Da "Il Gazzettino-cronache di Rovigo" del 13 Dicembre 2002: <<INCHIESTA. Nell’ambito dell’inchiesta sull’operato dell’Eni in Alto Adriatico il sostituto Fasolato ha interrogato Giacomo Dossena. «Nessun nesso tra estrazioni e subsidenza». L’ex funzionario dell’ente ha respinto le accuse sostenendo che Ravenna sprofonda per l’emungimento delle acque>>

Ha respinto le accuse, messo in dubbio la credibilità dei consulenti della Procura e sostenuto che «non c'è alcun nesso tra le estrazioni di gas nell'Alto Adriatico e la subsidenza» affermando che «i problemi di abbassamento a Ravenna sono dovuti all'emungimento delle acque», ossia le estrazioni di acque dalle falde sotterranee.

Una difesa a tutto campo quella di Giacomo Dossena, sino a due anni fa, poi è andato in pensione, responsabile dello studio di impatto ambientale presentato dall'Eni Spa per lo sviluppo dei "campi" Naomi-Pandora e Irma-Carola al largo del Delta.

Dossena è stato interrogato per quasi quattro ore dal sostituto procuratore Manuela Fasolato che ha voluto sentirlo dopo l'interrogatorio del 14 ottobre quando l'ex funzionario aveva risposto a Marghera alle domande del maresciallo Palmieri della Guardia di Finanza.

Quello di ieri mattina al secondo piano del Palazzo di giustizia è stato un interrogatorio lunghissimo e molto tecnico: da una parte il sostituto Fasolato, dall'altra Dossena difeso dagli avvocati Tosini, Stella e Zanchetti. Dossena, nell'ambito dell'inchiesta sulle estrazioni del gas, è indagato di concorso con altri 11 persone, di concorso in disastro doloso; in tentata inondazione; in tentato danneggiamento di persone, edifici pubblici, opere destinate all'irrigazione, piante; distruzione o deturpamento di bellezze naturali; violazione delle norme che tutelano il territorio soggetto a vincolo naturale e paesaggistico.

Da quanto è trapelato Dossena ha confermato la linea difensiva sin qui adottata dall'Eni, sostenendo che il Polesine non è interessato dalla subsidenza, ossia l'abbassamento del terreno, mentre che il fenomeno riscontrato nel Ravennate non è stato causato dai giacimenti nell'Adriatico, ma dallo sfruttamento delle falde sotterranee. Quindi avrebbe messo in dubbio la credibilità dei consulenti della Procura, affermando che uno (Bernhard Schrefler) aveva fatto parte di un pool di esperti sulla subsidenza al servizio dell'Eni.