Brambo.

31 Gennaio 1999

 

CLIFFORD D.SIMAK - Infinito

"Infinito" è sicuramente uno dei più bei romanzi di Simak che ho letto (circa una decina finora), da archiviare insieme ad altri gioielli come "City" o "Time and again" e da rileggere magari fra qualche tempo. Perchè "Infinito" è proprio questo: un romanzo senza tempo, sempre attuale e sconvolgente per i temi che tratta. E per scrivere un romanzo così, ci vuole una certa dose di coraggio. Simak mette infatti sulla carta le più sfruttate ma mai troppo scontate domande che il genere umano si sia mai posto: dove finisce la vita e dove inizia la morte (se un inizio può avere)? Esiste la vita eterna? ...e ancora: se esiste una vita eterna, essa può essere solamente una vita spirituale e impalpabile o può anche essere fisica? Ed è fra queste eterne incertezze e fra uomini ridotti ad una misera esistenza, con l'unico obiettivo dell'immortalità, che Simak ambienta la sua storia. Ci troviamo sul nostro mondo, in un prossimo futuro, e una potente organizzazione denominata Centro dell'Eternità è in grado di dare a tutti gli uomini la cosa più ricercata e agognata nella storia della razza umana: la vita eterna. Non quella fiabesca e difficilmente credibile fino ad allora offerta dalla chiesa o dalla fede, ma quella reale e fisica, che ognuno può sperimentare e a cui ognuna ha diritto per il solo fatto di esistere. Miliardi di persone, congelate e conservate per decine di anni, stanno per essere risvegliate e stanno per iniziare la loro seconda vita, che, grazie ai passi fatti nel frattempo nel campo della scienza, sarà molto probabilmente una vita eterna (non preoccupatevi, non sto svelando niente che possa rovinarne la lettura. Tutto ciò che ho detto è una premessa subito esposta anche nel romanzo). E le disavventure ed i drammi esistenziali dei protagonisti partono proprio da queste premesse, dando vita a nuovi dubbi sul concetto di vita e di morte e a nuove domande alle quali è impossibile rispondere. A questo proposito, molto più azzeccato è, piuttosto della traduzione italiana, il titolo originale del romanzo: Why call them back from heaven? ... e non voglio dilungarmi oltre sull'argomento se non citando una frase di Simak tratta dalla prima parte del romanzo e che è un'ottima introduzione ai misteri che la narrazione solleva: "Parlano di vita eterna, - disse l'uomo - Di immortalità, di abolizione della morte. Allora a che serve Dio? Non abbiamo più bisogno dell'altra vita, non è vero? Perchè l'abbiamo già."

Brambo.

13 Gennaio 2000

 

CLIFFORD D.SIMAK - Ingegneri Cosmici

Inizierò col dire che questo romanzo di Simak mi è piaciuto. Gli Ingegneri Cosmici del titolo sono un popolo scientificamente molto evoluto che vive ai confini dell'universo, molto simili nell'aspetto agli esseri umani, ma non di carne ed ossa. I veri protagonisti della storia sono, però, un manipolo di improvvisati eroi terrestri chiamati dagli Ingegneri a migliaia di anni luce di distanza per salvare il destino del nostro universo. I nostri eroi (un giornalista, un fotografo, uno scienziato ed un giovane viaggiatore dello spazio) saranno aiutati nella loro impresa da Caroline, una misteriosa ragazza che è stata da loro ritrovata in stato di animazione sospesa a bordo di un'astronave. La ragazza è stata per mille anni in queste condizioni di "coma" grazie ad una speciale sostanza, ma il suo cervello a continuato a funzionare ed a pensare per tutto questo lasso di tempo infinito, e questo ha fatto di lei un essere umano con eccezionali doti di intelligenza. Il finale è ricco di sorprese che non voglio svelare per non rovinare la curiosità di chi ancora non ha letto questo libro, che secondo me merita di essere letto. Come prima reazione alla lettura di questo romanzo ho avuto la tipica "sindrome della formica", dovuta alla bravura di Simak nel narrare le immensita delle galassie e degli universi. Qui addirittura ci troviamo di fronte a più universi ed al misterioso spazio (o tempo) che c'è fra di loro, senza contare i vari problemi e intrighi sollevati dallo scrittore del descrivere altre dimensioni, spazio, tempo, probabilità e chi più ne ha più ne metta. Ad un certo punto del libro ci si trova proiettati in una storia quasi più fantasy che puramente fantascientifica, con tanto di folletti, entità aliene e paesaggi incantati (mi è tornato in mente il capitano Kirk alla ricerca di nuove civiltà), ma ben presto si ritorna ai confini dell'universo per cercare un'energia capace di salvarlo dall'imminente catastrofe. Simak dimostra, secondo me, in questo libro le sue indiscutibili qualità di narratore e la capacità di infilarci sempre nella testa qualche dubbio o qualche perchè. Alcune sue frasi mi hanno particolarmente colpito e le potete leggere nella sezione CITAZIONI di questo sito. Il mio consiglio è: leggetelo!

