Da "Il Gazzettino-cronache di Rovigo" del 20 Novembre 2001: <<L’INTERVENTO. Terminal, la classe politica in ritardo sulla popolazione>>

Aspettando il D-Day di sabato prossimo, quando a Porto Viro si riuniranno i comitati e i rappresentanti dei comuni per manifestare contro il Terminal gasiero, è necessario fare alcune riflessioni considerata l'importanza di questo fatto.

Nel corso dell'ultimo convegno provinciale, il partito dei DS ha preso posizione contro questo progetto e ha dato la propria adesione alla manifestazione di sabato 24 novembre. E' stata, questa, una notizia assolutamente confortante per gli organizzatori del "No Terminal", che incassano così un'adesione significativa in campo politico, alla quale si aggiunge sul fronte amministrativo - istituzionale quella più recente e sofferta del sindaco di Porto Viro, comune nel quale governa Forza Italia, partito di quel Galan che ha detto sì al Terminal.

Queste dichiarazioni avverse a tale progetto cadono, è il caso di evidenziare, dopo quasi cinque anni dal momento in cui si è cominciato a parlare del Terminal. Segno che i tempi di presa di coscienza da parte dei DS dell'impatto che questo progetto avrebbe provocato sul Delta e da parte dell'amministrazione comunale di Porto Viro sui scarsi benefici che ne avrebbe avuto in cambio, sono stati molto più lunghi e difficili, rispetto alla sensibilità dei comitati ambientalisti che si sono mossi ben molto tempo prima.

E' questa una constatazione che, se da un lato conforta per l'ampliamento del fronte del no, dall'altro lascia l'amaro in bocca per il tempo occorso a manifestarsi.In troppe occasioni le scelte politiche- amministrative, oppure le non scelte costituite nell'accettare semplicemente qualsiasi progetto proposto, stanno creando nella nostra provincia uno scollamento tra il "paese reale" e chi lo dovrebbe rappresentare politicamente e istituzionalmente. Segno dei tempi che attraversiamo, forse, ma che in una terra dall'equilibrio fragile come il Polesine, difeso a furia di argini e di acqua sollevata con le idrovore, alla fine può diventare una situazione insostenibile proprio per un costo di "manutenzione ordinaria e straordinaria" che trova riscontro in ben pochi altri luoghi e che non avrebbe più alcuna giustificazione per un territorio compromesso nel suo equilibrio ambientale e nella sua sicurezza.

La semplicità con la quale viene acclarata la fattibilità di tanti progetti, dal Terminal alle discariche ed ai bruciatori di rifiuti, dagli impianti di compost al prolungamento della PI.RU.BI. (progetto datato di 30 anni), dalle espansioni delle aree produttive ai centri commerciali, dimostra la poca chiarezza delle idee della nostra classe dirigente sia in campo politico amministrativo, sia nel campo dell'impresa e del lavoro.

Sino ad oggi i comitati spontanei, il più delle volte mal sopportati, quando non dileggiati, hanno costituito un prezioso deterrente contro scelte che alla fine si sarebbero dimostrate disastrose per il territorio e l'ambiente polesano. La manifestazione di sabato prossimo ne è un esempio eclatante e si inquadra nella celebrazione della memoria dell'alluvione del '51, a significare un atto di attaccamento alla propria terra.

Appena qualche settimana fa sugli schermi cinematografici è apparso il film "Vajont" e il 2 di novembre scorso abbiamo rinnovato la nostra rabbia contro i disastri di un certo progresso ascoltando la sentenza sul Petrolchimico di Marghera: ora come allora nessun responsabile! Come per il Vajont il colosso di Marghera doveva portare occupazione e benessere, sappiamo invece che non fu proprio così, alla fine.L'auspicio è che da questo momento, anziché rincorrere le proteste della popolazione, la classe politico-amministrativa anticipi le aspettative dei cittadini e ci ponga al riparo da avventure che non si sa dove possano portare, ma di cui è possibile anticiparne il pericolo dalle storie passate.

Pietro Tracco

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