Da "Il Gazzettino-cronache di Rovigo" del 13 Febbraio 2002: <<PORTO VIRO-PORTO TOLLE. Renzo Marangon si dichiara confortato dalla bocciatura del ricorso. Decreto Ronchi resiste all'Eni. "Il piano di interventi energetici recepisce in pieno le limitazioni e i vincoli già esistenti">>

Non c'è alcun pericolo: il decreto Ronchi resta valido anche se il Governo Berlusconi intende promuovere il piano di interventi nel comparto energetico in cui si parla di estrazioni di metano in Alto Adriatico. Lo sostiene Renzo Marangon, consigliere regionale e capogruppo di Forza Italia a palazzo Ferro Fini. «Ci sono due aspetti da tenere presenti - spiega - strettamente collegati l'un l'altro. Il primo riguarda il decreto Ronchi (che impedisce la coltivazione di giacimenti di gas oltre le 12 miglia dalla costa e che dopo questo limite consente una ridotta sperimentazione) contro cui l'Eni spa aveva presentato ricorso al Presidente della Repubblica». Nell'istanza si parlava di eccesso di poteri, violazioni e false applicazioni di decreti legge, tendendo a far eliminare tutti gli atti precedenti o che avevano supportato il Decreto firmato dall'ex Ministro dell'ambiente d'intesa con il presidente della Giunta regionale del Veneto Giancarlo Galan. «Il presidente Ciampi - continua Marangon - ha chiesto il parere al Consiglio di Stato, seconda sezione affari consultivi che ha giudicato il "ricorso infondato", quindi il Presidente lo ha respinto in toto».

«Il Cipe, presieduto dal ministro Tremonti - prosegue Marangon -, ha nel frattempo dato il via al programma delle infrastrutture strategiche, che comprende anche le estrazioni di gas in Alto Adriatico, ma alla Tabella 4 (Progetti per la coltivazione di giacimenti di idrocarburi), per quanto riguarda il progetto offshore Alto Adriatico (Eni-div. Agip, Edison Gas, British Gas) con riserve stimate in loco di circa 28 miliardi di metri cu bi gas naturale e portata di picco stimata recuperabile per circa 3 miliardi di metri cubi di gas/anno e un investimento di 671 milioni 394 mila euro, precisa: "il progetto prevede lo sviluppo e la messa in coltivazione di circa 15 giacimenti gassiferi attraverso la perforazione di circa 83 pozzi e l'installazione di 19 piattaforme fisse per la produzione, l'iniezione e il monitoraggio della subsidenza. La realizzabilità del progetto è sottoposta ai vincoli di tutela della subsidenza imposti dal Decreto del Ministero dell'ambiente d'intesa con la Regione Veneto il 3 dicembre 1999", appunto il Decreto Ronchi».

In sostanza? «Ferma restando la nostra totale avversione a quasiasi forma di estrazione, siamo riusciti a mantenere il decreto Ronchi che tutela le nostre coste e i nostri territori, recepito completamente dal Governo che lo ha inserito nell'ambito del piano di accelerazione degli interventi in campo energetico. Restano completamente validi tutti i vincoli previsti dal decreto Ronchi all'interno dei quali si dovranno muovere, se il progetto verrà ritenuto realizzabile, i titolari delle concessioni. Le prescrizioni sono tali da mettere in totale sicurezza le coste. Basti pensare che nei campi di sperimentazione oltre le 12 miglia non si dovrà verificare nelle zone d'estrazione l'abbassamento di un centimetro in un solo decennio. Dunque, l'azione effettuata a salvaguardia del Delta contro la subsidenza non è stata scalfita. Anzi è stata rafforzata dalla bocciatura del ricorso dell'Eni».