Da "Il Gazzettino-cronache di Rovigo" del 9 Maggio 2002: <<INCHIESTA. L’indagine del sostituto procuratore Manuela Fasolato sta scoperchiando interessi contrapposti Estrazioni, intrecci pericolosi Funzionari ministeriali indagati e i tre ministeri come parti offese. Il ruolo delle Regioni>>

Sta emergendo una serie di intrecci pericolosi. L'inchiesta della procura cittadina sulle estrazioni di gas al largo delle coste del Delta, e con un secondo filone nell'intera striscia di mare da Bibione a Ravenna (il Progetto Alto Adriatico), sta facendo emergere un evidente conflitto d'interessi tra organi dello Stato, Ministeri, Regioni, Province, Comuni che hanno assunto o assumono posizioni differenti e spesso contrapposte nei confronti dei progetti di Eni e Agip. Tra i 12 indagati ci sono funzionari ministeriali e tra le parti offese figuranno i ministeri dell'Industria, dell'Ambiente e dell'Economia e Finanze. Il 23 maggio verrà esaminato il ricorso per la richiesta di sequestro delle due piattaforme e in quella occasione anche Regioni, Province e Comuni potranno presentare delle memorie per consolidare le loro posizioni in merito alle estrazioni e si vedranno quelle opposte, come Veneto e Emilia Romagna.

Da "Il Gazzettino-cronache di Rovigo" del 9 Maggio 2002: <<IL DECRETO RONCHI. Ammessa la sperimentazione solo a grande distanza dalla costa>>

È vietata l'attività di coltivazione di drocarburi liquidi e gassosi entro 12 miglia nautiche, circa 22 km dalla linea di costa. Con apposito accordo di programma tra il Ministro dell'ambiente, Regione Veneto e Concessionario del titolo minerario sono individuati i giacimenti più lontani dalla costa per i quali possa essere individuata una prima fase sperimentale di coltivazione. Sono i contenuti principali del Decreto Ronchi che l'Eni avrebbe cercato di aggirare con le concessioni Naomi-Pandora e Irma-Carola nei pressi del parallelo della foce del Po di Goro.

Da "Il Gazzettino-cronache di Rovigo" del 9 Maggio 2002: <<Emendamento alla Finanziaria e disegno di legge Turroni>>

Il 7 giugno scorso il senatore dei Verdi Sauro Turroni, insieme ad altri colleghi Verdi, ha presentato un disegno di legge con le norme per la protezione del territorio lagunare e costiero della Regione Veneto dalla subsidenza.

In Commissione ambiente, inoltre, è stato presentato un emendamento alla Finanziaria che è stato approvato all'unanimità e prevede l'estensione al Golfo di Venezia dal parallelo passante dalla foce del Tagliamento a quello per la foce del Po di Goro del divieto di prospezione ricerca e coltivazione di idrocarburi. Il provvedimento sarà discusso in aula, ma l'emendamento è stato fatto "proprio" dalla Commissione che lo ha votato all'unanimità e per questi motivi ha una forza molto rilevante. Essendo un collegato alla Finanziaria può essere solo bocciato, non emendato o snaturato.

Per evitare che i danni vengano provocati da permessi, autorizzazioni e concessioni in atto perchè prosegue il suo iter anche il disegno di legge. Esso vieta esplicitamente qualsiasi attività nella laguna di Venezia e nel territorio della provincia di Rovigo, estendendola dal Tagliamento al Po di Goro entro le 12 miglia marine dalla costa. Nel tratto di mare territoriale compreso tra il limite delle 12 miglia marine dalla costa e il limite del confine concordato della piattaforma continentale italiana si applicano le disposizioni che impongono la valutazione d'impatto ambientale a tutti i giacimenti, alle istanze di permesso di prospezione, ricerca e concessione di coltivazione presentate anche prima dell'entrata in vigore del blocco inserito con l'emendamento. In sostanza, se approvato, si tratta di un rafforzamento sotto forma di legge del Decreto Ronchi.

