8)CONCLUSIONI

Sperando di essere riusciti a far chiarezza sulle questioni collegate al Parco del Delta, precisato all'inizio che al mondo ambientalista non va a genio questo Parco, e che noi non siamo il suo difensore d'ufficio, ci preme, pur tuttavia, per concludere questa disamina, ribadire con forza che è controproducente per i politici di Porto Tolle continuare ad osteggiarlo.

I cittadini perdono, infatti, dei veri e propri "treni di sviluppo", ossia quei finanziamenti ("Leader2", "Life", "Docup-obiettivo 2","Interreg III", ecc.) europei e regionali che il Parco riesce a garantire. Paradigmatico è il caso riportato su "Il Gazzettino-cronache di Rovigo" del 19.6.02 dal titolo: <<Porto Tolle. Esplodono le contraddizioni dovute alle posizioni "per partito preso". Il Parco no, i finanziamenti sì. I tecnici scrivono all'Ente tanto "odiato" dai politici per poterli avere>>.

Il Parco, sinora, più che "una fabbrica di vincoli" si è rivelato una "gigantesca Azienda di Promozione Turistica", organizzando e promuovendo mostre o convegni  sul Delta "motu proprio" o aderendo ad esposizioni turistiche organizzate da altri in ogni parte d'Italia con lo scopo di pubblicizzare il nostro territorio ed i suoi prodotti, che sono soprattutto quelli della "terra" e "dell'acqua".

Le associazioni degli agricoltori e dei pescatori, perciò (le categorie produttive che annoverano più occupati a Porto Tolle), hanno tutto l'interesse a sfruttare questo enorme volano per la promozione dei loro prodotti di qualità: meloni, pomodori, riso, miele, pesce, vongole, cozze, ecc., che da qualsiasi altra parte d'Italia (e del mondo) verrebbero venduti di più e  meglio solo per avere il logo di un parco. Non sfruttare questa occasione per preconcetti o per "pressioni" imposte da altre "categorie minoritarie" (vedasi cacciatori) significa, a nostro avviso, non fare gli interessi dei propri associati.

La nascita di numerose aziende agrituristiche anche a Porto Tolle, le nuove potenzialità offerte dal pescaturismo, il turismo che sta crescendo  sempre più (sono circa due milioni i turisti che vengono nel Delta ogni anno) e che crea nuovi posti di lavoro (nel Delta vi sono, tra alberghi, ostelli, campeggi, aziende agrituristiche, affittacamere e Bed & Breakfast) ben 70 strutture ricettive (18 sono a Porto Tolle!), che danno lavoro a centinaia di persone, senza contare i ristoranti, i bar, le pizzerie, i negozi di alimentari, ecc. , che traggono linfa dall'aumento dei turisti.

Insomma, per concludere, il Parco non è la "bestia" che "qualcuno" vuole farci credere; "bestiale" sarebbe, invece, non "approfittare" (in senso "ecocompatibile", naturalmente)  delle potenzialità economiche che la Natura ci ha "regalato": un patrimonio che molti (che magari vivono in città di cemento e di traffico) ci invidiano.

Purtroppo, invece, a causa "dell'ostinazione" di alcuni abitanti di Porto Tolle, si corre il rischio di perdere questa enorme occasione di sviluppo economico da parte di gente (i portotollesi per l'appunto) che, più volte, proprio a causa dell'atavico bisogno di ricerca di una vita migliore (sino a non tanti anni fa ostacolata dall'analfabetismo, dalla malaria, dalla malnutrizione e dalle alluvioni)  ha ceduto al ricatto del "benessere" immediato portato da centrali elettriche, discariche, pozzi di metano, termodistruttori, ecc.

Il crescente aumento di tumori (più del 5% della media regionale) dice che queste non sono le "strade" giuste. Abbiamo la possibilità di voltare pagina cogliendo "l'opportunità Parco". Non farlo sarebbe un crimine per noi e per i nostri figli.