Da "Il Gazzettino-cronache di Rovigo" del 6 Febbraio 2003: <<L’INCHIESTA. Eseguito il provvedimento emesso dal pm Fasolato. Domani i vertici dell’Ente saranno in Procura a Rovigo. La piattaforma Eni non è più in funzione. I carabinieri del Noe hanno applicato i sigilli a tutte le valvole di presa e di trasferimento>>

I carabinieri del Noe di Venezia hanno eseguito il provvedimento di sequestro della piattaforma Irma-Pandora dell'Eni che si trova trenta chilometri a largo della costa polesana. I militari dell'Arma hanno raggiunto il giacimento a bordo di un elicottero del 13. stormo dell'Arma di Forlì seguendo un elicottero dell'Eni. All'operazione ha partecipato anche un natante. I sigilli sono stati posti a tutte le valvole di presa e trasferimento. La piattaforma, che è telecomandata da terra, da ieri non è più in funzione. Già sabato, saputo che la Cassazione aveva respinto il ricorso, l'Eni aveva provveduto ad avviare le procedure per la chiusura dell'impianto. Domani i vertici dell'Eni saranno a Rovigo per incontrare il pubblico ministero Manuela Fasolato. che da due anni conduce l'inchiesta sul rischio subsidenza.

Messi i sigilli alla piattaforma dell'Eni. Ieri un elicottero ed un natante dei carabinieri del Noe hanno raggiunto il giacimento nell’Adriatico

Ieri mattina i carabinieri del Nucleo operativo ecologico di Venezia hanno raggiunto la piattaforma Naomi-Pandora dell'Eni in Adriatico per dare esecuzione al provvedimento di sequestro preventivo firmato dal pubblico ministero Manuela Fasolato.

L'elicottero del 13. stormo di Forlì dell'Arma è stato preceduto da quello dell'Eni e seguito da un natante, sempre dei carabinieri. I mezzi sono partiti dall'eliporto dell'Eni di Marina di Ravenna agli ordini del maresciallo Lagatolla, comandante del Noe. I militari hanno provveduto a porre i sigilli alle valvole di presa e di trasferimento. L'Ente nazionale idrocarburi aveva comunque già avviato le procedure per la chiusura della piattaforma sabato scorso, appena saputo della sentenza della Cassazone.

Domani i vertici dell'Eni, accompagnati dall'avvocato Federico Stella, saranno a Rovigo per incontrare il sostituto procuratore Fasolato.

Il provvedimento di sequestro preventivo del giacimento e dei quattro pozzi, attivi dal luglio del 2000, è diventato esecutivo dopo che la Cassazione ha respinto il ricorso presentato dall'Eni. Ricorso che era scaturito dopo che il Tribunale del Riesame aveva accolto l'istanza del pubblico ministero Fasolato dopo che il Tribunale di Rovigo non aveva ammesso la richiesta di sequestro.

Secondo quanto sottolineato dai periti Zambon, Nosengo,Ricceri e Schrefler, i rischi di subsidenza e di danno all'ambiente dovuti alle estrazioni in Alto Adriatico sarebbero rilevanti. Una tesi che è stata accolta dai giudici della Suprema corte, ai quali l'Eni aveva presentato le relazioni dei propri consulenti.

I sigilli sono stati posti alla piattaforma Naomi-Pandora, che si erge in Adriatico, a 35 chilometri dalla costa in corrispondenza del parallelo del Po di Goro, ai quattro pozzi per l'estrazione di gas metano che sono in attività dal luglio 2000 e alle sea lines lunghe complessivamente 32 chilometri che portano il tesoro energetico fino a Casal Borsetti, in provincia di Ravenna. Si tratta del primo sequestro del genere che avviene in Italia ed è stato accolto con soddisfazione dalle associazioni ambientalistiche e dagli amministratori pubblici dei Comuni del Bassopolesine.

La piattaforma è telecomandata da terra e dunque non vi sono problemi di sicurezza.