Brambo.

3 Ottobre1998

 

CLIFFORD D.SIMAK - Impero

In questo romanzo di Simak ritroviamo i temi "classici" della fantascienza quali i viaggi spaziali, la lotta per il dominio della galassia, nuove forme di energia, ecc. Vi si narra la storia di Greg Manning e Russel Page, il primo grande esploratore spaziale ed il secondo famoso scienziato, che insieme scoprono una nuova forma di energia ricavata direttamente dalla materia. Grazie a questa scoperta, che permetterà di produrre quantità enormi di energia a costo bassissimo, avranno la meglio su Chambers, presidente della compagnia interplanetaria, il cui sogno è quello di dominare la galassia sfruttando il suo monopolio sugli accumulatori di energia solare, unica fonte energetica prima della scoperta di Page. La trama è un pò scontata, i buoni vincono e i due protagonisti mi sono parsi troppo "onnipotenti" grazie ai nuovi mezzi offerti dall'energia materica, ma mi sono piaciuti diversi passaggi, come la descrizione del viaggio di Manning e Page nello spazio ad una velocità superiore a quella della luce, sfruttando un principio offerto dalla loro nuova fonte di energia ma a loro ancora quasi sconosciuto (il modo in cui avviene il viaggio nello spazio non è chiaro lasciando libero il lettore di fantasticare su salti spaziotemporali o altre dimensioni); o anche l'allucinante possibilità di ascoltare o vedere cose che si svolgono in qualunque punto della galassia grazie al congegno messo a punto dai due scienziati. Nonostante alcuni momenti un pò stanchi, vale secondo me la pena di leggere questo romanzo, che ha tutti gli ingredianti per piacere: scoperte affascinanti, viaggi spaziali entusiasmanti, battaglie nel vuoto, ecc. Ci fa inoltre riflettere sulla avidità e pericolosità di uomini che esercitano il loro potere indisturbati grazie al monopolio sulla gestione delle risorse energetiche, un problema che non è poi così "fantascientifico".

Brambo.

22 Settembre 1998

 

CLIFFORD D.SIMAK - Oltre l'invisibile

Non vorrei sbilanciarmi troppo, ma voglio annoverare questo romanzo di Simak tra i più bei romanzi SF che ho letto fino ad ora. E' sicuramente un libro avvincente, uno di quei libri che, se non fosse perchè dopo un po' ti si stancano gli occhi, leggeresti dalla prima all'ultima pagina senza prendere fiato (frase un po' sfruttata, lo ammetto). Molto affascinante perchè tocca parecchi argomenti alla base della S.F. come i viaggi interstellari, i viaggi nel tempo, i robot (o androidi) e si spinge anche oltre, fino al "non umano", ai poteri soprannaturali e agli eterni dubbi esistenziali tipici dell'uomo, ma non solo suoi. Ho trovato molto interessante l'astratta figura del "destino", che è alla base della grande sapienza di Asher Sutton, protagonista del romanzo. Altrettanto interessanti sono le descrizioni degli androidi o replicanti (chiamateli come volete), esseri con corpo e cervello umani, ma realizzati dall'uomo in labotatorio e che troveremo nel libro di Simak impegnati a far valere i loro diritti e la loro uguaglianza con la specie umana (si notano parecchie differenze dai robot di Asimov: in "time and again" gli androidi sono esseri altamente intelligenti, per niente frenati nelle loro azioni da particolari leggi robotiche e pieni di iniziativa e sentimenti paragonabili a quelli umani.) Nel corso di questo romanzo troveranno finalmente la via di uscita per eliminare l'unica cosa che li rende diversi da un essere umano (ma non voglio dire in questa sede cos'è, visto che magari qualcuno che sta leggendo queste poche righe non ha ancora letto il romanzo di Simak). Non è da sottovalutare nemmeno il finale che, anche se si puo' prevedere leggendo attentamente il romanzo, resta comunque commovente. Ci si trovano, secondo me, alcune somiglienze o attinenze anche col celeberrimo Blade Runner, se non altro per i sentimenti, la tristezza ed i problemi dei replicanti. In conclusione è un libro, sempre secondo il mio modesto parere, ben scritto, con un buon ritmo, pieno di sentimento e..........................insomma è bellissimo!

