7)ALCUNE DELLE BUGIE CHE SI RACCONTANO SUL PARCO

Ecco una serie di "balle clamorose" sentite dire in giro dalla gente di Porto Tolle quando parla di Parco:

7.a)il Parco non permette di eseguire i lavori di vivificazione delle lagune

Abbiamo già detto, in precedenza, che il Piano d'Area, che costituisce la fonte normativa dalla quale la L.R. 36/'97 prende origine, prevede l'effettuazione di lavori per la vivificazione delle lagune. I lavori, basta guardarsi in giro, vengono, infatti, regolarmente eseguiti. Ciò nonostante, come riferito nell'articolo de "Il Gazzettino-cronache di Rovigo" del 02.7.2002 (<<Porto Tolle. Lavori nelle lagune: Comune contro Parco. Ma i ritardi dipendono dalla Bonifica>>), il Comune ha accusato l'Ente Parco di avere bloccato i lavori di escavo nella laguna di Barbamarco. Il presidente dell'Ente Parco, documentazione alla mano, ha smentito categoricamente tali illazioni, che si sono rivelate, perciò, l'ennesimo boomerang che l'Amministrazione Comunale di Porto Tolle ha scagliato contro la sua credibilità (vedasi articolo riportato su "Il Gazzettino-cronache di Rovigo" del 06.7.2002: <<Porto Tolle. Laguna di Barbamarco. Manzolli: l'Ente Parco non blocca i lavori>>).

7.b)il Parco non permette di eseguire i lavori di escavo degli alvei e di rinforzo degli argini

Anche questa è una grossa fandonia. La legge sul Piano d'Area prevede il contrario ed effettivamente i lavori, quando sono reputati necessari dal Magistrato per il Po o dal Genio Civile, a seconda delle competenze, vengono effettuati senza alcun problema. Anche in questo caso basta fare un giro lungo i vari rami del Po per notare i cantieri aperti.

7.c)a causa del Parco non si potrà più andare a lavorare con la barca a motore

Il Piano d'Area stabilisce che nel Po di Maistra non è possibile superare gli 8 km/h; lo stesso dicasi per le lagune. Per gli altri rami del Po non sono previste prescrizioni. Trattasi, insomma, dell'ennesima "bufala".

7.d)a causa del Parco non ci si potrà più costruire la casa nuova o fare lavori di manutenzione a quella vecchia

Basta guardare la cartina del Parco per rendersi conto dell'infondatezza di tale bugia. Come abbiamo detto, infatti, all'interno del Parco non vi sono proprio abitazioni, eccetto  i rari casi già precisati. All'agriturismo Corte Papadopoli, per esempio, ubicato nel paleoalveo di Cà Mello, e quindi nel Parco, si stanno eseguendo tranquillamente lavori di manutenzione ed ampliamento dei vecchi fabbricati. Come sempre, quindi, basta guardarsi in giro per rendersi conto dove stia la verità.

7.e)i confini del Parco non sono chiari

Dopo avere fatto la "fatica" di procurarsi una cartina del Parco ed avere letto l'allegata legenda, risulta difficile credere a chi sostiene che i confini del Parco non siano chiari. Forse nessun altro parco d'Italia, anzi, ha dei confini così precisi: in un territorio piatto come il Delta, addirittura sotto il livello del mare per buona parte della sua estensione, infatti, gli unici "rilevati" sono gli argini del Po che "fungono" da "muro naturale di confine"...più facile di così! Dopo i rami del Po, poi, facilmente identificabili per quanto appena detto, vengono le dune e le altre porzioni minori di zone protette che, con una rapida scorsa alla cartina ed una semplice lettura della legenda (che parla di scanni, di porti e di aziende faunistico-venatorie), si fa molto presto ad individuare ed a capire se sono, o meno, nel  Parco!

7.f)a causa del Parco non si può più andare a caccia

Anche questo non è vero: non si può più andare a caccia nei pochissimi ettari di Parco, però nel resto del territorio è tutto come prima! Nelle campagne si può andare a caccia, lo stesso dicasi per le aziende faunistico-venatorie e tutte le lagune (eccetto quella del Burcio!). Insomma anche questa è un'esagerazione priva di verità.

7.g)nel Parco abitano migliaia di persone

Abbiamo già precisato che non è vero al paragrafo 6.a).

7.h)a causa del Parco non si può  più girare  con la macchina

Premesso che, vista la conformazione del Parco del Delta (lagune, scanni, alvei e golene), le auto possono transitare solo sulle strade arginali e che  in molte di esse vige il divieto di transito imposto dai vari proprietari delle stesse (Magistrato per il Po e Genio Civile, soprattutto), risulta evidente che l'Ente Parco non ha nemmeno giurisdizione sulle strade. Ciò detto, il divieto di circolare con mezzi motorizzati vale solo per le golene non carrozzabili ma, come precisato, era già in vigore prima della L.R. 36/'97, perché era previsto dalle leggi  regionali nr. 14 del 31.3.1992 e 19 del 21.6.1993 ("divieto di circolazione, con mezzi motorizzati, sulle cosiddette strade "agro-silvo-pastorali")!

7.i)a causa del Parco non è più possibile coltivare la terra

Anche questa marchiana bugia decade semplicemente guardando i confini del Parco: nessun territorio agricolo, eccetto l'esiguo paleoalveo di Cà Mello, è ricompreso nel Parco. Per esso, ad ogni modo, si applicano le disposizioni del Piano d'Area...dove nessun tipo di dissennato divieto di questo tipo è stato previsto dal legislatore regionale!

7.l)a causa del Parco non si può più andare a raccogliere la legna morta portata a valle dalle piene del Po

Non tutti i territori ricompresi nel Parco sono demaniali. Vi sono, infatti, golene e scanni di proprietà. Alcune golene, poi, ricadono nella giurisdizione del Magistrato per il Po; altre del Genio Civile. Alcuni territori sono di competenza della Capitaneria di Porto o del Comune. La legna morta, perciò, non è detto che sia “res nullius” (ossia cosa di tutti), perché, se il posto in cui si trova è di un privato, sarebbe necessario chiedere a lui il permesso di raccoglierla. E’ la stessa cosa che accade per gli spigolaroti di mais: è tradizione che la gente vada nelle campagne a spigolare le pannocchie del mais dopo il passaggio delle trebbiatrici, però, facendo così, “invadono” una proprietà privata ed il proprietario del fondo potrebbe anche rifiutarsi di farli accedere alle sue terre.

Lo stesso dicasi per chi va a raccogliere la legna morta. La cosa più giusta, perciò, sarebbe quella di informarsi prima sulla proprietà del fondo, poi di chiedere il permesso. Anche in questo caso, perciò, è sbagliato attribuire colpe al Parco, perché  non ne ha!