Da "Il Gazzettino-cronache di Rovigo" del 29 Gennaio 2003: <<PORTO VIRO. Evidenziata ad Ancona l’incapacità di difesa dagli incidenti ecologici. La catastrofe poteva accadere qui La carretta del mare doveva arrivare a Porto Levante. Rischi moltiplicati>>

Il naufragio, al largo delle coste del Conero, di un cargo diretto a Porto Levante, evoca nel Delta i foschi scenari ai danni dell'ambiente, ipotizzati dagli ambientalisti, specie dopo l'approvazione da parte della Regione Veneto, della variante al Prg relativa all'area portuale destinata a nascere a Ca' Cappello, 370 ettari ad est della Romea, compresa tra il Po di Levante a nord e la provinciale per Porto Levante a sud. Un'area destinata ad attività industriali che cambierà la fisionomia del territorio, finora destinato all'agricoltura estensiva. Sul riconoscimento di tale area portuale e sulla navigabilità del Fissero Tartaro Canalbianco Po di Levante la popolazione locale aveva a lungo sognato, vedendovi la sola possibilità di lavoro per i tanti, troppi disoccupati. Ora però è aumentata la coscienza ambientale, e nel contempo il Delta è diventato zona di tutela del Parco regionale del Delta del Po. Si incominciano a intravvedere anche nuove possibilità di lavoro e di sviluppo derivanti da questa nuova situazione che, se debitamente favorita, può dar luogo a un'industria turistica di grande qualità.La decisione dell'amministrazione portovirese di destinare una parte così ampia del suo territorio alla portualità, è stata duramente contestata sia dalla minoranza consiliare che dai Comitati spontanei sorti a tutela dell'ambiente che hanno parlato esplicitamente di rischio della nascita di una nuova Marghera nel Delta. E le dimensioni dell'area sono tali che una qualche preoccupazione sembra legittima, anche se l'amministrazione Mancin ha sempre dichiarato che l'insediamento di ogni attività sarà vagliato con grande attenzione e saranno vietate attività inquinanti. Comunque, una volta completato il porto in cui si prevede anche un bacino d'evoluzione affinchè le navi possano tornare al mare e un ampliamento delle banchine dagli attuali due chilometri e mezzo ai 6 previsti (poichè 100 ettari di area portuale ospitano già importanti attività quali i cantieri navali Visentini, la Compagnia Italiana Sali, la Xodo srl ed altre), il traffico fluvio-marittimo sarà certamente maggiore con i pericoli conseguenti. Pericoli che dipendono anche da una legislazione in materia assai carente che permette la navigazione a navi che trasportano materiali pericolosi prive di doppio scafo o che battono bandiere di comodo come è successo per la "Nicole", una carretta del mare che addirittura era stata costruita per la navigazione fluviale e che quindi non aveva i requisiti per navigare in mare. E un eventuale incidente in prossimità del Delta, in un mare chiuso come l'Adriatico, sicuramente creerebbe danni gravi, e forse irreparabili, a un ambiente dalla valenza unica.