Brambo.

21 Ottobre1998

 

CLIFFORD D. SIMAK - City

City è un libro imperdibile. Con questa serie di racconti (nove nell'ultima versione) Simak ci fa percorrere una storia lunga millenni, i cui veri protagonisti non sono gli uomini, o comunque non solo loro, ma piuttosto gli animali (in particolare i cani) ed i robot. Siamo in un lontanissimo futuro, ed i cani, razza dominante dell'universo, si raccolgono la sera per raccontarsi delle leggende, delle storie fantastiche, che ci descrivono varie avventure sugli uomini, antica razza che tanto tempo prima viveva sulla terra e di cui ormai non si serba nemmeno il ricordo. Con questo sistema narrativo (leggende e piccoli racconti) Simak riesce a tracciare la storia della razza umana, a partire dall'abbandono delle enormi città, fino ad arrivare all'avvento dei cani (che grazie all'uomo acquisiscono la parola), passando attraverso stupende storie che narrano le vicende dei mutanti, della colonizzazione di Giove, della trasformazione degli uomini in altre forme di vita e del definitivo abbandono della terra. Per dare un filo di continuità a tutte le storie, Simak usa l'interessante stratagemma di utilizzare protagonisti quasi fissi, che nel caso dei racconti di City sono la famiglia Webster ed il Robot Jenkins (un po' come il quei serial televisivi dove in ogni puntata la famiglia pincopallino è protagonista di nuove vicende e sventure). Ed il risultato è, secondo me, stupendo. Infatti anche se i racconti hanno di per se un senso compiuto e sono bellissimi anche se presi e letti uno ad uno, una volta terminata la lettura del libro ho avuto la sensazione di aver letto un'unico romanzo. Ed il clima che pervade tutto il romanzo è sicuramente triste e nostalgico: c'è il continuo tentativo da parte di alcuni uomini e dei robot di instaurare una società fondata sulla non violenza, una società dove è assolutamente vietata la sopressione di qualsiasi forma di vita animale, e c'è l'icapacità di dominare gli istinti omicidi e violenti della razza umana, che arriverà al punto di abbandonare il pianeta ed esiliare se stessa sotto una cupola o in un eterno stato-di-sonno, pur di permettere ai Cani ed agli altri animali di evolversi senza la contaminazione dell'innata violenza umana. E a far da testimone a tutte queste vicende c'è l'immortale e nostalgico robot Jenkins, dapprima servitore in casa di un Webster e in seguito assoluto protagonista nella lotta per l'evoluzione dei Cani, che dopo innumerevoli avventure e miliardi di ricordi immagazzinati, dovrà anche lui abbandonare l'amata terra di origine per viaggiare nello spazio (un racconto, l'ultimo, davvero toccante). Simak si conferma più che mai, sebbene io abbia letto per ora solo una piccola parte della sua produzione, un autentico poeta della fantascienza, uno scrittore che riesce a farti sognare ciò di cui scrive ed a strapparti emozioni intense ed autentiche. Sentite questo brano, dove Simak descrive le impressioni di un uomo davanti ad un paesaggio gioviano, e ditemi se non ho ragione: ""...Ma non si era aspettato che la pioggia flagellante si trasformasse in quella nebbia umida e purpurea e lenta che si muoveva come una processione compatta d'ombre fuggevoli sopra una prateria che pareva un arcobaleno di tonalità rosse e cangianti. Non aveva neppure lontanamente sognato che le crudeli serpentine dei fulmini si trasformassero in guizzi e bagliori di pura estasi che sbocciano senza pause in un cielo dipinto."" (io direi che andrebbe studiato in letteratura a scuola!!).

Brambo.

31 Gennaio 1999

 

CLIFFORD D. SIMAK - All'ombra di Tycho

Come spesso succede per i romanzi di Simak, l'argomento trattato e la trama che si svolge sono semplici, lineari. Non ci sono grossi colpi di scena, incredibili viaggi, guerre planetarie o particolari sconvolgimenti. Semplicemente Simak si limita a descriverci l'avventura di un cercatore lunare, che ci troverà alle prese con un'inaspettata scoperta. E' vero che la luna è stata alquanto sfruttata, è fisicamente conosciuta, non dovrebbe presentare sorprese. Ma è altrettanto vero che leggendo Simak si apprezza la sua capacità di descrivere i paesaggi, le emozioni dei personaggi, gli stati d'animo, la meraviglia di fronte agli eventi inaspettati o a fantastiche scoperte. L'ambientazione del romanzo e la situazione nel quale la storia si svolge passano quasi in secondo piano e Simak si dimostra capace di regalare emozioni raccontando una storia semplice, scavando nei pensieri dei protagonisti, coinvolgendoci con la sua bravura nel ricreare il paesaggio della Luna, tanto che ci sembra di poter vedere ciò che viene descritto. Se decidete di leggere questo libro non aspettatevi dunque grosse sorprese o un finale scoppiettante; semplicemente lasciatevi trasportare dai sogni di Simak.

