Da "Il Gazzettino-cronache di Rovigo" del 10 Maggio 2002: <<Un'interrogazione parlamentare sulle estrazioni di gas... >>

Un'interrogazione parlamentare sulle estrazioni di gas nell'Alto Adriatico. L'hanno firmata le onorevoli Luana Zanella e Laura Cima chiedendo una risposta scritta al ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e al ministro delle attività produttive.

Dopo una lunga ed articolata premessa sulla formazione geologica del territorio, la subsidenza che «indebolisce il sistema delle "difese a mare" che si sta ricostruendo e consolidando da alcuni anni, e innesca processi di erosione che confliggono con l'uso turistico-balneare delle spiagge», e sottolineando quanto sta emergendo nell'inchiesta della Procura di Rovigo, le due parlamentari chiedono di: «bloccare le concessioni rilasciate alle società Eni e Agip per l'estrazione di metano disponendo la chiusura degli impianti oggi operanti nella zona del Po di Goro e annullando il progetto per la coltivazione di 16 giacimenti con 83 pozzi e 20 piattaforme e un gasdotto di 130 chilometri che dovrebbe far arrivare il gas a Porto Viro, Cavarzere e Manerbio; verificare l'operato dei tecnici del Ministero dell'Ambiente e delle Attività Produttive che avevano autorizzato le attività estrattive intraprese dalle società Eni e Agip e l'istituzione una commissione tecnico-scientifica al più alto livello con il compito di accertare in via definitiva l'incompatibilità e la pericolosità per l'ambiente e per il patrimonio storico-culturale delle prospezioni di idrocarburi nell'Alto Adriatico».

Da "Il Gazzettino-cronache di Rovigo" del 10 Maggio 2002: <<INCHIESTA. Intervento dei Verdi «Estrazioni, l'Eni sfrutta compiacenze altolocate». "Da rivedere i progetti per Terminal e Centrale">>

«Da sempre siamo stati contrari alle concessioni all'estrazione di gas in Alto Adriatico e come noi le associazioni ambientaliste. Si sono pronunciate contro più volte anche amministrazioni comunali veneziane e polesane, le amministrazioni provinciali interessate e la stessa Regione Veneto. L'Eni, nonostante ciò, è riuscita sino ad oggi ad andare avanti, sfruttando compiacenze e conoscenze ad alto livello». Non usa mezzi termini la Federazione regionale Verdi del Veneto che interviene sulle estrazioni di gas e la relativa inchiesta della Procura rodigina.

«La nostra contrarietà parte dai pericoli insiti a questa attività, i danni provocati dall'estrazione di metano negli anni 60-'70 sono ancora ben impressi nella nostra memoria e in quella delle popolazioni rivierasche polesane e veneziane, per allargarsi alla critica di un modello di sviluppo che, oltre a questo progetto si basa su altri progetti non sostenibili con la fragilità e la particolarità ambientale di questo territorio, come il Terminal Gasifero al largo di Porto Viro o la Centrale Termoelettrica di Porto Tolle, per stare ai progetti più conosciuti e controversi. In molti abbiamo e stiamo lottando contro l'approvazione dell'uno o dell'altro progetto, cercando di sostenere la necessità di riconsiderare lo sviluppo di questo territorio con insediamenti economici sostenibili e compatibili con l'ambiente, che rendano lo strumento Parco un volano di sviluppo, come può essere e come, purtroppo, non è oggi, allargandolo alle stesse province emiliano-romagnole del territorio del Delta».

Analizzando i termini dell'inchiesta i Verdi aggiungono: «L'inchiesta e gli avvisi di garanzia a dirigenti Eni, Agip, del Ministero dell'Ambiente e dell'Industria e ad alti funzionari della Commissione di Valutazione di impatto ambientale nazionale, non fa che ribadire la giustezza delle tante azioni di opposizione a questi progetti. Il "Progetto Alto Adriatico" sembra sia stato ottenuto attraverso documentazione falsa o, in ogni caso, manipolata al momento della valutazione, in concorso con la compiacenza di funzionari e dirigenti della Commissione Via e dei Ministeri dell'Ambiente e dell'Industria. Il tutto al fine di favorire ancora una volta le logiche industriali di gruppi potenti come l'Eni e Agip, senza alcuna considerazione per le conseguenze ambientali e giocando negli interstizi concessi dalle leggi vigenti, favoriti anche da una cultura compiacente verso questo tipo di sviluppo, presente e radicata nello stesso Centro Sinistra, a quel tempo, al governo del Paese».

«Le accuse minano la credibilità della stessa procedura di VIA che, come appare sempre più evidentemente anche in ambito regionale, è sempre più sottratta ad un giudizio imparziale di natura tecnica per rifarsi ai condizionamenti politici che sottendono alle decisioni su questo o quel progetto. Questo è un fatto grave, che da tempo denunciamo e che rende legittimi i dubbi sulle decisioni prese o che si stanno prendendo in queste settimane a favore di altri due importanti e altrettanto pericolosi progetti: il Terminal Gasifero e la conversione ad orimulsion della Centrale Termoelettrica di Porto Tolle. Questo nuovo fatto deve favorire la ripresa di attenzione verso questi progetti, la loro evidente non sostenibilità con il territorio del Delta, smascherando reticenze, connivenze, possibili mercanteggiamenti nei corridoi regionali e ministeriali. L'azione della magistratura ha il pregio di favorire la riapertura della discussione in merito, di squarciare il velo dell'ipocrisia e della supposta legittimità dei progetti sulla base di giudizi "tecnici" che di tecnico hanno ben poco, ma questo non è sufficiente».