Da "Il Gazzettino-cronache di Rovigo" del 9.11.2000: <<Contraddizione tutta polesana quella ...>>

Contraddizione tutta polesana quella che spinge in cronaca il Parco del Delta più per le violazioni venatorie compiute nel suo perimetro, che per la sua valenza paesaggistica.

Mentre si annuncia il nuovo logo dell'area protetta, il simbolo grafico che ne esporterà il nome in tutt'Europa sarà presentato sabato, un altro capitolo della controversia tra cacciatori e ambientalisti viene scritto giorno dopo giorno nelle aule di giustizia. Una nota del Wwf rodigino, in riferimento a due condanne per caccia illegale emesse dal tribunale di Adria verso un padovano di Vigonza e un veneziano di Vigonovo giudicati colpevoli con rito abbreviato perché sorpresi con altri due colleghi nell'ottobre del 1997 a caccia in due botti lungo il Po di Maistra, è stata inviata al presidente Franco Guido Mainardi, all'assessore provinciale Roberto Zanetti, al questore rodigino Franco Misiano e a Lorenzo Carnacina, presidente dell'atc deltizio.

«È questa - scrive il Wwf - la terza condanna per caccia nel Parco (la prima in assoluto fu a carico di un cacciatore di Badia nell'ottobre del 1998, ndr). Non presunte assoluzioni, quindi, ma al contrario due decreti penali e un'oblazione. E il resto del procedimento è tutt'ora in corso. Patteggiare vuol dire accettare in sostanza la condanna e ammettere tacitamente la propria responsabilità penale. Perciò le denunce presentate in procura non sono campate in aria checché ne dicano i dirigenti venatori polesani».

Per il Wwf si tratta di un'ulteriore prova che nel Parco non si può cacciare. «Alla luce anche dell'inqualificabile aggressione di due cacciatori ai danni di vigili provinciali, rinnoviamo la pressante richiesta all'ente Parco, a forze dell'ordine, Provincia e Atc perché si rispetti il divieto venatorio nell'area e per rimuovere gli appostamenti ancora esistenti».

Di bracconaggio parla senza mezzi termini anche Danilo Trombin per il coordinamento delle associazioni ambientaliste Amici del Parco. <<L'aggressione subita dalle guardie provinciali è il risultato di animi esasperati - spiega -. Colpa dei proclami di alcuni dirigenti venatori che dicono ai loro associati che il Parco non esiste e annunciano false vittorie processuali. Falsità orchestrate ad arte di cui ne fanno le spese i cacciatori più ingenui, trasformati in carne da macello, vittime della loro ignoranza e della cattiva fede di chi li istiga. In nome di battaglie giudiziarie volute da altri, cadono come inconsapevoli capri espiatori nelle maglie della giustizia. >>

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