Brambo.

09 Febbraio 2003

 

CLIFFORD D. SIMAK - La casa dalle finestre nere.

 

DAN SIMMONS - Hyperion

E' veramente un bellissimo romanzo, la descrizione di un universo estremamente variegato e accattivante. Peccato solo perchè è un po' lunghetto e alla fine si resta un po' a bocca aperta per il mancato finale, ma tutto sommato la bellezza della storia non ne risente. Perchè Hyperion è, più che una storia, un insieme di tante storie, per l'esattezza sette storie, una per ogni partecipante al quanto mai misterioso ultimo pellegrinaggio sul pianeta Hyperion. E tutte queste storie, pur avendo un comune denominatore che è il misterioso e temuto Shrike (una sorta di divinità venuta da....non svelo), sono estremamente appassionanti per la loro singolarità e la loro carica di sentimenti. E' una narrazione che coinvolge e raramente stanca, quella di Simmons, capace di mantenere l'interesse di chi legge puntato sul fulcro della storia, pur divagando ampiamente descrivendo tratti della vita e delle esperienze personali dei sette protagonisti. Alla fine si ottiene la figura di un universo abitato estremamente vasto e camaleontico, dove convivono uomini, umanoidi, alieni ed intelligenze astratte. Un universo dove si viaggia da un mondo all'altro semplicemente varcando una porta, dove è possibile quindi cambiare il prorpio peso, il proprio orizzonte, la propria vita, con un semplice passo. Da amante della fantascienza un po' più classica, mi sento comunque di considerare Hyperion come uno dei migliori romanzi moderni fra quelli che ho letto fino ad ora. Lo consiglio perciò senza riserve.

Brambo.

03 Ottobre 2000

 

BRUCE STERLING - Lo spirito dei tempi

 

W.J. STUART - Il pianeta proibito

Il romanzo è tratto dalla sceneggiatura del celeberrimo film di fantascienza. Dato il grande successo del film si decise di commissionare la scrittura del romanzo a Philip Macdonald, celato sotto il nome di W.J.Stuart. I temi sono quelli della fantascienza classica (spedizioni spaziali, vita aliena, ecc.) e tutto sommato il romanzo è godibile e leggero. Niente di estremamente coinvolgente e affascinante, per lo meno per i miei gusti. Va bene se volete immergervi in una storia avventurosa e poco impegnativa.

Brambo.

Ottobre 2006

 

THEODORE STURGEON - Cristalli sognanti

Finalmente l'ho letto. Un superclassico della fantascienza, anzi un superclassico e basta. Assolutamente per tutti, amanti e non della letteratura fantascientifica. Uno stupendo romanzo, molto avvincente, che cresce piano piano, appassiona tantissimo e, all'occasione, strappa anche una lacrimuccia. Ambientato nell'affascinante mondo del lunapark e dei nomadi, Cristalli Sognanti racconta una storia a portata di mano, che si svolge sulla terra che noi tutti conosciamo, una storia fatta di dolore ma anche di amore, di maltrattamenti ma anche di amicizia, di umane bassezze ma anche di forme di vita non umane. Senza nulla togliere a splendidi romanzi con ambientazioni spazio-temporali ben più complesse e lontane, questo libro di Sturgeon è oltremodo coinvolgente forse proprio perchè sono le persone e i loro dolori, i loro sentimenti che restano sempre e comunque i veri protagonisti. Tanto, che si tende ad accettare con naturalezza la strana forma di vita aliena ipotizzata da Sturgeon, i cristalli appunto, tanto semplici nella loro forma fisica, quanto complicati e incomprensibili nella loro logica. E' un bellissimo libro che, sono sicuro, sarà piaciuto o piacerà a quanti lo avranno letto o decideranno di leggerlo. Forse con queste poche righe, avrò convinto qualcuno tra i pochi che ancora non l'hanno letto a mettersi in moto, lo spero. Soprattutto per chi, come me, ama la FS classica (chiamiamola così, anche se il termone è un po' troppo sfruttato) è imperdibile.

