Da "Il Gazzettino-cronache di Rovigo" del 25 Luglio 2002: <<L’INCHIESTA. Nuovi risvolti sull’indagine coordinata dal pubblico ministero Manuela Fasolato sulle estrazioni nell’Alto Adriatico. Eni rinuncia a sfruttare il secondo giacimento. Un centinaio di perquisizioni in tutte le sedi italiane dell’azienda petrolifera: sequestrati progetti e perizie>>

L'Eni non realizzerà la seconda piattaforma per l'estrazione del gas al largo delle coste polesane. La decisione, messa nera su bianco, è stata comunicata personalmente al pubblico ministero Manuela Fasolato dall'avvocato Federico Stella, legale dell'azienda petrolifera. E mentre avveniva l'incontro, al secondo piano del palazzo di Giustizia di via Verdi, i carabinieri del Nucleo operativo ecologico hanno eseguito un centinaio di perquisizioni in tutte le sedi dell'Eni-Agip. Acquisiti progetti, perizie e la documentazione di ogni singolo giacimento da Venezia a Ravenna. Perché adesso, l'inchiesta della procura rodigina si è allargata a tutto l'Alto Adriatico.

Il giacimento Irma-Carola, non ancora sfruttato, e per il quale sono finite indagate una dozzina di persone, tra cui il presidente dell'Eni Vittorio Mincato e i direttori generali del ministero dell'Industria, Gennaro Visconti, e dell'Ambiente, Maria Rosa Vittadini, era stato posto sequestro per il pericolo subsidenza assieme alla piattaforma Naomi-Pandora, situata trentacinque chilometri al largo del Po di Goro, e a quattro pozzi. All'inizio di giugno, il tribunale del Riesame aveva dato ragione al sostituto procuratore Fasolato, respingendo il ricorso dell'azienda petrolifera. Per la Naomi-Pandora bisognerà attendere la decisione della Cassazione, per il giacimento Irma-Carola, invece, l'Eni ha rinunciato al suo sfruttamento.

Ma il magistrato nel frattempo ha fatto "cristallizzare" la situazione evitando possibili modifiche ai progetti delle piattaforme dell'Alto Adriatico. Per questo ha dato mandato ai carabinieri del Noe di sequestrare ogni documento utile all'inchiesta. Si tratta di migliaia di incartamenti tra i quali figurano anche i markers, gli studi effettuati dalla stessa società sui possibili fenomeni della subsidenza. Le perquisizioni sono avvenute negli uffici di Roma e Milano, ma anche in tutte le altre sedi dislocate sul territorio nazionale.

Da "Il Gazzettino-cronache di Rovigo" del 25 Luglio 2002: <<GLI IMPIANTI. Piattaforme collegate da condotte sottomarine>>

Portano nomi di donna, ma non sono altro che giacimenti di gas da sfruttare. Naomi Pandora, Irma Carola si affiancano ai vari Ada, Valentina, Gaia, Rosana, Debora, Donatella ecc. che costellano gran parte dell'Alto Adriatico.

Il campo Irma Carola è situato nel mare Adriatico a circa 20 chilometri dalla costa in un fondale di circa 32 metri, il campo Naomi Pandora, invece, è situato sempore nel mare Adriatico a circa 30-35 km dalla costa in un fondale di circa 36 metri, a ridosso del parallelo che passa alla foce del Po di Goro.

Sei i pozzi definiti dall'Agip come "fortemente deviati", quattro per il campo Naomi Pandora e due per Irma Carola. Secondo le concessioni dell'ottobre 2000, per Naomi Pandora era prevista la costruzione e l'installazione di una piattaforma, perforazione e completamento dei quattro pozzi direzionati, il collegamento di Naomi Pandora alla già esistente piattaforma Garibaldi T per mezzo di tre condotte sottomarine interrate nel findale e lunghe circa 32 chilometri e 300 metri con target di perforazione a 2650 metri di profondità per i pozzi Naomi 2 e Naomi 3 e a 2668 metri per i pozzi Pandora 2 e Pandora 3. Per Irma Carola era invece prevista la costruzione e installazione di una piattaforma monotubolare, la perforazione e il completamento di due pozzi, Irma 3 verticale e Irma 4 direzionato, il collegamento alla piattaforma Naomi Pandora per mezzo di tre condotte sottomarine interrate nel fondale lunghe circa 11 chilometri con terget di perforazione a 1580 metri di profondità per i pozzi Irma 3 Irma 4.

Secondo l'Eni spa Divisione Agip, il modello previsionale adottato parlava di un valore massimo di subsidenza pari a 4 centimetri a fine produzione in corrispondenza della verticale del giacimento e con un valore di subsidenza pari a un centimetro ad una distanza minima dalla costa di 20 km per i campi Irma-Carola; per i Naomi Pandora si parlava di una subsidenza massima sulla loro verticale pari a un centimetro con rapido esuarimento all'allontanarsi dai campi.

Previsioni contestate in quanto la stessa relazione della Procura della Repubblica di Rovigo citava il fatto che "gli studi presentati dall'Eni-Agip relativi alla zona dell'Alto Adriatico - analoghi a quelli dei giacimenti Irma Carola e Naomi Pandora in quanto basati su stessi modelli, parametri e dati - erano stati ritenuti non corretti oltrechè limitati, in quanto era stato riconosciuto che l'Agip aveva affrontato la simulazione della subsidenza con un'impostazione che scontava delle importanti limitazioni", il che faceva ritenere i dati non attendibili.