Da "Il Gazzettino-cronache di Rovigo" del 3 Novembre 2001: <<L’INTERVENTO. Pietro Tracco. "Terminal gasiero, progetto da rivedere". "I parlamentari devono farsi sentire">>.

A distanza di quasi 5 anni dalla progettazione del Terminal gasiero dell'Edison è forse lecito chiedersi, come ha fatto il Sindaco di Adria Spinello, se le mutate condizioni in cui ci troviamo oggi rispetto a quell'epoca non siano cosa sufficiente a far ridiscutere questo progetto nelle sedi istituzionali che da allora lo hanno di fatto promosso.In questi anni è stato assodato che il Terminal non comporterà la conversione a metano della centrale di Polesine Camerini e l'assunzione delle 100 unità lavorative poste alla base del programma di intenti tra l'Edison ed i rappresentanti di questo territorio. Ultimamente il tracciato della condotta da mare a terra ha subito una variante sostanziale nel progetto del suo tracciato, coinvolgendo una ben più ampio numero di Comuni, rispetto all'iniziale unico Porto Viro. Ciò che è più importante comunque, è il fatto che siamo entrati nel mezzo di una guerra non convenzionale che adotta come sistema di offesa attacchi terroristici ad elementi significativi della civiltà e dell'economia occidentale, come nel caso può essere il Terminal gasiero.Di fronte a questo quadro molto meno coerente e sereno di quello di partenza, svuotato di ogni illusione di ricaduta positiva per l'economia e la salvaguardia ambientale del Polesine, denso invece di pericoli per la minaccia terroristica in atto, l'affaire terminal non può restare oggetto del contendere in mano soltanto ai comitati ambientalisti, o di qualche sindaco isolato. Questo merita un'attenzione di ben più ampio respiro.La nascita di tale progetto ha visto la luce in seno all'autorevole tavolo della concertazione economico-politica della nostra provincia, presenti i rappresentanti istituzionali degli Enti Locali, del mondo dell'impresa, del lavoro, della finanza, raccolti nell'ambito del Consorzio per lo Sviluppo del Polesine. Quest'organismo, unito in una espressione così composita e significativa per il nostro territorio, non può restare a guardare l'evoluzione di questo progetto che tradisce gli scopi iniziali e si affaccia alla sua realizzazione in un mondo che è radicalmente cambiato dopo l'11 settembre scorso.I Balcani, certamente non lontani da questa terra, come può essere l'Afganistan, vengono indicati dagli esperti militari come probabile teatro di una radicalizzazione ed enfatizzazione di azioni destabilizzanti ad opera del fondamentalismo islamico, che ci potrebbero anche coinvolgere.I nostri rappresentanti parlamentari che in tutto il lungo periodo della gestazione del progetto Terminal sino ai nostri giorni, hanno brillato per la tiepidezza o assenza delle loro prese di posizione, devono farsi sentire e rappresentare a livello parlamentare la fondata e legittima preoccupazione dei Polesani davanti a questo progetto, tanto più nell'attuale contesto di guerra.Anche la Provincia, come entità di raccordo dello sviluppo del territorio polesano non ha certo brillato nell'assumere una qualsiasi forma di decisione al riguardo. Pure la Regione, attraverso la quale è stato dato il primo parere di fattibilità al progetto, non sembra aver valutato sufficientemente le implicazioni sociali e gli impatti reali che questo progetto può comportare nel fragile tessuto delitizio.La legittima celebrazione del riscatto economico e sociale del Polesine, che celebriamo oggi a distanza di 50 anni dalla catastrofe dell'alluvione del '51, dovrebbe essere anche l'occasione per meditare sulla ricorrente frase apparsa dopo la più recente data dell'11 settembre scorso: "niente sarà come prima". Per questo, interrogarsi più a fondo e con senso di responsabilità anche verso le generazioni future è un fatto che deve riguardare il progetto del Terminal gasiero, troppo entusiasticamente trainato all'interno del Polesine, senza realmente sapere che cosa potrebbe riservarci il suo ventre di fuoco. Pietro Tracco

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