Da "Il Gazzettino-cronache di Rovigo" del 9 Maggio 2002: <<Miliardi di euro e interessi contrapposti. Il 23 maggio, davanti al Tribunale del Riesame, Regioni, Province e Comuni potranno presentare delle memorie >>

Nell'ambito dell'inchiesta sulle estrazioni di gas al largo delle coste del Delta, e con un secondo filone nell'intera striscia di mare da Bibione a Ravenna (il Progetto Alto Adriatico), emerge un evidente conflitto d'interessi tra organi dello Stato, Ministeri, Regioni, Province, Comuni che hanno assunto o assumono posizioni differenti e spesso contrapposte nei confronti dei progetti di Eni e Agip. Inoltre, la presenza tra i 12 indagati, individuati dal sostituto procuratore Manuela Fasolato, di funzionari dei due enti petroliferi, ma soprattutto del Ministero dell'Industria e del Ministero dell'Ambiente e l'indicazione tra le parti offese di questi due ministeri oltre a quello dell'Economia e Finanze crea situazioni a dir poco curiose. Come curiosa sarà la posizione che prenderà l'Avvocatura dello Stato.

L'amministratore delegato dell'Eni Vittorio Mincato e il direttore generale Stefano Cao, il presidente del Consiglio d'amministrazione dell'Agip nel periodo 1995-1998 Guglielmo Moscato e il procuratore della società Innocenzo Titone; G. Dossena, responsabile dello studio di impatto ambientale presentato dall'Eni Spa per lo sviluppo dei "campi" Naomi-Pandora e Irma-Carola al largo del Delta; Gennaro Visconti, capo della Direzione generale energia e risorse minerarie del Ministero dell'Industria; Domenico Martino, direttore dell'Unmig; Willy Boccola, Carlo De Magistris, Sergio Malcevischi, V. Amodio e Maria Rosa Vittadini, i primi quattro componenti del Gruppo istruttore della Commissione per la valutazione degli impianti ambientali e la donna Direttore generale del Ministero dell'Ambiente e presidente della Commissione che l'1 giugno 2000 ha fornito il parere positivo per il progetto di coltivazione degli idrocarburi, sono indagati diconcorso in disastro doloso; in tentata inondazione; in tentato danneggiamento di persone, edifici pubblici, opere destinate all'irrigazione, piante; distruzione o deturpamento di bellezze naturali; violazione delle norme che tutelano il territorio soggetto a vincolo naturale e paesaggistico.

Il 23 maggio il Tribunale del riesame di Rovigo esaminerà la richiesta di sequestro cautelare (respinta dal gip Oggioni) della piattaforma Naomi-Pandora e del giacimento Irma-Carola e in quell'occasione si vedrà la posizione che assumeranno in tutta la vicenda i vari enti. Una vicenda che tocca i grandi interessi e la potentissima lobby rappresentata da Eni e Agip. Il 23 maggio gli enti indicati come parti offese, e quindi coinvolti nell'inchiesta avendo ricevuto l'informazione di garanzia, potranno presentare delle memorie e far sentire davanti ai giudici le loro ragioni a supporto della Procura.

E se i comuni polesani si sono già espressi contro le estrazioni, e la Regione Veneto ha collaborato con il Ministero dell'Ambiente per il Decreto Ronchi, diversa posizione hanno sempre assunto le province di Ferrara e Ravenna e la Regione Emilia Romagna che, nonostante il grave dazio pagato alla subsidenza, hanno sempre avuto una sorta di "occhio di riguardo" per i progetti di sfruttamento dei giacimenti. Il 23 maggio sarà un importante giorno di verifica, anche a riguardo di interessi per miliardi di euro.

Da "Il Gazzettino-cronache di Rovigo" del 9 Maggio 2002: <<IL SECONDO FILONE. A giugno l'esito della perizia sul Progetto Alto Adriatico>>

A giugno i periti consegneranno alla Procura l'esito della consulenza sul "Progetto di sviluppo Alto Adriatico" che prevede lo sfruttamento di 14 su 15 giacimenti tra la foce del Tagliamento e quella del Po di Goro. All'opera ci sono i professori universitari della facoltà di ingegneria di Padova, Ricceri e Schleffer, insieme al geologo genovese Nosengo. Devono esaminare l'iter e l'istruttoria che hanno portato all'approvazione del decreto legge del 3 dicembre 1999, il Decreto Ronchi.

