Da "Il Gazzettino-cronache di Rovigo" del 18 Ottobre 2002: <<L’INCHIESTA. La manomissione non ha comunque impedito al pm Fasolato di recuperare i dati. I "pirati" saccheggiano l'Eni. Spariti dalla rete telematica alcuni file contenenti informazioni sul caso-subsidenza>>

Si arricchisce di un nuovo mistero l'inchiesta sulle estrazioni di gas nell'Alto Adriatico da parte dell'Eni. Gli archivi dell'Ente nazionale idrocarburi sono stati "saccheggiati". Dai computer sono spariti documenti e dati che riguardano l'attività del colosso energetico e che erano nel mirino degli investigatori coordinati dal pubblico ministero Manuela Fasolato. Un atto che sarebbe stato compiuto da un hacker, qualcuno in grado di violare addirittura i server ai quali sono collegate le oltre 160 aziende che fanno riferimento all'Eni. Chi ha agito dispone di tecnologie che non sono acquistabili nemmeno nei migliori negozi specializzati. Attrezzature che vanno assemblate con grande conoscenza dell'informatica. Ma non solo: chi ha violato il sistema telematico, conosce i più reconditi segreti dell'Eni. Tant'è, che ha "saccheggiato" gli archivi con un intervento "chirurgico" cancellando documenti preziosi all'inchiesta. Il "pirata" ha però commesso un errore. Gli ha fatto difetto il tempismo, perché il sostituto procuratore Fasolato era già entrato in possesso di quei file, sul cui contenuto c'è il massimo riserbo.

Un altro "mister X" aveva invece aiutato la Procura rodigina spedendo, nell'estate scorsa, una e-mail che prometteva l'invio di documenti utili al magistrato e anticipava i contenuti nella denuncia. Alcune cartografie contenute anche nelle pratiche per l'ottenimento delle concessioni ministeriali da parte dell'Eni sarebbero risultate difformi rispetto agli originali o allo stato effettivo dei giacimenti. L'e-mail era arrivata nel sito di una delle associazioni di protezione ambientale di Rovigo. Pochi giorni dopo, allo stesso indirizzo era stato recapitato un dischetto elettronico nel quale c'erano documenti, cartografie, rilievi sottomarini, planimetrie e mappe geologiche. Da qui erano scattati gli ordini di sequestro, dopo che il mittente era stato identificato.

Ora qualcuno ha cercato di far sparire parte di quei documenti. Ma ha agito in ritardo.