Da "Il Gazzettino-cronache di Rovigo" del 28 Settembre 2002: <<Centrale Enel. La dichiarazione del presidente...>>

La dichiarazione del presidente della Giunta regionale Giancarlo Galan: «La centrale di Polesine Camerini va chiusa», ha avuto il merito di sollevare, prepotentemente, una questione di notevole impatto sociale e ambientale.

È stato così spostato il tema dell'infuocato dibattito. Da quale combustibile impiegare per ridurre l'inquinamento, si è passati a discutere sull'abbandono di un impianto per la produzione di energia elettrica intorno alla cui utilità, in un corretto rapporto costi-benefici, nei trent'anni di attività bisogna interrogarsi seriamente.

È certo che il colosso di Porto Tolle è un gigante dai "piedi di argilla". Dal 1. gennaio 2003 la legge imporrà limiti alle emissioni che renderanno ancor più obsoleta la Centrale. L'Enel non ha provveduto, nel tempo, al necessario adeguamento, fidando nella logica della produzione e in quello che il presidente di Forza Italia in Regione, Renzo Marangon continua a definire «ricatto occupazionale».

Su quest'ultimo aspetto il presidente Galan non ha dubbi: «Ci vogliono cinque minuti per trovare lavoro a 340 persone». Il governatore punta a creare posti nel settore turistico, smontando così la tesi di chi ritiene «la Centrale fondamentale per l'occupazione», anche se la sua uscita è stata bollata come «irrispettosa» da parte dell'on.Gabriele Frigato.

Inoltre, Galan dice: «No all'orimulsion, in quanto è il peggior combustibile del mondo», ma concede la possibilità di usarlo «per 4-6 anni dopo i quali la Centrale dev'essere chiusa». Affermazioni che sembrano spiazzare il suo delfino in Polesine, Renzo Marangon che si batte per la conversione a metano del megaimpianto senza parlare di chiusura. La tutela dell'ambiente e, soprattutto, della salute sono esigenze che travalicano i confini della produzione o gli interessi locali. Lo testimonia l'azione congiunta di alcuni comuni Bassopolesani, del Bassoferrarese e della stessa Provincia di Ferrara preoccupati per le ricadute di sostanze tossiche legate all'attività della centrale. L'alta incidenza di morti per tumore aleggia su ogni discussione.

Ma l'Enel non sembra disposta a lasciarsi condizionare. L'amministratore delegato Paolo Scaroni sostiene che «la trasformazione a metano costa troppo», che la Centrale «è e resterà strategica per il fabbisogno nazionale e per l'industria, che funzionerà a orimulsion, combustibile che costa pochissimo e che abbatterà le emissioni del 70 per cento».

In questo contesto, ed è l'aspetto più grave, il Polesine si presenta in sede di trattativa, con l'Enel ed il Governo, in ordine sparso. Porto Tolle, in cui imperano le lobby dell'Enel e dei cacciatori, è favorevole all'orimulsion, così come la Provincia di Rovigo che ha accolto l'unico progetto di ambientalizzazione presentato. I comuni limitrofi, invece, sono contrari. Il centrodestra, che governa in Regione e a Roma, si batte per il metano, ma non sembra voler spingere a fondo per farsi ascoltare dall'Enel "privatizzata". Il tutto in una scala di dispetti e di contrapposizioni che si ripercuotono su altre tematiche delicate come il terminal gasiero. Una politica legata all'ambiente e alla tutela della salute che dovrebbe essere univoca, sembra troppo condizionata da posizioni opposte e da logiche di schieramento. In mancanza di un'intesa raggiunta, invece, in modo soddisfacente sulla questione delle estrazioni di metano in Adriatico, il "potente di turno" può fare quello che vuole, o quasi. Con buona pace di tutti.