Da "Il Gazzettino-cronache di Rovigo" del 13 Luglio 2002: <<AMBIENTE. Elder Campion (Ds) vuole chiarezza. «Estrazioni, una lobby romana condiziona il Parlamento». Chiesto a Galan un incontro con Berlusconi>>

Rischia di complicarsi ulteriormente la situazione nel mare Adriatico in tema di estrazione di gas. Ne sono ben consapevoli i dirigenti della Quercia che, attraverso il consigliere regionale Elder Campion, esprimono una certa inquietudine sullo sviluppo della vicenda: «La notizia dell'istituzione di una Commissione che avrà l'incarico di verificare l'impatto ambientale dell'estrazione di idrocarburi in Alto Adriatico conferma i dubbi circa l'esistenza di una lobby romana che cerca di condizionare le scelte del Parlamento e lasciare aperta una porta alla possibilità di pompare metano dai fondali veneti e istriani da parte dell'Eni». Lo afferma, in una nota, il consigliere regionale diessino Elder Campion che si rivolge al Presidente del Veneto Giancarlo Galan, chiedendogli di farsi promotore di un incontro con il Presidente del Consiglio Silvio Berlusconi. «All'incontro dovrebbe partecipare una qualificata delegazione di consiglieri regionali e parlamentari veneti, - precisa Campion - e i rappresentanti delle istituzioni venete dovranno chiedere al Presidente Berlusconi un impegno chiaro, a nome dell'intero Governo, in merito alla tutela dei fondali dell'Alto Adriatico, delle aree lagunari di Venezia e Chioggia e del Polesine». Il consigliere regionale dei Ds pone poi una chiara richiesta a Galan in qualità di presidente della comunità Alpe Adria: «Poiché il problema ha assunto dimensioni internazionali ed è di questi giorni la notizia di un accordo tra ENI e la società petrolifera di stato croata INA per sfruttare le riserve di gas scoperte nell'offshore istriano - conclude Campion - chiedo a Galan, in qualità di Presidente di turno della comunità Alpe-Adria, di intervenire con i governi di Slovenia e Croazia per concordare una politica comune di tutela delle coste adriatiche».

Da "Il Gazzettino-cronache di Rovigo" del 13 Luglio 2002: <<Niente più estrazioni di gas al...>>

Niente più estrazioni di gas al largo del Delta del Po. Il provvedimento che vieta anche prospezioni e ricerca di idrocarburi in Alto Adriatico a nord del ramo di Goro del Po è finalmente legge ed equipara la protezione del golfo di Venezia a quella di golfo di Napoli.

Un sospiro di sollievo per i polesani che hanno vissuto sulla loro pelle in termini di alluvioni e insicurezza idraulica le conseguenze dei pompaggi di acque metanifere negli anni Cinquanta. Il timore era che si innescassero altri fenomeni di subsidenza qualora l'Eni fosse stata autorizzata a coltivare i giacimenti al largo del Delta.

È stata una battaglia lunga e difficile, perchè si è dovuto costruire un fronte molto ampio, attento alla salvaguardia del territorio. Sono stati decisivi i piccoli passi di politici e tecnici per spiegare che una zona tanto fragile come Venezia, Chioggia e il Delta non avrebbe potuto sopportare il minimo rischio di abbassamento del suolo. Perchè una volta iniziata la subsidenza, che diversi studiosi assicurano inevitabile in caso di estrazioni, sarebbe stato davvero difficile, se non impossibile, invertire la rotta.

Di fronte alle esigenze di sicurezza di un territorio, delle popolazioni che vi abitano, non quindi possono valere considerazioni economiche o di interesse sia pure per un ente di notevoli dimensioni e ricco di prestigio e forza "politica".

Immediatamente dopo l'approvazione del collegato ambientale che sancisce lo stop ai programmi dell'Eni, secondo il consueto malvezzo, si è trovato chi ha cercato di ascrivere al proprio gruppo politico il merito di una inequivocabile "vittoria". Un'operazione di basso profilo, perchè va svilire l'azione "trasversale" di difesa del territorio. Ed è facile dimostrare che in ogni schieramento c'era chi ha sostenuto le posizioni dell'Eni, e chi no. Nel centrosinistra l'ex ministro Enrico Letta autorizzò le concessioni all'Eni oggetto di un'inchiesta giudiziaria promossa dalla Procura della Repubblica di Rovigo; ma ci sono stati moltissimi deputati e senatori, nonchè consiglieri regionali, la stessa Provincia di Rovigo, i Comuni del Delta che si sono battuti per fermare le estrazioni off shore. Nel centrodestra restano scolpite le parole del presidente Giancarlo Galan contro quella che ha definito "la lobby della trivella", l'azione svolta in sede nazionale dalla stessa giunta regionale contro certi indirizzi dello stesso Governo, l'impegno convinto di Renzo Marangon anche nel sensibilizzare i parlamentari e l'opinione pubblica sui rischi di subsidenza ed erosione. Ma proprio dal Centrodestra provengono i tentativi di Manfredi al Senato di modificare l'emendamento "salva Delta", o l'ordine del giorno di Tabacci, Armani e altri deputati di limitare gli effetti nel tempo della legge. Quest'ultimo appare un pericolo sul quale il fronte "trasversale" anti estrazioni dovrà essere pronto a vigilare, affinchè, non tanto per "persecuzione" contro l'Eni, bensì per la salvaguardia del territorio dai rischi di abbassamento ed erosione, non si faccia rientrare di soppiatto quanto è stato è stato escluso in maniera palese con il voto nelle aule di Camera e Senato.