Da "Il Gazzettino-cronache di Rovigo" del 11 Marzo 2003: <<L'INCHIESTA. Ieri mattina in via Verdi è stato interrogato l'ingegnere Luciano Sgubini, direttore generale della Divisione gas & power. Eni, gli indagati respingono le accuse.Consegnato al pm Fasolato un memoriale nel quale si spiegano compiti e incarichi dei manager>>
È durato un'ora e mezza l'interrogatorio di Luciano Sgubini, il direttore generale della Divisione gas & power dell'Eni , indagato per registro degli indagati con le ipotesi accusatorie che vanno dal disastro colposo all'inondazione, dal danneggiamento al deturpamento di bellezze ambientali e paesaggistiche. Sgubini è arrivato in via Verdi verso le dieci e un quarto. Quindi, accompagnato dagli avvocati Federico Stella e Franco Palmiro Tosini è salito al secondo piano del palazzo di Giustizia ed è entrato nell'ufficio del sostituto procuratore Manuela Fasolato, che da un anno e mezzo sta coordinando le indagini sulle estrazioni in Adriatico e il pericolo subsidenza. Al termine dell'interrogatorio, l'ingegner Sgubini non ha voluto rilasciare alcuna dichiarazione. «Abbiamo fatto dei passi avanti», ha commentato il professor Stella che poi si è limitato ad aggiungere: «L'Eni ha confermato la più totale collaborazione con la magistratura».

L'INCHIESTA. Il professor Stella, legale del colosso energetico, ha sottolineato che sono stati fatti "importanti passi avanti". L'Eni offre la massima collaborazione. Per un'ora e mezzo il pm Fasolato ha interrogato l'ingegnere Sgubini, direttore della Divisione gas

È durato un'ora e mezza l'interrogatorio di Luciano Sgubini, il direttore generale della Divisione gas & power dell'Eni . Il nome dell'ingegnere è stato iscritto nel registro degli indagati con le ipotesi accusatorie che vanno dal disastro colposo all'inondazione, dal danneggiamento al deturpamento di bellezze ambientali e paesaggistiche.

Sgubini è arrivato in via Verdi verso le dieci e un quarto. Quindi, accompagnato dagli avvocati Federico Stella e Franco Palmiro Tosini è salito al secondo piano del palazzo di Giustizia ed è entrato nell'ufficio del sostituto procuratore Manuela Fasolato, che da un anno e mezzo sta coordinando le indagini sulle estrazioni in Adriatico e il pericolo subsidenza.

Al termine dell'interrogatorio, concluso un quarto d'ora prima di mezzogiorno, l'ingegner Sgubini non ha voluto rilasciare alcuna dichiarazione. «Abbiamo fatto dei passi avanti», ha commentato il professor Stella che poi si è limitato ad aggiungere: «L'Eni ha confermato la più totale collaborazione con la magistratura».

In realtà, il legale del colosso energetico ha consegnato al pubblico ministero Fasolato un lungo memoriale riassumendo incarichi e compiti dei vari funzionari e manager della società. Come dire: se anche ci fossero state delle irregolarità, gli indagati dell'Eni occupano livelli talmente alti che non potevano saperne niente. Il direttore generale della Divisione gas & power, si va ad aggiungere all'amministratore delegato Vittorio Mincato e al direttore generale dell'Ente Stefano Cao.

L'inchiesta sulle estrazioni di gas-metano in Adriatico ha preso il via nel 2001. Se ne venne a sapere qualcosa quando i carabinieri si presentarono nelle sedi dell'Eni , del Ministero dell'Ambiente e delle Attività Produttive, acquisendo i documenti riguardanti le richieste e le concessioni di sfruttamento. Nella primavera del 2002 il magistrato inviò una dozzina di avvisi di garanzia per i reati di disastro, inondazione, danneggiamento, abuso d'ufficio e deturpamento ambientale. Sul registro degli indagati, tra gli altri, ci finiscono Vittorio Mincato amministratore delegato dell'Eni , Stefano Cao direttore generale dell'Eni , Guglielmo Moscato presidente di Agip e Giancarlo Dossena responsabile dello studio di impatto ambientale presentato dall'Eni , e anche alcuni uomini dei ministeri e degli enti preposti ai controlli, fra cui Domeni co Martino direttore dell'Ufficio Nazionale Minerario Idrocarburi e Geotermia per l'Italia Settentrionale, Maria Rosa Vittadini direttore generale del ministero per l'Ambiente, Gennaro Visconti direttore generale del ministero dell'Industria e quattro componenti della commissione per la valutazione degli impatti ambientali. Gli indagati sono stati interrogati fra ottobre e novembre dai carabinieri del Nucleo Operativo Ecologico di Venezia. L'Eni ha negato che l'estrazione di gas-metano possa causare subsidenza e danni ambientali. I funzionari ministeriali hanno sostenuto che le concessioni rilasciate erano regolari. Il 5 febbraio scorso, dopo che la Cassazione ha accolto il ricorso del pm Fasolato, sono stati posti i sigilli alla piattaforma che si trova trenta miglia al largo della costa polesana.