Da "Il Gazzettino-cronache di Rovigo" del 24 Novembre 2001: <<Terminal. Intervista all'ingegnere dell'Edison>>

Ingegner Paini, per quale motivo un abitante del Polesine dovrebbe accogliere il terminal davanti alle coste del Delta, un'area finalmente tutelata a Parco?

«La Pianura padana è l'area di maggior consumo di gas in Italia. Il Veneto ne utilizza 7 miliardi di metri cubi l'anno e ora è servito solo dalla Russia, fornitore unico che potrebbe non essere affidabile e che non consente la competizione sui prezzi. Il Nordest lamenta alti costi dell'energia. Con il terminal si entrerà in regime di concorrenza che porterà all'abbassamento dei prezzi, darà competitività alle aziende del Nordest nel mercato mondiale creando una gran quantità di nuovi posti di lavoro».

Ma quanti saranno i posti di lavoro in loco?

«La costruzione durerà tre anni con 1,7 milioni di ore di lavoro e coinvolgerà le ditte locali in grado di fornire qualità e competitività. In seguito, in un impianto con tecnologia innovativa lavoreranno più di cento persone iperspecializzate. Trattandosi di un impianto modello per il futuro questa tecnologia potrà essere esportata in tutto il mondo».

Quale prevedete sarà l'impatto visivo?

«È situato a 15.248 metri dal punto di arrivo della tubazione, a 18.665 da Albarella e a più di 19 km da Rosolina. A lavori ultimati chi si siederà sulla spiaggia non vedrà nulla. Non si vedrà neppure il gasdotto. Il paesaggio sarà essattamente quello precedente la posa dei tubi».

Potrà inquinare?

«Nessun tipo di impatto ambientale, nè d'inquinamento; non è un impianto produttivo e non brucia nulla».

Neppure inquinamento da ipoclorito di sodio?

«Tutte le attività umane danno origine a modificazioni del sistema. L'ipoclorito di sodio è usato negli acquedotti civili fino a 200 parti per miliardo: le acque così trattate entrano nelle fognature, nei fiumi e vanno al mare. L'ipoclorito è gestibile dalla natura. Questo terminal userà un metodo di neutralizzazione del cloro mediante acqua ossigenata: all'uscita avrà sicuramente valori infinitamente più bassi, tendenti a zero, di qualsiasi sistema di scarichi di acque trattate da acquedotti civili».

Dalla centrale Enel di Polesine Camerini esce acqua calda; dal terminal, per il processo di riscaldamento del gas, si teme si possa avere un raffreddamento dell'acqua.

«Anche in quest'ottica il terminal avrà un impatto molto basso. A un chilometro di distanza l'abbassamento di temperatura dell'acqua sarà di 0,7 gradi, con un effetto irrilevante ad esempio sulla pesca».

Esiste un rischio di infiammabilità o di esplosioni?

«Il metano può uscire solo in caso di evento drammatico. Ad esempio se un aereo si abbatte sul terminal. Teniamo presente che la probabilità che ciò si verifichi è molto bassa. Si avrebbe un'eplosione dovuta al combustibile dell'aereo e la fuoriuscita di gas. Il metano contenuto nei serbatoi è a meno 160 gradi, il calore provocato dall'incendio del combustibile dell'aereo vaporizzerebbe il metano che s'infiammerebbe. Oltre ai danni sugli occupanti dell'aereo e sul personale del terminal, il raggio interessato dall'incendio e dall'esplosione iniziale sarebbe inferiore al chilometro. Anche volendo prevedere un'ulteriore fascia di rispetto di due chilometri, resterebbe ampiamente al di fuori della portata di tutti i centri abitati. In questo senso sarà il terminale più sicuro mai progettato al mondo. E' giusto che ci si ponga il problema di un impatto di un aereo, ma nel nostro caso, l'avevamo già risolto prima del 11 settembre».

Ritenete possibile l'inquinamento da scarichi delle navi?

«Un quarto del metano trasportato al mondo viaggia su metaniere ed è trasferito a terra attraverso metanodotti che non hanno mai fatto registrare incidenti negli ultimi 40 anni. Le metaniere arriveranno una alla settimana. In fase di scarico se avvenisse uno sversamento accidentale esse non rilascierebbero oli combustibili bensì un gas che non lascia residui. Diversamente da quanto accade con le petroliere. Inoltre, una metaniera elimina un notevole traffico di navi più piccole che trasportano olio combustibile».

Il gasdotto creerà problemi di sicurezza e ambientali?

«Le preoccupazioni per quei 100 chilometri di gasdotto necessario per portare il gas dal Terminal alla rete nazionale mi sembrano del tutto infondate. La posa di gasdotti è una pratica di assoluta normalità. Basta pensare che la rete nazionale è di 30 mila chilometri. Non c'è praticamente città che non abbia sotto i piedi un gasdotto. E nessuno ha mai pensato di metterli in discussione».

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