Roma, 11 gennaio2002. Comunicato Stampa: RISCHIO AMBIENTALE-PO E POLESINE TRA LE PRIORITÀ DEL GOVERNO NELLA BONIFICA DEI SITI

AI MINISTRI DELL’AMBIENTE, DELLA SANITÀ E DELLE ATTIVITÀ PRODUTTIVE

L’INTERROGAZIONE PARLAMENTARE DEGLI ONOREVOLI

REALACCI, VIANELLO, ZANELLA, FRIGATO E STRADIOTTO

Nell’area del Po e del Polesine, compresa nelle provincie di Rovigo, Venezia e Verona, “negli uomini sia la mortalità generale che tutte la cause tumorali sono in eccesso significativo rispetto ai valori dell’atteso regionale”. Questi i risultati dell’ultimo studio Oms sulle aree a serio rischio ambientale, presentati insieme a Legambiente e al Ministero dell’Ambiente.

Data dunque la gravità della situazione sanitaria e ambientale, i parlamentari Realacci, Vianello, Zanella, Frigato e Stradiotto chiedono al governo che posta anche l'esiguità degli stanziamenti in Finaziaria, trovi applicazione il principio del 'chi inquina paga' coinvolgendo direttamente le industrie causa dei danni.

“Tra le cause non tumorali – riporta lo studio Oms - si registrano eccessi di mortalità significativi per le malattie del sistema circolatorio, per le malattie cerebrovascolari, per le malattie maldefinite e per i traumatismi e gli avvelenamenti. Tra le cause tumorali si osservano eccessi per il tumore al colon, al polmone, e per il morbo di Hodgkin. Nelle donne la mortalità è superiore all’atteso regionale. Si registrano eccessi, come negli uomini, per le malattie del sistema circolatorio, per le malattie cerebrovascolari e per le malattie maldefinite, in eccesso anche il diabete”.

L’area del Po e del Polesine, a detta dei firmatari dell'interrogazione, a causa della gravità della situazione, dovrebbe da subito comparire in una lista di priorità nazionali dove gli interventi di bonifica debbono partire immediatamente. Accanto a questa lista, i parlamentari chiedono che si favorisca la creazione di nuove figure professionali, che offra anche una opportunità di riqualificazione per gli addetti del settore impiegandoli nei lavori di messa in sicurezza e di risanamento delle aree contaminate.

IL TESTO DELL'INTERROGAZIONE:

AI MINISTRI DELL’AMBIENTE, DELLA SANITÀ E DELLE ATTIVITÀ PRODUTTIVE

Per sapere, premesso che:

il giorno 9 gennaio, durante una conferenza stampa, sono stati presentati a Roma, dall’Organizzazione Mondiale della Sanità – Centro Europeo Ambiente e Salute e dalla Legambiente, alla presenza del Ministro dell’ambiente,  gli studi “Ambiente e stato di salute nella popolazione delle aree ad elevato rischio di crisi ambientale” e "Dalla chimica dei veleni al risanamento ambientale". L’indagine Oms, commissionata dal Ministero dell’ambiente e della tutela del territorio, ha preso in esame la situazione in 15 aree ad elevato rischio di crisi ambientale nel periodo 1990-1994, ma ha completato un’analisi condotta e già pubblicata, effettuata a partire dal 1981. Le conclusioni dello studio possono essere sintetizzate nella seguente affermazione: “tra le popolazioni residenti nelle aree a rischio, è stato rilevato che la mortalità generale nel quinquennio è superiore alla media regionale nella misura di almeno 4167 decessi rispetto all’atteso (2639 maschi e 1527 femmine), pari al 2,64 % dei decessi totali, valore corrispondente ad oltre 800 morti in eccesso l’anno”; anche la ricerca di Legambiente evidenzia una stretta connessione tra produzioni altamente inquinanti e salute;

in considerazione della durata del periodo di incubazione nell’organismo umano delle malattie causa dei decessi aggiuntivi (malattie circolatorie, cerebrovascolari, dell’apparato digerente e respiratorio, cirrosi epatica e tumori) e della persistenza nell’ambiente di molte sostanze inquinanti, è ragionevole concludere che le cifre relative agli eccessi di mortalità nelle aree a rischio siano stabili non solo nel periodo preso in considerazione ma anche negli anni successivi;

gli stanziamenti previsti dall’ultima legge finanziaria per la bonifica dei siti inquinati sono insufficienti, se si pensa all’entità del problema nel nostro paese, ma comunque consistenti e soprattutto molto onerosi per le casse dello Stato poiché la responsabilità del danno e quindi l’onere del ripristino dovrebbe ricadere sulle aziende. L’attuazione del principio del “chi inquina paga”, insomma, dovrebbe diventare, anche in Italia, uno dei vincoli cui far riferimento per avviare finalmente il piano delle bonifiche che, secondo stime della Legambiente, dovrebbe interessare ben 15.000 siti inquinati con l’impiego stabile di 5.000 mila nuovi addetti altamente qualificati;

nell’area del Po di Polesine, compresa nelle provincie di Rovigo, Venezia e Verona, secondo lo studio OMS, “negli uomini sia la mortalità generale che tutte la cause tumorali sono in eccesso significativo rispetto ai valori dell’atteso regionale. Tra le cause non tumorali si registrano eccessi di mortalità significativi per le malattie del sistema circolatorio, per le malattie cerebrovascolari, per le malattie maldefinite e per i traumatismi e gli avvelenamenti. Tra le cause tumorali si osservano eccessi per il tumore al colon, al polmone,e per il morbo di Hodgkin. Nelle donne la mortalità è superiore all’atteso regionale. Si registrano eccessi, come negli uomini, per le malattie del sistema circolatorio, per le malattie cerebrovascolari e per le malattie maldefinite, in eccesso anche il diabete”;

se non reputino, i Ministri interrogati, opportuno l’inserimento nel nostro ordinamento, come suggerisce la Legambiente, di una normativa analoga a quella vigente negli Stati Uniti ispirata al “Superfund”, consistente nei seguenti tre livelli d’intervento: il primo, un “fund trust”, ossia un fondo di sicurezza che vincoli una parte della tassazione di prodotti chimici e petroliferi e di altre sostanze inquinanti alla bonifica dei cosiddetti siti orfani (per i quali non è più possibile riconoscere un proprietario responsabile), il secondo consistente in un’attività capillare di analisi sui siti inquinati che consenta di stabilire la loro pericolosità  e l’urgenza della bonifica, con la definizione di una lista nazionale di priorità, l’ultimo relativo all’obbligo inderogabile per le aziende che gestiscono impianti ancora in attività, una volta accertata l’eventuale pericolosità  della produzione o delle scorie prodotte sia per l’ambiente che per la salute della popolazione, di disporre immediati interventi di bonifica;

se non si ritiene indispensabile definire una lista di priorità, in cui sia presente l’area del Po di Polesine, che fissi i tempi degli interventi di risanamento delle aree a rischio e crei le premesse per l’immediata chiusura degli impianti per i quali è ormai accertata la pericolosità sanitaria, la delocalizzazione o la riconversione di quelli che hanno comunque un elevato grado di inquinamento e un pesante impatto ambientale;

se non si ritenga di favorire la creazione di nuove figure professionali, che offra anche una opportunità di riqualificazione per gli addetti del settore impiegandoli nei lavori di messa in sicurezza e di risanamento delle aree contaminate.

REALACCI

FRIGATO

STRADIOTTO

ZANELLA

VIANELLO