Da "Il Gazzettino-cronache di Rovigo" del 23 Febbraio 2003: <<SVILUPPO & AMBIENTE. La struttura a mare da realizzare a Porto Levante potrebbe svanire sotto 8 miliardi di euro di debiti Edison in crisi, salta il terminal. I problemi finanziari stanno bloccando i progetti, a partire da quello dell’impianto di rigassificazione>>
Sepolta sotto 8 miliardi di euro di debiti e i riflessi della crisi Fiat, l'Edison sembra avviata sulla strada dell'abbandono del progetto del terminal gasiero di Porto Levante.Le notizie che rimbalzano dal mondo della finanza e dell'industria sottolineano sempre più spesso che l'azienda presieduta da Umberto Quadrino ha la necessità di rimettere ordine nei conti e nella proprietà, per la presenza detta della Fiat, ma anche del ruolo della Edf, l'azienda pubblica francese dell'energia che nel 2001 era entrata con molti capitali, ma poco potere, bloccata da un decreto ministeriale del maggio 2001 che ne limitava il peso in consiglio d'amministrazione a solo il 2 per cento. In questo quadro si innesta, ma è l'ultimo dei mali e il minore dei problemi, il ritardo nel rilascio delle autorizzazioni dal ministero, a causa di alcuni documenti mancanti da parte della Regione.

Il terminal marino sommerso dai debiti. L’Edison è divisa tra la crisi Fiat, la posizione di Edf e l’ipotesi di arrivo di municipalizzate e soci spagnoli Il terminal gasiero di Porto Levante rischia di non farsi più.

La voce gira nel mondo dell'industria ed è materia anche della stampa nazionale, da quando la situazione finanziaria dell'Edison è diventata critica e il suo assetto proprietario attraversa vari problemi. Di fronte allo strapotere, quasi monopolista, dell'Eni, la Edison, unico vero concorrente privato nel gas, si ritrova con 8 miliardi di euro di debiti e per rimettere le casse in sesto, il presidente Umberto Quadrino sta vendendo i giacimenti egiziani e probabilmente rinuncerà all'impianto marino in Polesine, il rigassificatore cui avrebbero dovuto attraccare le navi portando il gas da mettere poi nel "tubo" che l'avrebbe portato alle centrali in terraferma. A scoperchiare il pentolone dei guai è stata la crisi della Fiat, l'azionista principale dell'Edison. Di fronte alle difficoltà del socio torinese, il ruolo principale strategico potrebbe essere assunto dalla Edf, la Electricité de France, la società pubblica dell'energia che aveva cercato di dare la scalata all'Edison nel 2001, bloccata da un decreto ministeriale del maggio di quell'anno che ne limitava il peso di voto azionario a solo il 2 per cento, essendo un monopolista estero. Sul caso esiste una procedura dell'Unione europea contro l'Italia, ma la soluzione ancora non c'è. Ciò nonostante, se l'Edf ottenesse tanti voti quanto capitale ha investito, si aprirebbe il nodo dell'Antitrust. La Commissione europea aveva dato via libera all'ingresso dell'Edf in Edison solo perché la capocordata era la Fiat. Con quest'ultima che dovrà ritirarsi, l'Edf sarebbe costretta comunque a cedere gran parte delle quote, oggi ammontanti al 18 per cento. Da tutto ciò viene fuori quello che si dice essere al centro del futuro dell'Edison, oggi come oggi. Vale a dire un piano della banca d'affari Merryll Lynch che prevederebbe l'ingresso nell'azionariato di alcune aziende municipalizzate di grande peso. Queste potrebbero rilevare le quote degli altri azionisti della cordata, cioè la stessa Fiat, Tassara, Capitalia, Banca Intesa e Sanpaolo Imi, che la Edf dovrebbe rilevare entro il 2005 a prezzi superiori al valore attuale. Le municipalizzate parteciperebbero acquisendo, però, a prezzi più bassi, ma puntando a non essere minoranza. La cosa potrebbe concretizzarsi attraverso un aumento di capitale, che permetterebbe a Edf di diluire la sua presenza e comunque non presentarsi come monopolista all'Antitrust. E l'Edison, a questo punto, vedrebbe un ripianarsi dei debiti. Ora, però, pare ci sia anche una trattativa per l'ingresso nell'Edison (se Edf sarà d'accordo) della spagnola Gas natural, con capitale per detenere addirittura il 20-30 per cento. Questo "salverà" comunque il terminal? Difficile dirlo, anche se gli esperti sono propensi a credere che l'Edison voglia abbandonare il progetto comunque. Anche perché davanti ha le operazioni che ha fatto e sta facendo l'Eni. Si tratta dell'aumento delle capacità di trasporto dei gasdotti algerino e siberiano. L'Eni potrà farsi pagare per l'uso della condotta da chiunque vorrà importare gas. Inoltre l'Eni ha fatto contratti per il gas proveniente da Mare del Nord, Libia e Russia da vendere a varie società a partire proprio dall'Edison.