Non ci sarà una "quarta
lettura" a Montecitorio per il decreto "salvacentrali",
quello che avrebbe consentito alla centrale di Porto
Tolle di funzionare in deroga alle leggi sulle emissioni,
in attesa di un piano di ambientalizzazione. Non c'è
tempo per discutere il testo licenziato dal Senato e
approvarlo entro domenica. In teoria, da lunedì la
centrale non dovrebbe più funzionare, ma il Governo sta
studiando il modo (presumibilmente presentando le norme
in un altro nuovo decreto) per aggirare l'ostacolo. Il
deputato di An Luca Bellotti, che alla Camera presentò
un emendamento di fatto in grado di impallinare il testo
del Governo, è molto soddisfatto: «Non esistono più i
tempi tecnici per la conversione in legge. È importante
che il decreto sia decaduto. Il mio emendamento ha fatto
emergere una maggioranza trasversale che ritiene
prevalenti la salute e l'ambiente rispetto agli interessi
economici. Ribadisco con ciò la mia completa contrarietà
all'orimulsion nella centrale Enel di Polesine Camerini
che avrebbe mantenuto di fatto la presenza della centrale
per altri 40 anni». «La decadenza del decreto -
commenta Franco Grotto (Sdi-Ulivo) conferma l'incapacità
del Governo Berlusconi di gestire la questione. Ha
permesso un emendamento che stravolgeva tutto e che ha
fatto sì che in teoria la centrale dovesse essere chiusa,
anche se reitereranno il decreto di apertura in deroga
con una formula diversa. Mi spiace che sia andato perduto
il lavoro fatto in Commissione e in aula per stabilire
una graduale chiusura dell'impianto, fissando i tempi
adeguati, e sul quale si era raggiunta un'ampia
convergenza. Anch'io sarei favorevole alla chiusura
immediata della centrale, ma questa non è possibile per
ragioni di approvvigionamento energetico e per i posti di
lavoro. In Commissione stiamo studiando la situazione». |