Da "Il Gazzettino-cronache di Rovigo" del 4 Giugno 2002: <<INCHIESTA. Il Tribunale del Riesame ha accolto la richiesta del sostituto procuratore Manuela Fasolato. Estrazioni metano, sì al sequestro. Riconosciuti il rischio subsidenza, alluvioni ed esondazioni per l’attività dei pozzi Naomi-Pandora e Irma-Carola>>

Sequestrate il giacimento Naomi-Pandora con i quattro pozzi, l'Irma-Carola che verrà sfruttato con due pozzi da costruire entro l'anno e la conduttura sottomarina per il trasporto di gas-metano alle raffinerie di Casalborsetti attraverso la piattaforma Garibaldi T. La clamorosa decisione è stata presa ieri mattina dal giudici del Tribunale del Riesame che hanno completamente accolto la richiesta del sostituto procuratore Manuela Fasolato la quale si era appellata dopo che il gip Oggioni le aveva respinto l'istanza di sequestro cautelare degli impianti Eni-Agip.

Ora dovrà pronunciarsi la Cassazione affinchè il provvedimento diventi escutivo, ma per l'inchiesta il risultato parziale ottenuto ieri è importantissimo. Sono stati riconosciuti i rischi di alluvione ed esondazioni nel Polesine causati dalla subsidenza provocata dalle estrazioni, anche di quelli da Irma Carola che si trova a sud del parallelo del Po di Goro, ma confinante con il parallelo tangente.

Da "Il Gazzettino-cronache di Rovigo" del 4 Giugno 2002: <<«Un provvedimento che tutela il Polesine»>>

«Senza enfasi si tratta del provvedimento più coraggioso e più a tutela delle sorti e l'incolomità della nostra provincia che sia mai stato adottato». È il parere dell'avvocato Luigi Migliorini che nell'inchiesta rappresenta l'Ente Parco Delta del Po.

«L'Ente Parco credo abbia dimostrato, partecipando al giudizio, che non ha una visione estetizzante e imbalsamatoria dell'ambiente, ma una moderna visione dinamica che parte dall'esigenza di cautelare in ogni modo l'incolumità pubblica che è un concetto ben diverso da quello di ingessare il territorio».

«È molto importante - continua il legale - che sia stata rigettata l'eccezione di incompatibilità territoriale del pubblico ministero sollevata da alcuni autorevoli difensori, perchè, indipendentemente dal sequestro, il pubblico ministero Fasolato potrà continuare ad indagare accuratamente, con un'attività estremamente importante a tutela delle genti del Polesine e dell'intero territorio della provincia».

Da "Il Gazzettino-cronache di Rovigo" del 4 Giugno 2002: <<"Appare chiaro che se la ragionevole...>>

"Appare chiaro che se la ragionevole prospettiva di forti mareggiate, alluvioni e,o esondazioni vi sia, non potrà non esservi quella prospettiva di pericolo per la pubblica incolumità".

È il passo decisivo dell'articolata sentenza con la quale i giudici del Tribunale del Riesame hanno accolto il ricorso della Procura disponendo il sequestro cautelare della piattaforma Naomi-Pandora e i quattro pozzi collegati, del giacimento Irma-Carola e della sea-line, la conduttura sottomarina di 32,3 chilometri per il trasporto del gas metano alle raffinerie di Casalborsetti nel Ravennate attraverso la piattaforma Garibaldi T che si trova al largo della costa emiliano-romagnola.

Dopo 12 giorni di attesa ieri mattina i giudici Bertolino, Stifano e Testoni hanno depositato la sentenza relativa all'udienza del 23 maggio scorso, dopo che il 9 aprile il Gip Oggioni aveva respinto l'istanza della Procura. Un'udienza che si era combattuta a colpi di perizie e di luminari. Da una parte il sostituto procuratore Manuela Fasolato che ha posto sul tavolo studi e relazioni dei professori Giuseppe Ricceri, Bernhard Schrefler, dell'ingegner Mario Zambon e del geologo professor Sandro Nosengo e dall'altra l'agguerrito collegio difensivo dei vertici di Agip ed Eni guidato dai professori Stella e Dell'Anno che si sono avvalsi della perizia del professor Vicenzo Francani.

Sulla storica decisione del Tribunale del Riesame hanno notevolmente influito le perizie dei consulenti della Procura le quali, come hanno rilevato i giudici, hanno sottolineato «il rischio di abbassamento del territorio e quindi la subsidenza, l'arretramento del litorale provocati dalle estrazioni di gas metano al largo delle coste del Delta». In particolare hanno avuto un peso determinante le conclusioni di Nosengo e Zambon che hanno "quantificato" anche in 40 chilometri le conseguenze delle estrazioni con la destabilizzazione delle difese costiere, l'innalzamento dell'alveo dei fiumi e le possibilità di esondazioni. «Risultanze - hanno rilevato i tre giudici del Riesame -, in netto contrasto con la consulenza del professore Francani.