Brambo.

25 Marzo 2000

 

THEODORE STURGEON - I figli di medusa

Questo romanzo di Sturgeon, che ho casualmente scovato in una vecchia edizione della ex Libra, fa parte di quelli che toccano in classico tema dell'invasione, uno tra i più sfruttati non solo dagli scrittori ma anche nel cinema di genere. In questo caso l'invasore prende il nome di Medusa, una sorta di parassita, in grado di spostarsi da un essere vivente all'altro, in grado di sondare e valutare il grado di intelligenza dei suoi ospiti. L'incontro con il genere umano si dimostrerà disastroso. L'epidemia si spargerà in brevissimo tempo e verrà cancellata quella che potremo definire come "individualità" delle persone. Costoro, infatti, grazie all'intervento dell'invasore, saranno in grado di condividere esperienze ed intuizioni a distanza. La conoscenza di un individuo diventa la una conoscenza per tutto il genere umano. L'esperienze individuale diverrà l'esperienza di ognuno. E' un romanzo di rapida, facile e rilassante lettura, ma non aggiunge molto ad altre opere per certi versi simili. Pur esponendo alcuni concetti affascinanti (mente collettiva, distruzione dell'individualismo), nel complesso non mi ha esaltato più di tanto.

Brambo, 06 Ottobre 2002.

 

LAWRENCE SUTIN - Divine invasioni - la vita di P.K.Dick

Si tratta di una biografia del grande Philip K. Dick, pubblicata nel 2002 in Italia dall'editore Fanucci. Viene commercializzata insieme a una videocassetta che contiene interviste a persone che hanno avuto conoscenza diretta con lo scrittore o rapporti di lavoro, o anche semplici ammiratori e divulgatori delle sue idee. Trovo che si tratti di una biografia molto ben fatta ed è una lettura che non può mancare a chi ama questo scrittore e a chi vuole meglio comprendere come gran parte dei suoi romanzi sono strettamente legati agli accadimenti della sua vita. In effetti la vita di Dick a poco da invidiare ai più intrigati romanzi. Sutin ci aiuta a capire le sue idee, le sue perenni angosce, i suoi rapporti con le donne, con la religione, la droga, con la società dei suoi tempi, riportando e descrivendo i principali fatti e incontri della sua vita. Ci dirà dei posti dove Dick ha vissuto, dei suoi amici, delle sue ossessioni. Gran parte delle cose che sono successe a Phil Dick, possiamo ritrovarle nei suoi romanzi. A volte il riscontro è più immediato, come quando Dick utilizza amici, amanti o conoscenti come personaggi per i suoi romanzi. Altre volte è più celato e confuso, anche perchè si fa fatica a capire o a credere che certe cose possano essergli realmente accadute (forse sono accadute solo nella sua mente). Diversi capitoli del libro riportano pensieri dello stesso Dick e piccole parti della sua Esegesi, una raccolta di frasi, pensieri e idee che Dick scrisse negli ultimi anni della sua vita, dopo il misterioso incontro con "il raggio rosa". Insomma, è estremamente interessante ed avvincente oltre che utilissimo (mi ripeto) per comprendere al meglio i romanzi di Dick, o per lo meno per aiutarci a dare una nostra interpretazione.

Brambo, 06 Ottobre 2002.

 

JACK VANCE - Ciclo dei Principi Demoni

Il re stellare - La macchina per uccidere - Il palazzo dell'amore - La faccia - Il libro dei sogni

 

Che dire di questo che è uno dei più mitici cicli di fantascienza avventurosa esistenti? Semplicemente che è imperdibile. Non si può rimanere delusi dalla lettura di questi cinque romanzi, perchè trasportano il lettore in un universo estremamente variegato ed affascinante, dove si incontrano decine di civiltà, di pianeti abitati, di modi di vivere. E' un trionfo di particolari e dettagli che Vance ci propone e ci spiega meticolosamente, nei minimi particolari, con mille sfaccettature, creando società affascinanti e sorprendenti per le loro abitudini e le loro credenze. Il grande pregio di Vance è la capacità di trascinarci nelle avventure a tratti spericolate ed a tratti più tranquille e sognanti del protagonista (Gersen), che ci appare in alcuni punti come un vero eroe da fumetti ed in altri momenti come un inconsolabile e triste viaggiatore dell'universo, il cui unico motore è la vendetta. E come ho già detto tutta la trama e la storia sono densi di particolari che rendono la lettura veramente credibile: mi ha colpito il fatto che Vance inizia tutti i capitoli della serie con estratti da articoli di giornale, poesie, piccole parti di opere di narrativa o di saggistica, ed attraverso questi fornisce particolari e dettagli sulla vita locale e le abitudini dei luoghi e dei popoli visitati dal protagonista. L'universo creato da Vance prende in questo modo forma durante la lettura e diventa altamente realistico, oltre che molto più affascinante del nostro. Un'altra cosa che mi ha lasciato esterefatto è la quantità di nomi (di persona, di animali, di piante, di pianeti, di oggetti, ecc.) che si incontrano nel testo, a testimonianza di una fantasia sfrenata, ma sempre ben controllata, in modo da non rendere le cose ridicole, ma piuttosto logiche e credibili. Un ciclo molto avventuroso e spassoso dunque, un super-classico della fantascienza assolutamente da non perdere.

