Da "Il Gazzettino-cronache di Rovigo" del 19 Luglio 2002: <<PORTO TOLLE. Campion (Ds) sferza il governatore. «Galan dica quando le coste saranno sicure»>>

«La tutela dell'Alto Adriatico in relazione all'estrazione di gas dai fondali è un problema che va affrontato con molto coraggio, superando silenzi e interessi di parte, e senza temere anche l'autocritica».

Lo afferma, in una nota, il consigliere regionale veneto dei Ds Elder Campion secondo il quale "c'è stata, e c'è tuttora, una visione parziale e non sufficientemente propositiva delle problematiche delle aree che si affacciano all'alto Adriatico, non solo da parte dei livelli regionali del nostro partito, ma da parte di tutto il centrosinistra". E prosegue Campion: «L'incapacità di coordinare posizioni da proporre a livello nazionale, il prevalere di posizioni localistiche, se pur giustificate da fattori di opportunità, non hanno certo contribuito alla ricerca di strategie complessive. Non si è mai manifestata l'esigenza di considerare l'area compresa tra le coste emiliane e Trieste come un'area omogenea e interdipendente, sia in termini di progettualità che di verifica e controlli. Eppure sarebbe stato necessario farlo, trattandosi di un ecosistema fragile, con problemi di bassi fondali, erosione costiera, inquinamento prodotto dallo sbocco in mare dei due più grandi fiumi italiani, il Po e l'Adige».

Campion sottolinea come sia noto a tutti il pericolo di subsidenza determinato dalle estrazioni di gas metano, e l'impossibilità di acquisire certezze sull'affidabilità del modello matematico dell'Eni che garantirebbe da ogni rischio attraverso la ripressurizzazione idrica dei giacimenti. «È quindi assurdo mettere a rischio, anche minimo, aree delicatissime come Venezia e la sua laguna o il Delta del Po, che non possono sopportare neppure l'abbassamento di un solo centimetro oltre quello già determinato da eventi naturali - continua il consigliere regionale diessino -, perdipiù per estrarre gas in quantità tale da poter rispondere, nel 2005, al 40 per cento del fabbisogno nazionale annuo. Su questo tema, che investe tutto il nostro ecosistema costiero, si sono vissute e si vivono enormi contraddizioni. Fino ad oggi il Veneto ha bloccato tutte le estrazioni, mentre davanti alle coste della Romagna sono ancora in atto estrazioni di gas secco da giacimenti marini. Da studi effettuati l'abbassamento del centro storico di Ravenna e del litorale ravennate, risulta oggi, nel silenzio più assoluto da parte di tutti, di un metro e mezzo, con effetti misurabili anche nel Delta del Po. A questo è attribuita anche la morìa di pescheti nel ravennate, determinata dall'innalzamento delle falde freatiche che, oltre a modificare le caratteristiche del suolo, tendono a sconvolgere l'intero sistema di bonifica e di gestione delle acque. Intanto - denuncia Campion - l'Eni insiste con il grande progetto sull'Alto Adriatico, cercando alleanze lobbistiche. È una situazione che si ripresenta periodicamente e, per questo motivo, nei giorni scorsi mi ero rivolto al Presidente del Veneto Giancarlo Galan suggerendogli di mettersi a capo di una lobby (ma di quelle che operano per il bene della collettività) di amministratori e parlamentari veneti per chiedere a Berlusconi e al suo Governo un pronunciamento definitivo sulla questione. Da parte mia credo di essermi espresso chiaramente, senza risparmiare critiche anche allo schieramento in cui mi identifico, ma da parte di Galan ho ricevuto una risposta come al solito sprezzante e evasiva. Il Presidente veneto ha detto che avrebbe chiesto all'on. Casellati di ritirare l'emendamento che lascia aperta la possibilità di estrazioni dai fondali adriatici. Ebbene - conclude Campion -, Galan dica se questo ritiro è ufficialmente avvenuto e come e quando la tutela della coste adriatiche sarà definitivamente, ripeto definitivamente, garantita».