Visibilmente contento il sostituto procuratore Manuela Fasolato che però si è limitata a un laconico «sono molto soddisfatta dell'esito».

È stato proprio il magistrato rodigino, con un'indagine aperta di propria iniziativa un anno fa e condotta con il prezioso ausilio del Carabinieri del Noe (Nucleo operativo ecologico), a mettere in evidenza i rischi per il Polesine e la necessità di una fondamentale tutela dell'ambiente. Un'indagine che vede dodici indagati, in concorso, per disastro doloso, tentata inondazione, tentato danneggiamento di persone, edifici pubblici, opere destinate all'irrigazione, piante; distruzione o deturpamento di bellezze naturali; abuso d'ufficio; violazione delle norme che tutelano il territorio soggetto a vincolo naturale e paesaggistico.

L'indagine ha scosso i vertici dell'Eni con indagati l'amministratore delegato Vittorio Mincato e il direttore generale Stefano Cao, quelli dell'Agip con il presidente del Consiglio d'ammministrazione dal 30 maggio 1995 al 31 dicembre 1998 Guglielmo Moscato e il procuratore dal 31 gennaio 1997 Innocenzo Titone. Inoltre ci sono G. Dossena, responsabile dello studio di impatto ambientale presentato dall'Eni Spa per lo sviluppo dei "campi" Naomi-Pandora e Irma-Carola al largo del Delta; Gennaro Visconti, capo della Direzione generale energia e risorse minerarie del Ministero dell'Industria; Domenico Martino, direttore dell'Unmig (Ufficio nazionale minerario idrocarburi e geotermia dell'Italia settentrionale); nonchè Willy Boccola, Carlo De Magistris, Sergio Malcevischi, V. Amodio e Maria Rosa Vittadini, i primi quattro componenti del Gruppo istruttore della Commissione per la valutazione degli impianti ambientali e la donna Direttore generale del Ministero dell'Ambiente e presidente della Commissione che l'1 giugno 2000 ha fornito il parere positivo per il progetto di coltivazione degli idrocarburi.

Un'inchiesta che prevede un ulteriore corposo filone riguardante il progetto Alto-Adriatico, ossia gli 83 pozzi per l'estrazione del gas-metano tra il Po di Goro e il Tagliamento, quindi in una vasta area che comprende Polesine, Chioggia e Venezia.

La sentenza non significa l'immediato sequestro di pozzi e giacimenti (Naomi-Pandora si trova a 35 chilometri dalle coste del Delta ed è già attivo; Irma-Carola, situato a 20 chilometri dalla costa, esiste come giacimento, ma non sono ancora stati realizzati i due pozzi per l'estrazione del metano e tantomeno il collegamento con Naomi-Pandora per sfruttare la stessa conduttura, la costruzione è prevista entro il 2002) in quanto entro dieci giorni gli indagati presenteranno ricorso in Cassazione, ma si tratta di un'importante successo parziale per la Procura rodigina e l'intero Polesine. Solo se avvalorato dalla Suprema Corte il sequestro cautelare diventerà esecutivo.

Intanto il Tribunale del Riesame ha accolto completamente l'impostazione della Procura, respingendo pure il tentativo dei difensori di spostare l'inchiesta da Rovigo, rigettando l'eccezione di incompatibilità territoriale.

Da "Il Gazzettino-cronache di Rovigo" del 4 Giugno 2002: <<«Attendiamo risposte dai tecnici dell'Agip»>>

«Non posso che esprimere soddisfazione per l'accoglimento dell'impostazione dell'indagine. È uno stimolo importante per il pubblico ministero Fasolato, un punto a favore notevole». L'avvocato Matteo Ceruti rappresenta Italia Nostra che sin dal primo momento si è schierata a fianco della Procura. «Ero obiettivamente incerto sull'esito del ricorso - continua il legale rodigino - anche se abbiamo sempre creduto nella validità dell'impostazione dell'inchiesta e l'efficacia della consulenze».

Per il Polesine che cosa rappresenta questa decisione? «D'ora in poi la provincia non potrà più essere trattata da terzo mondo e ci dovrà essere un'attenzione particolare da parte degli organismi di controllo come la Regione, a favore in questo caso contraria agli interessi del Polesine per il Terminal, o il Ministero dell'Ambiente che ha tentato di arrivare a una mediazione chiudendo un occhio sulle conseguenze delle estrazioni nella terraferma. Attendiamo risposte dai tecnici dell'Agip sui rilievi fatti in relazione a subsidenza e dimensione reali dei giacimenti».