Da "Il Gazzettino-cronache di Rovigo" del 9 Maggio 2002: <<LE REAZIONI. Il Parco si costituisce parte civile>>

Il Parco è pronto a costituirsi parte civile nel procedimento eventuale contro l'Eni. Nella riunione del comitato esecutivo convocata per definire l'assemblea del prossimo 22 maggio per approvare il bilancio consuntivo 2001 e il previsionale 2002 (quest'ultimo varato prima del periodo di commissariamento), l'ente presieduto da Dimer Manzolli ha deciso di seguire in prima persona la vicenda giudiziaria delle autorizzazioni alle estrazioni del gas metano in Alto Adriatico e quindi nella zona di mare prospiciente il Parco del Delta. L'Ente, inoltre, si offrirà come coordinatore dei vari Comuni del Delta per le varie iniziative che potranno essere avviate, mettendo così in essere la funzione stessa del Parco, poiché il problema della salvaguardia dell'ambiente è unico per tutto il territorio dell'area protetta.

Nel prosieguo della seduta, il comitato ha anche deliberato l'adesione al Gal Delta Po, che aveva accolto la richiesta pervenutagli. Chiarita pure una variazione di bilancio, per introitare un contributo di 103mila euro per l'area boscata Tenuta Gozzi ad Ariano. Il Parco, infine, farà proprio il concorso "Delta Po poesia" avviato dal Comune di Rosolina.

Da "Il Gazzettino-cronache di Rovigo" del 9 Maggio 2002: <<Il mondo ambientalista tira un...>>

Il mondo ambientalista tira un sospiro di sollievo. L'inchiesta della Procura della Repubblica di Rovigo, infatti, non è altro che una conferma dei timori, delle preoccupazioni e di tutte le ansie in più occasioni segnalate dalle associazioni che da anni lottano tenacemente per la difesa dell'ecosistema deltizio.I commenti sono infatti la dimostrazione fedele dell'atmosfera che regna in queste ore tra gli ecologisti.«Forza Fasolato - attacca senza tante esitazioni Massimo Benà, responsabile provinciale del Wwf - è da tempo che segnalavamo la pericolosità dei progetti di estrazione di metano in Alto Adriatico. Per noi quello che sta accadendo in questi giorni va più che bene, bisogna assolutamente procedere su questa strada. Non penso che ci debbano essere dubbi, le estrazioni sono un vero e proprio pericolo per il nostro territorio. Per questo come associazione diamo il pieno e totale appoggio al lavoro che sta svolgendo la magistratura. Il fronte del no è davvero ampio, non vedo chi potrebbe sostenere il progetto di estrazione del gas metano. Insomma non ci sono davvero dubbi».Anche Italia Nostra ribadisce il pieno e sostanziale appoggio all'azione della magistratura, ricordando di essere parte offesa e sottolineando l'attesa per l'udienza fissata per il 23 maggio.«Per prima cosa - dice l'avvocato Gianluigi Ceruti, padre storico del movimento ambientalista - è bene ricordare anche in questa fase i danni provocati dalle estrazioni di metano negli anni '60 e '70. E da lì che era partita l'opposizione da parte della popolazione. Apprezziamo il lavoro che sta svolgendo oggi la magistratura, il Delta è un patrimonio ambientalistico che deve assolutamente essere preservato. Tanto per essere ancora più chiari il terminal gasifero e le estrazioni arrecano pregiudizio anche a città come Chioggia e Venezia. Serve una reazione decisa, non solamente contro le estrazioni, ma anche contro tutti qui progetti che compromettono il territorio. Non dimentichiamoci che il Delta fa parte del progetto Mab dell'Unesco».Ceruti spiega nel dettaglio come bisogna fare per difendere veramente il Delta.«Io sono sempre stato a favore del Parco nazionale, perchè questo territorio ha bisogno di una protezione molto più ampia di quella attuale. Però è bene chiarirci su un punto fondamentale. In questa zona non si possono fare zone industriali, terminal del gas e porti turistici perchè siamo in presenza di una risorsa unica che necessita di azioni in sintonia con la sua natura. Agli amministratori, che negli ultimi tempi hanno approvato questi progetti, chiedo maggiore coerenza. La centrale di Porto Tolle, ad esempio, doveva essere chiusa, una volta per tutti dobbiamo capire quali sono gli interessi da difendere. Ecco perchè chiedo da subito la creazione del Parco nazionale che è l'unica soluzione per cambiare la mentalità».A tal proposto l'avvocato Ceruti torna a ribadire anche i buoni risultati occupazionali ottenuti in diversi parchi (l'esempio più significativo resta sempre quello delle aree protette degli Stati Uniti) che continuano a veder incrementare ogni anni il numero dei visitatori e il conseguente giro di affari. Una strada, questa, che deve essere assolutamente percorsa al fine di assicurare risposte concrete anche sul fronte occupazionale. Per un'area come quella del Delta non è poco.