Da "Il Gazzettino-cronache di Rovigo" del 3 Luglio 2002: <<SUBSIDENZA. Approvato definitivamente il collegato ambientale nel testo già passato al Senato. La Camera blocca le estrazioni. Soddisfazione tra i parlamentari polesani per la salvaguardia del territorio del Delta>>

Il collegato ambientale è diventato legge. Il voto della Camera a larghissima maggioranza ha confermato quello del Senato. In tal modo, per la prima volta, anche il golfo di Venezia è assimilato al golfo di Napoli: non si possono fare prospezioni nè estrazioni di gas metano.

C'è soddisfazione tra i parlamentari polesani che hanno seguito l'intera vicenda in quanto, come ha detto in aula il deputato Gabriele Frigato (Ulivo-Margherita): «nessuno studio scientifico è in grado di escludere qualsiasi relazione tra estrazione di gas dal sottosuolo (in questo caso dal mare) e possibili fenomeni di subsidenza del territorio anche a distanza di molti chilometri», perciò la conferma del testo approvato dal Senato è a tutela di Venezia e del Delta del Po, come ha sottolineato l'altro deputato polesano Franco Grotto (Ulivo Sdi).

«Questa misura - ha aggiunto il deputato veneziano Michele Vianello - non è stata posta come scelta persecutoria nei confronti dell'Eni e di chi fa le estrazioni di metano o ricerca di fonti energetiche in quella zona di mare, ma è stata fatta perché, se ciò non avvenisse, noi correremo seri rischi di sprofondamento del delta del Po, delle spiagge, della città di Venezia e questo mentre, contemporaneamente, lo Stato italiano stanzia, ogni anno, centinaia di miliardi di lire per salvaguardare Venezia, il delta del Po, le nostre spiagge e per evitare i processi erosivi».

È stata inoltre posta l'attenzione sul fatto che l'emendamento proposto al Senato e ora approvato alla Camera «non appartiene solo allo schieramento di Centrosinistra, ma è stato proposto e sostenuto da parlamentari appartenenti a diversi schieramenti politici».

Il provvedimento caldeggiato dalla Regione del Veneto, dalla Provincia di Rovigo e dai comuni del Delta è ora legge, ma, hanno sottolineato i parlamentari polesani, bisognerà stare con gli occhi aperti, le insidie sono all'ordine del giorno.

Da "Il Gazzettino-cronache di Rovigo" del 3 Luglio 2002: <<LE PREOCCUPAZIONI>>

Dietro l'angolo della soddisfazione, ecco emergere la preoccupazione dei parlamentari veneti e polesani per un ordine del giorno firmato da Armani (An), Tabacci (Udc), Lupi e Saglia (Fi) e Foti (An), di cui non è stata chiesta la votazione, ma che è stato inserito come raccomandazione al Governo per riaprire la questione estrazioni per dare una limitazione temporale a quanto disposto dalla legge. Ecco il testo: «In sede di esame del disegno di legge C. 2033-B, considerato che l'articolo 26, comma 2, 'prevede una modifica all'articolo 4, comma 1, della legge n.9 del 1991, che costituisce un irragionevole ampliamento del divieto di prospezione, ricerca e coltivazione di idrocarburi nelle acque del Golfo di Venezia; rilevato altresì che tale disposizione avrebbe effetti negativi non solo per gli operatori e i loro investimenti, ma anche per l'intero sistema Paese; osservato che l'articolo 1 del decreto del Ministro dell'ambiente del 3 dicembre 1999 già stabilisce che "è vietata l'attività di coltivazione di idrocarburi liquidi o gassosi entro 12 miglia nautiche dalla linea di costa del tratto di mare compreso tra il parallelo passante per la foce del fiume Tagliamento e il parallelo passante per la foce del ramo di Goro del fiume Po"; ricordato che il citato decreto ministeriale già prevede l'istituzione di una commissione tecnico-scientifica per controllare i rischi di subsidenza nell'area, durante eventuali progetti di sperimentazione; impegna il Governo ad adottare ogni possibile iniziativa affinchè in tutti i casi di divieto di prospezione, ricerca e coltivazione di idrocarburi nelle acque del Golfo di Venezia previsti dalla legislazione vigente, tale divieto si applichi solo fino a quando una speciale Commissione, composta da rappresentanti del Governo, della Regione Veneto e delle società concessionarie di titoli minerari, non abbia definitivamente accertato la non esistenza di rischi di subsidenza; a fare in modo che, con apposito atto amministrativo, sia costituita la citata Commissione, entro e non oltre novanta giorni dalla data di entrata in vigore della legge in corso di esame, eventualmente dando applicazione a quanto stabilito dall'articolo 3 del decreto del Ministro dell'ambiente del 3 dicembre 1999 e che la Commissione medesima, entro ventiquattro mesi dalla sua costituzione, svolga ogni necessaria attività di monitoraggio e verifichi la sussistenza delle condizioni per la prosecuzione delle attività di prospezione, ricerca e coltivazione».