Simbolo delle prospettive e
degli eventuali rischi di un particolare sviluppo
economico nel Delta č l'area portuale di Ca' Cappello,
la sterminata zona dislocata tra la Romea e il Po di
Levante. Ben 370 ettari di territorio situati nel comune
di Porto Viro per i quali la Regione Veneto ha
recentemente approvato la variante del Piano regolatore
generale del comune bassopolesano. Un'area enorme, il
triplo della "famosa" area portuale-industriale
di Gioia Tauro. Insomma, una colata di cemento e
infrastrutture nel pieno del Delta del Po e a due passi
proprio da Porto Levante che negli ultimi anni, con
diversi investimenti, ha rilanciato la propria vocazione
turistica. Un insediamento che č sempre stato
caldeggiato dall'amministrazione portovirese e che dopo l'approvazione
della Giunta regionale, ha scatenato toni entusiastici
nella giunta Mancin. Ca' Cappello č giā una realtā
portuale, un'area produttiva di circa 100 ettari, con
tanto di banchine di 2,5 chilometri, attivitā di
stoccaggio, magazzini coperti e servizi connessi. Č il
primo bacino per le navi provenienti dall'Adriatico con
la possibilitā poi di continuare lungo l'asta navigabile
del Po o, dalla Conca di Volta Grimana, nell'Idrovia
Tartaro-Fissero-Canalbianco. Un'area sulla quale
insistono cantieri navali di rilevanza internazionale ed
altre importanti aziende. L'annunciata espansione porterā,
secondo quanto previsto, a un allungamento delle banchine
a complessivi 6 chilometri, nuove aree portuali, sia di
iniziativa privata che pubblica, ad attrezzature e
servizi connessi, ad attivitā commerciali. Tutto oro
quello che luccica? Va ricordato che a venti chilometri
di distanza, c'č l'Aia (Area Industriale Attrezzata) di
Adria-Loreo, oltre un milione di metri quadrati di
territorio che, solo grazie al recente investimento per l'autodromo,
dopo anni ha avuto un notevole rilancio; inoltre quello
che doveva essere un terminale fluvio-marittimo diventerā
un'area industriale con annesso porto in una zona
soggetta alla tutela e i vincoli paesaggistici e
ambientali disposti dal decreto ministeriale dell'agosto
1985, senza dimenticare che l'intera area si trova al di
sotto del livello del mare. Bisogna che venga fatta
chiarezza su quali sono le reali prospettive, affinchč
Ca' Cappello non diventi una "cattedrale nel deserto",
su quali saranno le realtā produttive che si
insedieranno, se sono scongiurati tutti i pericoli
derivanti da inquinamento, aziende malsane o addirittura
che non si celino obiettivi per la raccolta e lo
smaltimento di rifiuti. Non vorremmo che interessi di
pochi andassero a discapito dell'interesse comune.
Inoltre, la crescita di Ca' Cappello va in sintonia con
lo sviluppo turistico del Delta del Po? Dubbi e
perplessitā sono moltissimi e giustificati. |