Brambo. 31 Luglio 1999

ALFRED E.VAN VOGT - Crociera nell'infinito

Il viaggio di un'astronave, la Space Beagle, con un equipaggio di scienziati, tra le galassie del nostro universo alla ricerca di nuove forme di vita (sembra un po' la frase introduttiva dei filmetti di Star Trek). E se non è fantascienza classica questa, ditemi voi qual'è. E' un romanzo poco impegnativo, si legge con facilità e rappresenta un vero esempio di SF classica, ma, se devo essere sincero, mi ha coinvolto poco e in alcuni tratti mi ha anche stancato. In alcuni passaggi Van Vogt si lascia andare ad elaborate spiegazioni pseudo-scientifiche sinceramente un po' pesanti da digerire. Sono invece apprezzabili, secondo me, i passaggi dove lo scrittore descrive sensazioni e stati d'animo delle creature aliene che gli sventurati passeggeri della Space Beagle incontreranno nel loro lungo vagabondare. E sulle creature o mostri inventati da V.Vogt c'è da dire che somigliano nel carattere (forse anche un po' troppo) agli esseri umani a cui danno spietatamente la caccia. Sete di potere e voglia di sottomettere al proprio volere ogni cosa, sono caratteristiche dell'uomo ma anche, secondo l'autore, di ogni essere vivente dotato di intelligenza. Non saprei dare un netto giudizio personale di questo romanzo (in ogni caso non è facile con nessuno): a tratti mi è piaciuto e a tratti mi ha stancato. Ho comunque intenzione di leggere altri romanzi di V.Vogt che ho già acquistato grazie ai quali potrò farmi un'idea più precisa su questo famoso scrittore.

Brambo.

29 Maggio1999

 

A.E. VAN VOGT - I ribelli dei 50 soli

Consiglio vivamente questo romanzo di Van Vogt che a me è piaciuto molto. Ho particolarmente apprezzato la contrapposizione tra gli enormi poteri della tecnologia descritta dall'autore e i più semplici sentimenti umani. Nel mondo descritto da V.V. è possibile condizionare i sentimenti ed il pensiero umano, nonchè riportare in vita gli esseri umani. Il sentimento d'amore che sboccia tra i protagonisti è appassionante, ma è da considerarsi vero amore anche se "artificialmente" indotto? ... V.V. punta il dito sul totalitarismo del governo terrestre e sull'onnipresente fame di potere e di sottomissione così tipici dell'uomo (non solo nei romanzi FS). In un universo dominato da una quasi-dittatura terrestre, e dove la morte è un lusso, si svolgono le vicende dei ribelli, una popolazione cacciata tanto tempo prima dalla terra, sviluppatasi indipendentemente dall'influsso terrestre, ma soggetta comunque a lotte interne fra classi sociali: i Robot (esseri comunque organici chiamati Delliani), gli umani (chiamati non-delliani) e gli umanoidi, figli dell'unione tra i due precedenti. Un romanzo che appassiona, scritto in modo semplice, abbastanza breve e ricco di sostanza.

Brambo.

3 Dicembre 1999

 

A.E. VAN VOGT - A.D. 2.000.000

"... sintomatico della portata che riveste l'opera di V.V. nell'ambito della narrativa di fantascienza americana.", questo recita la quarta di copertina dell'edizione Fanucci. A dir la verità a me è sembrato un romanzo molto più fantasy che FS. Ambientato sì in un lontano futuro, narra però avventure di guerrieri-dei, strani animali, popoli dalle usanze medioevali (se così si puo dire). Ciò non toglie che la storia rimane alquanto avvincente e, secondo me, ben scritta. Se cercate però un romanzo di pura o classica o hard FS, cambiate rotta, non fa al caso vostro. Se invece amate anche la fantasy, leggetelo. E di sicuro interesse. Ciao.

