Da "Il Gazzettino-cronache di Rovigo" del 24 Settembre 2002: <<«Quali interventi farà qui la Regione?» Frigato critica il presidente Galan>>

La complessa vicenda conosciuta con il nome "ambientalizzazione" della centrale Enel continua ad animare le discussioni e il dibattito politico, non solo locale ma anche regionale, nel tentativo di chiarire il rapporto tra una grande azienda, quale è l'Enel, e il territorio.

Non voglio fare la cronistoria degli ultimi mesi contrassegnati, al fondo, da un confronto, non nuovo, sul valore del lavoro e sul diritto alla salute. Intendo fermarmi, con alcune considerazioni, sull'ultimo importante intervento pronunciato dal presidente della giunta regionale Galan, riportato sulla stampa locale e nazionale la scorsa settimana.

1) Il modo. Galan tratta i lavoratori Enel come numeri e brutalmente propone a un tecnico specializzato o a un ingegnere industriale un lavoro di campeggiatore a Caorle o a Bibione! Non serve stupirci, ormai conosciamo Galan: ricordate come ha dipinto la figura del senatore Antonio Bisaglia all'inaugurazione del Censer? Se ha trattato in quel modo uno dei polesani più illustri del dopoguerra, come possiamo immaginare un trattamento semplicemente dignitoso verso il Polesine e i polesani? Ma non è soltanto una questione di metodo; l'affermazione di Galan manifesta un approccio al mondo produttivo poco rispettoso della persona, di chi lavora e della sua storia professionale, segnalando inoltre un'idea dell'economia un po' stravagante, certamente superficiale, creativa, per dirla alla Tremonti.

2) Il contenuto. Galan dichiara di non essere più interessato al tipo di combustibile con cui alimentare la centrale di Polesine Camerini... "purché si chiuda l'impianto nei prossimi 4-5 anni". E bravo Galan! Proviamo a ricostruire i fatti: Galan ha incontrato il presidente dell'Enel che gli ha spiegato, e lo ha convinto, che non ci sono le "condizioni" per la conversione a metano della centrale di Porto Tolle e, stante la necessità dell'Enel di produrre energia a basso costo, non resta che l'utilizzo dell'orimulsion. E Galan che ha fatto? Visto che oggi il presidente dell'Enel è un suo amico, non ha saputo dire di no, ha solo accennato qualche timida resistenza, ma alla fine ha ceduto. Oggi Galan vende ai polesani che la cosa più importante è chiudere la centrale entro 4-5 anni.

3) Inoltre, Galan ha ribadito quanto ha più volte affermato: "se io avessi dei soldi li investirei in Polesine". Ringraziamo Galan per questa attenzione, ma non siamo particolarmente interessati ai suoi investimenti personali. Noi polesani abbiamo il diritto di conoscere le linee finanziarie e gli investimenti che la Regione intende fare nel nostro territorio. Per esempio: quali risorse la Regione ha destinato al Parco del Delta del Po? Quali energie finanziarie la giunta regionale ha riservato all'Irccs di Rovigo? E per quanto riguarda la tutela del territorio, quali strumenti finanziari sono previsti nel bilancio ragionale per sostenere l'opera e i progetti dei Consorzi di bonifica?

4) Il mio pensiero. Il Polesine ha accettato la realizzazione della centrale Enel di Porto Tolle in anni nei quali il tema lavoro era una preoccupazione pesante e pressante, mentre la sensibilità ambientale era poco diffusa e scarsamente condivisa. Oggi la situazione è altra. Il Polesine è cresciuto, abbiamo fatto la scelta del Parco, la pesca con le sue cooperative offre lavoro a centinaia di famiglie, è maturata una nuova coscienza ambientale, stiamo capendo che l'ambiente è la più grande ricchezza che possiamo utilizzare tanto in quanto siamo capaci di tutelare, l'ambiente diviene quindi fattore economico produttivo, occupazionale.

In questo quadro che facciamo con l'Enel?

Personalmente ritengo che dobbiamo metter in chiaro con il Governo che questa operazione ambientalizzazione è l'ultimo prezzo che il territorio polesano paga alla comunità nazionale sul tema energia. Una centrale che produce il 9-10 per cento del fabbisogno nazionale, non si può chiudere dalla mattina alla sera; possiamo e dobbiamo programmarne la dismissione da parte dell'Enel e gestire la riconversione dell'area a un utilizzo più coerente con la vocazione di quel territorio. Temo che il tempo non sarà di 4-5 anni. L'importante è che noi polesani siamo convinti insieme di questa necessità, abbiamo un progetto chiaro di riconversione e oggi, prima di firmare intese carichiamo all'Enel il costo della riconversione dell'intera area.

Questo significa difendere l'ambiente, tutelare il lavoro, riconoscere il diritto alla salute nostra e dei nostri figli, nel delta e nell'alto Polesine. Senza demagogia.

on. Gabriele Frigato