Da "Il Gazzettino-cronache di Rovigo" del 24 Marzo 2003: <<IL CASO. Legambiente del Veneto fa il punto della situazione sui corsi fluviali del Polesine.Inquinamento, le pagelle ai fiumi. Migliorano leggermente l'Adige e il Ceresolo, resta stazionario il Po>>
Primo passo: un'inversione di tendenza che modifichi gli stili di vita, l'impostazione dei processi decisionali e programmatici, spalancando le porte alla partecipazione effettiva, promotrice della riappropriazione della cultura della solidarietà, del rispetto dell'acqua. Se questa è la voce della Federazione Regionale Verdi, significativa è l'analisi della concreta situazione dei nostri fiumi , punto di partenza per l'elaborazione di ogni valida teoria di valorizzazione del territorio e delle sue risorse. "Il Polesine, terra tra due fiumi , è sicuramente uno dei maggiori bacini idrici a nostra disposizione - spiega Angelo Mancone, presidente regionale Legambiente - ma l'uso dell'acqua non è dei più razionali, né qui né altrove. Esiste un miliardo e mezzo di persone nel mondo che vive con solo 5 litri d'acqua al giorno, altre ne consumano addirittura 100 litri. La corretta gestione delle risorse è un dovere morale sul piano globale che tocca altresì la sfera economica, in materia di energia prodotta, dispersione di materiali, attrezzature".

Ma cosa emerge dal check up dei nostri corsi d'acqua? "Si rileva un situazione di stazionarietà - precisa - Guardando i risultati delle analisi svolte dalle autorità competenti, l'Ulss nel 1989 e l'Arpav nel 1998, è possibile testare la salute delle acque. L'Adige, da 'inquinato' è stato inserito nella categoria 'leggermente inquinato', come anche l'Adigetto. Il Ceresolo da 'fortemente inquinato' è passato a 'molto inquinato', con un miglioramento lievissimo del proprio stato. Il Po, insieme al Canalbianco, resta inquinato stazionario, il Collettore Padano passa da 'molto inquinato' a 'inquinato'. Peggioramento per il Cavo Maestro, dove si registra una regressione da 'inquinato' a 'molto inquinato'". Mancone è realistico sulle potenzialità e sugli antidoti da utilizzare per non alimentare ulteriormente il problema.

"Non distraiamo le forze, dirottando la nostra attenzione da Po e Adige ad altre risorse idriche presenti fuori dal territorio - avverte - perché in questo modo non soltanto rinunceremo alla rivalutazione e all'utilizzo di un'immensa fonte di ricchezza che ci è propria, ma toglieremo dai riflettori il problema inquinamento. Occorre, invece, concentrarsi su ciò che il territorio offre, curarne lo stato e riappropriarsi di una cultura che valorizza le risorse, sfruttandole senza distruggerle". Ultimo dato: l'irrisorietà del costo dell'acqua potabile. "E' assurdo che la si impieghi, al posto di quella non potabile, per annaffiare prati o lavare auto - conclude - E' uno spreco palese. Come anche è uno specchio per le allodole la competizione tra acque minerali e quelle fornite dagli acquedotti, che sgorgano dal rubinetto di casa. Tutti siamo portati a bere le prime, pensando siano più 'pure'. Nulla di più falso. E' proprio nelle minerali che, la legge, permette di inserire sostanze vietate. Non soltanto, dunque, siamo beffati, ma paghiamo anche di più".