Brambo.

14 Dicembre 1999

 

A.E. VAN VOGT - SLAN

 

H.G. WELLS - La macchina del tempo

Avendo una certa predilezione per i romanzi di FS un po' datati, ho deciso di farmi una piccola cultura su scrittori che diedero l'inizio ufficiale o ufficioso (non so) a questo bellissimo genere letterario. Ed ho iniziato proprio con lui, il mitico H.G.Wells e la sua "Macchina del Tempo". Il libro mi è piaciuto tantissimo, ha il fascino del romanzo datato, ma solo nello stile, perchè per ciò che riguarda le idee e i concetti non ha nulla da invidiare, anzi, ha da insegnare a molti scrittori contemporanei. Perchè il libro di Wells descrive sì un'esperienza proiettata in un lontanissimo futuro, quando la razza umana avrà subito notevoli e radicali cambiamenti, ma punta soprattutto il dito sulla decadenza della società dell'epoca, sull'estremismo nella divisione in classi sociali, sul destino del genere umano. E' un romanzo che più di cent'anni (o meglio, è un romanzo di fantascienza che ha più di cent'anni) e fa ancora a lungo riflettere, e fa ancora sognare. Una lettura da non perdere, sia per chi ama la FS, che per chiunque ama leggere bei libri.

Brambo.

04 Dicembre 2000

 

H.G. WELLS - La guerra dei mondi

Per primo Wells, in questo suo romanzo, narra una storia di invasione del nostro pianeta ad opera dei Marziani. Certo questo può farci sorridere, ma non bisogna dimenticare che il libro risale al 1897, quando le conoscenze sul pianeta rosso erano ancora alquanto limitate e ancora c'era spazio per credere nell'esistenza di altre intelligenze oltre alla nostra nel nostro sistema solare. Mi è piaciuto parecchio e vi consiglio di leggerlo, se già non lo avete fatto. Ciò che più di tutto colpisce è l'impotenza e il terrore dell'uomo di fronte a esseri più potenti di lui. E l'uomo, abituato al suo potere assoluto sugli altri esseri viventi e ormai padrone della materia, si troverà schiacciato e ridotto ad essere insignificante, al pari della formica vittima dei sadici giochi di un bambino. Dapprima vince l'incredulità ed è interessante notare, come sottolinea Wells nel romanzo, le difficoltà dell'epoca a diffondere l'incredibile notizia dell'arrivo dei Marziani. Gli uomini, vittime dei loro stereotipi, non credono alla notizia e fanno di tutto per spiegare gli strani fenomeni di quei giorni con le loro insufficienti conoscenze scientifiche, finchè non saranno costretti ad aprire gli occhi, di fronte all'inevitabile massacro. Ed è interessante anche leggere come Wells ha immaginato gli abitanti del pianeta rosso, non umanoidi, ma esseri dalle strane forme e dotati di sensi e articolazioni per gli usi più strani. E nonostante le loro forme, la loro ferocia e spietatezza, alla fine non ci resta un'immagine di Mostri, bensì di un popolo estremamente diverso dal nostro, con costumi alquanto agghiaccianti, se trasportati nella nostra realtà. La tecnologia dell'uomo è nulla se paragonata a quella dei Marziani, ma il suo forsennato utilizzo in campo bellico porterà un giorno orrore e distruzione pari se non peggiore di quella portata dagli invasori: questo forse è il messaggio più importante che Wells vuole trasmettere. Non vi svelo nulla sulle sorti dell'umanità, non volendo rovinare il finale a chi di voi ancora non ha letto questo bellissimo libro di fantascienza. Un classicone imperdibile.

Brambo

04 Gennaio 2001

 

H.G. WELLS - L'isola del Dr. Moreau

Un superclassico della storia della letteratura fantastica. Narra le vicende di un uomo che si troverà ad assistere alle stupefacenti e angoscianti creazioni del Dr. Moreau, noto vivisezionatore di animali, che decide di dedicare la propria vita, le proprie capacità e la propria intelligenza alla ricerca e alla creazione dell'uomo. Operando, torturando e modificando la fisionomia, ma soprattutto il cervello di varie specie animali, il chirurgo ottiene delle creature che non sono altro che orride caricature di esseri umani, che si sforzano di osservare assurde leggi di vita, solo spinti dall'angosciante paura del bisturi di Moreau. E così Wells ci fa pensare un po' all'innata cattiveria e superbia umana. Sono le spaventose creature di Moreau i veri mostri o lo  sono piuttosto gli uomini, con la loro presunzione di elevarsi a dei?
Moreau si ostina a inculcare umanità negli storpi animali-uomini, a insegnare loro la legge e la paura. Ma cos'abbiamo da insegnare loro? La nostra falsità? Le nostre limitazioni, le nostre paure? La capacità di mentire, ingannare e far soffrire i nostri simili? 
"Un animale può essere feroce e anche astuto, ma per mentire bene non c'è che l'uomo." dice Wells nelle ultime pagine del libro.

