Cap. IV: la fauna
La fauna selvatica ornitica è ricchissima e sicuramente può essere annoverata tra le più importanti d'Italia.
Il Delta del Po Veneto, essendo inserito nella frequentatissima rotta migratoria che conduce dal nord dell'Europa all'Africa, fa si che, di passo o stanziali, svernanti, nidificanti o accidentali, veda la presenza sul suo territorio di quasi tutte le specie di uccelli europei.
Anatidi, limicoli, Ardeidi, Passeriformi, rapaci notturni e diurni si trovano in grande quantità. Cito, per fare qualche esempio: cicogne e spatole, oche, mignattai, gruccioni, quattrocchi, smerghi, cavalieri d'Italia, chiurli, avocette, pittime, pantane, volpoche, beccacce di mare e, recentemente, anche fenicotteri.
Il resto della fauna selvatica non è di grande rilevanza ed è simile a quella della rimanente parte della Pianura Padana. Non vi sono ungulati allo stato selvatico, vi è qualche riccio, qualche volpe, qualche mustelide (faine, donnole, martore e tassi), ovviamente vi sono le lepri e non vi sono cinghiali.
Peculiare, invece, è la presenza della dannosissima nutria, il grande roditore dei Capromidi (Myocaster coypus), detto anche castoro delle paludi, simile al castoro, da cui differisce per la coda che ricorda quella del topo. Un tempo veniva allevata per la sua pelliccia, di colore nerastro con qualche setola gialliccia; qualche esemplare fuggì dalla cattività e, trovando nel Delta un habitat favorevole alla sua vita, grazie anche alla naturale prolificità tipica della sua specie, ora è presente in numero considerevole nelle campagne, nei fiumi e nei canali di bonifica. Essa è nociva sia agli agricoltori sia al sistema di bonifica, perché scava pericolose buche sulle sponde dei fossati.
Per questo l'Amministrazione Provinciale di Rovigo ha collocato apposite trappole per catturare tali animali sfuggiti al controllo dell'uomo (vedasi foto nr. 12). Spesso, purtroppo, capita di vederne le carcasse sulle strade del Delta: ne vengono infatti investite a decine dagli automobilisti, i quali rischiano anche di fare degli incidenti per evitarle, trovandosele improvvisamente in mezzo alla carreggiata e non essendo certo trascurabili in quanto a mole!
foto nr. 12. Spostandosi nelle campagne, non è raro scorgere delle trappole per nutrie, come quella ritratta in questa foto. Di solito vengono posizionate nei pressi dei camminamenti delle stesse bestiole (che lasciano un vero e proprio solco sul terreno). Per tentare di "arginare" il problema, ai proprietari dei fondi è stato concesso di abbatterle anche in periodo di caccia chiusa. |
Ricco è anche il patrimonio dell'ittiofauna d'acqua dolce (pescegatto, tinca, luccio perca, carpa, siluro, ecc.) e salata (branzini, orate, cefali, ecc.) che fa la felicità di pescatori professionisti e da diporto.
foto nr. 13. L'inconfondibile
silhouette di un chiurlo, mentre sta camminando in acque basse |
foto nr. 14. La bianca garzetta in livrea nuziale |
foto nr. 15. Giovane di sgarza ciuffetto in caccia sopra un tappeto di castagne dacqua |
foto nr. 16. Uno degli uccelli "più rappresentativi del Delta": il cavaliere d'Italia |
foto nr. 17. Apparentemente
questa garzetta sembra stia atterrando; in realtà,
trattasi di uno dei balzi che compie mentre sta
procurandosi il cibo. Gli Ardeidi adottano, infatti, tecniche varie di caccia. Una di queste, per l'appunto, consiste nel far fuggire le possibili prede dalle loro tane,ubicate nel limo delle lagune, spaventandole con dei salti |
una tartaruga "spiaggiata" su uno scanno; a volte si possono trovare sulle spiagge delle dune tartarughe e delfini morti |