Brambo

07 Maggio 2001

 

ROGER ZELAZNY - Io, Nomikos, l'immortale.

"Io, Nomikos, l'immortale", o "Io, immortale", è senza dubbio uno tra i più famosi romanzi di Zelazny, insieme a "Signore della luce" e "Signore dei sogni", vincitore anche di un premio Hugo nell'anno 1965. E' ambientato su una terra devastata dal disastro nucleare, dove vivono creature strane e sanguinarie, evolutesi a causa delle radiazioni e delle conseguenti mutazioni. Parte dei superstiti, prima salvati, poi anche usati e sfruttati dal più evoluto popolo di Vega, lottano ora per riprendere il dominio del loro pianeta. In questo quadro, si sviluppa la storia di Conrad Nomikos, un uomo dalle origini misteriose, vecchissimo ma dall'aspetto giovane, forse un mutante o forse un semi-dio. Grazie al suo operato, sarà possibile dare nuove speranze al genere umano e saranno svelate le vere intenzioni di un ambiguo ispettore inviato da Vega sul nostro mondo morente. E' un romanzo interessante, perchè mescola miti e leggende della Grecia classica, con ben più futuribili storie di guerre nucleari e strane creature. La saggezza degli antichi può forse salvare il genere umano dalla fine? Forse no, ma può certamente trasmettere i valori eterni dell'amore, della forza e della pace. L'ho trovato breve e appassionante, perciò lo consiglio senza riserve.

Brambo.

18  Dicembre 2000

 

ROGER ZELAZNY - Signore dei sogni

Il Signore dei sogni del titolo è il protagonista del romanzo (?): Charles Render - professione formatore di sogni. E se non è un romanzo che fa sognare questo, allora non ne conosco altri. Il formatore trasporta i suoi pazienti in nuovi mondi, da lui disegnati, mondi con nuove regole, mondi fatti di sogni, ma stupendamente o tragicamente reali. Il formatore è come dio, perchè può creare cio che vuole e può far si che le persone ci vivano, che gioiscano delle bellezze, che provino angoscianti sofferenze. Ma fino a che punto può avere il controllo di tutto questo? E' bellissimo questo romanzo di Zelazny, che ci presenta un futuro dove l'uomo non ha più certezze. E' vittima dello straprogresso e della solitudine che ne deriva. Quando non ce la fa più si toglie la vita. O magari corre a curare le sue paranoie da un dottore un po' particolare, un Formatore di sogni, che lo prenderà per mano e lo condurrà nel mondo dei sogni, dove egli potrà sbattere la faccia contro le sue paure, visitare mondi sommersi, e guarire la sua malattia. Di elementi tipici delle fs ce ne sono in abbondanza nel romanzo (automobili completamente automatiche, cani mutanti - che hanno portato a galla ricordi di City di Simak -, nonchè macchine per creare sogni), ma l'attenzione di chi legge resta sempre centrata su Render e la sua paziente Eileen, dapprima medico-paziente poi amici, poi quasi amanti e poi... L'epilogo è tutto da leggere, è ... come posso dire: immenso!!

Brambo.

26 Ottobre 1999

 

ROGER ZELAZNY - Strada senza fine

La strada, protagonista di questo romanzo di Zelazny, è una strada vera e propria, percorsa da uomini e automezzi, ma con una strana particolarità: anzichè spostarsi nello spazio, viaggiando su questa strada ci si sposta nel tempo. Ma le cose non sono così semplici. Perchè in realtà la strada esiste? O è solo immaginazione? O magari sogno? ... Il finale è molto accattivante, ma nonostante tutto il romanzo non è riuscito a prendermi più di tanto. Tutta la narrazione è basata sul dialogo fra i protagonisti. Ne risulta una storia dinamica, ma povera di osservazioni profonde, descrizioni dettagliate o approfondimenti sui personaggi. Insomma è un po' scarno, ermetico. Comunque è breve e leggero da leggere....poi giudicate voi.

Brambo.

15 Ottobre 2000